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Autore: Linster    15/04/2014    4 recensioni
Era una ragazza introversa, tranquilla e fino a poco tempo prima era anche ottimista, ma dopo certi avvenimenti non era più così. Sapeva di non essere più la stessa, ma non era cambiata, perché quei lati del suo carattere erano ancora lì da qualche parte, sepolti sotto tutta la sofferenza subita negli ultimi tempi.
[...]
Lei era ancora lì, che aspettava di essere trovata.
***
Lui non era esattamente quello che si poteva definire un bravo ragazzo, anzi, era tutto il contrario. Le sue passioni più grandi erano gli alcolici, le sigarette e le ragazze. Era il tipo che raramente s'impegnava in qualcosa, ma quando lo faceva, lottava fino allo strenuo per raggiungere il suo obbiettivo.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I


 
 “No one knows I lost myself long ago.
-Three Days Grace, On my own




Osservava le acque tumultuose sotto i suoi occhi, colpita dal modo in cui esse si infrangevano contro gli scogli, con una tale violenza che si chiese cosa essi avvessero fatto del male loro.
Il profumo del mare si era insidiato nelle sue narici. Adorava quell'odore di salsedine misto a quello della natura. Era l'odore di casa, era l'odore di ricordi.
Inspirò profondamente, più volte, cercando di calmarsi, di lasciare che i pensieri negativi affluissero fuori dalla sua mente. Per trovare, anche solo per pochi minuti, un senso di pace e di tranquillità. 
Chiuse gli occhi, e mentalmente si figurò casa sua. Un sorriso sincero solcò le sue labbra. Quello era il luogo perfetto quando era alla ricerca di un attimo di felicità. Riusciva a scorgere nitidamente il giardino di casa sua che considerava il più bello che avesse mai avuto l'occasione di vedere. Era di una bellezza straordinaria. Vi erano ogni tipo di fiori, grosse quercie e alberi da frutto che contornavano la grossa fontana che si trovava al centro di esso. Essa era la parte migliore di tutto il giardino. Era abbastanza grande, e al centro vi erano un uomo e una donna, abbracciati, che si guardavano negli occhi, facendosi una promessa silenziosa. La statua raffigurava i suoi genitori. 
Vide sé stessa correre verso l'entrata dell'enorme casa, costernata da grosse colonne greche, le quali aumentavano indubbiamente la maestosità di quella villa.
Si trovò nell'immensa sala stile ottocentesca e cercò con gli occhi i suoi genitori, ma non li vedeva, non li trovava. Così, li cercò in tutte le trentatré stanze, e quando finalmente raggiunse la sua camera da letto, pensando che, ovviamente, fossero lì, non li scovò. Anzi, quando aprì la porta, le fiamme l'avvolsero e il suo dolore ritornò, infuriato, nel cuore della ragazza che non poté fare a meno di accorglierlo al suo solito posto. Le sue urla squarciarono il feroce silenzio che v'era attorno.
Aprì gli occhi di scatto, terrorizzata dall'andamento che avevano preso i suoi pensieri. Benché lei fosse cosciente mentre li figurava nella sua mente, non era in grado di cambiare mai la fine. Ogni volta, ormai da qualche mese, era in questo modo che otteneva un piccolo sprazzo di felicità: si aggrappava ai ricordi e all'immaginazione. Però questo non era giusto, lo sapeva, era vivere nel passato. Solo che non sapeva in che modo sarebbe mai riuscita ad andare avanti ed a continuare la sua vita. 
Era sola al mondo e lo sarebbe stata per sempre. Era una ragazza introversa, tranquilla e fino a poco tempo prima era anche ottimista, ma dopo certi avvenimenti non era più così. Sapeva di non essere più la stessa, ma non era cambiata, perché quei lati del suo carattere erano ancora lì da qualche parte, sepolti sotto tutta la sofferenza subita negli ultimi tempi. E nei momenti come quello, in cui cercava di trovare la pace per quei pochi minuti, emergeva quella ragazzina solare, dolce, che amava la vita e il mondo, che correva per la casa cercando i suoi genitori come quando giocavano a nascondino insieme.
Lei era ancora lì, che aspettava di essere trovata.


Lui non era esattamente quello che si poteva definire un bravo ragazzo, anzi, era tutto il contrario. Le sue passioni più grandi erano gli alcolici, le sigarette e le ragazze. Era il tipo che raramente s'impegnava in qualcosa, ma quando lo faceva, lottava fino allo strenuo per raggiungere il suo obbiettivo. 


Le strade di quella piccola cittadella di Hunginton Beach erano desolate quella sera. La ragazza camminava sul marciapiede, osservando le luci soffuse dei lampioni e quelle più luminose delle stelle, che quella sera, erano molto più numerose rispetto a tutte le altre volte. Aveva mille pensieri per la testa, ma l'unica cosa su cui riusciva a focalizzarsi era il dolore, ed al contempo, alla felicità che quel posto le infondeva.
Lei aveva un cuore puro e raro. Un cuore che era stato vittima di così tante stragi che oramai non poteva più definirsi così.
Lei era una vittima innocente di quella che noi chiamamo vita.
Guardando il cielo, osservò due stelle in particolare. Erano così luminose, e così vicine. Sentì un calore diffodersi nel suo petto. Così, con la sua voce calma e vellutata -una voce da angelo-, sussurrò: «
Vi voglio bene, mamma e papà.»

Lui trascorreva quasi tutte le serate al Johnny's con i ragazzi. Ormai quel bar era come una seconda casa per loro. 
Quella sera però, avrebbero fatto un falò al mare, invitando -ovviamente- delle ragazze con cui passare la serata, portando gli alcolici e il fumo. 
Erano circa le nove quando arrivarono alla spiaggia, e le ragazze sarebbero arrivate dopo mezz'ora. Le ragazze in questione comprendevano, ovviamente, le due sorelle gemelle DiBenedetto e altre tre loro amiche. Una per ciascuno dei ragazzi.
Brian odiava Michelle DiBenedetto, ma la usava solo quando aveva bisogno di una compagna di letto. Lei era un'oca, e a volte era davvero insopportabile. Pensava solo a sè stessa e non era di certo la più simpatica del mondo. Brian si interessava a lei solamente perché non pretendeva niente da lui, e questo era proprio quello che cercava: nessuna relazione, solo sesso.
Non era mai stato innamorato di nessuna e mai sarebbe successo. L'amore è per gli sciocchi, per i deboli e non per quelli come lui. Erano queste le sue convinzioni.


Quando furono arrivati nel punto perfetto per passare la serata, stranamente stettero in silenzio, poi le sentirono: una chitarra e una voce angelica.


Dopo aver deciso che non sarebbe ritornata presto, optò per andare sulla scogliera e dedicarsi completamente alla musica. Lei aveva sempre amato la musica, poiché i suoi genitori le insegnarono che essa è la parte spirituale di noi stessi, e che, componendo, potessimo far uscire le nostre più profonde emozioni. 
Prese la sua vecchia chitarra che aveva nascosto in una delle quercie che era rimasta vicino a casa sua. Quella era la sua prima chitarra, ed era l'unica che era sopravvissuta a quell'incendio. 
Non si preoccupò di guardarsi intorno per controllare che ci fosse qualcuno, perché nessuno andava mai lì, non dopo quello che era successo.
Quindi, non si accorse dei ragazzi che si erano appena seduti a meno di trenta metri da lei.
Le sue dita iniziarono a pizzicare le corde, e fu come se quella melodia la trasportasse in un universo parellelo, un universo in cui la vita non è ingiusta.
Automaticamente la sua voce squarciò il silenzio della notte, accompagnando quel ritmo così malinconico, pieno di dolore, così come lei.

I suoi ascoltatori rimasero perplessi da quella melodia così colma di sofferenza, e incosciamente si chiesero come mai quella ragazza si dedicasse ad una canzone così. Ma solo uno di loro ci arrivò, uno che riconobbe quella voce inconfondibile. Una voce che, in quegli ultimi tempi, avrebbe pensato che non avrebbe mai più sentito.
Non esitò un secondo di più, ed iniziò a correre per raggiungere la ragazza.
I ragazzi erano sconcertati dal suo comportamento. 
Egli salì sulla scogliera e quando fu dietro di lei, il suo nome le uscì con un fil di voce.
«
Angel.»
L
a ragazza si voltò verso di lui, fermando quella melodia celestiale che aveva incantato i suoi spettatori. Lo guardò in volto, ricordandosi dei pomeriggi passati insieme a lui quand'erano piccoli. Sorrise.
«
Ciao, Jimmy.»




















Angolo dell'autrice

Ciao ragazzi! 
E' la prima volta che scrivo sugli A7X, e non posso negare che morivo dalla voglia di farlo in precedenza, anche se ho esitato molto per via delle troppe idee che mi vagavano per la testa. Soprattutto su Syn, e si può ben capire il perché xD
Il titolo della storia è un pezzo della canzone "Natural Born Killer", che ho trovato particolarmente adatto per il modo in cui voglio far evolvere la storia.
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto e sarei felice se esprimeste le vostre opinioni su di esso. 
Ditemi se trovate errori grammaticali o di battitura, provvederò subito a correggerli! c:
Alla prossima,
MonsterOfFire.


 
  
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