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Autore: yllel    15/04/2014    4 recensioni
Mary rivela un segreto che non sembra importante. O forse lo e'?
One shot Sherlolly, a modo suo. Perche' a volte e' bello anche pubblicare storie semplici.
Qualche spoiler sulla terza stagione (niente di grosso sul terzo episodio)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!
Ho deciso di farmi un piccolo regalo... premetto che sto davvero pensando a qualcosa di serio post season 3, ma avevo voglia di qualcosa di leggero e francamente un po’ sciocco ed ecco questa storia.
Ci sono alcuni spoiler ma non viene tenuto conto degli ultimi avvenimenti del terzo episodio (l’ho detto, leggera e sciocca...) e comunque nessun personaggio mi appartiene. 
Sherlolly naturalmente, ma a modo suo.
Tanti auguri di Buona Pasqua!
 
 
ERA SOLO UN CAFFE’!!!
 
 
“Tu hai detto che cosa a chi?!?”
John Watson si raddrizzo’ improvvisamente a sedere sul letto e si volto’ verso sua moglie, la quale era intensamente concentrata nell’atto di spalmarsi della crema sulle mani.
Mary  fini’ con calma cio’ che stava facendo, richiuse il barattolo e lo appoggio’ sul suo comodino, poi finalmente si giro’ con tutta la grazia che il suo pancione le poteva concedere e sorrise a suo marito.
“Ho detto a Sherlock che tu e Molly una volta siete usciti insieme” dichiaro’ con voce serafica.
“Ma perche’??” le domando’ John ancora incredulo.
Il sorriso si allargo’.
“Non pensavo fosse un segreto, e’ uscito per caso visto che lui ha fatto una battuta su tutte le tue ex ragazze e su quanto fossero sempre inadeguate e improponibili. Parole sue, naturalmente. Al che io gli ho risposto che non era esattamente vero, visto che una volta eri uscito anche con la nostra Molly Hooper, che non rispecchia naturalmente nessuna di queste caratteristiche. Non vedo cosa ci sia di male, in verita’ pensavo lo sapesse gia’... mi meraviglio del fatto che tu non glielo abbia mai detto o che lui non l’abbia mai scoperto. Ma d’altronde hai affermato che e’ stata una cosa innocente e che ti sei reso conto subito che con lei non c’era speranza. O  c’e ’ qualcosa d’altro che dovrei sapere?” gli occhi della signora Watson si socchiusero minacciosi mentre scrutavano suo marito.
John scosse subito la testa e si affretto’ a rispondere.
“Assolutamente no! Siamo solo andati a bere un caffe’!” dichiaro’ con convinzione.
“Bene” Mary annui’ soddisfatta, spense la lampada in parte al letto e si mosse alla ricerca di una posizione comoda pressoche’ impossibile, purtroppo.
Entrambi si sdraiarono al buio e rimasero in silenzio per qualche secondo, fino a che  John non si rialzo’ a sedere, accese la luce dalla sua parte e si giro’ per appoggiarsi su un gomito.
“Glielo hai detto per caso, eh?” le chiese guardandola dubbioso.
“Si.” disse lei senza riaprire gli occhi.
John sembro’ per un attimo considerare la sua risposta e si chiese se non fosse il caso di indagare oltre rispetto alla conversazione che era avvenuta fra sua moglie e il suo migliore amico,  poi il sonno ebbe il sopravvento e sbadiglio’.
 “Ha di nuovo cercato di convincermi che filmare il parto sarebbe un prezioso contributo alla sua raccolta di video con rilevanza scientifica” dichiaro’ Mary.
John fece una smorfia e scosse la testa: ecco una cosa che poteva sul serio interessare a Sherlock Holmes.
Si stese di nuovo.
“Hai rifiutato anche questa volta, vero?” le chiese sistemandosi vicino a lei e accarezzandole piano il pancione.
Mary sorrise e intreccio’ una mano con la sua.
“Ovviamente si”
“Bene” commento’ lui dopo qualche secondo, girandosi per spegnere di nuovo la luce “dovremo solo essere sicuri che non piazzi una telecamera nascosta in sala parto”
Mary ridacchio’ e nella camera torno’ il silenzio, ma proprio quando John stava gia’ per scivolare nel sonno, lei parlo’ di nuovo.
“Sei preoccupato?”
John riapri’ gli occhi a fatica.
“Da cosa?” borbotto’ “Dal parto? Te l’ho gia’ detto, cerchero’ di essere il piu’ tranquillo e il piu’ di supporto possibile, ma non ti assicuro che a un certo punto io non”
“Non per quello, sciocco. So gia’ che andremo alla grande” lo interruppe Mary con impazienza “No, mi riferivo al fatto che Sherlock sa che tu ci hai provato con Molly”
“Io non ci ho provato” ribatte’ John “l’ho solo invitata a prendere un caffe’”
“E’ la stessa cosa che hai fatto con me la prima volta che siamo usciti insieme”
“E al contrario di quanto mi e’ successo con lei, ho capito subito che con te volevo ripetere l’esperienza. Piu’ e piu’ volte e in molti modi diversi. Niente di paragonabile a qualsiasi altro primo appuntamento che io abbia mai avuto” le rispose lui, sporgendosi per darle un bacio leggero sulla guancia.
Pote’ avvertire il sorriso di Mary anche al buio.
“Ottima risposta, Dottor Watson”
John annui’ soddisfatto, poi si ricordo’ di cosa stessero parlando qualche secondo prima.
Ma era inutile cercare di dare un qualsiasi peso alla cosa, no? Non credeva proprio che per Sherlock la notizia di un suo passato e brevissimo tentativo di corteggiare Molly Hooper potesse essere di qualche rilevanza, anche se Mary raramente faceva le cose per caso e c’era da chiedersi se in qualche modo...
Naaa...
“E poi perche’ mai dovrei essere preoccupato?” disse quindi convinto “Non c’e’ nulla tra Sherlock e Molly e anche se ci fosse, cosa tra l’altro impossibile, e’ successo un milione di anni fa e a quel tempo lui non si accorgeva della sua esistenza se non quando gli serviva qualcosa in laboratorio o all’obitorio”
“Beh, ora le cose sono cambiate” argomento’ Mary.
John si prese un attimo per pensare all’evoluzione del rapporto tra il suo amico e la patologa.
“Vero. Si puo’ senz’altro dire che abbiano un rapporto un po’ piu’ alla pari e lui sia piu’ rispettoso, ma in questo caso non vedo proprio come la cosa possa avere una qualche importanza”  disse con sicurezza.
“Sai quanto Sherlock odi non sapere le cose... potrebbe essere infastidito”
John non riusci’ a trattenersi e scoppio’ a ridere.
“Infastidito? E’ di Sherlock che stiamo parlando... probabilmente ha cancellato l’informazione dalla sua mente due secondi dopo che gliel’hai fornita. Come fa con ogni cosa che non ritiene utile”
“Se lo dici tu” il tono di Mary rivelava come non fosse del tutto d’accordo con lui.
Evidentemente sua moglie era di un altro avviso, ma l’idea era francamente ridicola e il Dottore decise di verificarlo in via definitiva.
“Mary, lui come ha reagito quando glielo hai detto?” chiese, sapendo di conoscere gia’ la risposta.
“Non ha detto una parola” ammise la donna.
John annui’ soddisfatto.
“Appunto. Come volevasi dimostrare, non si e’ neanche curato di commentare il fatto. Adesso possiamo dormire tranquilli.
Buonanotte tesoro”
Perche’ non hai visto la sua faccia penso’ soddisfatta Mary Morstan Watson mentre augurava la buona notte a suo  marito; era davvero una fortuna che Sherlock avesse deciso di passare da casa quel pomeriggio: naturalmente la sua visita aveva solo l’intenzione di convincerla ad avere un posto in prima fila al parto, ma lei ne aveva approfittato per lasciar cadere con noncuranza la notizia del vecchio appuntamento di John con Molly, con lo scopo di verificare un’ipotesi che le frullava per la mente da un po’ di tempo.
Ora doveva solo aspettare l’evolversi della situazione e forse quelle ultime settimane di gravidanza non sarebbero state cosi noiose, dopo tutto... e non era certo colpa sua se John non sembrava cogliere i possibili sviluppi della situazione.
Fece  una smorfia di fastidio nel sentire che suo marito si era gia’ addormentato a tempo di record; con un sospiro riaccese la luce sul comodino e si dimeno’ per uscire dal letto.
Doveva di nuovo fare pipi’.
 
***
 
Il primo incidente arrivo’ tre giorni dopo, quando John si era ormai francamente dimenticato di quella strana conversazione avuta qualche notte prima con sua moglie e quando si ritrovo’ a strofinarsi gli occhi, nel tentativo di scacciare il suo disperato bisogno di caffe’ mentre avanzava verso il cordone giallo teso dalla polizia intorno all’area che aveva raggiunto; erano le tre e venti del mattino e lui avrebbe dovuto trovarsi nel suo letto a dormire, si disse, non dall’altra parte di  Londra ad esaminare la scena di un crimine di cui non aveva tra l’altro nessuna informazione.
Individuo’ l’uomo a cui doveva la sua levataccia e il viaggio di venti minuti in taxi  e si avvio’ verso di lui, salutando con un cenno del capo l’Ispettore Lestrade che gli era a fianco.
“Ok, Sherlock. Cosa abbiamo?” esordi’ in un tono che spero’ non essere troppo assonnato.
L’unico consulente investigativo al mondo non rispose al suo saluto e continuo’ ad esaminare il marciapiede con attenzione.
Avvezzo a questi suoi silenzi e ad essere spesso ignorato prima dell’inizio delle deduzioni, John si concentro’ su Greg, il quale alzo’ le spalle e gli sorrise.
“Omicidio. Un uomo nel vicolo qui a destra. Come sta Mary?”
John aspetto’ che Sherlock facesse un qualche commento sulle chiacchiere inutili sulla scena di un delitto, ma il silenzio continuo’.
“Oh, bene grazie” rispose quindi “Un po’ stanca ma e’comprensibile, siamo agli sgoccioli ormai. Stiamo solo aspettando il momenti in cui”
“John. Cosa ci fai qui?”
Il Dottore si giro’ stupito verso Sherlock, che sembrava essersi improvvisamente accorto della sua presenza e gliene chiedeva addirittura conto; fece un respiro profondo alla ricerca di un po’ di pazienza.
“Mi hai mandato un messaggio, dicendomi di venire a questo indirizzo” gli rispose con calma.
“Sul serio?” il volto dell’amico esprimeva una perplessita’ profonda.
John soffoco’ un’imprecazione... certo non poteva essersi gia’ dimenticato di averlo convocato nel bel mezzo della notte!
“Si, Sherlock. Sul serio” disse a denti stretti.
L’altro inclino’ la testa come se stesse cercando di recuperare un’informazione che tuttavia continuava a sfuggirgli, quindi agito’ con noncuranza una mano per aria.
“Oh. Chiedo scusa, allora. Il caso non richiede assolutamente la tua presenza. Credo proprio tu abbia fatto un viaggio inutile”
John spalanco’ gli occhi.
“Che cosa? Mi hai convocato per sbaglio? Sono le tre e mezza del mattino!”
“Appunto, dovresti approfittare del fatto che la bambina non e’ ancora nata per dormire. Poi ti sara’ praticamente impossibile. Lestrade, interroga il socio in affari, e’ il tuo uomo. Chiedigli dell’intenzione della vittima di rescindere il loro contratto. Arrivederci signori”
Sherlock giro’ su se’ stesso e si avvio’ per la strada, lasciando i due uomini a scambiarsi sguardi perplessi.
 
***
 
John avrebbe archiviato questo episodio come uno degli innumerovoli momenti di stronzaggine di Sherlock e se ne sarebbe ben presto fatto una ragione, se due giorni dopo un altro incidente non lo avesse duramente messo alla prova.
“Ti rendi conto che questa roba ci mettera’ secoli a venire via??”
Sherlock Holmes abbasso’ piano il giornale che stava leggendo e dalla sua poltrona squadro’ John Watson in tutta la sua lunghezza, dalla testa ai piedi.
Tale lunghezza era totalmente e irrimediabilmente ricoperta di una sostanza marrone e appiccicosa, saldamente ancorata ai suoi vestiti, alla sua pelle e ai suoi capelli.
“Ammetto che il dosaggio degli elementi non era propriamente equilibrato” fu tutto cio’ che rispose, prima di concentrarsi di nuovo su un articolo che stava leggendo.
“Sherlock! Quella roba e’ esplosa! Letteralmente esplosa addosso a me!”
“Ne sono consapevole” dichiaro’ con calma l’amico ancora trincerato dietro il quotidiano “Ero presente anche io in questa stanza al momento del fatto. Non avresti dovuto avvicinarti, sai quanto siano particolari alcuni miei esperimenti”
“Ti ho chiesto se dovessi preparare il te’ e tu hai detto di si!” sbotto’ John, passandosi una mano sulla bocca per rimuovere alcune tracce del composto che cominciava anche ad emanare un odore niente affatto piacevole.
Sherlock fece un grosso sospiro di insofferenza.
“Di nuovo, hai vissuto con me per diverso tempo... dovresti sapere che non mi curo molto della prossimita’ e promiscuita’ dei vari elementi in cucina. Avresti dovuto porre attenzione alla disposizione degli oggetti nella loro complessita’, piuttosto che concentrarti solo sul bollitore”
“Quindi e’colpa mia?” esclamo’ incredulo John.
“Non parlerei di colpa, quanto di mancanza di osservazione. Ma nel tuo caso e’comprensibile... mente ordinaria, comportamento ordinario. Sta tranquillo, non era un esperimento importante e nulla di decisivo e’ andato perso. Puoi usare la doccia se vuoi, penso che di sopra ci siano ancora dei vestiti tuoi”
Sherlock si alzo’ improvvisamente e con un movimento veloce si diresse verso la porta.
“Io esco. Ho appena letto una notizia interessante sul giornale. Ti inviterei a venire con me, ma al momento non sei assolutamente presentabile” annuncio’, senza dare il tempo a John di chiedergli quali elementi gli fossero finiti addosso e quale fosse il modo migliore per ripulirsi.
 
***
 
“Tre ore! Ci ho messo tre ore per riacquistare una parvenza di normalita’! E in tutto questo lui ti sembrava dispiaciuto? Certo che no! Prima mi fa arrivare nel pieno della notte dall’altra parte della citta’ e dice che non gli servo, poi non mi avverte che sono pericolosamente vicino a un esperimento esplosivo e lascia che venga ricoperto dalla cosa piu’ schifosa che io abbia mai annusato o toccato... quando si comporta cosi lo strozzerei!”
Mary lascio’ sfogare suo marito e lo lascio’ inveire contro il suo migliore amico, poi gli si avvicino’ e gli sorrise soddisfatta.
“Sei pronto a darmi ragione, ora?” disse infine quando John ebbe finito di lamentarsi.
“Ragione su cosa?” le chiese lui.
Lei gli lancio’ un’occhiata eloquente.
“Oh no...” esclamo’ lui scuotendo la testa“ancora con questa storia di Molly? Su avanti... non crederai che Sherlock se la sia davvero presa per una cosa successa piu’ di quattro anni fa, vero? Ti ho gia’ detto che non e’ possibile, lui e’ Sherlock Holmes!”
“Quindi non ti sta... che ne so... punendo?”
“No. Assolutamente. E’ solo in un uno di quei periodi in cui non riesce ad essere nient’altro che...la versione peggiore di se’ stesso. Ridicolo, se le cose stessero cosi ci sarebbe da pensare che quell’uomo sia ancora piu’ infantile di quanto non lo reputiamo gia’” borbotto’ dirigendosi verso il bagno. Meglio fare un’altra doccia.
Mary sospiro’. Suo marito riusciva ad essere estremamente testardo, quando voleva.
 
***
 
Quattro giorni dopo, un furente John Watson sali’ due alla volta i gradini dell’appartamento di Baker Street e spalanco’ con forza la porta.
“SHERLOCK!!!”
Il consulente investigativo era in piedi vicino alla finestra, in pigiama e vestaglia. Con le mani incrociate dietro alla schiena stava osservando la citta’ al di la’ del vetro e accolse il Dottore con un cenno del capo.
“John”
“Questa volta hai esagerato!”
Sherlock non si mosse.
“A che ti riferisci?” chiese con voce calma senza staccare gli occhi dal suo punto di osservazione.
John avanzo’ nella stanza.
“Il mio blog. Da questa mattina e’ ricoperto da una serie di cuoricini animati che sorridono e pulsano al ritmo di una musica idiota e logorante! Sistemalo subito!” dichiaro’ con veemenza.
Il suo ex inquilino si volto’ finalmente a guardarlo e sul suo viso passo’ una smorfia di scherno.
“Che cosa ti fa pensare che io c’entri qualcosa?”
Il Dottore fece un respiro profondo.
“Adesso basta. So che sei stato tu... La chiamata in piena notte... l’esperimento che esplode e ora questo. Stai veramente passando il limite, smetti di comportarti come un bambino solo perche’ ti annoi e ti abbiamo escluso dalla sala parto... quasi quasi preferirei che Mary avesse ragione e tu mi stessi davvero punendo perche’ sono uscito con Molly! Almeno avresti un motivo vero, per quanto idiota!”
A quelle parole, Sherlock gli arrivo’ pericolosamente vicino con pochi passi e lo squadro’.
“Quindi non lo neghi” dichiaro’, inspirando forte dal naso.
John scosse la testa incredulo per quell’improvvisa invasione del suo spazio.
“Che cosa?” chiese confuso.
“Di essere uscito con Molly” accuso’ piano Sherlock con un tono inquisitore.
John si strinse la cima del naso tra le dita e sospiro’.
“Oh, cielo. Non dirmi che e’ davvero cosi. Non ci posso credere...”
“Allora, John?” lo incalzo’ Sherlock fissandolo con fermezza.
Il Dottore  arretro’ di un passo e butto’ le mani in alto.
“E’ stato una vita fa!” esplose  insofferente “Subito dopo la faccenda di Moriarty in quella piscina... l’ho incontrata un giorno dopo aver pranzato con Mike e le ho chiesto di bere un caffe’ insieme!”
“E da dove ti e’ venuta questa insana e stupida idea?” grido’ a sua volta Sherlock.
John sbatte’ le palpebre.
“Stupida idea? E’ una donna intelligente e piacevole, perche’ non avrei dovuto chiederle di uscire? E comunque e’ stato solo per quella volta” rispose.
Sherlock gli si avvicino’ di nuovo.
“Pero’ ti sei guardato bene dal raccontarmelo...” il tono accusatorio era tornato in forma prepotente.
L’amico sospiro’.
“Stai scherzando vero? Tu sapevi sempre quello che io facevo, ho semplicemente pensato che l’avessi dedotto ma non ti importasse... e’ incredibile,  tu invece non l’hai mai saputo... e adesso ti scoccia che non te lo abbiamo mai detto??”
Sherlock incrocio’ le braccia al petto.
“Non sei stato sincero. E poi hai osato lamentarti rispetto al mio finto suicidio... Almeno io l’avevo fatto per proteggervi da una rete di assassini!”
John strinse gli occhi e represse l’istinto di far partire un pugno.
“Sherlock...” comincio’ lentamente “Tu non stai paragonando due anni di agonia nella convinzione di saperti morto al fatto che non ti ho detto di aver preso un caffe’ insieme a Molly Hooper, vero?”
“Lei era la mia patologa!” replico’ petulante il consulente investigativo.
“E tale e’ rimasta! Non ha fatto altro che parlare tutto il tempo di te!” rispose esasperato John.
“Ovviamente” fu la risposta data con sussiego, a cui segui’ un lancio perfetto sul divano e un gran svolazzo di vestaglia.
John si ritrovo’ a fissare le spalle del suo migliore amico, visto che quest’ultimo si era rannicchiato con la faccia rivolta allo schienale.
“Si puo’ sapere che ti prende?” gli chiese di nuovo confuso.
Dai cuscini arrivo’ un borbottio indistinto.
“Come scusa?”
“Ho detto... avrebbe potuto funzionare” ripete’ Sherlock a fatica e con un tono piu’ alto.
“Che significa?”
“Che tra voi... avrebbe potuto funzionare. Tu avresti potuto essere la persona giusta per Molly e io avrei dovuto accettare il fatto che lei andasse avanti. Non credo... non credo che questa circostanza sarebbe di mio gradimento” la frase risuono’ come una confessione estorta sotto tortura e probabilmente per Sherlock la sensazione era abbastanza simile.
John aggrotto’ la fronte.
“Sherlock? Devo ricordarti che lei e’ stata sul punto di sposarsi non piu’ tardi di qualche mese fa e che tu sembravi perfettamente a tuo agio con questa prospettiva?”
Il bambino rinchiuso in un corpo da adulto sbuffo’ sonoramente a questa affermazione.
“Lei era fidanzata e tu non hai detto nulla e ora vai in crisi all’idea di quello che sarebbe potuto succedere anni fa?” aggiunse perplesso John.
Sherlock si giro’ di scatto e si mise a sedere.
“Non essere ottuso, non crederai davvero che quell’unione avesse una qualche probabilita’ di essere legalmente celebrata?”
Il Dottor Watson impiego’ qualche secondo per capire i fatti.
“Tu hai sempre saputo che Molly non si sarebbe sposata” dichiaro’ infine suo malgrado con una punta di ammirazione.
Sherlock Holmes strinse le labbra.
 “Per favore... con quella mia brutta copia! Certo che no, soprattutto non dopo la sua figuraccia al tuo matrimonio”
John osservo’ meglio il suo migliore amico e ad un tratto, con molto stupore, si rese conto di quello che stava succedendo.
Ohhh... Mary gongolera’ per anni.
E mi tocchera’ ammettere che aveva ragione.
Decise di sondare un po’ meglio il terreno.
“Pensavo che tu desiderassi vederla felice” disse per stuzzicare Sherlock.
“Si. Con un uomo che la merita sul serio e che ne sia degno” replico’ l’amico irrigidendosi.
“E io sarei stato quel tipo di uomo? Con me non avresti avuto obiezioni?”
Sherlock gli lancio’ un’occhiataccia.
“Non avere quell’espressione soddisfatta, non e’ proprio il caso. In fondo anche tu ti sei dimostrato un bugiardo rispetto a questa tua misera tresca
John soffoco’ una risata.
“Sai, in fondo non e’ stato un brutto appuntamento... e’ finito meglio di molti altri che ho avuto nella mia vita” dichiaro’ giusto per divertirsi ancora un po’.
Sherlock schizzo’ a razzo dal divano e gli si avvicino’ di nuovo paurosamente.
“Che intendi dire?” sibilo’ minaccioso.
Il Dottore agito’ con leggerezza una mano nell’aria.
“Che ci siamo salutati in modo comunque affettuoso, anche se entrambi avevamo gia’ capito che non ci sarebbe stato un seguito... a volte in questi casi si fatica ad andare oltre qualche frase imbarazzata o di circostanza, ma devo dire che per noi non e’ stato cosi”
“Affettuoso quanto?” fu la domanda espressa a denti stretti.
“Vuoi sapere se l’ho baciata, Sherlock?” lo sfido’ l’amico.
L”unico consulente investigativo al mondo non rispose, ma sembrava sul punto di esplodere all’idea, per cui John decise di lasciar perdere ogni tentativo di umorismo.
“Si” disse in tono serio “le ho dato un bacio sulla guancia e le ho detto che mi sarebbe piaciuto considerarla mia amica. E’ una decisione che non ho mai rimpianto e rendo spesso grazie del fatto che lei sia presente nelle nostre vite, o probabilmente tre anni fa ti avrei perso”
Sherlock rilascio’ piano il fiato che stava trattenendo e fece una smorfia, girandosi fino a dargli le spalle.
John scosse piano la testa:  quella surreale conversazione doveva giungere a una fine, non era sicuro di poterla tollerare ancora per molto e il tutto si stava rivelando veramente impegnativo.
Mary me la paghera’. Sapeva esattamente quali sarebbero state le conseguenze, il suo era un piano ben articolato.
La voce soddisfatta di sua moglie che gli diceva che avrebbe dovuto ascoltarla si affaccio’ nella sua mente e la scaccio’ subito.
“Ti rendi conto, vero, di cosa significa questo?” esclamo’ con un sospiro.
“Che tu mi hai mentito e io sono molto deluso” fu la risposta molto matura che ottenne dall’uomo che ancora gli stava mostrando la schiena.
John quasi pesto’ un piede per terra per la frustrazione.
“La vuoi smettere??” disse “Significa che tieni a Molly in un modo molto speciale e che forse sarebbe il caso di farglielo sapere, prima che arrivi davvero la persona giusta che potrebbe convincerla a dimenticarti!”
Sherlock si giro’ di scatto, gli occhi dilatati come presi da un’improvvisa paura.
“No davvero” rispose con un filo di voce.
“Che cosa, no davvero? Che non tieni a lei e quindi non devi farglielo sapere o che non arrivera’ la persona giusta che potrebbe convincerla? Guarda che in entrambi i casi ti stai sbagliando di grosso! Sai, credo che tu non abbia considerato una variabile molto importante, mister super intelligenza”
“E quale?”
“Potresti essere tu l’uomo giusto”
“Per fare cosa?”
“Per renderla felice!”
“Non essere assurdo. Tutta questa... cosa non e’ di mio interesse” lo sguardo di Sherlock vago’ a disagio per la stanza.
“Ah no? Quindi mi hai fatto passare una settimana infernale per nulla?”
“John...”
“Sherlock...”
I due rimasero a fissarsi per qualche istante, poi un sorriso comparve su entrambi i loro volti.
 
***
 
SMS
DA: JOHN WATSON
A: MARY MORSTAN WATSON
NON CI CREDERAI MAI. O FORSE SI, VISTO CHE HAI ORCHESTRATO TUTTO… COME LO SAPEVI?
 
SMS
DA: MARY MORSTAN WATSON
A: JOHN WATSON
ELEMENTARE, MIO CARO MARITO. HO OSSERVATO E DEDOTTO.
TORNI A CASA O C’E’ ANCORA BISOGNO DI TE?
 
SMS
DA: JOHN WATSON
A: MARY MORSTAN WATSON
HO SPOSATO UNA DONNA BRILLANTE. NO... FINALMENTE HA SMESSO DI PASSEGGIARE NERVOSO PER L’APPARTAMENTO ED E’ USCITO PER OTTENERE IL SUO PRIMO APPUNTAMENTO. DOVREMMO ESSERE MOLTO ORGOGLIOSI. STO ARRIVANDO, TI AMO.
 
SMS
DA: MARY MORSTAN WATSON
A: JOHN WATSON
TI AMO ANCHE IO. PORTA MOLTO GELATO AL CIOCCOLATO.
 
 
 
  
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