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Autore: xhazsoul    15/04/2014    2 recensioni
Come gocce di acqua che scivolano sopra un vetro liscio, i sensi di colpa scivolano dentro di me, scorrono nel mio sangue, corrodendomi lentamente, ma facendomi restare vivo in modo che io potessi respirare anche la più piccola molecola di dolore.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo
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La musica del locale rimbombava ovunque, era talmente forte che sovrastava ogni mio pensiero e ogni mia emozione. L’alcool aveva iniziato a fare effetto, i suoni e le immagini in testa si mescolavano senza un senso logico. Louis che poggia le sue mani contro le mie spalle e mi sbatte al muro per allontanarmi. -Lo sai, provo le stesse cose- mi sussurra all’orecchio. Poi lo vedo uscire dal bagno del locale, sbattendo la porta, mentre io con le spalle al muro mi crogiolo a terra, portandomi la testa tra le mani. Mi morde il labbro, io gli prendo il viso tra le mani ed inizio a baciarlo con passione. Lui fa altrettanto, giocando con la mia lingua. Tutto ad un tratto mi ritrovo fuori dal bagno e vedo Louis attaccato ad Eleanor, la sta baciando e il mondo mi crolla addosso. Scuoto la testa, come se quello bastasse per cancellare quei flashback dalla mia memoria. Dov’era Louis? Lo devevo trovare, spiegargli che andava tutto bene, che non era sbagliato, che noi non eravamo sbagliati. Mi diressi verso il tavolo, dove riconobbi Eleanor. -Dov’è Louis?- le chiesi, ma senza ricevere una risposta. Capii che sapeva quello che poco fa era successo in bagno. La afferrai per un braccio e la trascinai nella sala fumatori. Si staccò dalla mia presa, che non doveva essere così forte come avrei voluto che fosse, forse per colpa dell’alcool. -Io non so più nulla. Prima siete migliori amici, poi vi baciate in bagno. Mi fate schifo. Anzi mi fai schifo, Harry.- i suoi occhi diventarono lucidi, e pochi secondi dopo le lacrime iniziarono a rigarle il viso. -Era ovvio che tu fossi pazzo di lui, l’unico che non se ne era accorto, o forse faceva finta era lui. Perché non voleva te. Era felice con me. E adesso?- si strofinò gli occhi, avanzando verso di me. Mi tirò un pugno sul petto. -E’ colpa tua.- un altro pugno, poi due, poi tre. Le presi le spalle appoggiandola contro il muro. -Non sai leggere nei suoi occhi, nei suoi gesti, se pensi che non ricambi quello che provo io per lui e lo sai meglio di me.- ressi il suo sguardo, pieno di odio e di rabbia. E sapevo che quelle emozioni erano solo per me. Si svincolò nuovamente dalla mia presa e si allontanò, voltandomi le spalle. Respirò profondamente per poi sussurrare -Ha detto di aver bisogno d’aria e ha preso le scale che portano sul tetto.- Non le detti il tempo di aggiungere altro, se mai avesse voluto farlo. Iniziai a correre su per le scale, facendo due-tre scalini alla volta. Il mio respiro diventò quasi subito affannato, per la corsa, l’ansia, per l’infinità di quel minuto. Le rampe di scale erano ormai finite, spalancai la porta che porta sul tetto, facendola sbattere contro il muro, così da rompere il silenzio che regnava la sopra. Lo vidi. Mi si bloccò il cuore. Aveva un bottiglia di Scotch in mano, mentre camminava a vanti e indietro lungo il cornicione. Avanzai lentamente verso di lui e mi vide con la coda dell’occhio. Ero un fottuto coglione, perché la paura mi sovrastava e l’unica cosa di cui ero capace, fu alzare la mano in segno di saluto. Lo guardai per un tempo indefinito. Non sapevo che ore sono, da quanto tempo ero qua con lui, da quanto lui era qui da solo e quanto aveva bevuto. Le lacrime mi pungevano gli occhi, ma cazzo sapevo solo frignare. -Ti amo Louis.- sospirai -Ti amo e non ho paura di dirlo, anzi. L’ho tenuto dentro di me per troppo tempo e, se possono scoppiare le bombe lanciate durante la prima o seconda guerra mondiale, figurati le persone.- Avanzai ancora verso di lui e salì sul cornicione. Chiusi gli occhi e aprì le braccia. Feci un respiro profondo, per poi urlare “IO, HARRY, AMO LOUIS.” Dopo quelli che dovevano essere due secondi, Louis iniziò a battere le mani, a mo’ di presa in giro. -Ma che bravo e adesso? Pensi che la vita sia un film, dove ti dichiari alla persona che ami e lei ricambi i tuoi stessi sentimenti e vissero tutti felici e contenti?- Scossi la testa in segno di disapprovazione -Lo so che non è così, lo so che..- la sua voce sovrastò la mia. -Harry tu non sai proprio un cazzo.- bevve un sorso di Scotch. -Che poi potrei provare le stesse cose, forse potrei amarti anche di più, ma il lieto fine non c’è. Non esiste per noi.- Gli sorrisi, per rassicurarlo, perché la paura che aveva gli si leggeva negli occhi. Ma io non lo avrei lasciato solo e lo doveva sapere. Avanzai. -Non ti muovere.- disse con voce ferma. Io non lo ascoltai e feci altri due passi per poterlo raggiungere. Lui ne fece uno indietro. -Louis ma davanti a tutto questo non sei da solo, ci sono io.- gli porsi la mano affinché la afferrasse e io potessi abbracciarlo. Dopo qualche secondo Louis scoppiò a ridere e d’istinto tirai indietro la mano. Il mondo mi era caduto addosso per la seconda volta. Avrei voluto avere la forza di odiarlo, sarebbe stato tutto più facile, invece no. Continuava a ridere, come se non si accorgesse che ero come un vetro in frantumi e che ogni sua risata mi spezzava sempre di più. Continuò a bere, mentre le lacrime iniziarono a rigarmi il viso. Bruciavano. Come i battiti del mio cuore. Avrei voluto che smettesse di battere. Subito. Louis camminava lungo il cornicione. Sbattei le palpebre. Continuava a ridere e a bere. Sbattei nuovamente le palpebre. Louis stava poggiando per terra la bottiglia. Dopodiché aprii le braccia, chiusee gli occhi e respirò profondamente. Urlò. Un urlo che racchiudeva odio, rabbia, amore, tutto. Sbattei le palpebre e l’immagine di Louis che muoveva le braccia in aria, per recuperare l’equilibrio mi ghiacciò. Corpo e mente andavano uno a destra e uno a sinistra. Urlai il suo nome, ma lui non c’era più. Mi nascondevo dietro ad un albero, mentre si svolgeva al liturgia del funerale. Erano tutti li, riuniti davanti la bara che conteneva il suo corpo. Non trovavo la forza ed il coraggio di avvicinarmi. Non potevo dare conforto alla madre di Louis, sapendo che il dolore che sta provando adesso era soltanto a causa mia. Socchiusi gli occhi mentre calavano la bara giù, nel terreno scavato appositamente. Gli dedicai un saluto.

“Spero che un giorno tu possa perdonarmi Louis.Ti amerò per sempre.”

Dentro di me riecheggiava la sua risata beffarda al mio “ti amo”. E faceva male, quanto una pugnalata in pieno petto. E questo dolore non sarebbe mai andato via. Sarebbe stato il mio compagno di vita per sempre.
Come gocce di acqua che scivolano sopra un vetro liscio, i sensi di colpa scivolano dentro di me, scorrono nel mio sangue, corrodendomi lentamente, ma facendomi restare vivo in modo che io potessi respirare anche la più piccola molecola di dolore. 

  
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