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Autore: Touma    13/07/2008    9 recensioni
[The night is white - Shika/Ino Day, 13-7-2008] Se la vita fosse una partita a carte, come la giocherebbero Ino e Shikamaru?
“Ahah, ti ho messo in crisi eh, se ti fermi a pensare! Ma c'è poco da ragionarci su, tanto!” “Ino, giocandoci ho capito perchè si chiama sadame..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ino Yamanaka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A game of sadame A game of sadame

Certe volte guardo il cielo
I suoi misteri, le sue stelle
Ma sono troppe le mie notti passate senza te
Per cercare di contarle…


Casa Nara, ore 15 di un pomeriggio estivo qualunque.
Di un caldo pomeriggio estivo qualunque.
Avete presente? Quei pomeriggi in cui, dopo pranzo, l’unica cosa di cui avete voglia è mettervi sotto un albero aspettando che il vento della sera arrivi ad avvisarvi che siete vivi.
Suvvia, è capitato a tutti di sentirsi così, una volta nella vita. Shikamaru… beh, lui ne ha fatto un modo di vivere.
Se hai bisogno di lui, sai sempre dove trovarlo: sdraiato sul vasto prato che divide le proprietà dei Nara da quelle degli Yamanaka. Tu vai da lui, gli esponi il problema, e che sia per lavoro o per un favore personale, lui sbuffa, si alza, fa un po’ di storie, sospira e poi si mette al lavoro, di gran lena. Se sia perché ci sa fare, o perchè vuole cercare sempre di compiacere le persone, o semplicemente per la logica del “prima finisco, prima torno ai fatti miei”, non l’ha mai capito nessuno. Ma fatto sta che lui è lì, sempre sdraiato ad aspettare che qualcuno lo faccia sentire vivo. Perché gli piace la tranquillità, ma adora la compagnia.
Si sente incoerente, in realtà.
Si sente di non riuscire mai a fare abbastanza.
Si sente immaturo, perché sa di potere e sapere assolvere ai suoi doveri, ma spesso non li vuole, perché ha paura.
E ora è anche un padrino. Accidenti, questo sì che è un impegno. Un impegno che ha preso in carica volentieri, in verità, anche se avrebbe preferito farlo in un altro contesto. Ma ha paura lo stesso. Molte cose sono cambiate, dal giorno in cui è stato caricato di questo importante fardello.
Già non era facile prima, quando le cose andavano meglio.
Ora invece, non sa come guardare al mondo.
Che colpa ha quel bimbo per dover nascere senza un padre?

A lui piacciono gli scacchi. Perché riesce sempre a capire come possono andare le cose, e mandarle nel verso giusto.
Ma la vita non è una partita a scacchi. In quel gioco non esistono variabili incalcolabili. Nel gioco della vita, ammesso che lo si possa chiamare così, per quanto tu possa programmare le tue mosse, succede sempre un qualche imprevisto. Un giorno ci sei, l’altro no. Certo, in linea di massima c’è la stessa probabilità che accada qualcosa di buono piuttosto che di cattivo, ma che la sorte sia sadica e voglia tenerci sempre sulle spine, è palese. E a Shikamaru questa cosa non piace. Vorrebbe solo starsene tranquillo.
E invece, si sente in colpa. Una macchia sul cuore. Indelebile, ben più di quella screziatura d’erba sul suo giacchetto da chunin che sua madre non riesce mai a mandar via, e che gli costa sonore e seccanti ramanzine per quella sua abitudine di guardare le nuvole in cielo.
Come se un ninja, sporco di sangue nell’anima, potesse preoccuparsi di una macchia verde scuro su un giubbotto dello stesso colore.

Ino? Si sente ancor più persa di Shikamaru, a volte.
Il suo cielo, le sue nuvole? Dentro un vaso di fiori.
E’ sempre stata una ragazza creativa, l’erede degli Yamanaka.
Una gran lavoratrice. Anche lei brama di sentirsi viva.
Ma non aspetta mai che passi qualcuno a farla sentire tale (anche se le piacerebbe): si dà da fare. Crea composizioni stupende, combinando e armonizzando gli elementi dei fiori più disparati.
Profuma di fiori freschi, è un bocciolo lei stessa.
Un garofano rosso, energico, e baldante come un oleandro.
E’ brava a recidere le radici di quelle piante. Ma nessuno riuscirebbe a tagliare le sue. Tenace come un fiore di quercia, non capisce, o forse non vuole capire, i propri limiti.
Feconda come un’altea.
Dolce assenzio di Shikamaru.
E confusa come un fiore al vento.

“Bu!”
“Macchec…”
Shikamaru, oramai sveglio e allerta, si guarda in giro.
Ino lo squadra dall’alto, le braccia conserte, la testa piegata in giù. La sua bionda coda lo punta. La sua snella figura gli fa ombra. Piacevole, c’è da dire. A differenza del risveglio.
“Ma che razza di ninja sei? Ti fai sorprendere così…”
“Sono a casa mia, cavolo, non posso star tranquillo neanche qui?”
“Hmpf, sempre il solito. Su, mettiti in piedi. Ora mi farai compagnia.”
“Eh? Guarda che non ho alcuna intenzione di aiutarti con le consegne, fa troppo caldo.”
“Potrebbero esserci ventidue gradi all’ombra, e non ti andrebbe lo stesso, figuriamoci. Ma oggi faremo qualcosa che vada bene anche a uno scansafatiche come te.”
“Sì, e cosa?” Shika continua a guardarla dal basso, ma ha ora le mani incrociate sotto la testa. E un sopracciglio alzato.
Un rapido movimento di mani e dalla bisaccia di Ino fuoriesce un sacchetto di stoffa azzurro e rosso. La ragazza scioglie il legaccio e vi infila una mano dentro, rivelando… un mazzo di carte.
Shikamaru, ora, di sopraccigli alzati ne ha due.
“Che ne dici di giocare?”
“Ma non siamo più bambini, Ino…”
“E allora? Mi hanno regalato questo mazzo di carte ma non ho con chi giocarci, tranne te.”
“Non mi va di giocare a carte, perché non chiedi a Choji? E poi non so manco che gioco è.”
“Appunto” replica seccata “Shikamaru Nara, io ti sto offrendo il privilegio di giocare con me e tu lo rifiuti ‘perchè non ti va’? Sono più belle le nuvole di me?”
“Eh? Che c’entra?”
La giovane kunoichi si allontana da lui.
Avvicinatasi al tavolo in legno poco lontano, esclama:
“Ok, voglio giocare con te. Quindi falla finita e vieni qui sulla veranda.”
“Uffa, che seccatura…”
Una seccatura, sì. Però aveva acconsentito, come sempre.

In realtà tutto ciò non gli dispiaceva. Temeva però che andasse a finire come al solito, come ogni volta che cominciavano un qualche gioco di società: nel giro di pochi turni lui vinceva, e lei si arrabbiava perché “non era stato galante” e “stava sempre lì a tirarsela perché era più intelligente”…
Una volta aveva provato a farla vincere di proposito, e si era arrabbiata ancora di più. “Che vigliacco che sei…”

Una volta non era così. Una volta era più facile. Una volta le regole non c’erano, c’era la voglia e la facilità a lasciarsi andare. Una volta…non c’è più. C’è l’ora e l’adesso, regole non scritte e regole inutili. Era diventato un gioco frustrante. A losing game, avrebbe detto Tsunade su un tavolo da gioco.
Le cose cambiano, le disgrazie succedono, le persone si allontanano. Sì, era venuta fin da lui. Ma ieri dov’era? E lui, ieri, dov’era? A guardar le nuvole.

“Mah, vabbè…”
Sbadigliando, si alza in piedi, e senza molta convinzione, si appropinqua anch’egli al tavolo, grattandosi l’attaccatura del codino con l’indice destro.
“Avanti, siediti. Sento che non mi batterai mai!”
“…” Si appollaia sullo sgabello con aria insofferente.
Sarà perché è poco convinto o perché avrebbe preferito almeno giocare sul pavimento della veranda, come quando gioca a shogi?
“Allora, che gioco è?”
“E’ il sadame! Lo conosci?”
“No…”
“E’ semplice, ognuno ha tre carte per mano, così, vedi? E a turno cerca di vincere più carte possibile, giocando una carta dal valore pari alla somma di quante più carte possibile tra quelle che stanno a terra…”
“In pratica, bisogna fare le somme. E’ un buon gioco per un bimbo dell’Accademia…yawn….”
“Non fare il solito! Ecco, tieni...cominci tu!”
“Uh...ok...allora, due e due quattro e una cinque...le devo mettere da parte ora, queste?”
“Sì, vince chi ne ha di più...uffa, mi hai lasciato solo un tre...calo il sei!”
“Sei anch'io...”
“Shikamaru, sei uno stupido! Lo fai apposta a bloccarmi le mosse?”
“Eh? E io che ne so?”
“Nove”
“Tre...”
“Quattro e quattro otto!”
Passavano le mani di gioco, e Shikamaru avvertiva la tensione di Ino. Possibile che fosse per quello stupido gioco? Non riusciva a capirlo, anche se gli sembrava improbabile. C'era qualcosa che la turbava. E forse era la stessa cosa che turbava lui.
“Asso!”
“Tre e uno quattro!”
“Ahah! Guarda, Shika! Tre più quattro sette! Ho ripulito il campo! Questo vale doppio! Sto vincendooo...”
Il giovane chunin la guardava stupito e anche un po' scocciato, che bisogno c'era di fare così per quello stupido gioco?
“Due...senti, Ino, tu...non hai paura di come sarà il domani?”
“Eh?...” evidentemente la bionda non si aspettava quella domanda, e voleva prender tempo facendo finta di non aver capito. “...tre!”
“Sì, Ino. Il domani. Non pensi che stiamo crescendo troppo in fretta? Ho l'impressione di esser diventato adulto tutto a un tratto, e aver perso molte cose prima di riuscire a godermele...”
“Non ti seguo, Shika...gioca, piuttosto, che aspetti?”
“...sì...otto...è che ci si vede sempre più di rado, per colpa di tante cose...delle missioni...e...”
“E allora? Otto e due dieci!”
Non far finta di non capirmi, Ino, dai... quasi una preghiera mentale quella di Shika.
“Uhm...” ecco che il ragazzo chiude gli occhi e porta le mani, aperte e congiunte solo per la punta delle dita, ad altezza del ventre. Quando vuole concentrarsi su qualcosa, quella è la sua posa.
“Ahah, ti ho messo in crisi eh, se ti fermi a pensare! Ma c'è poco da ragionarci su, tanto!”
“Ino, giocandoci ho capito perchè si chiama sadame, destino.
Questo gioco rappresenta la vita giorno per giorno, dove i numeri che hai 'in mano' non combaciano per forza con quelli sul 'tavolo da gioco'. Però con la memoria, ti ricordi delle mani passate. E con l'audacia, conquisti quelle future.”
“Oh, molto interessante, Shika. Ma ti conosco, non mi distrai prendendo tempo! Oppure ora mi dirai che è troppo semplice come gioco per te, intelligentone?”
“No, è troppo complicato, invece...”
Un sorriso vagamente sardonico si dipinge sul volto di uno Shikamaru ancora con gli occhi chiusi.
“Giochiamo a carte scoperte...”
Eccolo riaprire gli occhi e riprendere le proprie carte dal tavolo, mentre Ino si sente stranamente irrigidire.
Non mi avrà mica?

Sciaf!
Le carte in mano a entrambi cadono sul tavolo. Ino riprende il controllo del proprio corpo.
“Heeeey, ma cosa??? Stavo vincendo!!”
“Ascoltami, Ino, mi sono accorto di una cosa” Le sue mani ora tengono strette quelle della ragazza, che non sa essere più arrabbiata o imbarazzata.
“Non voglio che la mia vita sia una partita a shogi, dove a ogni pezzo è attribuito un valore simbolico, e bisogna programmare tutto...non vorrei mai il nostro rapporto come una partita a scacchi: eppure è capitato anche questo, e ci ha allontanati. Il dolore, la perdita, le insicurezze, i problemi. Non è stato facile per nessuno, lo so. Io mi sono imposto di badare alla maestra Kurenai e ho trascurato gli amici, me stesso...te.”
“...” Ino ascoltava, senza replicare.
“Le situazioni della vita ci impongono ruoli, doveri, atteggiamenti, a volte. Io vorrei solo essere me stesso, ma a volte, non ci riesco, ho troppa paura di sbagliare. Mi capita spesso di non riuscire a capirti, anche se vorrei, ma mi sembra che ogni cosa sia sbagliata, ai tuoi occhi. E sono sicuro che la cosa è reciproca. Verranno altri giorni in cui ci sentiremo così. Come quel giorno maledetto, saremo sopraffatti, avremo ognuno i nostri fadelli sulle spalle...
ci saranno giorni in cui non ci capiremo, e ci daremo addosso, e altri, che dovrebbero essere bei giorni, in cui dovremo discutere invece di goderceli. Verranno quei giorni in cui sarò così, intrattabile, incomprensibile. Tu aiutami, comprendimi, perchè saranno proprio quelli i momenti in cui avrò più bisogno di te”
Il ragazzo fece uno sforzo non indifferente per alzare lo sguardo verso gli occhi della ragazza. “Ti giuro che farò lo stesso. Ho solo... paura. Io ho bisogno di te, e ho paura che te ne vada anche tu.”
“Oh, Shika...io...ecco...”
Ecco, sì. Era riuscito a mandarla in confusione e in imbarazzo.
Bravo Shika, sei il solito idiota!
Si ripetè il ragazzo in testa. Doveva rimediare.
“Sai... perchè ho voluto scoprire le carte?”
“..No, perchè?”
“Beh...giocando normalmente giochiamo per divertirci entrambi, ma va a finire che uno vince e l'altro perde. Però, se la nostra vita è come il sadame, voglio che il nostro gioco sia così, a carte scoperte. Le carte che raccoglieremo, saranno in comune. Il gioco diventa cooperativo, e neanche così è detto che vinciamo. Ma se vinciamo, lo facciamo insieme. Se perdiamo, lo facciamo insieme. Certo, anche a mettercela tutta non è detto che la combinazione sia sempre perfetta, anzi... ma il nostro rapporto non deve mai diventare una seccatura, facendola complicata con tutto questo mordi e fuggi...è la cosa più bella che ho, e come tutte le cose belle è meglio che sia semplice, no?”
“Scemo...” ora è Ino a sorridere, rassegnata. “...e tutta questa spiegazione lunghissima ti sembra semplice? Continua a stringermi le mani, piuttosto. Abbracciami. Dopo giochiamo di nuovo. E guai a te se bari ancora!” fece la bionda, sorridendogli con l'occhiolino.
Non era più un pomeriggio estivo qualunque. Era diventato...qualcosa di più, qualcosa che avrebbero ricordato per sempre.
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Ed eccomi qui a partecipare a questa bella iniziativa!!
Ringrazio Sakurina e Mimi18 per avermi invitato a farne parte :)
Mi fa piacere pubblicare questa fanfic, nel cassetto da lungo tempo e finalmente portata a compimento (avrei dovuto pubblicarla ad Aprile, ma... beh, la vita è una partita a carte, no?).
Questa coppia, che ho iniziato ad apprezzare quasi per gioco, è diventata molto importante per me, e spero che questa fanfic non sfiguri rispetto alle altre (che leggerò stasera quando torno a casa ^^ ).
La dedico a tutte/i voi mosche bianche, e naturalmente a chi mi ha fatto conoscere e apprezzare questo pairing. Potrei dire tante cose, ma credo che in questo caso basti
"ShikaIno rulez!"
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[Naturalmente, i pg di questa fanfic sono tutti di fantasia, ogni similitudine con fatti o persone realmente accaduti, esistenti o esistiti è puramente casuale. Naruto e tutti i suoi personaggi sono © Masashi Kishimoto/Kodansha/Tokyo TV/Panini Comics/ e ogni eventuale avente diritto, e sono usati al solo scopo didascalico e amatoriale, senza alcun fine di lucro.]
  
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