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Autore: Christina Malfoy    13/07/2008    2 recensioni
Un viaggio, un crociera.. solo sette giorni..Due ragazze e i loro sogni, le loro emozioni.. Divertimento, scherzi, nuove amicizie, nuovi amori, sorrisi, baci, lacrime.. Dedicato a Sara, a quello che abbiamo vissuto, alle persone che abbiamo conosciuto e soprattutto ad Alex, ti voglio bene.. grazie! Lasciate un commentino!!! kisskiss, Chry!
Genere: Romantico, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo un altro mese di assenza ho deciso di imbarcarmi in questa nuova impresa.. un fic originale! Spero che sia di vostro gradimento! E prometto che aggionerò tra pochi giorni^_^. Bacioni! Commentate.. Vostra Chry!

 

Seven days

 

 

Non avevo mai pensato che l’amore potesse essere cosi travolgente e improvviso, nonostante nei mesi precedenti avessi avuto la prova di quanto fosse doloroso e difficile da dimenticare.

Eppure quando mi ritrovai li, davanti a lui,quando lo vidi la prima volta e rimasi ferma, col fiato sospeso, senza pensieri, ebbi la certezza di aver provato qualcosa di nuovo..di intenso..

E ne avevo avuto paura!

E so che se non mi fossi imbarcata quel giorno, adesso sarei lo stesso qui, a continuare la mia vita di sempre ma tutto sarebbe diverso, forse meno angosciante..

Ma sono certa che ne è valsa la pena..

 

*      *      *

 

Prologo

-Prima di partire-

 

22 giugno 2008

 

Fly,

Alla fine mi hanno convinta.. lo so, lo so.. è meglio così! Ma credimi, almeno per il momento la voglia di partire non c’è! Ok, ci vuole convinzione e ce la metterò tutta, promesso! Ma tu non stare in pena.. Il momento è passato, lo sai, no? Lo so che non ci credi, ma sto bene, davvero!

Volevo ringraziarti per la telefonata di ieri.. Mi ha fatto bene! Torno alle mie valigie! E comunque non credere che non ci terremo in contatto.. La Grecia non è poi così lontana.. E sulla nave ci sarà uno piccolo, microscopico pc funzionante, no?

Ti voglio bene e mi mancherai

Giuly

 

 

-Giuliana! Vuoi sbrigarti con quelle valigie? Il pullman non aspetta noi! Rebecca e i suoi stanno per arrivare!-

La voce di mia madre non era mai stata di mio gradimento completamente. Era estremamente squillante e penetrava nei timpani anche quando cercavi di isolarla con un bel paio di cuffie e musica a volume intollerabile.

-Scendo subito! Prendo le ultime cose!-

Ero sempre stata del parere che con la calma si risolvesse tutto!

Feci ancora una volta il giro della mia piccola e comoda stanza da letto, per l’ennesimo controllo. Perfetto.. sembrava che non mancasse nulla. Portai una mano alla fronte, interpellata di diverse goccioline di sudore. Quel giorno a Napoli c’erano 32°, il cielo era azzurrissimo e il sole scottava bruciava più del solito. Indossavo un semplice top bianco, la mia gonna di jeans preferita e ballerine bianche, scarpe che, secondo mia madre, non dovevo indossare perché mettevano in evidenza il mio scarso metro e cinquantasette…uno dei miei tanti difetti!

Scesi le scale di corsa.. Evitando che molteplici pensieri potessero farmi cambiare parere su quel viaggio improvviso.

Una crociera.. Ma cosa potevo farmene io di una crociera? Per di più in posti che non avevo la minima intenzione di visitare.. Cosa avrei potuto adocchiare di interessante in Turchia? Ok.. è vero, è piena di moschee e diversi siti archeologici, ma con questo caldo.. Sarei svenuta appena avrei messo piede fuori dalla nave!

Uscii dalla porta, respirando a pieni polmoni la fresca brezza mattutina. I miei genitori erano fermi accanto ad una Mercedes blu scuro che non conoscevo e parlavano animatamente con il proprietario dell’auto. Mi avvicinai lentamente a loro, sorridendo cordiale. - Buon giorno-

- E questa deve essere vostra figlia!- disse l’uomo, scrutandomi attentamente, quasi come se avessi commesso un omicidio e lui fosse l’investigatore privato.

-Si lei è la più piccola, Giuliana..-rispose mia madre,portando indietro i capelli mossi e biondi con un gesto veloce e posando le sue mani sulle mie spalle. Gesto che avevo sempre odiato!

-Davvero una bella ragazza, Rosanna.. Quanti anni..-domandò lo sconosciuto.

-Ne faccio diciassette tra due mesi!-risposi in fretta, sperando che non cominciasse il solito interrogatorio.

-Bene.. e il ragazzo..-

-Andrea frequenta il terzo anno di ingegneria-

Questa volta a rispondere fu mio padre e lo fece sfoderando tutto il suo orgoglio.

-Bene.. Complimenti, bella famiglia.. E beh.. mi ha fatto piacere rivedervi.. Tommaso, Rosanna.. In bocca al lupo per tutto.. Ciao piccolina!-

Esibii il mio miglior sorriso falso.. detestavo essere chiamata “piccolina”!

Vidi i miei genitori salutare con affetto quello che, presumevo, dovesse essere un loro vecchio amico e mi scostai da loro per raccogliere da una delle valigie più piccole il mio nuovo Motorola V3.

Feci scorrere velocemente le voci della rubrica cercando quello che mi interessava tra quelli inizianti per R.

Il numero di Rebecca spiccò tra gli altri quasi subito a causa dei vasti ornamenti che avevo aggiunto ai lati del suo nome.

Lasciai squillare il cellulare finchè lei stessa lo staccò, per informarmi che erano arrivati.

Dopo due minuti,infatti, vidi una opel astra grigia accostare accanto a noi e sorrisi avvicinandomi al finestrino. La portiera si aprì,rivelando una Rebecca assonnata, che si voltò a guardarmi  con i suoi occhi nocciola, sorridendo eccitata.

-Allora siamo pronte?- disse, sporgendosi per salutarmi.

-Si.. direi di si..- risposi tranquilla.

-Dai sali in macchina!-mi incitò sempre sorridendo.

Salutai in fretta Luca e Claudia, i suoi genitori e mi accoccolai accanto a lei.

-Hai un codino,Reb?- le chiesi, cominciando ad avere caldo sulle spalle a causa della mia lunga chioma castano chiaro.

-Si.. però non legarteli.. chissà come sono lisci e sono anche più biondi..-disse prendendo una ciocca più chiara

-Non mi importa! Sto morendo di caldo!E per il colore, lo sai.. è il sole!-

-Già.. Ecco tieni!-disse porgendomi un elastico nero.

Feci una coda veloce,sentendo finalmente un po’ di fresco sulla schiena.

-Tu invece! Hai fatto la permanente?-

-Si!-rispose contenta, scuotendo la chioma corvina.

-Quanto tempo ci vorrà per arrivare?-domandai annoiata.

-Cinque ore per Bari.. la nave parte alle tre!Che bello, non vedo l’ora!-

-Già.. anche io!- risposi con altrettanto entusiasmo.

-Vuoi una cuffia?-

-No, ho anche io l’ipod!-risposi, cominciando a curiosare nella mia borsa alla ricerca di occhiali da sole e ipod.

Dopo aver acceso il lettore e premuto play, mentre l’immenso dei Negramaro mi riempiva orecchie e mente, cominciai a rilassarmi, godendomi il viaggio e la vista del paesaggio che pian piano cambiava, mostrandosi in tutto il suo splendore.

 

Arrivammo al porto di Bari alle due in punto, dopo due brevi soste all’autogrill, dove, purtroppo, il mio stomaco e quello di Reb, non avevano saputo resistere alla tentazione di numerose schifezze!

Scendere dalla macchina fu un sollievo per le mie gambe indolenzite, che richiamavano i loro diritti di moto!

Feci qualche passo, finchè la vidi.. gigante, stupenda, li davanti a me.. La nave!

Sorrisi, non riuscendo a non sentirmi per un istante come Rose del Titanic! Incrociai le dita, sperando di non fare la sua stessa fine.. beh, un Jack tutto mio non sarebbe niente male, ma affondare nell’acqua congelata non mi attirava per niente!

Il controllo dei bagagli si rivelò alquanto noioso ma non durò molto, anche se mia madre continuò ad insistere che avevo cercato con tutte le mie forze di portare dietro ogni singolo pezzo della casa. In effetti il carico delle mie valige era il più pesante!

L’imbarco fu rilassante e piacevole. Dopo aver preso le tessere personali, uno dei camerieri, tutti rigogliosamente educati e gentili, ci accompagnò alla nostra cabina, al decimo piano. Salutai Reb e i genitori, che invece si diressero al piano inferiore.

La cabina mi piacque subito! Non era mastodontica, ma la tappezzeria blu notte e i mobiletti in legno scuro le donavano un che di rassicurante e accogliente e poi il balconcino.. ahh, indescrivibile.. già assaporavo i diversi tramonti che avrei visto, aspettando che la mia chioma ribelle fosse asciugata dal calore degli ultimi raggi del sole e dal vento fresco serale.

-Giuly, tua madre e io abbiamo deciso di disfare dopo le valigie.. andiamo prima a pranzo!- disse mio padre, mentre io continuavo l’ispezione della stanza.

-Perfetto! Scendo anche io, oh c’è anche  il telefono..il numero della cabina di Reb..-

Portai una mano alla fronte cercando di ricordare la combinazione.

-Ah si.. 91..46..-dissi, componendo in fretta il numero.

 

-Pronto?..-

Sorrisi riconoscendo la voce della mia migliore amica.

-Ehi Reb! Hai visto che figata? Ci sono anche i telefoni nelle cabine..-

-Ma vah!-

-Antipatica! Comunque.. Belle le stanze, eh?-

-Già.. Il balcone è stupendo.. –

-Pensavo lo stesso.. Allora ci incontriamo alle ascensori?-

-A che piano c’è il buffè?-

-Mmm..- risposi, prendendo uno dei tanti fascicoli che il cameriere aveva lasciato – Villa Pompeiana.. piano 13!-

-Perfetto! Ci incontriamo tra due minuti alle ascensori!-

-Ok a dopo!-

 

Prima di uscire decisi di dare una sistemata al mio aspetto, per niente presentabile a causa della stanchezza del viaggio. Sciolsi i capelli, che, come aveva previsto Reb, ormai avevano preso leggermente il segno dell’elastico. Presi dal beauty case un ombretto dorato, cominciando a stenderlo sulle palpebre. Con il mascara e la matita nera risaltai il colore dei miei occhi verdi, che quella mattina apparivano più dorati e lucidi del solito.

Uscii dalla stanza, guardandomi intorno curiosa. Quella nave era enorme e tutta da scoprire.

Trovai con poca difficoltà una delle diverse sale dove erano situate le ascensori e le scale. Scesi le scale, considerato che Reb mi aspettava al piano sottostante.

-Ho famissima!- mi disse, toccandosi la pancia, mentre prenotavo una delle ascensori.

-Anche io.. Speriamo che ci sia qualcosa che mi piaccia!-

Ecco un altro dei miei tanti difetti.. il cibo..

-Non ricominciare tu e la dieta! Questa settimana mangerai tutto!-

Sorrisi, annuendo e cercando di convincere anche me stessa. Nei tre mesi precedenti avevo fatto una dieta massacrante! Ero scesa di otto kili, quelli che, ingorda, avevo introdotto nella pancia, nelle cosce, durante le numerose ore di studio in inverno. Frequentare il classico comportava i suoi rischi! Ma non era stato solo quello il motivo.. E lo sapevo bene, anche se facevo fatica ad ammetterlo.. Anche Matteo e il suo “abbandono” avevano contribuito…

 

Entrammo nell’ascensore che era già affollata da numerose persone, soprattutto stranieri.

-Ehi.. ma si ferma al 12! Come si fa poi per arrivare al 13?- domandò Reb, perplessa.

-Non lo so, vediamo!-

Scendemmo al dodici e cominciammo a guardare la piantina della nave, disegnata accanto ad ogni ascensore. In quell istante accaddero diverse cose contemporaneamente.

Incontrammo i miei genitori, appena usciti da un’altra ascensore, Reb mi spinse verso quella che secondo lei doveva essere la direzione giusta e io inciampai, scontrandomi con un ragazzo che era appena entrato dal corridoio che portava alle cabine.

-Scusa- dissi, arrossendo violentemente.

-Figurati..-rispose lui, alzando le spalle.

Il mio rossore aumentò quando mi accorsi che il ragazzo che avevo davanti era semplicemente stupendo!

Alto, moro.. con due occhi azzurrissimi.. doveva avere almeno 20 anni..Ma era una visione..

-Come si arriva al 13?- domandò lui, voltandosi indietro.

Solo allora mi accorsi che era accompagnato da altre due persone. Un ragazzo,meno bello di lui ma leggermente più alto e una ragazza, anche lei bellissima.. alta, magra, con una lunga e folta chioma biondo scuro e occhi azzurro cielo. La guardai con invidia, presumendo che dovesse essere la sua ragazza!

Restai senza parole e voltandomi vidi che Reb era nella stessa situazione.

-Di qua!- disse la ragazza bionda, svoltando in un altro corridoio.

Cominciammo a seguirli, dovendo andare nella stessa direzione. Io e Reb ci lanciammo uno sguardo eloquente senza dire niente.. non c’erano parole.

Arrivare il piano 13 fu divertente.. Molte persone si unirono a noi, alla ricerca di quel livello irraggiungibile!

Giungemmo davanti al ristorante quasi ansimando.

-C’è il self service-mi informò Reb, avvicinandosi al bancone, già estremamente gremito.

-Prendi un vassoio! Oh, guarda c’è la pizza!- eclamai al massimo della felicità.

-Si man non iniziare a saltellare come tuo solito, contieniti!- mi prese in giro Reb, sapendo quanto amassi il mio piatto preferito.

Dopo aver fatto una scorta dei più svariati tipi di alimenti commestibili, dalla pasta al dolce, ci sedemmo ad uno dei tanti tavoli del ristorante.

-Reb..-cominciai sospirando.

-Lo so, non dire niente..- disse lei, scuotendo la testa.

-Che cos’era?..-

-Non lo so.. ma non è normale, cioè l’hai visto? Era stupendo..-

-Porca miseria.. Se esistono ragazzi così.. vale la pena vivere..-

Ci guardammo per un istante, prima di scoppiare a ridere come due imbecilli.

 

Dopo il pranzo, decidemmo di cominciare la nostra esplorazione, per questo munite di fotocamere, ci avventurammo tra i vari piani della nave.

Salimmo scale, prendemmo numerose ascensori, girammo corridoi e sale,dal 6 al 15 piano, scattando foto, curiosando in ogni angolo, ridendo, scherzando, fino a che le forze non abbandonarono le nostre gambe.

-È stupenda, stupendaa!Bellissimo il teatro.. e il moulin rouge, la palestra e la discoteca!- esclamai eccitata, riguardando le foto.

-E lo zebra bar, l’internet cafè e il casinò!Ahhh.. adoro questa nave!- concordò Reb, sbadigliando.

Mi voltai ad osservarla ridendo.- Ti conviene fare un riposino, altrimenti stasera non riuscirai a reggerti in piedi!-

-Hai ragione! Sono appena le cinque! Dormirò un oretta.. tu che farai?-

-Mmm.. voglio andare in piscina e prendere un po’ di sole..-risposi, indicando che sotto il top leggero indossavo già il costume da bagno.

-E quando mai, come se non fossi già abbronzata!… beh, non arrostirti, a dopo Giuly!- tagliò corto Reb, dirigendosi verso la sua cabina.

Io invece presi la direzione opposta, quella che portava alle ascensori centrali. Ero salita da poche ore, eppure mi sembrava già di conoscere perfettamente la nave, merito del mio senso d’orientamento, di cui ero alquanto soddisfatta!

Uscire all’aria aperta, sotto il sole cocente mi fece bene. Ero stanca, ma niente riusciva ad abbattermi..

Mi guardai intorno, meravigliata del numero elevato degli stranieri che occupavano la nave. Dopo aver affittato un asciugamano arancione al bancone, con la mia tessera, cominciai a gironzolare per il ponte, alla ricerca di un lettino libero.

Dopo dieci minuti riuscii a trovarlo. Mi distesi, chiudendo gli occhi e godendomi i tiepidi raggi del sole pomeridiano.

Non c’era che dire, la nave era davvero uno spettacolo, molto più bella di quanto avessi immaginato.. Finalmente cominciavo ad essere ottimista, mi aspettava una settimana ricca di divertimento!

 

-Stasera gioca l’Italia! Vedremo la partita dal maxi schermo..-

La voce di mio padre, giunse alle mie orecchie chiara e frizzante, mentre ero impegnata a prendere gli abiti adatti per quella sera..

Il programma della giornata consigliava un abbigliamento casual, per questo avevo deciso di indossare un pantalone nero e un top bianco di lino a fascia e rigogliosamente scarpe con tacco vertiginoso.

Trascorsi diversi minuti, impiegati per applicare sul volto, quelle che mio padre riteneva solo schifezze e dopo un spruzzata del mio profumo preferito Just Cavalli Her ero pronta!

Uscii dalla stanza, dirigendomi verso il 6 piano, dove era situato il nostro ristorante: Il Palladio.

Erano appena le 9 meno dieci, mancavano ancora dieci minuti prima di poter entrare nel sala, perché aderendo al secondo turno, la cena era servita dalle 9 e mezza.

Mi accomodai in uno dei tanti divanetti disposti nella hall, che era semplicemente bellissima.. al centro della sala,circondata da numerose scale, c’era una cascata, che raccoglieva acqua leggera alla base. Al centro, su un piedistallo di vetro, occupava posto un pianoforte,che in quel momento era suonato dolcemente da uno dei musicisti e accompagnato da diversi strumenti a fiato.

La musica classica emessa dagli strumenti si diffondeva dolce e rilassante.

-Giuly!-

Mi voltai di scatto, riconoscendo la voce di Reb.

-Ehi..Che bella.. Stai benissimo!- le dissi sincera, raggiungendola.

Lei mi sorrise, contenta. –Grazie.. Gli altri vestiti che ho provato sono ancora tutti sparsi per la stanza!-

-Bene.. Sono sicura che tua madre sarà contentissima!-

-Anche io!-

Decidemmo di raggiungere i nostri genitori al ponte 13, dove era stato allestito il maxi schermo. La partita era cominciata da venti minuti, ma di risultati positivi non c’era neanche l’ombra.

Era bellissimo osservare tutte quelle persone concentrate, che esultavano o imprecavano insieme.

C’erano molti teenager, più di quanto avessi immaginato..

-Reb, sono le nove e venti.. meglio che scendiamo, no?-

-Si, andiamo.. tanto questa partita non mi sta dando soddisfazioni!-disse indignata.

Informammo i nostri genitori, prima di avviarci al sesto piano.

Il ristorante si presentò al primo impatto alquanto fastoso ed raffinato. Le poltrone, le pareti erano ricoperte da stoffa pesante, rosso scuro. Sui  tavoli in legno c’erano tovaglie di lino bianco. Illuminavano la sala centinaia di faretti bianchi, disposti in un complicato disegno sul soffitto vetrato. I camerieri ci accompagnarono al nostro tavolo, 682.

Era tutto così perfetto, luccicante, sembrava di vivere in una favola…

Durante la cena io e Reb scattammo altre foto, molte stupide, ridicole, ma divertenti.. Mangiammo un infinità di panini, che il cameriere portava a ripetizione,contento che ci piacessero tanto e ridemmo come le pazze per ogni piccola stupidaggine.

La cena fu davvero squisita e dopo aver assaporato il mio ultimo cucchiaio di gelato alla vaniglia, abbandonammo i nostri genitori per dirigerci da nostri “coetanei”.

 

La discoteca era situata al ponte 14, a poppa. Diversi tavolini in vetro e divanetti color grigio metallizzato circondavano la pista da ballo, che era composta da schermi lcd, disposti sulle pareti e sul pavimento. C’erano poi delle vetrate che davano sull’esterno e un grande bancone del bar.

-Oh mio dio! Un animatore! Scappiamoo, prima che ci veda, non voglio assolutamente partecipare ad uno di quei stupidi giochi, non voglio fare figure di.. la prima sera!!!-

La voce terrorizzata di Reb mi scosse dai miei pensieri.

-Hai ragione.. Vieni sediamoci li!-

Raggiungemmo un angolo più appartato del locale, mentre la pista da ballo si riempiva sempre di più di ragazzi.

Come avevamo sospettato partirono diversi giochi e molti teenager furono invitati a partecipare. Mentre ci godevamo lo spettacolo da lontano, ridendo e parlottando tra noi, un ragazzo biondo con un cappello alla cowboy sulla testa ci raggiunse.

-Hi!-

Io e Reb ci guardammo perplesse. –Ciao!-

-Can I..?- disse il ragazzo, indicando il posto accanto a me.

-Oh, yes!..- risposi io, imbarazzata, facendogli posto..

Il biondo sorrise, sedendosi al mio fianco.

-What’s your name?-chiese ancora lui attaccando conversazione.

-Giuliana!- risposi, ancora rossa in volto.

Il ragazzo mi prese la mano e mi baciò il dorso. Lo guardai sconvolta e lo osservai mentre faceva la stessa cosa con Reb. Poi ci disse il suo nome, ma così in fretta e in un accento così chiuso che non riuscii a capirlo, ma evitai di domandaglielo di nuovo.

-Where are you from?- domandai io, cercando di mostrarmi tranquilla.

-Austria!- Rispose lui, di nuovo con quello strano accento. –And you?-

-Naples, Italy..-

-Ohh.. Italy! Well.. Nice to meet you..- esclamò ancora ridendo,alzandosi. Io e Reb lo guardammo come due ebeti.- Bye, bye..- affermammo insieme.

Restammo qualche secondo incantate a guardarlo,mentre raggiungeva i suoi amici, poi ci voltammo, specchiandoci l’una negli occhi dell’altra. Scoppiammo a ridere all’istante.

-Ma tu hai capito il suo nome?- dissi, non riuscendo a smettere di ridere.

-No! Ma non importa!- rispose Reb, piegata in due dalle risate.

Osservando meglio la discoteca, mi resi conto che c’erano numerosi stranieri, spagnoli e soprattutto austriaci, amici di quello strano ragazzo senza nome!

Ce n’era addirittura uno con i capelli biondissimi, sembrava la fotocopia di Spike di Buffy l’ammazza vampiri e un altro, di cui riuscimmo a cogliere il nome, Mattia, che sembrava impazzito.. probabilmente perché aveva bevuto!

Quando terminarono i giochi degli animatori, parti la musica da discoteca ma la pista, al contrario del solito, si svuotò.

-Andiamo a prendere qualcosa da bere..- proposi annoiata.

-Non credo che riusciremo a prendere qualcosa, controllano le tessere e siamo minorenni!-

-Che palline!- dissi, sbuffando.

-Andiamo lo stesso, mi sto annoiando!-

Ci alzammo, raggiungendo l’altro lato del locale, dove era situato il bancone delle bibite, che in quel momento era affollatissimo. Forse era meglio non farlo!

Restammo ferme giusto cinque minuti, prima che un gruppo di Austriaci ci venisse incontro. Uno mi prese alla sprovvista e prima che me ne accorgessi mi aveva già portato sulla pista da ballo. Lo guardai sconvolta. Indossava anche lui il cappello, forse un segno di riconoscimento con i suoi amici, ma quello che mi colpi di più, oltre all’ l’orrendo paio di occhiali che si illuminavano a ripetizione, color verde pistacchio, fu la tremenda puzza di alcol che aveva addosso. Era ubriaco!

Iniziò a farmi volteggiare, senza un ritmo, senza eleganza. Prima che riuscissi a divincolarmi si impossessò della borsetta che avevo a tracollo e mi fece indossare il suo cappello. Stetti al gioco all’inizio, anche perché la pista iniziò ad accogliere altri ragazzi, tra cui Reb, che vidi tra le braccia di un altro ragazzo.

All’improvviso l’austriaco avvicinò le labbra al mio orecchio, dicendo qualcosa di incomprensibile. Non riuscendo a capire annui e lui mi portò fuori, all’aperto, sul ponte.

Poi tutto divenne chiaro.  

Mi trascinò lontano dagli altri, in un angolo più appartato e prima che me ne rendessi conto cominciò a baciarmi il collo. Mi divincolai scioccata e disgustata, inutilmente, mentre continua a tenermi stretta, leccandomi la guancia senza pudore.

-No, please.. No, Let me go.. Please..- dissi, cominciando ad avere paura.

Il ragazzo lesse il terrore nei miei occhi e mi lasciò.

-Sorry, I had not understood.. – cominciò dispiaciuto e confuse, evidentemente non riusciva a capire molto in quello stato.

-Don’t worry.. Bye..- dissi in fretta, allontanandomi da lui e rientrando. Rebecca mi venne incontro, preoccupata.

-Giuly, dove eri finita?-

Le raccontai ciò che era accaduto e lei mi abbracciò per rassicurarmi.

-Non preoccuparti.. Sono tutti ubriachi qui! Non capiscono niente!-

-Me ne sono accorta!- dissi infastidita.

-Vieni! Ti presento dei ragazzi che ho conosciuto!- mi esortò, trascinandomi con lei.

-Sono italiani?-domandai con una nota ironica.

-Si si!-

Uscimmo di nuovo sul ponte e ci avvicinammo ad un gruppetto di ragazzi.

-Gianluca! Ti presento Giuliana!- affermò sorridendo Reb.

-Piacere!-dissi io, cercando di riprendermi.

-Piacere.. Tutto bene? Reb era preoccupata..-disse lui, cordiale. Era carino. Alto, magro e sembrava simpatico.

-Si, tutto ok!-

Altri ragazzi mi vennero incontro.

-Piacere Angelo!-si presentò un altro. Anche lui niente male. Moro, occhi scuri, leggermente più basso dell’altro.

-Piacere Giuliana!-risposi ancora io, sorridendo.

Conobbi poi Vittorio, che sembrava il più simpatico e nonostante non fosse molto carino aveva due bellissimi occhi azzurri, due ragazze, gemelle, Francesca e Simona e altri ragazzi che di sfuggita.

Ballammo insieme a loro per il resto della serata e riuscii a tenermi alla larga dal gruppo di austriaci, grazie soprattutto a Vittorio che finse di essere mio cugino per proteggermi.

 

Quella notte, anzi quella mattina, considerato che rientrai in camera alle tre e mezza, quando mi infilai sotto le lenzuola e chiusi gli occhi, riuscii finalmente a rilassarmi. Era il primo giorno e di pazzie ne avevamo già fatte tante.. Ed ero sicura che ce ne sarebbero state ancora tante!

 

Continua…

  
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