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Autore: Tensai86    13/07/2008    9 recensioni
granò gli occhi quando, proprio quella stella, cominciò la sua lenta scesa verso di lui, assumendo lentamente una forma… Naruto non capì subito a chi appartenesse quella figura, sapeva solo che – inspiegabilmente – il suo cuore aveva preso a battere più velocemente.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Naruto Uzumaki, Yondaime
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata con una nuova one-shot. La dedico al mio migliore amico, Wario, che mi ha chiesto espressamente una one shot su Naruto e Minato. Spero vi piaccia, così come è piaciuta a lui e, incredibile ma vero, anche a me ^^ vi auguro buona lettura.


La realizzazione di un sogno


Finalmente il suo sogno si era avverato. Dopo tutte le avversità, le sofferenze e le battaglie, era riuscito a coronare il suo sogno di sempre: diventare Hokage. Ora che indossava quel mantello, simbolo della carica più alta per un ninja della Foglia, si sentiva realizzato ma, prima di tutto, accettato. Sì, accettato. Perché non appena è stato nominato Hokage tutti gli abitanti di Konoha, l’hanno riconosciuto – e quindi accettato – come loro capo.

Per raggiungere quel traguardo, aveva dovuto affrontare parecchie difficoltà, tra le quali la lotta contro il suo migliore amico. Aveva vinto. Era riuscito a riavere Sasuke Uchiha nel villaggio della foglia. Si era battuto per far sì che non venisse condannato ma, bensì, perdonato e riaccettato nel villaggio. Riavere accanto suo fratello, l’aveva reso più forte e sicuro delle sue possibilità, aveva sconfitto l’Akatsuki, e salvato tutti i villaggi ninja. Questo, ovviamente, con l’aiuto dei suoi più cari amici.

Ora che tutto era finito, la tranquillità regnava nella vita del neo-hokage, impegnato a svolgere il suo compito. Sakura era diventata il capo-medico della squadra medica ninja, mentre Sasuke, il suo migliore amico, era la sua guardia del corpo. Kakashi continuava ad essere un impagabile jounin, molestato a tempo pieno da Gai e dalle sue continue sfide. Iruka-sensei, colui che si avvicina di più alla figura di un padre per Naruto, era diventato il consigliere di quest’ultimo. Kiba era a capo della squadra cinofila, Hinata e Neji si erano sposati, ricongiungendo così i loro clan, Shikamaru e Chouji avevano il loro bel gruppetto di mocciosi da assistere, mentre Ino con le sue erbe aiutava Sakura nel campo della medicina. Tenten e Rock Lee, come Shika e Chouji, avevano il loro gruppo di piccoli ninja ai quali Rock Lee insegnava tutte le cose che Gai aveva insegnato a lui…

Insomma, la vita ormai era tranquilla… Naruto era soddisfatto della piega che le loro vite aveva preso.

Ora si trovava lì, sul monte degli hokage, ad osservare il suo villaggio. Quanti ricordi affioravano nella sua mente, mentre le stelle illuminavano il panorama. Volse lo sguardo al cielo, scrutandone ogni piccola sfaccettatura, sorridendo sereno agli astri che giacevano sulla sua figura. Notò una stella, una più luminosa delle altre, che aveva il potere di scaldargli il cuore. Aguzzò la vista, non appena ebbe l’impressione che quella stella, si avvicinasse a lui.

Sgranò gli occhi quando, proprio quella stella, cominciò la sua lenta scesa verso di lui, assumendo lentamente una forma… Naruto non capì subito a chi appartenesse quella figura, sapeva solo che – inspiegabilmente – il suo cuore aveva preso a battere più velocemente.

Ed ora la figura era lì, altera e sorridente dinnanzi a lui, che lo guardava con sguardo carico d’orgoglio e d’affetto…

- Tu… tu sei… - le parole morirono sulle labbra del biondino, non appena l’essenza gli poggiò una mano sulla spalla…

- Sei cresciuto… figlio mio. – gli occhi azzurri si sgranarono all’inverosimile. Cominciò a guardarsi intorno freneticamente, convinto che fosse solo un brutto scherzo fattogli da qualche suo amico. Ma non c’era nessuno, se non quella figura.

- Tranquillo. Non sei impazzito, Naruto. Sono io. Tuo padre – al sorriso dolce e rassicurante della figura, a Naruto gli si inumidirono gli occhi, cominciando a scuotere con vigore la testa.

- No! Non può essere… tu… tu non sei mio padre! Nessuno mi ha mai detto che tu fossi mio padre! E se questo è uno scherzo, ti assicuro che è di pessimo gusto! – strinse i pugni, ricacciando indietro quelle lacrime che, dispettose, forzavano i suoi occhi pur di trovare libertà.

La figura davanti a lui sorrise, per poi chiudere gli occhi e sospirare.

- Mi è stata concessa questa opportunità, Naruto. Una sola. Ti prego, non sprechiamola così… io… voglio chiederti scusa. – a quelle parole, la zazzera bionda sollevò di scatto la testa, fissando con occhi sgranati la figura del quarto, che ora gli sorrideva amaro.

- Sono stato io a rinchiudere in te il demone a nove code. Dovevo salvare il mio villaggio, dovevo farlo a tutti i costi. Decisi che tu, figlio mio, saresti stato un buon custode, ed è per questo motivo che sigillai in te lo spirito di Kyuubi. Sono stato io a rendere un inferno la tua vita, ed ora che me ne è stata concessa l’occasione, la colgo per chiederti perdono. Ti ho abbandonato, solo, con un destino oscuro, con un intero villaggio contro, nel quale – con non poche difficoltà – sei riuscito a trovare degli amici… sei riuscito a farti accettare… sei hokage. – oramai dagli occhi di Naruto le lacrime scendevano copiose, mentre la sua voce, rotta dall’emozione di quell’incontro, non riusciva a venir fuori per tranquillizzare quell’uomo che, adesso lo sapeva, era suo padre.

Non voleva fargli credere che l’odiasse. Lui non ha mai odiato i suoi genitori per averlo lasciato solo, odiava sé stesso e quel mostro che custodiva dentro di sé. Si sentiva uno sciocco… aveva l’occasione di dire tante cose a suo padre, tutte quelle che avrebbe sempre voluto dirgli, eppure adesso… non ci riusciva. I suoi occhi vagavano sulla sua figura, sui suoi capelli biondi, sui suoi occhi azzurri.

Incredibile… erano due gocce d’acqua e lui non ci aveva mai fatto caso.

- Naruto… - la voce di suo padre catturò nuovamente la sua attenzione.

- Sono… molto orgoglioso, di te. Hai salvato il villaggio, i suoi abitanti e te stesso da coloro che volevano distruggerlo. Sei Hokage. Hai tanti amici… finalmente posso affermare con sicurezza che tu sei felice adesso. E la cosa non mi può far altro che piacere. Avrei voluto essere con te ogni giorno della mia vita, starti accanto, consigliarti… volerti bene. Ma non ho potuto… il mio unico rammarico è di non esserti stato vicino come un buon padre deve fare con i propri figli…- Minato alzò lo sguardo al cielo, nei suoi occhi vi era tanta tristezza…

- Tu… sei stato un buon Hokage… ed un padre formidabile… - finalmente era riuscito a parlare. Stava cominciando a dire tutto ciò che pensava, aveva finalmente trovato il coraggio.

- Non ti odio per avermi abbandonato, non ti odio per aver rinchiuso in me Kyuubi. Tu hai agito per il bene del villaggio. Hai sacrificato la tua vita per esso! Ed io non avrei mai potuto desiderare un padre migliore! Ora… ora che so la verità, io… sono orgoglioso di essere tuo figlio! Sei sempre stato il mio idolo, l’unico a cui volessi realmente somigliare, il tuo coraggio e la tua forza mi hanno spinto a lottare, il pensiero di te che hai sacrificato la tua vita per Konoha, non mi ha mai abbandonato! Volevo essere come te! – lo sguardo volto a terra, non permise a Naruto di vedere il sorriso che increspò le labbra di Minato in quel momento.

Suo figlio era una bellissima persona, degno di essere Hokage, degno di vivere una vita felice… degno di vivere.

- Naruto… - il ragazzo sollevò lo sguardo, incontrando quello dell’uomo che aveva davanti.

- Essere Hokage è sempre stato il tuo sogno, vero? ora lo sei, non dovrai vacillare mai, dovrai agire sempre per il bene del villaggio, esso dovrà essere al primo posto… ce la farai? – Naruto chiuse per qualche attimo gli occhi, interrogando il suo cuore. lui ce l’avrebbe fatta, avrebbe dimostrato a suo padre che, come lui, avrebbe protetto il villaggio a costo della vita.

- Sì. Io ce la farò. Questo era il mio sogno ed ora che è realtà, è molto di più. Proteggerò Konoha e i suoi abitanti con l’aiuto dei miei amici, non mi tirerò mai indietro, io agirò in nome tuo, papà. – il sorriso che rivolse a suo padre, ebbe il potere di illuminare l’ambiente circostante e Minato, felice di quell’incontro, tese una mano a suo figlio…

- Voglio che tu mi faccia una promessa Naruto. Non abbandonerai mai questo villaggio, farai di tutto per esso, per i suoi abitanti e che non penserai mai, mai di arrenderti. Promettimelo Naruto. – Naruto strinse la mano di suo padre, mentre una strana sensazione affiorava nel suo cuore.

- Te lo prometto. Tu… veglierai sempre su di me, vero papà? – Minato strinse di più quella mano, annuendo con vigore, per poi attirare a sé quel figlio che non aveva avuto l’occasione di veder crescere.

- Ti voglio bene, figlio mio. Ti voglio un bene dell’anima, non dimenticarlo mai… - anche dai suoi occhi nacquero calde lacrime che si infransero sul volto, ormai non più infantile e paffuto, di quel ragazzo che stringeva tra le braccia. Naruto ricambiò l’abbraccio, si strinse così tanto a suo padre che il respiro gli si mozzò in gola. C’erano ancora tante cose da dire, ma in quel momento una parola fuori posto avrebbe potuto rovinare quel momento. Una grazia era stata concessa loro, e non l’avrebbero sprecata con futili parole.

Dopo un periodo indefinito si separarono, mentre Minato scompigliò i capelli di Naruto…

- Io veglierò sempre su di te, e se sarai nei guai, volgi lo sguardo al cielo e alla stella più luminosa, io sarò lì, ti ascolterò. Ed anche se non potrò rispondere, sarò lì per te, Naruto. – cominciò a risalire verso il cielo, e la sua figura cominciò a disciogliersi, riprendendo il suo posto tra le stelle…

- Arrivederci, papà… - fu solo un sussurro, ma che fu udito benissimo dalla figura dietro di lui.

- Con chi parli? – quella voce lo fece sobbalzare. Dietro di lui, Sasuke lo fissava con le braccia conserte al petto, un sopracciglio alzato e uno sguardo interrogativo.

- Io? con la mia stella… - la perplessità del moretto crebbe ancor di più, ma conoscendo il suo strambo amico, decise di lasciar perdere.

- Vieni andiamo, usuratonkachi, ci sono un bel po’ di scartoffie sulla tua scrivania, sai? – Naruto si voltò verso il suo migliore amico con uno sguardo supplichevole.

- Eddai, Sasuke! Posso firmare domattina! Adesso non mi va! – una piccola vena pulsante fece bella mostra di sé sulla fronte del moretto che, cerica tosi Naruto con forza su una spalla, lo trascinò nel suo ufficio.

- Sei l’Hokage, devi lavorare! – Naruto smise di dibattere e, voltando lo sguardo un’ultima volta al cielo, sorrise…

- Sì. Sono l’hokage e veglierò sempre su Konoha. – Sasuke si bloccò di colpo – Ma che hai stasera? – gli chiese, ma Naruto congedò il tutto con uno dei suoi soliti sorrisi.

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Finish XD spero sia stata di vostro gradimento ^^ e che commenterete in tante come fate sempre! Grazie x aver letto, Vi voglio bene ^^ baci dalla vostra Tensai! ^^
  
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