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Autore: Alvin Miller    15/04/2014    0 recensioni
A pochi mesi dall'incoronazione a Principessa di Twilight Sparkle, una legione di mostruose creature giganti emerse dal nulla minacciando di ridurre l'intero regno di Equestria a una nuvola di polvere.
Il primo attacco colpì Manehattan. Il secondo puntò a Baltimare. Il terzo insidiò Las Pegasus.
Quando anche Canterlot fu presa di mira, capirono che gli Elementi dell'Armonia non erano più sufficienti.
Per combattere i mostri chiesero aiuto a Bibski Doss, un ribelle inventore sopravvissuto al primo attacco, che creò dei mostri a sua volta.
La battaglia per il destino del regno è cominciata!
Genere: Azione, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Princess Celestia, Twilight Sparkle, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4: La fuga


«Devo dirtelo Bibski, più cerco di capirti e più mi confondi le idee.»

«E ancora ci provi?»

I due fuggiaschi si trovarono a percorrere gli angusti corridoi del sotterraneo, che si diramavano intorno a loro come tunnel dei cani stana-diamanti, accompagnati solamente dalla fioca illuminazione dei cristalli installati sul soffitto.

«Sei sicuro che la direzione sia questa?» Chiese Bright, scettico.

«Naturalmente.» Gli rispose il pony di terra, abbacinato da una falsa sicurezza.

In verità, Bibski non aveva idea di dove si trovassero. La strada era più lunga di quanto non ricordasse, ma evitava categoricamente di ammetterlo, affidando al suo istinto il compito di guidarli verso l’uscita.

I suoi zoccoli zampettavano pesantemente, provati dallo sforzo e dai traumi diffusi sul corpo, rendendo la loro fuga ancora più complessa di quanto già non lo fosse.

Si addentrarono ancora di più nei claustrofobici tunnel di cristallo, superando lunghe successioni di celle abbandonate e imboccando nuove vie a ogni svolta, finché, giunti all’ennesima deviazione, ultima ma non ultima di tante simili, Bright vide il suo compagno e amico bloccarsi di colpo, esitando di fronte alla prossima diramazione.

«Dove si va ora?» Lo spronò a parlare.

Ma la sua insicurezza era ora manifesta, e la salute cagionevole. Ormai non aveva quasi più forza di reggersi sulle zampe. Ogni punto del suo corpo era un livido scuro, pulsante, che sembrava pronto a esplodere. «I-io… c-credo a sinistra… no… a destra… » mosse la testa affannosamente, non sapendo che direzione prendere «che Celestia sia dannata!» L’imprecazione gli provocò un attacco di tosse, che gli fece sputare un grumo di sangue che non auspicava a nulla di buono. «Non eri tu q-quello che osservava e v-valutava?!» Accusò l’unicorno, come se potesse aiutarlo a riprendersi.

Lo sguardo di Brightgate divenne grave, ma aveva anche un ché di comprensivo. «Io ero fuori combattimento, non ricordi?»

Bibski non ricambiò lo sguardo. Invece, i suoi occhi erano socchiusi, e la testa piegata in giù, smarrita nella caligine della sofferenza.

L’unicorno gli appoggiò il dorso della zampa sul collo, cercando di percepire le pulsazioni del suo cuore. «Tu non stai bene! Il tuo battito quasi non si sente! Non dovresti nemmeno essere in grado di reggerti a questo punto!» Gli venne da chiedergli “Come ci riesci?!” ma lo tenne per sé.

In uno scatto nervoso, il pony di terra lo spinse via, allontanandolo da sé. «L-lasciami stare! Ce la faccio!»

«No invece, guardati: non riesci neanche a stare fermo sul posto, e oltretutto ti sei chiaramente perso!»

«Ti ho detto che s-sto… » compì un paio di passi, ma finì per inciampare su se stesso. Il dolore che provò nella caduta lo fece contorcere come un bruco ferito.

“Chi spera di prendere in giro?! È ridotto a pezzi! Ah Bibski… stavolta temo tu abbia compiuto il salto più corto della staccionata!”. Bright si abbassò vicino a lui, e subito dopo cominciò a caricarlo sulla sua groppa.

«C-che stai facendo?»

«Evito che ti uccida da solo.»

«B-bright… non è necessario che… »

«Prova soltanto a lamentarti e ti getterò a terra di peso, t’avverto!»

Bibski s’impietrì.

«Molto bene, vedo che iniziamo ad andare d’accordo. Ora mettimi gli zoccoli attorno al collo e stringiti forte.»

«Almeno sai d-dove andare?» Gli chiese, mentre si sdraiava sul suo dorso nella posizione più confortevole possibile.

«Non ce n’è bisogno, stanno venendo a prenderci.»

Il pony di terra non capì. «C-chi? I due ragazzoni che abbiamo stesso poco fa?»

«No. Qualcun altro. Più numerosi.»

«Io non sento… n-niente.»

«Ma io sì. Seguiremo il loro eco.»

Galoppando come non mai a ritroso attraverso la scia di celle percorsa all’andata, nella direzione opposta a quella suggerita dall’amico, Bright si fece guidare dalle sue orecchie - che captavano come sonar le onde sonore di fondo – riuscendo così ad eludere i corridoi intrapresi dai loro inseguitori, girandovi attorno.

A giudicare dal tempo trascorso, ma anche dall’improvviso manifestarsi di suoni più concitati, le Guardie Reali dovevano pressappoco essere ormai giunte alle loro celle, e probabilmente avevano già ridestato i due pony carcerieri.

L’unica cosa che non era data sapere era il numero di quanti fossero. I corridoi erano relativamente stretti – appena quattro metri da una cella all’altra – ma se erano davvero famigerati quanto credeva, avrebbero dovuto aspettarsi un bel comitato di benvenuto.

Sul suo dorso Bibski si reggeva a malapena, sempre più debilitato. Nelle sue condizioni dovevano a tutti i costi evitare lo scontro diretto, o il rischio per lui di farsi ancora più male sarebbe elevato di colpo.

Fino all’ultimo, Bright sperò di poterli evitare, localizzando la via di fuga prima di essere localizzati a loro volta.

Dal canto suo, il pony di terra si sforzava di godersi la cavalcata, cercando di non pensare alle frequenti fitte di dolore che lo sferzavano a ogni galoppo dell’altro. Si sentiva strano a trovarsi in quella posizione, a un’altezza che per lui era completamente inusuale.

In un impeto di genio il suo cutie mark scintillò per pochi istanti, quando nella sua testa cominciò a prendere forma il progetto di un potenziale esoscheletro per pony di bassa statura che avrebbe potuto costruire una volta tornati a casa. Un’idea che lo aiutò a distrarsi mentre tutt’intorno i corridoio continuavano a susseguirsi, bivio dopo bivio, cella dopo cella.

«Oh-ho. Ci siamo.» Bisbigliò Bright, nascondendosi dietro l’angolo.

Erano ad appena un paio di tunnel di distanza dalle loro celle, molto vicini al punto di partenza della loro goffa fuga, quando lungo la galleria sulla loro sinistra, a una decina di metri più in là, videro la truppa di Guardie Reali avanzare nella loro direzione, in stato di allerta e con la guardia abbassata.

Erano due pegasi e tre unicorni, un paio di essi armati di lance (un ulteriore problema da considerare), ma fatto di maggior nota, erano accompagnati dai due unicorni carcerieri.

«Dobbiamo trovarli ad ogni costo!» Sbraitò il carceriere anziano dalla voce roca (il bastardo che aveva quasi spedito Bibski all’altro mondo), autoproclamatosi guida del gruppo, e che nel frattempo stava soffiando getti di vapore furenti dalle narici, come se non bramasse altro che la vendetta.

Bright iniziò a provare verso di lui lo stesso risentimento. Avrebbe avuto grano per i suoi denti.

«Q-quanti sono?» farfugliò Bibski da sopra la sua groppa.

«Ne conto sette. Ci sono anche i due tizi di prima.»

«Un gioco da puledri… per te.»

«Già, ma avrei preferito evitarlo.» Vedendoli avvicinarsi sempre di più, Bright capì che non c’era più tempo da perdere. «Forza, scendi. Subito.» Lo appoggiò a terra.

Bibski si sdraiò sul pavimento di pietra, incapace di reggersi. «Non fargli troppo male» poi si corresse «a parte a Mr. Voce Soave. L-lui puoi anche distruggerlo.»

Bright scricchiolò il collo, respirando profondamente. «Mi assicurerò che ne escano vivi e umiliati. Tu rimani qui.»

«Oh tranquillo… n-non vado da nessuna parte.»

Bright, quindi, avanzò oltre l’angolo, rivelandosi ai loro occhi.

Le Guardie Reali si fermarono di colpo, arretrando di un metro e sguainando corni e lance.

«Altolà! Non muovere un solo zoccolo!» Disse uno degli unicorni.

«Ve lo dirò una volta sola» cominciò Brightgate, impostato e solenne «levatevi dalla mia strada, o rimpiangerete di avermi incontrato.»

Era sembrato convincente, ma il carceriere anziano scoppiò in una risata isterica e gutturale «Ahahah!! Ma guardatelo come si atteggia!! Che ti prende? Credi di essere forte solo perché siete riusciti a liberarvi?!»». Non erano dello stesso parere gli altri soldati, che invece lo puntavano con sguardo fermo ma tremolante.

«Come se fosse stato difficile.» Lo schernì Bright di risposta, ghignando di sottecchi.

L’avversario grugnì. «Non alzare troppo la cresta, spilungone! Vi è andata bene che ci avete colto alla sprovvista, ma non succederà di nuovo! E a proposito, che fine ha fatto il tuo capo? Scommetto che se l’è svignata non appena ha avuto occasione di farlo!»

Da dietro l’angolo, Bibski strisciò verso la soglia per ascoltare meglio.

«Di lui non ti devi preoccupare.» Ammonì l’unicorno alto grigio-cenere.

«Oh, ti rode vero? Da fastidio che il tuo boss se la sia data a zampe levate lasciando il suo scagnozzo a prenderle di santa ragione?!»

Dietro la copertura, Bibski sgranò gli occhi. “Scagnozzo a Bright?! Quel tizio non immagina cosa lo aspetta!”.

«E a te, invece?» Domandò l’unicorno dal manto corvino.

«Cosa?!» Il carceriere digrignò i denti.

«Ti rode che siamo riusciti a farvela sotto il muso?»

Un nitrito furente uscì dalla bocca del suo rivale, dando prova di scarso autocontrollo. «Vedremo se adesso avrai ancora voglia di parlare!!» Grattò la terra sotto lo zoccolo, pronto a battersi.

Bright compì un passo in avanti e si mise in posizione di combattimento. «Dopo di te.»

Il carceriere anziano partì alla carica, col corno abbassato e puntato dritto sullo sterno di Bright, mentre i restanti rimasero in posizione di guardia.

«Ti distruggerò!!» Urlò imbizzarrito, con tutti i muscoli del collo tesi.

A un tiro di schioppo dallo scontro, Bright si sollevò d’improvviso sulle zampe posteriori, ruotando verso sinistra con l’agilità di un ballerino, scansando la carica della Guardia Anziana con agili riflessi. Roteò la zampa posteriore destra rasoterra, facendolo inciampare, e nell’istante in cui l’avversario si trovava per aria, lo schiacciò contro le sbarre della cella con un calcio a zampa tesa, mettendolo K.O.

Con calma glaciale e una concentrazione che raggiungeva lo Zen, mentre le Guardie Reali rimanevano costernate dalla rapidità con cui il loro leader era stato messo alla berlina, lasciò cadere il corpo del suo avversario, che si accasciò a terra con un chiassoso suono di carni e metallo che cozzavano tra di loro.

Tornato al centro del corridoio, si pulì lo zoccolo con fare annoiato e tornò a osservarli. «Allora, chi è il prossimo?»

Dopo un attimo di esitazione, uno degli unicorni di cristallo si fece avanti sparandogli addosso col corno. Bright lo schivò con un semplice movimento laterale del collo.

«Molto bene.» Disse, balzando su di loro.

Le Guardie Reali tentarono di colpirlo con altri due colpi, ma con scarsi risultati. Bright li scartò entrambi e si lanciò contro i militari, caricando un poderoso destro con lo zoccolo anteriore.

Prima d’impattare sul muso del soldato più vicino, il pugno incontrò un ostacolo a mezz’aria – un muro deflettore di magia azzurra, eretto all’ultimo istante – che respinse il suo corpo.

Le Guardie provarono nuovamente con degli attacchi magici, approfittando della distrazione, ma Bright evitò anche i seguenti colpi con due capriole all’indietro.

Una Guardia pegaso in volo si fece avanti con veemenza aggressiva. Bright studiò in una frazione di secondo la situazione, e decise la sua prossima mossa; attese che il pegaso gli fosse vicino, quindi lo placò e lo strinse in una morsa di sottomissione.

Un altro unicorno era pronto a scagliare dei raggi, ma Bright si servì dell’ostaggio come uno scudo equino, e lasciò che l’attacco magico colpisse la Guardia alata al suo posto.

Il pegaso cadde addormentato, colpito in pieno dal colpo narcotizzante del suo stesso commilitone.

Bright approfittò del breve momento di smarrimento dell’unicorno di cristallo per gettarsi su di lui e attaccarlo. Per iniziare, lo colpì con entrambi gli zoccoli anteriori sulle orecchie, stordendolo (e forse rompendogli i timpani), poi lo azzoppò definitivamente calciandogli lo stinco destro, e mentre questo crollava al suolo, ululante di dolore e gambizzato, lo afferrò per il collo e lo proiettò all’indietro con violenza inaudita.

Tre su sette erano andati, ma rimanevano ancora gli altri.

Mentre riprendeva fiato, i rimanenti pensarono vigliaccamente di colpirlo alle spalle, cogliendolo di sorpresa. Grave errore e pessima scelta strategica.

Schivò tutti i loro colpi semplicemente abbassandosi e tornò a correre verso il gruppo, collerico come non mai.

La truppa frappose nuovamente la barriera tra loro e l’unicorno alto, ma questa volta si fece trovare pronto: balzò in avanti con un calcio volante a zampe unite e colpì la barriera con tanta forza da sfondarla.

Le Guardie unicorno si trovarono scaraventate via dall’onda d’urto, mentre Bright atterrava elegantemente sui suoi quattro zoccoli.

Diede loro il tempo di risollevarsi e riorganizzarsi, mentre nel frattempo riprendeva fiato.

«Attacchiamolo insieme! Usate le lance!» Suggerì uno di loro, e ben presto tutta la schiera si fece avanti su Bright.

Tentarono di attaccarlo con le loro armi, usando la telecinesi per sferzare i colpi. L’unicorno evitò un paio di affondi e parò con zampe anteriori e posteriori ogni attacco corpo a corpo o di mischia che gli veniva incontro.

Il secondo pegaso sgusciò alle sue spalle, riuscendo ad afferrarlo da sotto le ascelle e cercando di sollevarlo per aria per renderlo vulnerabile alle offensive dei compagni. Bright però era imponente e massiccio, mentre il suo nemico piccolo e incosciente. Si tuffò all’indietro con un balzo e cadde di schiena schiacciando il pegaso sotto di sé.

Da quella posizione, bloccò tra le ginocchia un affondo che stava mirando al suo ventre, e lanciò per aria la lancia interrompendo l’impugnatura magica del suo aggressore.

Tornò subito sugli zoccoli con un salto, e la prese al volo tra i denti prima che lo facesse il legittimo proprietario.

Dando prova di una destrezza suprema, con l’asta ben salda nel suo morso, picchiò con l’estremità non appuntita dell’arma la testa della Guardia, per terminare il contrattacco con un poderoso pugno dall’alto, che fece assaggiare all’avversario il sapore della nuda roccia sul pavimento.

L’ultimo unicorno rimasto in campo usò la sua lancia per disarmare Bright, facendogli scivolare dalla bocca l’asta e scagliandola via con la levitazione.

Fu l’unica azione che Bright gli concesse.

Insistendo con la strategia dell’affondo, il pony di cristallo tentò nuovamente d’impalarlo con la punta, ma con una semplice parata col dorso della zampa anteriore, Brightgate gli fece perdere il controllo sull’arma, che quindi cadde a terra. La pestò con lo zoccolo, e tanto fu il vigore da far crepare il pavimento.

Costernato e inerme, il soldato eresse di fronte a sé un altro muro protettivo, arretrando senza riuscire a scostare gli occhi da Bright, che invece lo squadrava con fare seccato.

«Certo che voi non imparate mai.» Commentò sbuffando, prima di infrangere la barriera con un’altra zoccolata.

L’unicorno di cristallo tentò di parlare, forse di chiedersi cosa fosse successo, prima che Bright lo caricasse sulle spalle cimentandosi ad eseguire una mossa spezza-schiena con il ginocchio.

Il metallo della corazza s’incrinò, per fortuna, salvandogli la spina dorsale. Il soldato perse i sensi, tramutandosi in un fantoccio senza vita tra le braccia dell’unicorno alto.

Sul campo di battaglia non era rimasto più nessuno. Ogni soldato giaceva a terra ridotto in condizioni catastrofiche. Umiliati e sconfitti, proprio come aveva predetto Bright.

Contò i corpi che si era lasciato intorno, colto da un dubbio improvviso, e notò qualcosa che lo lasciò perplesso. Ne mancava uno.

«Bright, attento!!» L’urlo di Bibski lo mise in guardia all’ultimo momento.

Riuscì a girarsi giusto il tempo di ritrovarsi a tu per tu con il pesante corpo di un pony di cristallo che lo gettava a terra d’improvviso, dando il via a una tempesta di zoccoli che lo investirono in pieno volto senza concedergli alcun lascito di tregua.

«TE L’HO DETTO CHE TI AVREI DISTRUTTO!!» Il carceriere anziano si accaniva su di lui con ferocia animalesca, che sembrava provenire dagli abissi del Tartaro, eruttando nuvole di pura malvagità dalle sue narici, e bava schiumosa dalla bocca. Non aveva più importanza chi fosse, né quale fosse il suo rango sociale. Il suo obiettivo era la morte del rivale, la sua sete di sangue insaziabile.

Brightgate non mosse un solo muscolo per evitare i suoi colpi.

L’unicorno di cristallo si fermò solamente dopo un lungo minuto di accecante follia. Si mise in ginocchio sopra il corpo di Bright e si abbandonò a un’altra risata isterica, gustando il nettare della vittoria.

«Hai finito?» Sentì chiedere dal basso.

Guardò Bright, che a sua volta lo scrutava immobile, e sbiancò di paura. Sul manto grigio e solo leggermente scompigliato dell’unicorno alto non c’era traccia di ferita, nemmeno un graffio. Niente di niente.

«N-non è possib… »

Il carceriere avvertì un lancinante colpo sul rene sinistro, infertogli con una zoccolata.

«Ora mi hai stancato.» Disse Bright, calciandolo a due metri di distanza.

Il carceriere ansimò, mentre a fatica provava a rimettersi sulle sue zampe.

Tornati entrambi in posizione quadrupede, i due iniziarono a fissarsi a vicenda, per un intenso confronto che durò per dieci lunghi secondi.

La debole luce dei cristalli sui soffitti si rifletteva sulle iridi giallo-acido dell’unicorno alto, infondendogli una figura sinistra e suggestiva. Persino Bibski ebbe paura a vedere l’amico avvolto da quell’aura tenebrosa. Nei suoi ricordi iniziarono a riaffiorare scene di un passato ormai lontano, che da tempo cercavano entrambi di superare.

Al termine del confronto, il carceriere anziano caricò Bright con tutta la sua foga, e l’unicorno alto fece altrettanto. I loro zoccoli anteriori s’incontrarono a mezz’aria, cozzando l’uno contro l’altro.

In breve tempo l’assalto iniziale si tramutò in una sfida di forza bruta, in cui la regola era sormontare con la propria massa l’avversario. Inutile dire che Brightgate partiva già con un notevole vantaggio.

La sua espressione era immota, statica. I suoi occhi gialli e penetranti come quelli di un mostro, violavano la tenacia del suo oppositore, che stava sudando copiosamente e annaspando sempre più allo stremo, alla ricerca di una rimonta.

Dopo pochi secondi di resistenza ostinata, le zampe posteriori del pony di cristallo cedettero, costringendolo a prostrarsi.

Deglutì nervosamente, mentre invano cercava di rialzarsi, ma si rese conto che non solo non era in grado di farlo, ma che anche la pressa d’acciaio del gigantesco unicorno lo teneva inginocchiato senza alcuna possibilità di spostarsi. Era come se i suoi zoccoli si fossero incastrati sotto quelli di Bright, rendendogli vana qualunque possibilità di contrastarlo.

Quando i due sembrarono giunti all’atto finale delle sfida, una scintilla oscura brillò improvvisamente negli occhi di Bright, e il carceriere ebbe solo un istante prima di rendersi conto che per lui non c’era più alcuna speranza.

I suoi zoccoli esplosero, sfondati da una tale forza impetuosa da ridurre le ossa delle zampe a briciole inermi, che fuoriuscirono dalla carne tra schizzi di sangue e pelo strappato.

Il carceriere, che prima aveva recitato tanto bene la parte del bullo tutto-d’un-pezzo, si gettò a terra devastato dal dolore.

Non era in grado di muoversi. Non aveva alcuna possibilità scappare. Il semplice atto di appoggiare le zampe anteriori a terra per tentare di alzarsi gli causava detonazioni di dolore e urla strazianti. Se avesse provato parlare, probabilmente non sarebbe stato in grado di farlo, quanto era intento a gridare.

Ma nemmeno questo bastò a ripagare la sete di Bright, che infatti avanzò con la punizione, colpendolo al mento con una ginocchiata che lo fece volare per aria ancora una volta , per poi arretrare con un leggero balzo all’indietro, mettendosi in posizione per il colpo di grazia, e come atto finale, concentrò tutta la sua energia sugli zoccoli anteriori, infliggendogli un ultimo, implacabile attacco, sfondandolo con un doppio pugno a braccia distese. Un colpo che ebbe la potenza di una meteora all’impatto.

Il carceriere venne spazzato via, lontano, diversi metri più in là, e atterrò sulla nuda roccia senza emettere un singolo gemito. Vivo o morto, a quel punto non aveva più importanza.

«E questa volta, stai giù.» Gli disse infine.

Bibski uscì dal suo nascondiglio, esultando. «Wuhuu! Performance niente male, amico mio! Certo… mi sarebbero piaciuti dei pop corn, ma me ne faccio una ragione!»

«Ne mancava uno.» Commentò Bright, voltandogli le spalle.

«Oh sì, il luccicoso che voleva farti nero» rivolse un’occhiata al corpo straziato del carceriere, facendo una smorfia stizzita «e che tu invece hai fatto… rosso. Certo non pensavo che mi avresti preso alla lettera quando ti ti ho detto di “farlo a pezzi”…» Il ventre del soldato si alzava e abbassava debolmente, segno che era vivo, ma le sue zampe, con le ossa esposte che impregnavano il manto di scure chiazze rosso sangue, non sarebbero mai guarite del tutto. Non sarebbe più tornato a combattere per l’Impero di Cristallo e per i Reali del castello, né avrebbe fatto più parte dei ranghi della legione.

«Non mi riferivo a lui.» Lo avvertì Bright.

«Ah no?»

«Ce n’erano sette all’inizio. Due pegasi e cinque unicorni. Mentre io qui ne conto solo sei.»

Bibski si mise a conteggiarli a sua volta, sforzando gli occhi ancora gonfi e contusi per mettere a fuoco le immagini nell’oscuro tunnel, confermando le parole dell’unicorno. «Questa non ci voleva. Sarà corso da Mamma Celestia a lamentarsi che gli abbiamo fatto la bua… »

«E invece no.»

Bibski gli si avvicinò, guardandolo confuso.

«È là, dietro l’angolo. Si nasconde come un topo» indicò di fronte a sé con lo zoccolo «crede che non riesca a sentirlo, ma ha il fiato pesante come quello di una locomotiva a vapore.» Brightgate compì un metro verso la direzione, parlando con voce autoritaria. «Vieni fuori, subito!» Ma dopo qualche istante di attesa, nessun pony, né unicorno, né pegaso, rispose al suo comando. Così fece da sé.

Camminò lentamente fino alla fine del corridoio, lasciandosi alle spalle Bibski.

Dopo che ebbe svoltato la galleria, Bibski sentì un grido di paura echeggiare lungo i muri. Subito, vide il malcapitato unicorno di cristallo venir scaraventato nel corridoio dallo stallone grigio-cenere.

Se la montagna non vien da te”. Pensò.

Riconobbe la guardia carceraria più giovane. Strisciava a terra come un’anguilla, perdendo pezzi di corazza a ogni passo.

«V-vi prego, n-n-non u-uccidetemi!»

«Finiscila, non abbiamo nessuna intenzione di farlo!» Disse Bright, parandosi di fronte.

«Già, a patto che tu ci dica come uscire di qui!» Si avvicinò Bibski, con fare intimidatorio.

La Guardia Reale si paralizzò per un momento nell’osservarlo, come ipnotizzato da quel piccolo pony di terra che nonostante fosse così deturpato, sembrava ancora così sprizzante di vita.

Bright pestò a terra con lo zoccolo. «Allora?!»

La Guardia trasalì.

Come se non bastasse, l’aspetto minaccioso di Bright, con il suo manto grigio fosforescente, come quello di un fantasma, e i lunghi capelli neri, pregni di polvere e sporcizia, uniti ai suoi occhi giallastri, lo tramutavano nella ponyficazione stessa di un demone, rendendo l’interrogatorio della Guardia Reale ancora più teso e frustrante.

L’unicorno in armatura scintillante deglutì rumorosamente, mentre fissava quella creatura dalla massa imponente che aveva sterminato tutto il suo plotone in meno di due minuti, e che ora era in attesa di prendere anche lui.

«I-io… » dentro di lui si combatté una cruda battaglia interiore, per decidere se rendere onore alla sua corazza e combattere fino alla fine (anche se invano), o salvarsi la pelle collaborando con loro. Deglutì rumorosamente. «D-dovete andare di là.» Indicò di scatto, nella direzione opposta a Bibski.

«”Di là” dove?» Domandò il pony di terra.

«P-prendete quella galleria… poi… p-percorretela fino ad arrivare alla svolta. Andate a sinistra, poi avanti, destra e ancora a destra… a-arriverete a una stanza con un tavolo in legno… con delle porte e dei corridoi. Salite su quello che va verso l’alto, lungo la scalinata, e vi ritroverete fuori, a cento metri dal castello!»

I due fuggiaschi si scambiarono un cenno d’intesa.

«Seguite le mie indicazioni e non vi sbaglierete, lo giuro sulle Principesse!» Disse forzando un sorriso a trentadue denti, nell’estremo tentativo di conquistarsi la loro fiducia.

«Io avevo fatto sinistra, avanti, destra e sinistra. In fondo non mi ero sbagliato più di tanto.» Si vantò Bibski a testa alta, per quanto i lividi che lo butteravano, attribuivano a quel gesto un qualcosa di grottescamente comico.

«C’è un’altra cosa» Bright fissò l’altro unicorno, puntando con lo zoccolo i cristalli oscuri che gli imprigionavano il corno «voglio che spezzi l’incantesimo!»

La Guardia Reale trasalì alla richiesta. «N-non posso farlo… non c-conosco il controincantesimo… soltanto il Capitano delle Guardie, Sir Shining Armor può annullarlo… » parlò farfugliando, temendo la loro reazione.

«E noi dovremmo crederti?»

«I-io… n-non ho il coraggio di mentirle… signore.»

Bright sbuffò, ma del resto era un’eventualità che aveva già preso in considerazione. Si rivolse a Bibski. «Stiamo soltanto perdendo tempo con lui.»

«Già, il mio Equalizzatore non aspetta i guaiti di un luccicoso che non ha ancora imparato a cambiarsi il pannolino. Fanne quello che ti pare.»

«Ehi, no, un momento! Vi ho detto tutto quello che volevate! Che volete farmi?!» Tentò di strisciare verso una delle celle, ma finì per inciampare sul corpo di una delle Guardie Reali pegaso svenute a terra.

Quando aprì gli occhi, si trovò nuovamente l’unicorno grigio-cenere sopra di lui.

«L-la scongiuro… non…» supplicò.

«Farà male solo per un istante.» Disse l’unicorno alto, colpendolo con lo zoccolo alle terminazioni nervose sul lato del collo.

La Guardia Reale gemette un momento e smise di muoversi.

Per un po’ Bright rimase sul posto a guardarlo, chiedendosi se il colpo fosse stato realmente indolore come gli aveva promesso. Tra tutti i soldati che avevano tentato di attaccarlo, il giovane carceriere era stato l’unico a essersi tirato indietro. In circostanze normali lo avrebbe lasciato andare, ma in quella fuga il tempo era costantemente contro di loro, e non potevano permettersi debolezze.  

«Quando si sveglierà, sembrerà che sia stato sconfitto in combattimento. Ne uscirà da eroe… » mormorò affranto, tra sé e sé.

«Già, a patto che non gli venga in mente di dire la verità di fronte alla corte marziale.» Lo guardò aggrottando la fronte. «Lo hai detto come se ti sentissi in colpa.»

L’unicorno passò gli zoccoli sulla criniera, sistemandosela alla bell’è meglio. «Lo sai che non mi piace fare del male agli altri pony.»

«Lo so. Infatti i nostri amici qui intorno sono tutti inciampati sui loro ferri di cavallo.»

Lo guardò con disappunto. «Sai benissimo che cosa voglio dire! Piuttosto, non eri tu quello che fino a cinque minuti fa era in fin di vita?!»

«Se vuoi la verità, ho male dappertutto. Mi fa male quando respiro, mi fa male quando cammino… » un conato di tosse improvvisa gli ruppe la frase «e anche quando sto fermo, se è per quello.»

L’unicorno nitri, tornando ad aggiustarsi la chioma. «La mia criniera come sta?»

«Davvero adorabile direi. Potresti sembrare Deepblue.»

«Fantastico… » commentò l’altro, con sdegno, e finì di ripulirsi «dai, andiamocene prima che ne arrivino altri.»

Bibski trottò allegramente fino ai suoi zoccoli. «Io sono pronto, tirami su!»

L’amico lo guardò con espressione torva.

«Sai, sono ferito… in fin di vita.»

«Scordatelo!»

«Ok, ok. Allora mettiamola così: hai dei peccati da espiare? Allora fallo aiutando i deboli e gli indifesi a uscire dalle grotte buie e luccicanti

Restarono per un po’ in silenzio, fissandosi a vicenda, dopo di che l’unicorno strizzò gli occhi con dissenso. «Ti odio.»

«Squee!»


Con il pony di terra comodamente disteso sul suo dorso, Bright proseguì lungo il percorso indicato dalla guardia carceraria, raggiungendo finalmente l’uscita di quell’intricato labirinto di gole, sotterranei ed ex-celle per schiavi, fino ad arrivare di fronte a una piccola inferriata aperta che dava sulla stanza descritta dall’unicorno di cristallo.

Era un piccolo antro di non più di sei metri d’ampiezza, che al contrario dei corridoi artificiali da cui erano appena usciti, sembrava di origine naturale, almeno a giudicare dall’irregolarità delle pareti e dalle innumerevoli stalattiti e stalagmiti di calcare che si protendevano dal soffitto e dal pavimento umidicci.

L’illuminazione era garantita da una coppia di grandi cristalli di luce emergenti dal terreno, alti circa quanto un pony e mezzo, e collocati agli estremi della stanza. Uno dei due sembrava trovarsi lì da molto tempo, forse formatosi spontaneamente nel corso dei millenni, ed era circondato lungo la base da altri piccoli quarzi che ne rendevano la luce intensa e predominante. Il secondo invece era fissato su un supporto metallico sul terreno, collocato di proposito al fine di rendere l’illuminazione omogenea e speculare.

Un piccolo e discreto tavolo in legno, con sopra nient’altro che la polvere e leggermente intaccato dalla muffa e dal tempo, decorava il centro della stanza con quattro sedie mal-ordinate disposte intorno.

Sempre di legno erano la rastrelliera posta a ridosso di una delle pareti e il mobile libreria contenente alcuni vecchi tomi in pelle di drago. Dall’alto della sua cultura (ma anche della groppa dell’amico), Bibski si chiese se qualche soldato si fosse mai preso la briga di sfogliarli almeno una volta.

Saltò giù dal garrese di Bright e si guardò intorno. Localizzò le porte accennate dal carceriere; erano tre, in legno robusto e rinforzate col metallo. «Che razza di stanza è questa?!»

«Sembrerebbe una guardiola, o almeno qualcosa del genere.» Ipotizzò Bright. «Anche se non credo abbia molto senso allestirne una in una città dove il tasso di criminalità è praticamente allo zero percento.»

«Allo Bright&Bibski percento, direi. Allora, come ci comportiamo? Quella dev’essere la scalinata di cui parlava la Guardia. Andiamo fuori e CI FAI strada attraverso il regno?»

Non vedevano la fine dell’angusto passaggio che conduceva verso l’alto, ma era l’unico a non essere sbarrato da una porta, e l’unico, fino a prova contraria, ad avere dei gradini.

L’unicorno non accolse di buon grado la proposta del pony di terra. «Senza rancore ma preferirei evitare di compiere un genocidio solo per convincere le Principesse ad accettare il nostro aiuto… » qualcosa appeso a una parete attirò la sua attenzione «ehi, guarda qua!»

Bibski si avvicinò. «Che roba è? Una mappa dei sotterranei?» Chiese.

«Già… ed è incredibile. Osserva tu stesso!»

Studiarono insieme la piantina, che si districava in una rete infinita di condotti e passaggi; chilometri e chilometri di gallerie, celle e stanze scavate nel sottosuolo della città, che conducevano a ogni remoto angolo dell’Impero di Cristallo.

Un cerchio rosso, che faceva tanto stile “voi siete qui”, indicava la loro posizione attuale, ma la complessità generale dello schema era ben oltre le loro più fantasiose previsioni!

«Armerie, spogliatoi… oh cielo! Questi tunnel non sono solo delle carceri, sono delle vere e proprie caserme!»

Bibski restò di sasso. «Vuoi dire che i luccicosi di cristallo vivono SOTTOTERRA?!»

«Beh, le Guardie Cittadine sì, se vogliamo dar credito alla mappa. Ma da un certo punto di vista ha un senso: ci sono pochi pegasi nella legione. Nell’eventualità di un’emergenza devono poter viaggiare attraverso la città in fretta. Presumo che sia un’abitudine risalente ai tempi del dominio di Re Sombra.»

«Il che spiega il loro carattere gioviale.»

Alle loro spalle una delle tre porte cigolò all’improvviso, e una Guardia Reale unicorno comparve nella stanza.

«Ma che cosa… !» esclamò di stucco il soldato, e si fiondò sul fianco destro della parete, puntando a qualcosa che i due amici prima non avevano notato.

«Un allarme! Bright, fermalo!!» Una fitta al petto ricordò al pony di terra di essere ancora tecnicamente ferito, ma la ignorò, come tutte quelle che l’avevano preceduta.

L’unicorno alto corse in fretta al centro della stanza, e calciò con forza il tavolo di legno verso il pony di cristallo, schiacciandolo contro il muro.

Sfortunatamente, però, aveva agito troppo tardi, e l’eco della sirena cominciò a propagarsi da tutte le parti.

Bibski galoppò incespicando verso il pulsante d’emergenza, provando senza successo a disattivarlo. Il design del pulsante gli sembrò familiare, e decise di studiarlo più a fondo. «Reborn Technologies!» Lesse in rilievo sulla plastica rossa del dispositivo «Questi tizi si permettono di usare i NOSTRI sistemi d’allarme dopo aver fatto a ME la ramanzina sull’Equalizzatore!»

Bright tornò di corsa a studiare un punto della piantina dove prima non aveva avuto il tempo di soffermarsi. Seguì il tracciato che aveva di fronte a sé, partendo dalla loro posizione, e arrivò a una deviazione che si congiungeva con quello che aveva tutta l’aria di essere un piano interrato del castello, proprio sotto uno dei quattro piloni che lo sostenevano.

Sulla superficie, la città sembrava essere piombata nel subbuglio più totale, almeno a giudicare dal fragore di zoccoli che iniziarono a echeggiare attraverso la roccia, come se l’allarme avesse scatenato un’ondata d’isteria collettiva pari solo all’attacco di qualche Kaiju. Se volevano andarsene senza dare troppo nell’occhio, quello sarebbe stato il momento più propizio.

«Bright. Non vorrei metterti fretta, ma tra poco temo che sarai costretto a tornare a combattere se non ci leviamo da qui prima di subito!»

L’unicorno si voltò di scatto verso il piccolo pony di terra. «Bibski, ho un piano!»

Puntò lo zoccolo su quella che aveva individuato come la congiunzione con il castello, e quando l’inventore capì, il suo cutie mark prese a brillare. «Fantastico!!»

Si diressero verso l’uscita lasciata aperta dalla Guardia Reale.

«Salimi in groppa! Se ho ragione, questa ci condurrà direttamente dentro la torre!»

«Busseremo alle porte di Lor Maestà entrando direttamente dalla loro cantina!!»


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L’allarme si diffuse velocemente, elevandosi fin sulle strade dell’Impero di Cristallo.

Truppe di ronda si operarono in fretta per mantenere l’ordine tra i cittadini, che memori del loro passato di tirannia, ma anche dei recenti attacchi dei Kaiju, iniziarono a correre a briglie sciolte rischiando di scatenare il panico di massa.

Nel castello, la grande famiglia Reale e le Custodi degli Elementi non sapevano come comportarsi di fronte all’improvviso scenario.

Mentre si domandavano a vicenda cosa stesse succedendo, una Guardia Reale unicorno fece irruzione nella sala del trono ansimando.

«Maestà… » iniziò, ma le parole gli soffocarono in gola. Era talmente agitato da essersi persino dimenticato l’inchino servile.

«Prendi fiato e parla.» Disse la condiscendente Princess Cadance.

«Mia Signora, ecco… » parlò rivolgendosi a tutti «i prigionieri che sono stati catturati due giorni fa… sono scappati!»

«Com’è possibile?! Ho appena mandato un’intero plotone a prenderli!  Che fine hanno fatto??» Proruppe Shining Armor.

«Signore, io non lo so, signore! So soltanto che tutta la milizia è in fermento, e che i due sono entrati nella torre, Signore!»

Twilight trasalì. «Nella torre?!»

In quel momento tutti si voltarono a guardare Princess Celestia, che sospirò affranta. «Sapevo che sarebbe successo. Non c’è modo di tenere in gabbia quei due. La loro fuga era solo questione di tempo.»

«Pensi che stiano venendo qui per noi?» Domandò Luna alla sorella maggiore.

Princess Celestia socchiuse gli occhi e abbassò il capo. «Bibski Doss non è uno stupido. Sono certa che sappia del nostro arrivo. Quello che mi chiedo è se sia il suo odio a spingerlo, o se miri invece ad altri fini.»

«C-cielo… che cosa possiamo fare?»

«Mi sembra ovvio, Fluttershy! Andiamo lì e gli facciamo vedere i sorci verdi!»

«Ranbow Dash ha ragione! Non possiamo starcene qui ad aspettare, dobbiamo agire!» Disse Twilight, con vigore.

«No Twily» Shining Armor fece un passo in avanti «è compito delle Guardie Reali difendere il castello dai pericoli che incombono sulle nostre mura. Voi statevene qui, al sicuro!»

«Spiacente, mio Capitano» obiettò lei con fermezza «ma Princess Celestia ci ha volute qui per una ragione, e… » si voltò verso le amiche, che fatta eccezion per Fluttershy, sembravano preparate a entrare in azione «beh, noi siamo pronte!»

«E’ giusto» annuì Celestia, rivolgendosi a lui «hai visto con i tuoi occhi di cosa sono capaci quei due pony. E t’invito a non ostentare sicurezza solo perché sei riuscito a catturarli una volta. Brightgate non è tipo da concedere una seconda possibilità ai suoi avversari.»

Twilight si soffermò a pensare al nome che aveva appena udito. Conosceva Bibski quanto bastava per inquadrarlo, ma del suo aiutante aveva ricevuto solo informazioni frammentate. A giudicare dalle parole della Principessa, però, doveva trattarsi di un pony ben più temibile di quanto già non apparisse. Avvertì un fremito d’esitazione, che tuttavia represse immediatamente. Non era il momento di tirarsi indietro.

«E va bene, faremo così» si diede per vinto il Capitano «Twilight!»

«Sì?»

«Tu e le ragazze veniteci dietro.»

«D’accordo!» Risposero tutte e sei in coro.

«Flash Sentry, ti voglio in prime linea con me. Assumi il controllo dell’unità!»

«Sissignore! Regole d’ingaggio?»

«Autorizzazione all’uso di colpi magici dirompenti. Non intendo correre altri rischi!»

«Signore, sissignore!» Alzò lo zoccolo sulla fronte, per poi rivolgersi alle altre Guardie Reali. «Avete sentito il Capitano?! Tutti gli unicorni con noi! I pony di terra e i pegasi rimangano a proteggere le Principesse!»

«Signorsì signore!» Risposero in coro.

Twilight si girò trovandosi dinanzi a Spike, che sembrava in fermento per scoprire il suo incarico. «Tu invece resterai QUI! Sono stata chiara?»

«Ehm… c-cristallina.» Borbottò, non osando scavalcarla.

«Twilight.» La chiamò Celestia, facendola sussultare. Voleva forse rimproverarla per l’atteggiamento verso il draghetto?

«Sì… ?»

«Prestate la massima cautela laggiù, mi raccomando!»

Trasse mentalmente un sospiro di sollievo e sorrise determinata. «Lo faremo!»

Custodi e Guardie Reali si unirono nella missione e lasciarono la sala del trono, con Shining Armor e Flash Sentry alla guida della comitiva.

I destrieri che li accompagnarono erano quattro, tra cui il messaggero che li aveva informati dell’incursione, a cui si aggiunsero altri due unicorni incontrati lungo il corridoio.

Scesero la prima scalinata a galoppo svelto, per poi rallentare il passo a cominciare dal piano sottostante, incedendo da quel momento in poi con maggior cautela.


Nei piani inferiori del castello Bright abbatté altri due pegasi che avevano tentato di frapporsi tra loro e la loro meta. Anche senza la sua magia, erano ugualmente nemici di bassa lega. Nemmeno la capacità di volare poteva pareggiare con le abilità di combattimento marziale dell’unicorno alto.

Bibski Doss seguiva sotto sforzo la strada che l’amico spianava per lui.

Le poche energie recuperate nei sotterranei lo aveva già abbandonato diversi piani sotto, e l’unica cosa che lo spingeva a proseguire contro ogni possibilità, era la sua resilienza.

Stesi gli avversari, si trovarono ad affrontare un’altra diramazione, alla quale il pony di terra non trattenne un’imprecazione. «Un altro bivio in questa torre e giuro che la prima cosa che farò quando sarò fuori da qui sarà costruire qualcosa che la demolisca!»

«Su forza, siamo già saliti di due piani! Non dovrebbe mancare molto!»

«D’accordo. E allora… ehm… andremo a destra

«Ok, a sinistra. Muoviamoci!»

«Ehi no, aspetta! Avevo detto… Bright!» Ma l’unicorno era già scattato per la direzione opposta. «Almeno rallenta… dannazione!»

Raggiunsero finalmente una sala differente dalle altre, più ampia e con un grande motivo a forma di fiocco di neve che decorava il lucido pavimento. Due grandi coppie di colonne ad arco con dei cristalli in rilievo decoravano la parete sulla sinistra. Sulla destra, una rampa di scale collegava la stanza con il soppalco del piano superiore, mentre in fondo, una volta a sesto acuto dava su un altro stretto passaggio, non diverso dai monotoni corridoi che avevano appena oltrepassato.

Puntarono subito alla scalinata, quando un trio di unicorni sbarrarono loro la strada dall’alto, cominciando a sparargli contro sporgendosi dalla balaustra del piano superiore.

Brightgate afferrò Bibski tra le zampe anteriori e lo lanciò sgraziatamente al fianco opposto, verso le colonne, facendolo atterrare con un gemito di dolore, e mettendosi al riparo con lui dietro i pilastri.

«Ti venisse un accidente!» Mugugnò l’inventore, appiattendosi contro la copertura.

«Almeno ti ho salvato le chiappe, non disprezzare!»

«Già, grande mossa! E adesso?!»

Bright si sporse leggermente per guardare, finendo quasi centrato da un proiettile di magia, che invece di evaporare al contatto, rimbalzò sul cristallo scheggiandolo. «Colpi dirompenti! Stavolta fanno sul serio!»

«In questo momento avrei almeno una decina di battute pronte, ma sono troppo preoccupato a sopravvivere!»

Bright non si prese la briga di rispondergli.

Senza la sua magia e con il fuoco dirompente delle Guardie di cristallo a tenerli asserragliati, rischiare di esporsi lasciando Bibski da solo era un’opzione che non si fidò di avvalorare.

Si passò lo zoccolo sui cristalli oscuri che crescevano sul suo corno, e cominciò a riflettere. Se soltanto fosse riuscito a rimuoverli in qualche modo… sgranò gli occhi d’improvviso!

Si voltò verso la colonna, fissando solo per un momento il suo volto specchiato sulla superficie, e cominciò scaricando una prima violenta testata su di essa, che si scalfì all’impatto col corno.

«Wow… che ti prende?!» Il pony di terra lo guardò attonito, mentre scaricava un altro colpo, questa volta flettendo lateralmente il collo.

«Dobbiamo rispondere al fuoco in qualche modo!» Seguì un'altra testata. «Se riuscissi a spezzare questa dannata maledizione, potrò finalmente tornare a usare la mia magia!»

Testata.

«Beh certo, ci farebbe comodo in questo momento, ma così rischi di romperti anche il corno!» Un colpo magico impattò vicino alla sua zampa posteriore, scottandogli lo zoccolo. Soppresse un grido di dolore.

L’unicorno insistette con un’altra testata.

«E’ un’idea stupida, Bright!»

Testata.

«Pensavo fossi tu quello con le idee stupide.»

Testata.

«Esatto! E tu sei quello che di solito me lo impedisce!» Un altro colpo magico gli passò molto vicino al muso, scheggiando un altro pezzo della colonna. «E VOIALTRI LASSÙ SMETTETELA DI SPARARMI ADDOSSO!!»

Un’altra testata e una crepa si aprì nella copertura di cristallo.

«Finirai per romperti il collo così, Bright!!» Ma l’unicorno non gli diede retta.

Un’altra testata e un frammento di cristallo oscuro si staccò dalla punta del suo corno. Bibski lo guardò tintinnare a terra e rimase senza parole, ma solo per poco.

«Celestia quella dannata, sta funzionando! Continua così, più forte, più forte!!»

«Ah, adesso non ti preoccupi più?» Ironizzò Bright.

«Prima era un’idea stupida, adesso è geniale, sveltati!»

Un’altra testata fece scheggiare un secondo pezzo di cristallo oscuro. Un cambio d’inclinazione e al colpo successivo venne via un’intera porzione.

Il collo di Bright cominciò a dolergli, i capillari sulla punta del corno pulsarono.

Testata. Testata. Testata.

Avvertì un principio di mal di testa, che si sarebbe presto tramutato in una forte emicrania, se non fosse che dopo un ultimo frontale ogni scaglia di cristallo rimasta finì per spezzarsi, mandando in frantumi la maledizione. Un vapore nerastro evaporò dal corno del pony, dissolvendosi nell’aria e liberandolo.

«Ce l’hai fatta!! Ahaha pazzo spilungone bastardo, ce l’hai fatta!!» Bibski nella foga quasi si espose ai colpi nemici, che per poco non lo centrarono.

Brightgate percepì i suoi poteri riaffiorare dal loro torpore e permeare i suoi muscoli fin nel cuore dello spirito.

Una voce che non sentiva ormai da giorni, e che per lui era quasi diventata estranea, rimbombò nel suo cranio.

- Bright?! – Da lontano, in un luogo ignoto di Equestria, Deepblue sembrò sorpreso di risentirlo altrettanto quanto lo era lui.

- Ciao Blu. È bello riaverti con me. -

- Santo cielo, stavo cominciando a temere che fossi morto! I ragazzi hanno detto che siete rimasti a combattere contro i soldati di cristallo, e da allora non abbiamo più avuto vostre notizie! -

- Lo so, è una lunga storia, ma ti spiegherò dopo. Ora ho da fare. –

- Bibski? -

- Sta bene, sta bene… beh… più o meno. -

Vide il pony di terra dibattersi per chiamarlo. «Bright, non ti distrarre! Avrai tutto il tempo del mondo per parlare con Deepblue dopo che ce ne saremo andati!»

- Blu, senti, dico davvero. Ora devo lasciarti. Rimani in attesa e avvisa gli altri che stiamo tornando! -

- Avvisarli… ? -

- Se non vuoi parlare, trova un altro modo per farlo. -

- D’accordo… -

- Ti ricontatterò non appena sarà possibile. -

L’unicorno alto scosse la testa. «Sono qui, eccomi.»

«Bene, appena in tempo. Perché a meno che una commozione cerebrale non mi stia traendo in inganno, stiamo per avere compagnia, un sacco!»

Bright ascoltò in silenzio i passi e le voci di coloro che stavano giungendo in rinforzo alle tre guardie del piano di sopra. Si concentrò a isolare ogni singolo suono per stimare il loro numero, ma gli fu impossibile trarre delle somme su quanti fossero. Su una cosa però Bibski aveva avuto ragione: erano tanti, e la loro situazione era già abbastanza precaria così com’era.

Ancora una volta, doveva agire in fretta.

«Ok, ho un ALTRO piano!» Disse l’unicorno.

«Sono tutto orecchie, mio destriero.»

Bright uscì dalla copertura e mandò a segno due colpi narcotizzanti sulle Guardie Reali, per poi ritirarsi dietro la colonna.

«Bel colpo!»

«Ascolta: adesso raccogli tutte le tue forze e comincia a galoppare verso quell’uscita laggiù più veloce che puoi, senza fermarti!»

«E tu che farai?»

«Creerò un fuoco di soppressione con il corno mentre ti verrò dietro, se tutto andrà liscio, dovremo riuscire a passare senza essere colpiti!»

Bibski diede un rapido sguardo alla volta in fondo alla stanza, calcolando quanta forza avrebbe dovuto impiegarci per raggiungerla il più velocemente possibile. «Che stiamo aspettando allora? Procediamo!» Disse infine.


Shining Armor, Twilight Sparkle, Flash Sentry e tutti gli altri raggiunsero la squadra di Guardie Reali appostate sul soppalco, giusto in tempo per vederne due cadere sotto i colpi del loro nemico.

«State tutti giù!!» Urlò l’unicorno rimasto, mentre i rinforzi militari si distribuivano lungo la balaustra.

La situazione cambiò drasticamente, trasformando il loro iniziale vantaggio numerico in uno stallo ad armi quasi pari.

Chiunque non disponesse di un corno per rispondere al fuoco, fu costretto a restare nella retrovia, il più lontano possibile dalla linea di tiro e da chiunque ci fosse al piano di sotto.

Twilight seguì suo fratello verso il pony di cristallo, lasciando Flash e le sue amiche al riparo a qualche metro di distanza.

«Rapporto, soldato!» Interpellò il Capitano.

«Erano in trappola, signore! Bloccati dietro quelle colonne, ma sono riusciti a rompere il suo sigillo!»

«Sigillo?» Si accigliò l’alicorno viola.

«L’incantesimo di annullamento della magia che Re Sombra ha usato su di me tre anni fa, Twily. Ne ho ideata una variante più stabile per usarla a mia volta. Anche se non ho idea di come abbiano potuto infrangerla!»

«Come sei riuscito a… » “produrre un incanto del genere”, ma la domanda di Twilight fu subito interrotta da un grido di uno dei soldati che erano arrivati con loro.

«Signore, sta succedendo qualcosa laggiù!».

Fratello e sorella si sporsero per guardare.

Videro il piccolo pony di terra dal manto dorato uscire allo scoperto galoppando a perdifiato verso l’uscita alla fine della sala. Era da solo.

I corni dei militari puntarono subito su di lui, pronti a sparare, ma qualcosa non quadrava. Twilight fu la prima a capirlo. «No, fermi! Non fatelo!»

L’avvertimento arrivò troppo tardi.

Un enorme unicorno grigio-cenere – “Brightate?” – fece capolino fuori dalla copertura, cominciando a scagliare contro i soldati una raffica immane di particelle magiche giallo-arancio, che narcotizzò quattro di loro costringendo gli altri a tornare ad accucciarsi.

«Stanno scappando, signore!» Sbraitò la Guardia a loro vicina.

«Non per molto!» Riprese il Capitano a denti stretti.

I suoi occhi acquisirono il tipico colore verde-oscuro della magia di Sombra, e l’aura mefitica dell’incanto ricoprì il suo corno, scatenando il sortilegio.

Uno spauracchio colpì nell’animo la Principessa dell’Armonia, mentre guardava il fratello compiere l’incantesimo. Mai avrebbe creduto di vedere un giorno il suo prode B.B.B.F.F. (*) cimentarsi con tanta disinvoltura in un incantesimo di quel tipo.


(*B.B.B.F.F: My Big Brother, Best Friend Forever. Come Twilight lo chiama in lingua originale. Non me ne vogliano i puristi della traduzione, ma proprio non me la son sentita di mettere la sigla com’è stata trasposta in italiano. I maliziosi del web capiranno.)

                                                                                           

Il piano di Bright stava funzionando. A ogni passo compiuto, Bibski si avvicinava sempre di più all’agognato riparo, mentre fitte di dolore indescrivibili, che prontamente rigettava, tentavano di persuaderlo a fermarsi.

L’unicorno era dietro di lui, e continuava a far fuoco contro l’esercito di cristallo senza colpire nessuno, ma tenendoli sufficientemente impegnati da impedirgli di contrattaccare.

Riuscirono a percorrere altri quattro metri oltre la soglia della volta, quando d’improvviso un grande muro di cristalli neri si materializzò dal nulla davanti a loro, sfondando il pavimento e ostruendo la loro unica via di fuga.

Bibski Doss vi urtò il muso contro, riaprendosi quella fastidiosa emorragia al naso che solo poco prima era coagulata. «E adesso… questa che accidenti è?!?»

«Non lo so ma fai attenzione!» Lo spinse a ridosso del muro.

Le guardie non si fecero aspettare e subito un unicorno di cristallo scese la rampa di scale puntando il corno. Bright riuscì ad abbatterlo prima che questi avesse il tempo di dirigere contro di loro un colpo dirompente.

«Qui siamo un bersaglio troppo scoperto, dannazione! Mi dispiace, Bibski, non l’avevo previsto…»

«Sì, beh… ormai siamo qui e… tanto vale difenderci…» sì sentì spossato dalla corsa. Le poche forze recuperate si erano già disperse.

«Tutto bene?»

«Sì, sì. Non preoccuparti. Mi sdraio solo un momento.»

«Senti, Bibski… lasciamo perdere questa storia, non ha senso rischiare oltre.»

Il pony alzò lo sguardo con espressione di stupore e rifiuto. «Di che cosa… “coff”… diavolo stai parlando?!»

«Ho di nuovo la mia magia con me, se dicessi a Blu di prepararsi potremmo usare il Ponte per andarcene da qui seduta stante! Basterà solo che…»

«NO! Non senza l’Equalizzatore!» Tentò di rimettersi sulle zampe, riuscendo solamente a ricadere a terra.

«Non fare l’idiota! Rifletti: se tornassimo al QG potremo curarti e tornare qui più organizzati! E magari provare a risolvere la faccenda in maniera diplom…»

«Non esiste la diplomazia con loro!!» Gli mozzò la frase «Specie se già prima non avevamo alcuna chance! La prossima volta non ci faranno nemmeno avvicinare alla landa ghiacciata!»

«Siamo braccati come prede, e io devo portarti al sicuro! Cos’altro ti aspetti che faccia, allora?!»

«Brightgate, sei il più grande guerriero di questa dannatissima Nazione! Esponi il tuo corno e fagli vedere a che cosa vanno incontro se ti prendono per il verso sbagliato, è semplice!»

Bright si ritrovò per un momento senza parole, incapace di sciogliere i nodi che lo tenevano imbrigliato nella discussione. Se avesse voluto, avrebbe semplicemente potuto condurre Bibski nel Ponte con la forza, e risolvere così i suoi problemi in meno di un minuto, ma una volta oltre, come l’avrebbe presa lui?

Probabilmente sarebbe andato su tutte le furie, a livelli catastrofici, e una volta sbollentata la rabbia, già lo vedeva fare fagotto e, stoicamente, rimettersi sui propri piccoli zoccoli in direzione dell’Impero, pronto anche a sacrificare la propria vita pur di non ammettere una sconfitta tanto plateale.

Cionondimeno, Bibski era anche l’unico ad aver dimostrato di possedere del vero spirito d’iniziativa nella guerra contro i Kaiju, e dal giorno dell’annuncio della sua misteriosa “arma”, era diventato il pony più importante di tutta Equestria.

Bright sapeva che né lui né nessun altro in tutto il regno poteva permettersi di mettere in gioco la sicurezza dell’inventore. Qualcuno doveva assumersi l’onere di proteggerlo, in modo che Bibski potesse salvarli tutti una volta che la “bomba” fosse detonata.

Dunque, se per quel compito era stato scelto lui, lui lo avrebbe portato a termine.


Con l’aiuto della magia, i corpi delle Guardie Reali addormentate furono allineati lungo la parete all’altro lato, fuori dalla linea di tiro della balaustra.

Erano rimasti in nove a contendersi il testa a testa con Bibski Doss e Brightgate, e di questi solo quattro potevano effettivamente contare sul supporto della magia (sempre che Rarity accettasse di prendere parte all’azione).

Da quell’angolazione non avevano visuale libera sui bersagli, ma godevano a loro volta della medesima protezione rispetto agli attacchi nemici.

«Allora zuccherino, qual è la situazione?»

Twilight si voltò, e vide Applejack, le sue amiche e Flash avvicinarsi quatti, quatti a loro.

«Shining Armor è riuscito a bloccarli in quel corridoio con un incantesimo, ma non sappiamo come avvicinarci senza rischiare di essere colpiti a nostra volta!» Spiegò in fretta e gesticolando, ma facendo ben attenzione a non esporsi più del necessario.

«Non vedo dove sia il problema» si fece avanti Rainbow Dash, con spavalda sicurezza «basterà scendere tutti insieme con uno scudo magico alzato e scaricargli addosso tutto il nostro armamentario!»

«Non è così semplice» la informò Shining Armor «non dimenticare che possono aprire dei portali dimensionali per andarsene quando vogliono, e ora che Brightgate ha di nuovo la sua magia, potrebbe succedere in qualunque momento!»

«Probabilmente sperano ancora di riuscire ad avere accesso alla sala del trono delle Principesse.» Disse Flash Sentry.

«Esatto, ed è per questo che dobbiamo fare attenzione a non esagerare con azioni troppo aggressive! Non possiamo rischiare che scappino un’altra volta!»

Mentre parlavano, nessuno di loro si accorse che Pinkie Pie  si era sporta dalla balaustra – spinta dalla curiosità – per cercare di vedere i due pony con i quali stavano giocando a “guardie e ladri”.

«Uhh, certo che da qui la vista è magnifica!» Commentò spensierata.

«Pinkie, abbassati subito!» Le ordinò Twilight, burrascosa.


Brightgate si protese leggermente dalla parete, puntando il corno verso il suo bersaglio.

Riconobbe la Custode dell’Elemento della Gioia, che si stava sporgendo con la faccia rivolta verso di loro. Per un breve momento i loro occhi s’incontrarono, e vide in lei le stesse iridi azzurre di suo fratello Deepblue.

La sentì fare un commento giulivo, completamente fuori luogo in quel momento, dove la tensione la stava facendo da padrona. Dopo di che la vide girarsi, forse per parlare con qualcuno.

Se voleva agire, pensò, doveva colpirla in quel momento, cogliere l’attimo. E per quanto l’idea di spararle a tradimento colmava la sua coscienza di disappunto, era l’unica occasione che gli era stata offerta.

Puntò il corno e fece fuoco.

La coda di Pinkie Pie fremette energicamente, avvertendola di un pericolo imminente. Si accucciò all’istante, riuscendo a evitare con abbondante anticipo il colpo narcotizzante sparato dall’unicorno.

Si scoprì nuovamente ed esultò con fare di sfida. «Ahah! Mancato!»

Un altro fremito la avvisò di tornare ancora una volta al riparo, prima che il nemico del piano di sotto iniziasse a caricare il nuovo attacco. Nel momento in cui il colpo partì, lei era già raggomitolata dietro la copertura.

«Bene, ti sei divertita. Adesso però, per favore, stai giù!» Le ordinò Shining Armor. In seguito fece un rapido cenno all’ultima Guardia Reale, e si ersero insieme per contrattaccare.

Bright si riparò dietro l’angolo per evitare l’azione offensiva. Lo stallo ormai persisteva da diversi minuti.

Lanciò un ultimo colpo, e decise di ritirarsi temporaneamente. «Così non andiamo da nessuna parte! Gli stiamo solo dando il tempo per chiamare i rinforzi!

«La sala del trono e soltanto qualche piano più su! Non possiamo arrenderci proprio ora!»

Bright guardò l’amico con biasimo. «Se decidono di venire da noi in massa, io ti trascino fuori da questa sala seduta stante! È chiaro?!»

«Se dovessero arrivare in massa, ti autorizzo a stendermi e portarmi via contro la mia volontà» il suo sguardo si fece serio «ma fino ad allora noi NON ci muoveremo da qui!»

L’unicorno sbuffò seccato. «E va bene.» Si guardò alle spalle «Pronti per il terzo round!»

Si affacciò all’estremità della parete e guardò un punto di fronte a sé verso le colonne. Vide l’intero gruppo dei loro avversari, Capitano delle Guardie e Custodi comprese, riflessi sul muro di cristallo del palazzo.

La perseveranza di Bibski gli aveva appena fornito un vantaggio tattico non indifferente.

Calcolò la traiettoria e fece fuoco.


Il raggio magico compì un angolo di novanta gradi, rimbalzando sul soffitto della sala, vicino a un grande lampadario appeso. Da lì deviò ancora, terminando la corsa contro la spalla sinistra di unicorno di cristallo, che cadde narcotizzato.

Fluttershy si fece scappare un nitrito, ma anche tutte le altre sussultarono sgomente.

Applejack si sistemò il cappello. «Per tutte le mele bacate, ma che razza di mira ha quello?!»

«Ora capite con chi abbiamo a che fare?!» Disse Shining Armor, prima di sparare un altro colpo dirompente alla cieca.

«Ehm… ascoltate… io… » Fluttershy provò a dire qualcosa, ma la sua voce fu subito sopraffatta da quella di Rainbow Dash.

«Io non ci sto a starmene qui ad aspettare di essere stesa! Andiamo lì e facciamogli vedere i sorci verdi!»

«Piano sublime Dash, e come conti di fermarli?» Chiese Rarity, disapprovando.

«Ci sarà pure qualcosa che possiamo fare! Volete dirmi che con tutte le difficoltà che abbiamo superato non siamo capaci di prendere a calci due semplici pony disertori?!»

«Ragazze!» finalmente la timida pony gialla riuscì a farsi notare.

«Sì, Fluttershy?» Le diede campo libero Twilight.

«Beh… stavo pensando… e se provassimo semplicemente ad andare a parlarci? Voglio dire… senza intenti aggressivi?»

Applejack inarcò un sopracciglio. «Cioè vorresti andare là sotto senza scudi e protezioni di alcun tipo?!»

«Ecco… diciamo di sì?»

«Per quanto mi riguarda, è meglio che starsene qui a non fare niente. Andrò io!» Si offrì la pegaso arcobaleno.

«Oh, oh, oh! Rainbow Dash, Rainbow Dash!» La chiamò Pinkie Pie, agitandosi. «Le ginocchia si sentono, qualcosa di terribile sta arrivando. Io mi sposterei di un passo, se fossi in te!»

«Cosa… ohh!!» Dash per poco non venne colpita da un altro attacco rimbalzato di Bright, che evitò per un soffio.

Gli occhi dei presenti si spostarono verso la pegaso gialla.

«Sei ancora convinta di voler andare là sotto?» La sminuì il Capitano delle Guardie.

«Ihh! Oh… ahm… come non detto…»

«Tuttavia…» cominciò Flash, prendendo le sue difese «la sua idea non è male. Capitano, mi permetta di provare! Se l’azione dovesse fallire, rimarrete comunque voi a cercare una nuova strategia!»

Shining Armor spostò lo sguardo da lui al vuoto, varando seriamente la possibilità di prendere in considerazione la proposta dei due pegasi, ma non era l’unico della famiglia Reale ad aver messo in moto il cervello. Twilight Sparkle cominciò a scorrere nella sua lista mentale d’incantesimi, in cerca di una formula che potesse tornar utile per la loro causa. Una magia, magari, che desse zoccolo forte a Flash. O qualcosa da utilizzare come piano di riserva.

«Un momento, forse ho un’idea migliore!» Fece a tutti segno di avvicinarsi e cominciò a parlare con voce bassa. «Ascoltate, qui la questione non è arrivare a loro prima che scappino nei portali! Il loro vantaggio sta tutto nel fatto che non si separano mai, ma se riuscissimo a distanziarli in qualche modo, diciamo, quanto basta per mettere gli zoccoli almeno su Bibski Doss, anche se perdessimo Brightgate avremmo comunque catturato il leader del gruppo!»

Shining confermò con un cenno. «Infatti, è lui che controlla tutta l’organizzazione. Ma temo che Brightgate venderà cara la pelle prima di permetterci di catturarlo. Che cos’hai in mente, Twily?»

«Conosco un incantesimo che penso potrà aiutarci. È ancora un po’ rudimentale, l’ho usato solo un paio di volte, ma dovrei essere in grado di mantenerlo abbastanza a lungo da consentirmi di avvicinarmi. State a guardare… » chiuse gli occhi e concentrò la sua magia sul corno. Una piccola gocciolina di sudore le colò giù dalla fronte, per poi svanire subito dopo nel nulla. Lo stesso avvenne per Twilight, che di punto in bianco si dissolse nell’aria, senza lasciare di sé alcuna traccia.

«Ehi ma… dov’è finita?!» La pegaso arcobaleno si guardò intorno, cercando intorno a sé senza riuscire a localizzarla.

«Sono proprio qui, Rainbow Dash, davanti a te!» Rispose la voce dell’alicorno, dallo stesso punto da cui era svanita.

«Un incantesimo dell’invisibilità, ma certo!» Comprese Shining Armor. Si trattava di una magia simile all'incantesimo d'occultamento usato dalla truppa di Shining Armor nella landa ghiacciata, ma di livello più avanzato, che permetteva al mago che la utilizzava di acquistare una mimesi totale con l'ambiente.

«Uhaaaa… »

Rarity e Applejack si precipitarono a tappare la bocca alla pony in rosa. «Pinkie Pie, vuoi fare silenzio?!» Saettò l’unicorno bianco-perla, rendendosi conto solo in un secondo momento quanto fosse disgustoso infilare i propri zoccoli nella bocca di un’altra pony.

«Ragazze, prestate attenzione per favore! Non so per quanto ancora riuscirò a mantenere  l’incantesimo attivo!»

Le amiche tornarono a lei. «Scusaci zuccherino, dicci pure. Cosa dobbiamo fare?»

Guardarono il punto vuoto sul pavimento, dove presumevano si trovasse Twilight.

La pony respirò profondamente, e si apprestò a spiegare il suo piano. «Princess Celestia ci ha volute qui per una ragione, perché sapeva che con la nostra amicizia avremmo trovato il modo di risolvere anche questa emergenza. Quindi dobbiamo agire insieme, e… » guardò verso Shining Armor e Flash, che per ovvie ragioni non poterono seguire il suo gesto «avremo bisogno anche del vostro aiuto.»

I due stalloni in un primo momento non capirono, ma dopo aver realizzato che si era rivolta a loro, si scambiarono uno sguardo reciproco per conciliare l’intesa.

«Noi siamo pronti, mia Principessa. Dacci istruzioni.» Affermò Flash Sentry, chinando il capo con un gesto servile.

Twilight sentì le sue guance divampare, e ringraziò l’incanto che la stava nascondendo in un momento così imbarazzante. «D’accordo… allora faremo così…»


Bright si scaraventò contro la parete di cristalli neri con uno spaventoso calcio volante, riuscendo solo a malapena a scalfire alcune piccole porzioni della superficie esterna. Troppo poco per sperare di aprirsi un varco con la perseveranza, e l’ostacolo che si frapponeva dinanzi a loro poteva essere spesso oltre due metri, per quanto ne sapeva.

Collo e cranio, inoltre, gli dolevano ancora per le violente testate che era stato costretto a tirare per liberarsi dalla maledizione oscura.

Bibski si era rialzato, e lanciava ogni tanto delle occhiate circospette verso il soppalco. «Non riesco a capire. È da un sacco che sono imbambolati lì a non far niente. Che cosa stanno combinando lassù?!»

«Non è evidente? Sono andati a chiamare i rinforzi!» Bright colpì duramente con un’altra zoccolata, prima di decidere di scartare definitivamente l’ipotesi della fuga verso quella direzione. «Vedrai, da un momento all’altro ci ritroveremo con un esercito di corni irrequieti puntati sulle nostre teste!»

«E allora noi ci abbassiamo e poi gli facciamo saltare tutti i denti!»

«Ancora non lo vuoi capire?!» Sfogò un potente pugno alla parete accanto, aprendovi, stavolta, una spaccatura. «Non c’è speranza di vincere questa volta!»

«Perché non provi ancora quel tuo trucchetto del rimbalzo? O…. o andare lassù e prenderli a zoccolate come hai fatto prima… o… »

«No, Bibski. È finita! Questa volta abbiamo perso, devi rassegnarti!»

Il pony di terra puntò gli zoccoli, pronto a ribattere, ma fu sollevato per aria in un alone telecinetico, trovandosi all’altezza di Bright. «Ho detto: è FINITA!» E lo adagiò burberamente al suolo.

Cominciarono a sfidarsi in una gara di sguardi rigidi e aspri, sulla quale però vinse l’unicorno alto.

L’inventore quindi si girò dall’altra parte, offeso e domato.

- Blu. È arrivo il momento. Attiva il Ponte e portaci fuori da qui. - Disse Bright, mettendosi in posizione.

L’incantesimo fu eseguito in perfetta sincronia da entrambe le parti e il piccolo globo di luce giallo-arancio divenne in pochi secondi la fenditura del varco.

«Forza, Bibski. Andiamo.» Lo chiamò.

«Promettimi solo una cosa» disse il pony affranto, voltandosi con sguardo severo «non appena mi avrete rimesso in sesto, torneremo qui e ci riprenderemo l’Equalizzatore!» ringhiò.

Bright gemette, ma subito dopo annuì con convinzione e si portò uno zoccolo all’altezza del petto. «Lo giuro sul mio onore.»

Bibski gli restituì un cenno poco convinto e cominciò a incedere verso il portale.

Scrutò oltre la fenditura, riconoscendo uno dei locali del loro campo base. Dall’altra parte dello spazio, alcuni pony della squadra manovale si era fermati davanti al portale, a qualche metro di distanza, e lo guardarono con curiosità e un misto di apprensione per il ritorno imminente dei due fuggiaschi.

Ancora qualche passo e finalmente quella storia sarebbe finita.

Bright si morse un labbro nello sforzo di mantenere aperto il passaggio. Anche lui, come il pony di terra, era provato dagli sforzi della fuga, e l’incantesimo dei portali richiedeva un dispiego di energie considerevole.

Inoltre, durante le fasi dell’incanto, l’intensità del contatto mentale che raggiungeva con suo fratello Deepblue ottenebrava quasi completamente l’efficienza dei suoi sensi, impedendogli di essere vigile e reattivo.

Quando Twilight Sparkle si era posta alle sue spalle, muovendosi furtiva quanto il suo corpo le aveva consentito, la Principessa non poteva certo immaginare che il merito del suo successo sarebbe stato attribuito alle scelta dei tempi, e non alla sua discrezione: in altre circostanze non avrebbe mai potuto accostarsi a Brightgate abbastanza vicino da tendergli un’imboscata.

L’alicorno viola cominciò a convogliare tutta la sua magia sulla punta del corno, rompendo anche l’occultamento che la teneva celata, pur di recuperare il maggior numero possibile di risorse.

Bibski Doss fu il primo ad accorgersi della Principessa, accelerando di corsa verso il portale, ma prima di riuscire a varcarne la soglia, lei scaricò su entrambi una forte deflagrazione magica, che infranse il varco e li fece volare via, scaraventandoli in mezzo alla sala.

Bright atterrò sugli zoccoli, percependo l’adrenalina che iniziava a fluirgli in circolo, Bibski invece rotolò a terra per qualche metro, emettendo lamenti sofferenti prima di fermarsi, ma non c’era tempo per correre in suo aiuto.

Un pegaso arancione in armatura dorata e la giumenta arcobaleno che corrispondeva all’Elemento della Lealtà volarono in picchiata contro l’unicorno alto, pronti ad assalirlo. Li fermò entrambi con la telecinesi e li fece schiantare a terra.

L’alicorno Twilight Sparkle lo colpì con un attacco dirompente sul dorso, tanto rapido e intenso da non poter essere evitato, che liberò i suoi compagni dalla morsa dell’alone magico.

La pony in rosa dai capelli cotonati apparve di fronte a Bright con un sorriso candido in volto. Istintivamente, tentò di colpirla con calci e zoccolate, ma nessun colpo andò a segno. Pinkie Pie li schivò tutti divertendosi a crepapelle, invitandolo a riprovarci ancora e ancora.

I pegasi erano tornati alla carica, cercando di attaccarlo da entrambi i lati. Parò i loro calci volanti con le zampe e si allontanò con una capriola.

Un lazo gli si avvolse al garrese come un cappio e lo strattonò con violenza buttandolo giù. Bright girò la corda intorno alla zampa anteriore destra e tirò a sua volta, strappandola dalla bocca di Applejack.

Si erse a quattro zampe e lanciò una raffica di attacchi narcotizzanti sui presenti, ma altri due unicorni si aggiunsero al team insieme alla loro Principessa dell’Armonia, creando una cupola protettiva su tutti loro. Erano il Capitano Shining Armor e la Custode dell’Elemento della Generosità, ai quali poco dopo si aggiunse anche la timorosa Custode della Gentilezza, tenutasi al riparo fino a quel momento.

In poco tempo Bibski Doss e Brightgate si trovarono circondati da sette tra i più potenti pony di tutta Equestria, oltre che da un vigoroso pegaso Guardia Reale di rango elevato.

«Fine dei giochi, Bibski Doss. Arrendetevi!» Tuonò Twilight, con il corno già pronto per nuovi incantesimi.

Bright lo aiutò a issarsi sulle zampe.

«Pensate davvero che basti così poco per farmi desistere? È ovvio che non mi conoscete abbastanza!»

Fluttershy notò gli ematomi sul suo corpo, e non riuscì a frenare un gemito.

Di risposta, Bibski compì il gesto di guardarsi. «Ah, questi? Un regalo da parte della servitù del castello. Voi Reali sapete trattarli bene i vostri ospiti… AHI! Ma che… ?» Bright lo azzittì dandogli uno scappellotto sulla nuca.

«Questa volta parlerò io!» Lo ammonì.

Dopo un primo rifiuto, il pony di terra borbottò qualcosa e si fece da parte.

L’unicorno alto fissò negli occhi Shining Armor, porgendogli un cenno. «Capitano.»

L’interlocutore indirizzò il corno verso l’uscita chiusa dal muro di cristalli, e attuò il contro-incantesimo che li infranse, liberando il passaggio. A quel punto ricambiò il gesto dell’unicorno grigio, e si guardò velocemente intorno. «Avete dato proprio un bello spettacolo qua sotto. Convalido tutto quello che ti dissi nella landa ghiacciata: saresti un ottimo soldato se solo ti unissi a noi.»

«Ho le mie valide ragioni per essere dalla sua parte, Signore» sospirò e si voltò verso Bibski «e ad ogni modo, non siamo venuti fin qui per cospirare contro l’Impero.»

«Tsk. Se quello che dici è vero, avete dei modi a dir poco oltraggiosi per dimostrarlo!» Commentò Rarity, con sdegno.

«Signorina» iniziò Bibski, con un antipatico sorriso sornione stampato sulle labbra «se tu fossi stata per due giorni nelle condizioni in cui hanno tenuto noi, sono certo che anche tu avresti raso al suolo questo posto.»

Il piccolo stallone si mise a osservare Bright, che lo stava linciando con un’occhiataccia scontenta. «Oh scusa, ho parlato senza il tuo permesso?»

L’unicorno alto si colpì al muso con lo zoccolo.

Twilight riprese a parlare, con l’intento di sbrogliare la conversazione. «Se non siete venuti qui per minacciare l’Impero di Cristallo, allora perché tutto questo?»

I due ricercati si guardarono l’un l’altro, e il pony di terra fece spallucce all’amico. «Glielo spieghi tu o ci penso io?»

«Francamente Bibski, non so nemmeno io che cosa ci facciamo qui.» Rispose Bright mesto.

Il pony allora fece qualche passo in avanti, fingendo di zoppicare e divertendosi ad accentuare le sue menomazioni più del necessario.

L’unicorno alto roteò gli occhi, ma Applejack e Fluttershy abboccarono abbastanza da cominciare a provare una certa pena per lui.

«D’accordo, forse siamo partiti un po’ con lo zoccolo sbagliato.» Disse in tono beffardo.

«Tu credi?» Chiese Twilight, fissandolo.

«Per cortesia, cara Principessa, il sarcasmo lascialo a me. Ad ogni modo, beh, sì, ma abbiamo dovuto farlo. La circostanza richiedeva una certa capacità d’improvvisazione, ed io ho improvvisato.»

Twilight alzò un sopracciglio mentre si preparava a fare la prossima domanda. «Ed esattamente per cosa avreste “improvvisato”

Il pony di terra camminò in tondo, incrociando i loro sguardi e riflettendo.

«Allora?» Insistette l’alicorno dinanzi al suo silenzio.

Il cutie mark del pony tornò a risplendere. Bright sapeva che nelle ultime ore quel fatto aveva portato solo dei guai. Gli altri invece, sebbene la luce che brillava sul suo fianco fosse smagliante, non reagirono più di tanto. Forse ne erano già informati, o forse la conversazione era semplicemente troppo tesa perché si divagasse con domande superflue.

«Vi propongo un accordo.» Suggerì Bibski Doss.

Twilight sussultò. «Un… accordo?»

«Un armistizio, per essere precisi.» La corresse. «Voi date l’ordine alle vostre guardie luccicose di non darci più la caccia, e noi risponderemo alle vostre domande evitando di morderci le orecchie a vicenda.»

La Principessa, perplessa, cercò l’appoggio di suo fratello.

«E perché mai dovremmo farlo?» Chiese Shining Armor.

Bibski sorrise, come se non aspettasse altro che quella domanda. «Perché due giorni fa volevate saperne di più sulle attrezzature che stavamo installando nella landa. E noi, beh, non abbiamo certo intenzione di spifferare i nostri segreti senza un “pegno” che sancisca il vostro appoggio.»

Per un breve momento nessuno dei presenti rispose. Probabilmente perché non c’era una risposta adeguata da porre. Poi il capitano strizzò gli occhi, aspramente. «Quando parli di voi intendi dire TU?»

«Naturalmente.» Rispose Bibski, sorridente e perfido.

«E al tuo braccio destro questa cosa sta bene?»

Bright accolse l’insinuazione chiudendosi in un omertoso silenzio.

“Altro che l’Elemento della Lealtà. QUESTO pony cederebbe anche l’anima al Tartaro pur di compiacere il suo capo.” Osservò Shining Armor, sentendo su di sé il peso della scelta che era chiamato a compiere.  Bibski Doss era un ricercato in fuga da anni, che si era approfittato della crisi di Manehattan per compiere un misfatto imperdonabile ai danni delle innocenti vittime del disastro, e non contento del suo crimine, si era dato alla macchia fuggendo a ogni tentativo di cattura.

Ora che finalmente l’Impero di Cristallo era riuscito a mettere gli zoccoli su di lui, aveva dato prova della sua impenitenza dimostrando ancora una volta quanto fosse restio a prendersi le sue responsabilità.

Avrebbe meritato i lavori forzati per anni, o peggio ancora, essere sbattuto nelle segrete dell’Impero vita natural durante, e stavolta senza possibilità di fuga, e non c’era una sola motivazione, che fosse valida, che giustificasse il perdono che stava pretendendo. Ma d’altronde, fino a che il suo assistente Brightgate fosse rimasto con lui, il rischio che entrambi varcassero il portale e tornassero alla clandestinità – mentre la minaccia Kaiju si faceva sempre più incombente giorno dopo giorno – era un ostacolo che non andava preso sottozampa.

Che cosa doveva fare dunque Shining Armor? E qual era la soluzione migliore per sua moglie e il suo regno?

Dagli sguardi del suo gruppo, comprese di non essere l’unico a condividere quei dilemmi, ma era l’unico tenuto a sbrogliarli.

«Una collaborazione, eh?» Cominciò a chiedere in maniera retorica, con l’intento di prendere tempo.

Con fare grandioso, Bibski sollevò una zampa e iniziò a cantilenare a occhi socchiusi. «D’altronde che cos’è un piccolo trattato di pace, di fronte alla prospettiva di un equo baratto di saperi e conoscenze?»

Shining Armor scrutò il cerchio di pony intorno a Bibski Doss e Brightgate, focalizzandosi poi sulla distanza che separava i due, l’uno rispetto all’altro.

Poco dopo decise che li avrebbe colpiti, questa era la sua scelta.

Anche se poi fossero fuggiti attraverso il varco dell’unicorno, le conseguenze di una loro fuga sarebbero state comunque inferiori rispetto all’idea di consegnar loro le chiavi del castello.

Incontrò gli occhi di Brightgate, e capì che anche lui aveva capito. Lo sguardo dell’unicorno grigio-cenere s’indurì. La sua espressione concentrata e sicura di sé lo stava invitando a provarci. Lo provocava. E il Capitano l’avrebbe accolta, scegliendo quello che per lui era il minore dei due mali, pronto ad affrontare le implicazioni del suo gesto.

«Sai cosa penso?» Gli si rivolse digrignando i denti?

«Sì?» Chiese l’inventore, ricambiando l’atteggiamento.

«Penso che oggi abbiate già combinato troppi danni al mio regno!» Chinò quindi il corno, allineandolo col corpo di Bright, preparandosi a colpire.

«NO!» La voce di Princess Celestia rimbombò lungo la sala, falciando il respiro dei presenti.

Shining Armor spense subito il suo corno e si girò con gli altri verso il soppalco del piano di sopra, da dove la grande alicorno bianca si era materializzata da una coltre di luci incandescenti.

Alla sua vista, Bibski grugnì scontento, ma scelse di fare buon viso a cattivo gioco. «Princess Molest… ehm volevo dire… Celestia! Qual buon vento la porta qui?» Non fece caso alle frecciate di disprezzo che gli vennero scagliate dal resto dei presenti (o fece finta?).

«Io mi domando perché i nostri incontri debbano sempre sfociare in situazioni tanto drastiche, Bibski.» Rispose lei con voce grave.

«Beh, lo sai. Ho una personalità troppo spiccata perché mantenga un profilo basso. E a proposito, davvero bello il comitato di benvenuto che ci hai fatto preparare. Forse un po’ zampeschi, sì, ma niente che Bright qui presente non abbia saputo affrontare!»

La Principessa fece una smorfia. Dal loro ultimo incontro, constatò, l’inventore sembrava perfino peggiorato. Ciò che invece restava uguale era la sua propensione a voler avere sempre vinta, in qualunque contesto o situazione.

Ricordò un tempo in cui trovava davvero simpatico quel suo tratto esuberante. Addirittura lo ammirava per la sua forza di volontà. Ma ora, cos’era diventato?

«Che cosa vuoi da me, Bibski? Intendo dire, che cosa vuoi davvero da me?» Gli chiese con voce cupa.

La domanda, nella sua semplicità, sembrò toccare un tasto dolente nella psiche del pony, spingendolo dopo un po’ a fare qualcosa che nessuno in quel momento era pronto ad aspettarsi (nemmeno il suo fidato partner).

Cominciò a fissare il pavimento a terra, meditando su qualcosa, ma senza dire nulla. Nessuna battuta sprezzante, nessun tentativo di sfregiare i presenti con il suo fare antipatico, nessuno dei suoi tipici vaneggi. Poco dopo alzò il volto su Princess Celestia, guardandola intensamente attraverso gli occhi gonfi di lividi. La sua espressione era seria come non mai. «Vorrei solo parlare con te. E questa volta, vorrei che tu mi ascoltassi.»

Un attimo che sembrò durare un’eternità scandì il tempo che trascorse da quel momento alla risposta della Principessa. Celestia mostrò al pony un sorriso dolce e comprensivo, annuendo alla sua richiesta. «Così sia. Potete accedere alla sala del trono come pony liberi, a patto che rispettiate l’accordo di reciproca pace.»

Bright fu stupito di quella svolta improvvisa, ma sia lui che Bibski annuirono a loro volta.

Dal corno della Principessa sfoggiarono una serie di raggi splendenti, che avvolsero di magia candida le Guardie di Cristallo, risvegliandoli dal loro stato d’incoscienza. «Venite.» Disse quindi, dirigendosi verso la porta, mentre i soldati si riprendevano dalla narcolessia.

«Princess Celestia, è certa che possiamo fidarci di loro?» Chiese il Capitano delle Guardie, riluttante all’idea di accogliere i suoi nuovi ospiti.

«Garantisco io per loro, Shining Armor. Se dovesse succedere qualcosa, me ne assumerò la completa responsabilità.»

Tornato in sé, Bibski non si fece certo sfuggire l’occasione per dire la sua. «Già, non temere Capitan Luccicoso! Un giorno avrai la tua vendetta… a patto naturalmente che tu riesca a trovarci! Ihihih!»

«Spero per te che non stiate tramando qualcosa, altrimenti… »

«Andiamo, fratellone» gli si parò di fronte Twilight, spingendolo via «sta solo cercando di provocarti!»

«E non saresti nemmeno il primo di oggi!» Incalzò il piccolo stallone. «Di questo passo potrò candidarmi al record dei Primati Equestriani!»

Mentre il gruppo si avviava, Bright ansimò rumorosamente, attirando la sua attenzione.

«Qualcosa non va, ragazzone?»

«Vorrei poter dire che un giorno qualcuno ti rimedierà una lezione, ma tanto ci sei già passato, e non è servito a niente.»

«E questo non fa forse di me un pony unico nel suo genere?»

Bright si permise di sorridere.

Finalmente liberi dalla persecuzione dei pony di cristallo, le battute dell’inventore avevano riacquisito quel sapore dolce-amaro che in altri scenari riuscivano sempre a strappargli una risata.

«Senti Bright… dato che tra non molto è assai probabile che mi rimetteranno in sesto, non ti dispiacerà, vero, portarmi ancora una volta in groppa?»

“Non si smentisce mai…” pensò l’unicorno alto tra sé e sé. «Forza, monta su.» Acconsentì, sollevandolo con la levitazione e adagiandolo sul dorso, e si avviarono al seguito dei padroni di casa.

«Sai, devo ammettere che mi hai davvero sorpreso poco fa.» Commentò Bright, con onesto stupore.

«Ah sì? E a che proposito?»

«Mi riferisco all’accordo che hai stipulato con Celestia. Non avrei mai immaginato di vivere abbastanza a lungo da vederti capitolare a lei tanto spontaneamente.»

Lo sentì divincolarsi sulla groppa, avvicinandosi alle sue orecchie.

«Cosa ti fa pensare che io abbia capitolato?»

«Pff, ti va di scherzare? Come la mettiamo con quella storia dell’armistizio?»

«Appunto. Un armistizio, ossia: “sospensione delle ostilità concordata tra due parti belligeranti”. Almeno è così che lo definisce il dizionario.»

L’unicorno non fu certo di aver capito. «Sì… e allora?»

«Bright, si tratta di una resa reciproca… »

L’unicorno alto si fermò di colpo, sgranando gli occhi.

«… al peggio possiamo definirlo una specie di pareggio, ma non è una vera sconfitta. Almeno… non lo è per me!»
   
 
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