Il Tesoro Più Grande
Fanfiction dedicata allo: “Ino & Shika Day”. Perché tutte le Mosche Bianche come me, possano sognare
e sperare in questa splendida coppia. The
Night is White!!! Con affetto Paccy.
. . Prologo . .
Era un
caldo e soleggiato pomeriggio di inizio estate. E loro si erano trovati lì, nel
solito posto, con l’abituale intenzione di allenarsi. Quella volta, però,
l’allenamento non ci sarebbe stato. Shikamaru era steso sull’erba e stava
fumando una sigaretta dietro l’altra.
Ino era
poggiata di spalle contro un albero, a braccia incrociate e sguardo perso.
Choji era
seduto su un tronco d’albero caduto, senza il suo solito pacchetto di patatine.
Tutto
sembrava identico a come era sempre stato, eccetto piccoli e lievi dettagli che
nessuno avrebbe colto, se non loro tre. Gli inseparabili amici d’infanzia. Il
forte e unito Team 10. La squadra che il defunto maestro aveva creato con il
saldo concetto di amicizia.
“Io
lascio la squadra.” proferì il ragazzo con il codino, senza guardare i due compagni.
Calò un
pesante silenzio. L’aria tiepida si fece improvvisamente gelata.
“Uhm…”
mugugnò Choji, continuando a fissare un ceppo d’erba davanti a sé.
“Non
penso abbia più senso. O almeno, non come prima.” continuò il chunin, alzando
lievemente il capo per guardarli, puntellandosi a terra con i gomiti.
Li scrutò
uno ad uno. Prima il deperito e pallido Choji, che era dimagrito di una decina
di chili in poco tempo e non sorrideva più da quel maledetto giorno.
Non era
più lo stesso. No. Nessuno di loro lo era.
Assottigliò
gli occhi sulla sinuosa figura di Ino. Lei era sempre bellissima, nonostante
l’espressione vuota. I capelli erano legati in quella semplice coda che usava
portare da sempre, l’esile corporatura era coperta da quei due fazzoletti viola
che lei osava chiamare vestiti. Non l’aveva degnato nemmeno di uno sguardo. Ma
non si stupì. La vecchia Ino l’avrebbe ammazzato di botte se, un tempo, avesse
provato a dire qualcosa del genere. Ora no, non ne aveva la forza o,
semplicemente, acconsentiva.
La
ragazza ebbe un lieve guizzo al sopracciglio, appena avvertì il suo sguardo su
di sé. Con un’esasperante lentezza fece scivolare le braccia lungo i fianchi e
si diresse verso di lui con altrettanta apparente calma.
Quella
che prima sarebbe stata un’azione completamente normale, attirò l’attenzione di
Choji che si volse a fissarli curioso. Ultimamente Ino non faceva che evitarli,
pareva strano vederla riprendere quell’iniziativa e quella confidenza che
avevano un tempo.
“Che
vuoi, Yamanaka?” sussurrò il Nara, seguendola in ogni suo movimento.
La
chiamava sempre così quand’era arrabbiato con lei, o irritato per qualsiasi
altra cosa. Ino non rispose. Sforzò un sorriso di circostanza. Un sorriso
freddo, ironico. Si inginocchiò davanti al compagno. Ex compagno. Trovò la
forza per fissarlo negli occhi. Non lo faceva da tempo, troppo tempo ormai. Non
l’aveva guardato in quel modo da quando avevano dodici anni. Prese un sospiro.
Silenziosa
alzò il braccio e gli tirò un violento schiaffo.
Era successo tutto troppo in fretta, a velocità troppo
contrastante rispetto alle azioni che l’avevano preceduta. Choji inarcò le
sopracciglia sorpreso e Shikamaru si portò una mano sulla guancia rossa.
“Mpf…” fece lui, lanciandole un’occhiata tra l’offeso e
l’arrabbiato.
Soddisfatta, la ragazza si rialzò e gli porse la mano. La
stessa mano che l’aveva appena colpito e che, in passato, l’aveva colpito altre
innumerevoli volte.
“Sciogliere la squadra equivarrebbe ad ucciderlo una
seconda volta.” sibilò con tono tagliente.
Lui rimase impassibile per qualche secondo. Lentamente,
quello che voleva essere un sorriso gli increspò le labbra. Non vi era ironia,
ne provocazione. Era il primo sorriso sincero che le stava rivolgendo dopo
tanto tempo. Alzò il braccio e le afferrò la mano. Quel inaspettato contatto
provocò una sorta di scossa ad entrambi. Ino sobbalzò lievemente e fece per
lasciare la presa, ma lui la strinse con forza. Si rialzò velocemente senza
lasciarla e rivolse la sua attenzione all’amico. Choji ricambiò lo sguardo e, a
sua volta, sorrise. Anche per lui era il primo sorriso sincero che rivolgeva
agli amici dopo quel maledetto giorno.
Ino ben presto si fece contagiare e, quando l’Akimichi li
raggiunse per chiudere il cerchio, rivolse loro una lieve risata di gioia.
Quella fu musica per le orecchie dei compagni e, finalmente sollevato, Choji
posò la mano sulle due già unite degli amici.
Il Team 10 continuava a sopravvivere, nonostante quella
grave perdita.
. . CAPITOLO 1 . .
La situazione era leggermente migliorata e la tristezza
che opprimeva i loro cuori si affievoliva ogni qualvolta i tre compagni
passavano tempo insieme. Si aiutavano a vicenda, a loro modo e, grazie a questa
complicità ritrovata, passavano più serenamente quel brutto periodo.
Quella sera erano usciti per andare a svagarsi. A loro si
erano uniti anche Naruto, Tenten e Kiba. Avevano tutta l’intenzione di bere e
divertirsi. Era un piccolo locale alla periferia nord di Konoha. Tutti i
ragazzi del villaggio ci andavano spesso.
“Brindiamo!” propose Choji, alzando l’ennesimo bicchiere
di vodka.
“Cavoli amico, come sei dimagrito…” commentò Naruto,
osservandolo bene.
“Hai visto? Ora le ragazze mi dicono che sono carino!”
ridacchiò lui.
“Certo Choji-kun, così stai proprio bene!” fece Ino,
abbracciandolo.
Il ragazzo ridacchiò nel vedere cambiare leggermente
l’espressione di Shikamaru. Pareva fosse l’unico ad essersene accordo ma, non
per niente, era il suo migliore amico.
“Mpf… dovresti pensare al tuo jutsu. Non ti riesce bene
come prima.” commentò acido il Nara.
“Beh, infatti pensavo di allenarmi anche in altre cose!”
gli fece l’occhiolino.
Ino sorrise nel vedere bisticciare i due. La
spensieratezza ritrovata di Choji e lo scetticismo di Shikamaru erano due
qualità che adorava. Peccato gli fosse sfuggito un piccolo particolare. Prese a
fissare il viso accigliato dell’amico e, quasi inconsapevolmente, percepì le
guance farsi più calde. Lui l’aveva notata e le aveva rivolto un ghigno
malizioso. Poi, come se niente fosse, era tornato alla conversazione con gli
altri. Rimase immobile per qualche secondo, con lo sguardo fisso su di lui e la
mente che vagava, finché qualcuno non le tirò una lieve gomitata. Si volse
verso la persona in particolare e si trovò di fianco una Tenten che sorrideva
divertita.
“Non reggi bene l’alcool come un tempo, eh?” la provocò.
“In effetti ho un po’ caldo… torno subito.” di scatto si
alzò e, sorridendo lievemente uscì dal locale. Shikamaru non si perse una
singola mossa dell’amica e, quando la vide scappare così, rivolse un’occhiata
interrogativa a Choji. Lui scosse le spalle e si alzò, pronto per andare a
seguirla. Il Nara si accigliò lievemente.
“Choji, perché non mi racconti quella vecchia barzelletta
che mi faceva tanto ridere?” gli chiese Kiba, prendendolo alla sprovvista.
L’Akimichi annuì contento e riprese posto.
“Shika ci pensi te?” propose all’amico.
Lui simulò uno sbuffo e si alzò di malavoglia. Vide Tenten
ammiccargli e Kiba ridere con Choji, dopo quel palese tentativo di trattenerlo.
Sospirò e si diresse verso l’uscita. Perlomeno aveva la scusa di essere stato
costretto ad andare, anche se ci sarebbe andato comunque di sua spontanea
volontà. Non voleva dare a vedere che si preoccupasse per l’amica, né che gli
avrebbe dato fastidio che fosse Choji a correrle dietro.
Ino si era allontanata, per andare a rifugiarsi in un
prato dietro al locale. Si era sdraiata sull’erba fresca e un dolce profumo di
violette selvatiche l’aveva inebriata. Osservò il cielo completamente limpido
ed adornato di stelle. Quella sera le nuvole di Shikamaru non erano di mezzo,
come al loro solito.
“Beh perlomeno qui si può fumare.” fece una voce fin
troppo familiare. Come non detto.
“Shika?” sussurrò lei, confusa nel vederlo davanti a lei.
Rimasero a fissarsi per qualche secondo, silenziosi.
Quella particolare atmosfera che ultimamente si era creata fra i due li
infastidiva. O meglio, imbarazzava.
Lui sbuffò e prese posto accanto alla biondina.
Inaspettatamente fu avvolto dal profumo di fiori. Profumo di Ino. Era
decisamente rilassante. Portò le mani ad intrecciarsi dietro la nuca e si
sdraiò, volgendo lo sguardo all’amato cielo. Quando vide che non vi era neanche
una nuvola contrasse lievemente le labbra in una smorfia. Ino ridacchiò e lui
si girò verso di lei, inarcando un sopracciglio.
“Niente nuvole, eh?” fece la ragazza, lanciandogli un
sorrisino.
“Eh già. Solo tante stupide stelle tutte uguali. Almeno le
nuvole cambiano, si muovono, non sono noiose.” rispose lui, con il solito tono
annoiato.
“Shikamaru Nara che dice che qualcosa non è noioso!” lo
canzonò divertita.
“Tu lo sei molto, invece.” rispose a tono.
“Come ti permetti! E poi senti chi parla!” lo rimbeccò
accigliata.
Shikamaru sogghignò. Sentirla sbraitare così, come un
tempo, era un sollievo. Era bello poterle stare ancora vicino. Dopotutto
l’aveva promesso. Aveva promesso che si sarebbe preso cura di loro. E
sciogliere la squadra era stata una stupida uscita egoistica. Avrebbe voluto
scappare, lasciare tutto ciò che gli ricordava il suo adorato maestro. Ma non
poteva. Loro avevano bisogno di lui. E lui di loro.
Immerso in questi pensieri si accese una sigaretta.
“Baka.” sussurrò la biondina, prima di tornare a guardare
le stelle.
Non erano affatto noiose. Erano a dir poco spettacolari.
Ognuna brillava di luce propria, ognuna rappresentava qualcosa, ognuna era
assolutamente speciale. Ma un ragazzo ottuso come lui non poteva cogliere quel
romanticismo. Romanticismo. Forse non era il caso di pensare a quelle cose, in
quel momento, con lui. Si alzò a sedere, di scatto, facendolo sussultare.
“Io torno dentro.” disse velocemente, facendo per alzarsi.
Ma lui non le lasciò il tempo di andare, perché l’afferrò
per un braccio e la bloccò. Lei si girò confusa e lo fissò con le iridi
cerulee. Il ragazzo si alzò a sedere a sua volta e la scrutò con la solita
espressione annoiata.
“Perché mi eviti?” domandò secco.
Lei ci mise un po’ ad elaborare quella domanda.
“Evitarti? Io?” balbettò distogliendo lo sguardo,
imbarazzata.
Shikamaru scrutò ogni sua mossa, ogni sua reazione. Era in
evidente difficoltà. Aumentò la stretta e con l’altra mano le afferrò
delicatamente il mento, costringendola a guardarlo.
“Guardami negli occhi.” ordinò, in un sussurro.
Lei, sconvolta da quel gesto, tentò di liberarsi.
Completamente inutile. Lui era decisamente più forte. E oltre alla forza usava
violenza psicologica. Quanto lo odiava quando faceva così… per lei non c’era
scampo. Non era mai riuscita a sfuggire a quell’espressione indagatrice. Con un
enorme sforzo lo guardò.
“Era tanto difficile?” continuò, curioso.
Lei scosse il capo in senso negativo. Bugia. Era
immensamente difficile. Ma lui non poteva capire. Non doveva avvicinarsi così.
Non doveva superare quella barriera che avevano costruito fin da bambini. Non
doveva oltrepassare la soglia dell’amicizia. Con uno strattone improvviso si
liberò e sospirò. Era sicura di essere arrossita.
Shikamaru, però, voleva giocare ancora. Ultimamente si era
sorpreso piacevolmente divertito a provocare l’amica. Non trovava qualcosa di
tanto appagante da quando aveva scoperto le nuvole. Mentre Ino stava per allontanarsi
la afferrò nuovamente per la coda, tirandola piano verso di lui. La ragazza,
che non se l’aspettava, cadde all’indietro proprio fra le sue braccia.
“Scappi da me, Yamanaka?” domandò con un tono estremamente
provocante. Yamanaka. L’aveva chiamata per cognome ma non le sembrava
arrabbiato. Questa volta era diverso. Era una provocazione bella e buona.
Possibile che stesse assumendo un altro atteggiamento verso di lei? Quel tipo
di atteggiamento? Non ci poteva credere. Non ci voleva credere. Non proprio
lui. Non Shikamaru Nara. Non il suo migliore amico.
“Io non…” ma venne interrotta da un arrivo inaspettato.
“Ragazzi, che fate di bello?” la voce melliflua di Sai
echeggiò nell’aria.
Shikamaru non riuscì a reprimere una smorfia mentre Ino
gli sorrise sollevata. Il Nara lasciò svogliatamente la presa sulla ragazza e
portò le mani in tasca. La biondina si attaccò al braccio del nuovo arrivato e
lo salutò con un bacio sulla guancia.
“Sai-san, perché non ti unisci a noi? Stavamo giusto
rientrando! Dentro c’è anche Naruto!” propose la ragazza, con occhi speranzosi.
Non aveva voglia di rimanere ancora sola con Shikamaru. Quest’ultimo, dal canto
suo, sbuffò irritato.
“Con piacere, Miss Bellezza!” rispose Sai, con un sorriso
di circostanza.
Quando rientrarono trovarono una Tenten alquanto ubriaca
abbracciata a Kiba, più sbronzo di lei, che cantavano canzoncine giapponesi a
livello di scuola elementare e dondolavano pericolosamente sulle sedie. Se Neji
li avesse visti in quella situazione avrebbe sfasciato tutto il locale con la
sola forza dei capelli. Naruto si era addormentato senza troppi problemi sul
tavolo, con la bava alla bocca e la classica bollicina che usciva dal naso,
mentre Choji continuava a bere senza sosta.
“Tenten…” la richiamò Ino, divertita.
“Ohhh Ino-chan, sei tornata! E… Shika si è tagliato
quell’orribile codino…” singhiozzò lei, tra una risata e l’altra. Ovviamente
aveva scambiato Sai per Shikamaru. Il vero Nara sbuffò contrariato. Kiba
scoppiò a ridere come un pazzo, battendo i pugni sul tavolo e facendo svegliare
di colpo il povero Naruto che, per lo spavento, era caduto dalla sedia. Choji
nel vedere la scena spruzzò tutta la vodka che aveva addosso sui pantaloni di
Shikamaru e sulla minigonna di Ino. Il primo lanciò qualche bestemmia, mentre
la ragazza si mise ad urlare isterica. Anche Sai, che copiava chiunque
ritenesse divertente, si mise a ridere sommessamente. Insomma, tutti ridevano
meno che i due poveri malcapitati che corsero in bagno a lavarsi.
“Accidenti a quegli idioti! Mi hanno rovinato la gonna
nuova!!!” sbraitò la bionda, praticamente seduta sul lavandino.
Shikamaru fece cadere lo sguardo sulle lunghe e snelle
gambe della ragazza. La gonna, già corta di suo, ora lasciava intravedere anche
un filo di slip. Rigorosamente viola, ci avrebbe scommesso. Un ghigno gli
increspò le labbra. Erano di nuovo soli.
“A me non dispiace poi tanto.” commentò il ragazzo, con
aria eloquente.
Lei si accorse della situazione e si coprì subito. Peccato
che con la gonna bianca si vedesse gran parte di ciò che aveva sotto… con un
urlo tentò di coprirsi con le mani e andò istintivamente spalle contro al muro.
“Shikamaru Nara che vai dicendo?!” sbottò completamente
rossa in viso.
Da quando era così malizioso? Si avvicinò a lei, poggiando
le mani ai suo lati, contro al muro, intrappolandola. Lei si portò le braccia
contro il petto e trattenne il respiro.
Erano decisamente troppo vicini e questo la faceva
impazzire.
Da quando era così affascinante? Il ragazzo assottigliò lo
sguardo, cosa che rese la sua espressione ancora più provocante. Ino si
accigliò visibilmente, sperando che si stancasse di quello stupido gioco. No.
Quel gioco lo divertiva troppo.
Da quando era così irresistibile? Se lo ricordava un
insignificante ragazzino. Non era bello come Sasuke, non era allegro come
Naruto, non era spensierato come Choji, non era tenebroso come Neji. Era sempre
stato molto intelligente, ma troppo pigro per dimostrarlo. Ma Ino, come prima
cosa, aveva sempre messo in primo piano la bellezza. L’intelligenza veniva dopo,
ma se gli fosse capitato davanti un bel ragazzo intelligente… solo ora
realizzava. Solo ora si rendeva conto che Shikamaru era diventato un bellissimo
ragazzo. Erano sempre stati compagni di squadra, amici, come fratello e
sorella. Ma non l’aveva mai guardato come uomo. E tutto ciò feriva
profondamente il suo orgoglio maschile, anche se era troppo svogliato per
rendersene conto. Ora, all’età di sedici anni, finalmente entrambi si erano
resi conto di essere cresciuti. E il rapporto tra due amici così stretti si era
inevitabilmente trasformato in qualcosa di ancora più profondo.
“Piantala…” lo supplicò, portando le mani sul suo petto
con il gesto di allontanarlo.
“Di fare cosa?” continuò lui, appagato dalle sue timide
reazioni. Se si fosse accorto prima dell’ascendente che aveva su di lei,
l’avrebbe provocata da molto prima.
Sogghignò. No. Prima era diverso. Solo di recente aveva
acquisito quella sicurezza, quella malizia, quel fascino tipico di un uomo.
Aveva superato l’ingenuità del bambino e, soprattutto il suo corpo, l’aveva
realizzato. Ino, la ragazzina scocciante, la sua migliore amica, la sua
sorellina da proteggere era diventata una donna. Fin da bambina era bella, un
angelo. Lui l’aveva sempre vista come il suo angelo. E guai a toccarla. Sarebbe
impazzito. E ora che la vedeva come una bellissima dea, si era reso conto che
lo attraeva da impazzire.
“Di prendermi in giro!!!” sbottò lei, spintonandolo con
più forza.
Shikamaru le afferrò i polsi e li strinse nelle sue grandi
e caldi mani. Ino fu pervasa da una miriade di brividi. Non l’aveva mai
guardata così.
“E chi lo dice che ti prendo in giro?” ora aveva assunto
un’aria più seria.
Lei sbiancò di colpo e fece per ribattere, ma lui la
precedette con una risata divertita.
“Kami, dovresti vedere che faccia hai fatto!!!” sbiascicò
lasciando la presa e appoggiandosi al muro per sostenersi. Non l’aveva mai
visto ridere così tanto. Umiliata, portò le braccia lungo i fianchi e strinse
convulsamente i pugni.
“BAKA!!!” urlò all’improvviso, mollandogli un violento ceffone.
Lui sbarrò gli occhi e la fissò sconvolto. L’ultima volta
che l’aveva fatto era per un motivo plausibile. Questa volta è vero, forse
aveva esagerato, ma che bisogno c’era di quella reazione violenta? Stava solo
scherzando un po’, perché prendersela tanto?
“Ahi, ma sei impazzita?!” protestò, portandosi una mano
sulla stessa guancia colpita anche la scorsa volta. Ci stava facendo troppo
l’abitudine.
“No, sei tu quello pazzo!!!” sbottò, sorpassandolo e
uscendo dal bagno.
Lui sbuffò irritato e si guardò allo specchio. Questa
volta l’aveva colpito proprio forte. Invece del solito rosso era comparso un
bel livido viola.
“Mendokuse…” brontolò, prima di tornare di là.
Non si parlavano da almeno tre giorni. Lei lo evitava, lui
faceva finta di niente. Choji aveva fatto l’interrogatorio ad entrambi, ma nessuno
voleva spiegargli.
Shikamaru lo sapeva, Ino era fatta così. Presto si sarebbe
stancata e sarebbe tornata da lui chiedendogli di far pace. Ma quella volta era
diverso.
La biondina era stesa sul suo letto dalle coperte sfumate
di viola, immersa nella moltitudine di cuscini rosa che aveva. Fissava
pensierosa il soffitto, con le guance lievemente rosse.
“BAKA!!!” urlò all’improvviso, lanciando un cuscino contro
una loro foto che aveva appeso. Questa si staccò e scivolò sul letto, ai piedi
della ragazza. Lei si sporse e l’afferrò, portandola sul cuscino. Osservò
l’espressione spensierata di due ingenui bambini. Quanto le mancava quel
semplice rapporto fatto solo di futili bisticci. Non l’avrebbe mai detto ma l’ingenuo,
pigro, apatico e maschilista Shikamaru le mancava. Quello che era diventato ora
non le piaceva per niente. O meglio, non le piaceva il fatto che gli piacesse
da impazzire. Sospirò nuovamente. Ultimamente non faceva altro. Portò
istintivamente la foto alle labbra e baciò la sua immagine. Non appena realizzò
ciò che aveva fatto, la lanciò a terra, abbracciando il cuscino.
“BAKA, BAKA, BAKA!!!” sbottò, pestando i piedi sul
materasso, come usava fare ogni volta che era arrabbiata.
Stavolta aveva decisamente esagerato. Prendersi gioco di
lei in maniera così spudorata! Non l’avrebbe mai perdonato. Avrebbe dovuto
inginocchiarsi a supplicare. Non poteva giocare così con i suoi sentimenti.
“No, non è vero!!!” non poteva essersi di certo innamorata
del suo migliore amico.
Era una cosa momentanea. Doveva essere di sicuro un
abbaglio, dovuto all’alcool di quella sera. Non poteva. Non doveva. Non voleva.
Rovinare così quel magnifico rapporto… no. Non esisteva proprio.
. . CAPITOLO 2 . .
Il giorno dopo doveva presentarsi per forza
all’allenamento. Non poteva evitarlo. Avevano deciso all’unisono che più di tre
giorni di assenza consecutivi causavano una penitenza. A meno che non fosse
sopravvenuta un’emergenza.
“Vi dico che era un’emergenza! Ho bevuto così tanto che mi
è rimasto il mal di testa per tre giorni!” protestò la ragazza, cercando di
essere convincente.
I due compagni la fissavano scettici. Shikamaru con le
braccia incrociate e Choji con le mani in tasca.
“Non puoi sparire così senza dire niente… eravamo preoccupati!”
la riprese l’Akimichi.
“Hai ragione, scusa Choji-kun…” replicò con occhi
languidi.
“Ruffiana…” commentò seccato il Nara. Con lui non faceva
mai così. Lei, di tutta risposta, gli fece una linguaccia.
“Cominciamo?” cinguettò all’altro amico, prendendolo
sottobraccio e trascinandolo in mezzo al campo d’allenamento.
“Strega…” commentò Shikamaru, portandosi una sigaretta
alla bocca.
“Ehi mister salute, non si fuma durante gli
allenamenti!!!” sbottò la bionda, strappandogliela di mano. Tutto bene. Finché
c’era Choji poteva tornare se stessa. L’importante era non rimanere sola con
lui.
“Fatti i cazzi tuoi.” rispose acido, fulminandola con lo
sguardo.
“Come ti permetti?! Mi preoccupo per te e questo è il
ringraziamento!!!” replicò irritata.
“Ragazzi…” tentò di intromettersi Choji.
“E sentiamo, da quand’è che ti preoccupi tanto per me,
Yamanaka?” sogghignò.
Lo stava facendo ancora. La stava provocando senza alcun
ritegno. Ma ormai Choji se n’era accorto da tempo che quei due non litigavano
più come prima.
“Beh, Nara, sappi che almeno per il rispetto dei tuoi
compagni non dovresti farlo!” continuò, sempre più agguerrita.
“Ma se non mi hai mai detto niente, mi rompi oggi solo
perché hai la luna storta!” fece lui, incrociando le braccia “O i postumi della
sbronza…” fece sarcastico.
“Chissà come mai, signor quoziente meno duecento!!!”
sbottò, portando le mani sui fianchi.
“Ragazzi!” riprovò l’Akimichi, senza successo.
“Anche a meno duecento avrei sicuramente più cervello di
te…” sogghignò ironico.
“Come ti permetti razza di presuontuoso, egocentrico e
superbo che non sei altro!!!” alzò un braccio in alto, stringendo saldamente un
pugno. Aveva tutta l’intenzione di colpirlo.
“Ah, Yamanaka, non dovresti usare termini così complicati,
per di più se non conosci il loro significato!” ridacchiò il ragazzo.
Ino era al limite. Sapeva di dare a molti l’impressione di
una stupida e superficiale, ma di certo uno dei suoi due migliori amici la
conosceva per quello che era e non per quello che appariva. Allora perché
continuava a lanciarle tutte queste fastidiose frecciatine, oltretutto davanti
a Choji? Perché la voleva sempre umiliare a quel modo? Perché non poteva mai
essere carino con lei, perlomeno come lo era con Temari? Cos’aveva lei in più?
Con rabbia scagliò il pugno verso la solita guancia ma
lui, questa volta, era preparato. La bloccò e le strinse con forza il polso.
Choji era letteralmente senza parole. Fare così anche
davanti a lui? Il rapporto si stava evolvendo a velocità smisurata in quei
giorni. Sorrise divertito mentre, senza far rumore, si allontanò, lasciandoli
soli.
Si fissarono per qualche secondo. Finalmente Ino aveva il
coraggio di guardarlo negli occhi. Arrabbiata com’era, questa volta l’imbarazzo
non aveva preso il sopravvento.
“Stronzo.” sibilò freddamente.
Lui inarcò le sopracciglia. L’aveva fatto di nuovo. Aveva
esagerato. Non capiva perché ma sentiva l’irrefrenabile bisogno di provocarla a
quel modo. Solo con lei era così. Con Temari non gli era mai successo. Forse
perché Ino era speciale. Troppo speciale. Ora finalmente si rendeva conto che
le due non erano nemmeno lontanamente paragonabili. Eppure trattarla così la
stava solo allontanando. Quando i suoi occhi divennero improvvisamente lucidi
la sua espressione si fece dispiaciuta. Scherzare sì, farla soffrire no.
“Ino…” la richiamò con un sussurro.
“No, lascia stare. Ho capito perfettamente. Tu mi odi.”
proferì, senza poter impedire agli occhi di farsi sempre più lucidi.
“Non ti odio!” ribatté, portando la mano libera ad
accarezzarle i capelli.
Lei rimase sorpresa da quel semplice gesto. Vi era una
dolcezza inaspettata in totale contrasto con le parole che le aveva appena
rivolto. Forse era veramente dispiaciuto e quello era il suo modo per chiedere
scusa.
“Non sei più lo stesso…” sussurrò la ragazza, abbassando
lo sguardo.
Shikamaru sospirò e la lasciò andare. Si accese l’ennesima
sigaretta e la portò alla bocca.
“Hai ragione. Da quando lui non c’è più non so più come
comportarmi. Sento addosso l’enorme responsabilità di proteggervi. Non che
prima non la sentissi, ma ora è diverso. Io pensavo di essere il più forte dei
tre, e non per fare il presuntuoso. Tu e Choji siete più vulnerabili
psicologicamente e non vorrei mai vedervi tristi. Mi spiace se quella volta ho
detto quelle cose, ma stavo crollando. E’ da lì che l’ho notato. Voi siete
forti almeno quanto me. Me l’hai dimostrato te, schiaffeggiandomi. Me l’ha
dimostrato Choji, sorridendomi come se niente fosse. Anch’io ho bisogno di voi…
ma con te è diverso. Sei una ragazza. Io le donne non le capisco proprio. Ho
sempre pensato che foste grandissime seccature. Eppure, anche se tu sei la più
seccante di tutte, sei anche la mia migliore amica. Ultimamente vederti così
triste non mi andava… forse è per questo che mi comporto così.” Concluse,
aspirando una boccata di fumo. Dire tutto quello gli era costato almeno metà
del suo orgoglio. Ma pur di non vederla soffrire così aveva dovuto confidarsi
con lei.
Ino rimase a dir poco colpita. Ora capiva. Era lui, il
solito Shikamaru, impacciato e gentile che si preoccupava per i suoi amici.
Sorrise sollevata e si avvicinò a lui.
“Grazie…” si sollevò sulle punte dei piedi e gli diede un
veloce bacio sulla guancia.
In quel momento Choji rispuntò fuori dai cespugli, con un
pacchetto di patatine in mano. I due si guardarono sorpresi, anche se Shikamaru
era ancora stordito da ciò che era appena successo.
“Choji-kun, sei tornato te stesso!” sorrise ampiamente la
ragazza.
“Già, anche voi!” ammiccò l’Akimichi, addentando una
patatina.
“Mpf… coraggio, alleniamoci.” sorrise Shikamaru, tirando
fuori i kunai.
Da quel pomeriggio tutto sembrò andare meglio. I due
sembravano andare d’accordo, nonostante i soliti bisticci, e Choji aveva
ripreso a mangiare.
Tutto sarebbe stato perfetto, se non fosse per l’arrivo di
qualcuno con gli occhi verdi e i capelli biondi legati in quattro codini.
“Buongiorno, ragazzi!” li sorprese quel pomeriggio, al
chiosco di ramen.
Shikamaru per poco non si strozzò, Ino impallidì e Choji
si accigliò. La salutarono gentilmente, finché lei non lanciò una frecciatina a
Shikamaru.
“Ehi crybaby, perché non mi accompagni dall’Hokage? Sai
com’è, è da tanto che non vengo a Konoha, non ricordo la strada. E tu sei la mia guida.” sogghignò divertita.
“Ok. Ragazzi ci vediamo dopo!” si congedò lui, affiancando
la bionda e allontanandosi con lei.
Ino non gli staccò gli occhi di dosso finché non girarono
dietro l’angolo. Choji le lanciò una lieve gomitata.
“Perché non li segui?” propose.
“Cosa?! Che diavolo…” protestò lei. Ma a Choji non poteva
mentire, era anche lui il suo migliore amico. Forse non amico come Shikamaru, ma sapeva capirla ad occhi chiusi.
“Vai. Per oggi offro io!” la spronò, con un sorrisone.
“Non dirlo a Shika…” bisbigliò, prima di correre dietro ai
due.
L’Akimichi ridacchiò e prese a mangiare anche la mezza
porzione rimasta dell’amica.
Sembrava una missione di livello A. Non era mai stata
tanto agitata e in preda all’ansia come in quel momento. Il cuore minacciava di
farle venire un infarto e le gambe le tremavano mentre, silenziosa come un
gatto, saltava di tetto in tetto. Da quella postazione non si potevano certo
accorgere di lei.
Eppure Shikamaru non si lasciò sfuggire un piccolo
dettaglio. La sua inconfondibile ombra.
Con un ampio ghigno continuò a chiacchierare con Temari e,
gentilmente le porse il braccio. Lei accettò e lo afferrò, lasciandosi
scortare. Giocare così era ancora più divertente.
Ino trattenne il respiro e si attorcigliò le mani,
nervosa. Prese un respiro profondo. Doveva stare calma e concentrata per non
farsi scoprire. Li seguì fino al palazzo dell’Hokage ma, una volta lì, non
poteva di certo entrare.
“Che baka che sono…” scosse il capo, sconsolata. Cosa
sperava di fare?
Avvilita abbassò il capo e si stese sul tetto. Scrutò il
cielo. Tutte quelle nuvole preannunciavano pioggia. E le nuvole di solito erano
in simbiosi con l’umore di Shikamaru.
Il giorno dopo Ino doveva lavorare al negozio di fiori. E
questo equivaleva dare campo libero a Temari. Sbuffò svogliata mentre tentava
di sistemare un mazzo di fiori in vetrina. Da fuori un ragazzo la notò ed entrò
con un caldo saluto.
“Buongiorno Sai-san!” lo salutò gentilmente.
“Miss Bellezza… vorrei dei fiori.” sogghignò, rivolgendole
un inchino di saluto.
“Oh… per una ragazza?” domandò com’era solita fare.
Quella volta però non era particolarmente entusiasta della
sua visita. Aveva sperato di vedere un altro. Al pensiero arrossì lievemente e
Sai interpretò che fosse per lui.
“Sì, una bellissima ragazza. Che mi consigli?” domandò,
guardandosi intorno.
“Dipende cosa vuoi esprimere…” sospirò la bionda,
portandosi una mano sul mento.
“Amicizia, forse qualcosa in più che ancora non c’è ma che
potrebbe nascere.” sorrise lui.
“Beh… il tulipano rosso potrebbe voler dire messaggio
d’amore. Che ne dici?” ricambiò gentilmente. Lui annuì pensieroso.
“A te piace?” domandò fintamente ingenuo.
“Molto!” sorrise dolcemente.
“Un bel mazzo, allora.” le ammiccò, come aveva visto fare
a Kiba, una volta.
Lei arrossì imbarazzata e prese ad impacchettargli i
fiori, con tanto di fiocco rosa.
“Ah, stasera ti andrebbe di uscire con me?” domandò
all’improvviso.
Ino per poco non lasciò cadere i fiori per la sorpresa. Lo
fissò spaesata e, quasi istintivamente annuì. Non se l’aspettava. Ci aveva
sperato fin troppo tempo prima, ma ora non gli passava nemmeno per la mente di
uscire con lui.
“Perfetto, passo a prenderti stasera!” le fece un galante
baciamano, prima di sparire con il mazzo di tulipani.
Era assurdo. Paradossalmente assurdo. Come poteva uscire
con Sai sapendo che Shikamaru era tra le braccia di Temari?! Eppure era sempre
meglio che rodersi il fegato standosene a casa. Il primo pensiero era
abbuffarsi di gelato insieme a Choji ma, dopo quell’invito inaspettato, non
poteva certo declinare una richiesta tanto gentile.
“Perché diavolo lui non può essere così gentile, con me?!”
protestò ad alta voce.
“Chi non è gentile?” domandò una voce alle sue spalle.
Quando si girò si trovò davanti chi non avrebbe voluto
incontrare. Almeno per quella sera.
“Ciao ragazzi…” sforzò un sorriso che le costò parecchie
torsioni dei muscoli facciali, ma che risultò perfetto.
“Dove vai in giro a quest’ora?” domandò scettico
Shikamaru.
Temari si era messa un vestitino azzurro particolarmente
corto e scollato.
“E voi dove andate di bello?” continuò con la falsa
espressione allegra.
“Oh, niente di speciale. Usciamo a bere qualcosa.” replicò
il Nara con un ghigno.
“Già Nara, muoviamoci che siamo in ritardo.” fece la
bionda, trascinandolo per il braccio.
In quel momento arrivò anche Sai. Ino se avesse potuto
avrebbe fatto esplodere tutti con una carta bomba. Ma si dovette trattenere.
Anzi, forse era l’occasione buona per provocare. Non ci aveva pensato, poteva
giocare un po’ anche lei, dopotutto.
“Sai-san, ti aspettavo!” cinguettò la bionda, attaccandosi
al suo braccio.
Era una chiara frecciatina. Una presa in giro per l’altra
coppia.
“Miss Bellezza!” le baciò la mano e rivolse un sorriso di
circostanza ai due. Poi tirò fuori, da dietro la schiena, lo splendido mazzo di
tulipani rossi. Ino si illuminò di sorpresa.
“Sai-san… ma erano per me?!” domandò allegra.
“Certo. La ragazza più bella di Konoha… per la nascita di
una profonda amicizia.” le spiegò, con l’ennesimo baciamano. Lei arrossì
imbarazzata e il Nara, seccato, intervenne.
“Ma che bello, perché non usciamo tutti insieme?” improvvisò,
con l’allegria di chi deve andare al patibolo.
“Splendida idea!” rispose Ino, che non aveva colto la
battuta.
Sai e Temari si lanciarono un’occhiata perplessa, che
ovviamente il Nara non potè far a meno di notare. Tutto ciò era alquanto strano
ma decise di non prestarci particolare attenzione.
Alla fine i due appuntamenti si trasformarono in un
appuntamento a quattro.
Si sedettero al tavolo di uno dei più lussuosi ristoranti
di Konoha. Ino di fronte a Temari e Shikamaru di fronte a Sai. Le due ragazze
non facevano altro che lanciarsi occhiate di puro odio e sorrisini falsi. Sembrava
una lotta del tutto al femminile, poiché Shikamaru e Sai non facevano altro che
osservarle dapprima divertiti e al lungo andare seccati.
“Allora, cara Temari,
che ci fai di bello a Konoha?” fece Ino ironica, sorseggiando un po’ di vino
rosso.
“Oh, nulla di che. Un messaggio per l’Hokage da parte di
Gaara.” scosse le spalle.
“Ma come, pensavo fosse una vacanza di piacere… altrimenti
perché saresti ancora qui?” domandò con occhi falsamente ingenui.
“Beh, sai com’è, mi riposo un po’. Ho deciso di fermarmi
qualche giorno a Konoha. E’ sempre bello stare fra amici.” ricambiò la frecciatina.
“Hai proprio ragione, mi fa’ piacere che rimani. Anzi, mi fa’ ancora più piacere essere uscita con te stasera, così possiamo conoscerci
meglio!” sogghignò beffarda.
“Forse abbiamo più cose in comune di quanto pensassi. O
forse solo una.” sorrise ampiamente
la ragazza di Suna.
Shikamaru sospirò seccato. Anche se in fondo all’animo era
davvero compiaciuto. Sembrava si stessero sfidando per lui. Era chiaro che Sai
era solo un diversivo di Ino per sperare di ingelosirlo, ormai la conosceva
troppo bene. Sai non le era mai piaciuto, era stata solo una cotta momentanea
che già si era spenta. E nemmeno Sasuke era più nel suo cuore. Ormai ne era
sicuro, solo lui poteva conquistarla. O forse l’aveva già conquistata.
Sai, d’altra parte, osservava la scena impassibile.
Sembrava nemmeno ci volesse stare lì. Il Nara si chiedeva come mai avesse
chiesto ad Ino di uscire. Poi gli tornò in mente quella fugace occhiata tra lui
e la ragazza di Suna.
“Senti Temari, tu hai conosciuto Sai nella missione di
salvataggio del Kazekage, giusto?” domandò all’improvviso.
“Sì, perché?” chiese lei, leggermente nervosa.
“Niente, curiosità.” sogghignò. I suoi dubbi erano stati
confermati. Era come se quei due stessero complottando qualcosa. Ino non colse
nemmeno quell’allusione. Era troppo impegnata nella sua lotta verbale con la rivale.
Dopo mangiato uscirono dal ristorante e si recarono al
luogo preferito di Shikamaru. Il prato da cui ammirava il cielo. Quella notte
non vi erano le stelle splendenti di sempre, ma una coltre di nuvole che
minacciavano pioggia. Un leggero venticello li accarezzava dolcemente e faceva
svolazzare il corto vestitino a fiori di Ino. Quello di Temari era decisamente
troppo aderente per potersi muovere. I due ragazzi ammirarono la figura sinuosa
della Yamanaka correre verso una collina e precederli. Da dietro poteva
sembrare alquanto spensierata, ma un fastidioso groppo le annodava la gola. Non
ce la faceva più a vedere avvinghiati quei due. Eppure non poteva neanche
congedarsi così, o l’avrebbe data vinta a quella strega.
Quando tutti raggiunsero il posto si chiesero
effettivamente perché, con quel tempaccio, avevano deciso di andare lì.
“Fa’ freddino qui… perché non andiamo a bere qualcosa?”
propose Temari, che contava sull’ausilio dell’alcool per smuovere
l’autocontrollo di Shikamaru.
“Hai freddo?” con un galante gesto Sai si tolse la giacca
nera che portava e gliela porse. Dopotutto Shikamaru era sbracciato, non poteva
fare altrettanto.
“Grazie…” fece lei, lievemente scocciata. Quello stupido
di un Nara non aveva pensato a portarsi nemmeno una felpa. D’altronde lei era
freddolosa, sempre abituata al caldo torrido del deserto. Ino, invece, pareva
stare a suo agio. Si era seduta sull’erba fresca e contemplava gli alberi
all’orizzonte danzare a ritmo del vento. Era finalmente riuscita a far vagare
la mente altrove, quando una presenza familiare la distolse.
“Pensierosa?” sogghignò Shikamaru, sedendosi vicino a lei.
“Forse.” rispose vaga, senza guardarlo.
Temari si sedette all’altro lato del ragazzo,
interrompendoli.
“Ehi Nara, allora stanotte dormo da te?” domandò con un
sorrisetto malizioso.
Lui si volse sorpreso verso di lei e la scrutò per qualche
secondo. Gli occhi caddero sulla scollatura.
“Come vuoi.” replicò, con il solito tono apatico.
“Ehi Miss Bellezza, tu vuoi venire da me?” s’intromise
Sai, sfacciatamente.
A Shikamaru scappò una risatina e Temari sogghignò
compiaciuta. Ino si volse verso di lui, con aria sconvolta. Poi parve pensarci
e assunse un’espressione più tranquilla.
“Ok.” Rispose semplicemente.
Il Nara strabuzzò gli occhi. Non poteva credere a quello
che aveva appena sentito. Ma stavano scherzando, forse?! Temari abitava a
chilometri di distanza, era naturale che non avesse un posto dove dormire… ma
Ino abitava a pochi isolati, come poteva pensare di fare una cosa del genere?
Era del tutto sconveniente, non stavano nemmeno insieme!
“NO!!!” sbottò all’improvviso, alzandosi in piedi.
Tutti si volsero a guardarlo. Ino sorrise divertita,
Temari sbiancò e Sai lo fulminò con lo sguardo “No, ragazzi. Io pensavo di
stare svegli tutta la notte. A festeggiare la permanenza di Temari e la nostra divertente uscita!” li ammaliò con tono convincente.
“Giusto, che bella
idea!” annuì Ino, che non vedeva l’ora di affogare nuovamente i suoi dispiaceri
nell’alcool.
“Ci sto.” acconsentì Temari che aveva come unico obiettivo
quello di far ubriacare il Nara per attirarlo nelle sue grinfie.
“Per me va bene.” sorrise Sai, che, come Temari, contava
di far bere Ino per portarla da lui.
Shikamaru sembrava quello meno convinto di quell’idea assurda,
uscita per salvare la situazione. Era l’unico a non dovere assolutamente bere.
Doveva tenerli tutti sotto controllo. Sbuffò. Sai era una maledettissima seccatura.
. . CAPITOLO 3 . .
Poco dopo erano al solito locale. Sai e Temari si misero
tra i due, che si trovarono uno di fronte all’altra. Ino non lo guardò mai
negli occhi, continuava a spostare lo sguardo su Sai per evitare di sentirsi in
imbarazzo. Il Nara era infastidito da come si comportava con l’altro. Anche con
lui faceva la civetta. Sbuffò e alzò un braccio per richiamare la cameriera.
“Ciao Yumi-chan!” la salutò allegra Ino.
“Ino-chan, Shikamaru. Che vi porto da bere?” domandò lei.
Sai assunse un’espressione alquanto maliziosa e prese a
squadrarla senza ritegno. Tutti se ne accorsero ma fecero finta di niente.
Shikamaru incrociò le braccia e scosse il capo.
“Che bel vestito, Yumi-san.” si complimentò Sai, con voce
sorniona.
“Grazie…” balbettò lei, imbarazzata dal suo sguardo accattivante.
“Beh, iniziamo il giro!” s’intromise Ino “Per me un Sex on
the beach!” sorrise.
La cameriera annotò, ringraziandola mentalmente. Shikamaru
le lanciò un’occhiata maliziosa. Sex on the beach. Lo prendeva solo quando era
dannatamente nervosa. Diceva che quel gusto dolciastro alla pesca riusciva a
tranquillizzarla.
“Per me un Cuba libre.” fece il chunin.
“Io una Caipiroska alla fragola.” ordinò Temari.
“Prendo una vodka al limone e un appuntamento con te.”
sogghignò Sai.
“Spiacente ma sono già fidanzata… con permesso.” si ritirò
la ragazza, correndo via.
Calò un pesante silenzio tra i quattro. Quella più
irritata sembrava Temari. Da sotto il tavolo gli lanciò un calcio e, questa
volta, anche Ino se ne accorse. Quei due erano strani e Shikamaru l’aveva
notato fin dall’inizio.
“Qualche problema?” domandò Shikamaru, lanciando una
chiara frecciatina ai due.
“Va tutto perfettamente.” annuì Sai, volgendosi verso Ino.
Le dedicò un sorriso falsamente dolce che costrinse la ragazza
ad arrossire. Lo shinobi portò una mano a sfiorarle la guancia e si avvicinò al
suo orecchio sussurrando qualcosa.
“Tu sei la più bella di tutte.” le soffiò sul collo,
facendola rabbrividire.
Il Nara ebbe un guizzo al sopracciglio. Se si fosse avvicinato
ulteriormente gli avrebbe spaccato la faccia contro al tavolo.
“Allora crybaby, ti stai divertendo?” fece l’altra
ragazza, tirandogli una gomitata.
“Da morire.” rispose atono e vagamente ironico.
Quando arrivarono i cocktails, i quattro finirono i bicchieri
in pochi minuti e ne ordinarono altri. Shikamaru continuò con qualche birra, ma
era ancora perfettamente sobrio. Lui, l’alcool, lo reggeva alla grande. Non si
poteva dire lo stesso delle due bionde. Ino si era lanciata in una sfida alla
goccia con Temari. Erano entrambe ubriache fradice. Sai invece sembrava brillo
e aveva le guance insolitamente rosse. Peccato riuscisse anche lui a mantenere
il controllo, anzi, usava la scusa del bere per allungare le mani. Questa volta
aveva proprio esagerato. Aveva poggiato la mano sulla gamba di Ino e Shikamaru
si era alzato all’improvviso, afferrandogli di forza il braccio. Sai lo guardò
irritato.
“Dovresti farti gli affari tuoi.” sibilò contrariato.
“E tu non devi allungare le mani sulla mia migliore
amica.” rispose infastidito.
Sai scoppiò in una risata che, a dirla tutta, sembrava
sincera.
“La tua migliore amica?”
replicò sarcastico.
Ino, in quel momento, si alzò barcollante e fece qualche
passo. Stava quasi per cadere ma il Nara, con uno scatto, la afferrò per la
vita e la strinse a sé. Temari si irrigidì alla vista di quella scena tanto
esplicita. Sai rimase impassibile, sembrava quasi annoiato. Temari no, lei
voleva Shikamaru tutto per sè.
La bionda tra le sue braccia, alquanto confusa, alzò lo
sguardo su di lui. Shikamaru inarcò le sopracciglia e sospirò. Si mise un
braccio della ragazza intorno alle spalle e la trascinò al bancone.
“Yumi, fammi un caffè bello forte.” chiese il ragazzo,
adagiando Ino su uno sgabello e posizionandosi alle sue spalle. Per evitare che
cadesse ancora, instabile com’era, mise le braccia ai suoi lati e le appoggiò
al banco.
“Ecco qui!” cinguettò Yumi, facendogli l’occhiolino.
Poggiò la tazza sul ripiano e il ragazzo abbassò gli occhi
sulla bionda. Sembrava stesse per addormentarsi. La scosse delicatamente.
Quando si destò fu invasa dall’intenso odore di caffè.
“Io voglio alcool…” biascicò, incrociando le braccia offesa.
“Bevi e non fare storie.” ordinò il Nara.
Le aveva sussurrato sensualmente all’orecchio e lambito la
pelle del collo con il suo fiato caldo. Shikamaru aveva un profumo forte,
speciale, che Ino avrebbe riconosciuto a metri distanza. Profumo di Shikamaru.
Le faceva impazzire i sensi. Non per niente le emozioni collegate all’olfatto
sono le più forti. Cercò di liberarsi dalla sua morsa ma lui non mosse le
braccia di un millimetro.
“Lasciamiii…” piagnucolò, con le guance sempre più
arrossate.
“No.” replicò secco, prendendo la tazzina e
piazzandogliela davanti agli occhi.
“Non lo voglio!” continuò, facendo roteare lo sgabello e
finendo faccia a faccia con lui.
Per poco la tazzina non si rovesciò ma, con un abile
movimento, Shikamaru l’aveva riposta sul bancone. Le lanciò uno sguardo di
rimprovero.
“Piantala di fare i capricci.” l’ammonì sbuffando.
“Io non faccio i capricci Shika-baka!” ribatté con tono
infantile.
Lui accennò un sorriso. Ino da ubriaca sembrava una
bambina. E gli faceva tantissima tenerezza. Con naturalezza le diede un
buffetto sulla fronte, avvicinando forse un po’ troppo il viso a quello di lei.
“Se bevi questo caffè il resto lo offro io.” le propose.
Lei, anche se ubriaca, si rese conto della troppa
vicinanza. Se fosse stata sana l’avrebbe respinto all’istante ma, al contrario,
fece proprio quello che avrebbe voluto fare. Gli lanciò le braccia al collo.
“Uhaaaaaaa grazie Shika-kun!” gridò, stringendosi a lui.
Il povero Nara, che non si sarebbe mai aspettato una
reazione simile, per poco non perse l’equilibrio. Ricambiò la stretta con un
braccio e aspettò pazientemente che lei si staccasse. Anche se, convinto di
avere quattro occhi puntati addosso, si pregustava già il momento in cui
sarebbero tornati al tavolo. Sarebbe stato assolutamente appagante vedere le
facce sconvolte dei due amici.
“Ino…” la richiamò in un sussurro.
“Umh?” fece lei, senza staccarsi.
“Il caffè si raffredda.” continuò il ragazzo, provando a
staccarsela di dosso.
Non aveva messo in conto l’effetto che le stava
provocando. Aveva le sue dolci forme premute addosso e, per quanto potesse
essere razionale, nemmeno Shikamaru Nara aveva ancora il potere di controllare
le reazioni del suo corpo.
“Uhm…” mugugnò, lasciandolo di malavoglia. Si girò
nuovamente verso il bancone e mandò giù tutto d’un sorso l’amara bevanda.
“Blehhhhhhhh che schifooooooo!!! Non c’è nemmeno lo zucchero!” protestò facendo
una smorfia di disgusto.
Lui sospirò e, con tanta pazienza, la riportò al tavolo.
Lì trovò un Sai intento a provarci con Temari che, inorridita, lo freddava con
la sola forza dello sguardo. Ino, saltellando attaccata al braccio di
Shikamaru, fece una linguaccia all’altra bionda, che ricambiò con un’occhiata
omicida. Ino si era presa una sbronza allegra. Temari una sbronza presa male.
“Non hai perso tempo, vedo.” fece il Nara, rivolto
all’altro.
Nel mentre aveva rimesso Ino seduta ma, questa volta,
vicino a sè. Il posto era libero perché Sai, nell’attesa, si era posizionato di
fianco alla ragazza di Suna. Quest’ultima, però, non sembrava particolarmente
entusiasta.
Dopo qualche attimo di silenzio Temari si alzò, anche lei
barcollante, ma Shikamaru non scattò in piedi come aveva fatto con Ino. Si
limitò a sbuffare. Lei, offesa, si diresse verso al bagno. Non si era accorta
di avere il vestito scomposto. Il Nara si alzò e velocemente la seguì,
imprecando mentalmente. Quella sera si stava rivelando un incubo. Si sentiva il
padre di turno con le due figliole ribelli da tenere a bada.
“Baka…” sussurrò Ino, abbassando tristemente lo sguardo.
Sai, approfittando, scalò nuovamente di posto e si mise
accanto a lei. Le passò un braccio intorno alle spalle e prese a sussurrarle
paroline dolci, copiate spudoratamente dalle battute di un libro letto il
giorno prima.
“Speravo che almeno te non ti riducessi così.” sbuffò il
Nara, sostenendo l’amica nel tragitto verso il bagno. Gli aveva sistemato la
gonna, attento a non sfiorarla più del dovuto. Come aveva fatto con Ino, le
aveva fatto passare il braccio intorno alle sue spalle e la stava sostenendo.
“Nara, sei un idiota.” proferì con tono amareggiato.
“Uhm?” domandò lui, facendo finta di non capire.
“Ti piacciono le ragazzine capricciose e viziate… non sai
cosa ti perdi.” continuò altezzosa.
“Dimmi un po’… tu e Sai eravate d’accordo per stasera?”
domandò curioso.
“Beccati alla grande.” sbuffò lei, mentre lo lasciava per
entrare del bagno delle donne.
Il chunin sbuffò e si appoggiò allo stipite della porta,
incrociando le braccia. Riflettè su ciò che Temari aveva appena insinuato.
Sogghignò. Sarebbe andato incontro alla seccatura più grossa di tutte ma ciò
non gli dispiaceva.
Quando tornarono trovarono una scena a dir poco
inaspettata.
Sai stava baciando Ino.
Temari sogghignò compiaciuta, almeno quella soddisfazione
se l’era levata. Vedere la sofferenza sulla faccia di Shikamaru, la stessa
sofferenza che lui provocava sempre a lei.
“Mendokuse…” sussurrò Shikamaru, colpendosi la fronte con
la mano e volgendo gli occhi al soffitto.
“Beh, sei ancora qui?” sbuffò Temari, scuotendo il capo.
Lui non se lo fece ripetere due volte. Si avvicinò
minaccioso, afferrò Sai per il bavero della maglia e lo sbattè violentemente
contro il muro.
“Ti avevo detto di non toccarla.” sibilò freddamente.
Sai sogghignò.
“Nel momento in cui tu hai toccato Temari pensavo che questa minaccia non contasse più.”
rispose con tono mellifluo e provocante.
“Bastardo…” replicò il Nara, stringendo ulteriormente la
presa.
“Shikamaru sei impazzito?!” intervenne Ino, afferrandogli
un braccio.
“Tu stanne fuori.” la liquidò, senza distogliere lo
sguardo di fuoco che aveva puntato su Sai.
“Sei tu il bastardo a stare fra due donne.” ribatté Sai,
assottigliando lo sguardo.
“Che cazzo ne sai tu?! Sappi che non mi sei mai piaciuto…
vedi di stare alla larga sia da Ino che da Temari. Due ragazze stupende come
loro non meritano un verme come te.” sussurrò, attento che potesse sentirlo
solo lui.
Sai scoppiò in una sommessa risata.
“Se è per questo non meritano neanche un misogino come
te.” ricambiò, lanciandogli una spinta e allontanandolo.
“Cos’è, vuoi fare a botte?!” lo istigò il Nara, troppo
nervoso per potersi controllare.
“Che sta succedendo qui!?” intervenne una voce femminile,
che li fece voltare verso l’entrata.
Una Sakura parecchio irritata si avvicinò al tavolo,
fulminando Sai con lo sguardo.
“TU!!!” lo puntò minacciosa “Stasera avevi gli allenamenti
intensivi con me e Naruto, testa vuota che non sei altro!!!” sbottò l’Haruno,
afferrando il compagno per un braccio.
“Sakura-san… veramente io…” tentò di ribattere ma non ci
fu verso.
La ragazza, così come era arrivata, lo trascinò via, senza
salutare nessuno. Sai, lanciò uno sguardo malizioso in direzione del Nara e
strinse Sakura a sé. Lei sussultò, gli tirò un pugno in testa ed imprecando
uscì dal locale.
Shikamaru scosse il capo, incredulo. Con la faccia
stravolta si girò verso le due ragazze e le trovò a ridere come pazze, con
almeno una decina di bicchieri vuoti sul tavolo.
“Mendokuse…” sussurrò esasperato.
La mattina dopo, quando Ino si svegliò, si trovò davanti
una faccia familiare. Non appena realizzò chi fosse, sobbalzò e lanciò un
gridolino.
“T-TU!!! Che ci fai qui?!” balbettò confusa.
“Yamanaka… fai meno chiasso… ho un mal di testa…” brontolò
di risposta.
“Ma… siamo… da Shika…” realizzò, guardandosi intorno.
In quel momento Shikamaru entrò nella sua camera e si
appoggiò allo stipite della porta, a braccia incrociate. Le due lo fissarono
come incantate. Era assolutamente bellissimo.
“Ben svegliate, principesse.” salutò con ironia.
Le due principesse in questione altri non erano che Ino e
Temari. Si erano trovate a dormire nel letto del Nara e lui, probabilmente,
aveva dormito sul divano.
“Ti sei approfittato di noi?!” impallidì Ino, mettendosi
in una posa teatrale.
“Io no. Forse tra di voi. In quel caso avreste potuto
chiamarmi.” sogghignò Shikamaru.
“Altro che misogino, Nara.” commentò pungente la ragazza
di Suna.
“Mpf… su, alzatevi. Mia madre ha preparato la colazione.”
le invitò, chiudendosi la porta alle sue spalle. Le due bionde si guardarono
sconvolte. Non potevano credere di aver dormito insieme. Proprio loro, che si
detestavano tanto.
“Avrei preferito dormire con lui.” fece Temari, alzandosi
e ricomponendosi.
“Beh, anche io.” rispose di getto l’altra, accigliata.
“Attenta a quello che dici, Yamanaka…” sogghignò
maliziosa.
Ino arrossì di botto e distolse lo sguardo. Temari
ridacchiò. Era proprio una bambina.
“Ahiiiiii che mal di testa!!!” sbottò poi, all’improvviso.
“Te ne sei accorta ora?” sbuffò la ragazza con i codini.
Shikamaru era sul balcone, a fumare la solita sigaretta
dopo mangiato. Temari lo affiancò, con un sorrisetto amaro dipinto in volto.
“Io riparto, crybaby.” proferì, volgendo lo sguardo
all’orizzonte.
“Uhm.” annuì lui, spirando una boccata di fumo.
“Non te ne frega proprio niente, eh?” gli chiese, con gli
occhi lucidi.
“Che dici? Sei una delle poche donne che stimo.” ribattè
con un sorriso.
Lei sorrise, questa volta senza amarezza. Si avvicinò a
lui e gli stampò un bacio sulla guancia. Lui sobbalzò sorpreso e si volse verso
di lei, confuso.
“Alla prossima Nara. E vedi di concludere per quando ci
rivedremo.” lo salutò la bionda, saltando agilmente dal balcone.
“Non ti prometto niente.” sogghignò di risposta,
salutandola con un cenno della mano.
Ino, che era rimasta a spiarli da dentro, riflettè su
quelle parole. Cosa voleva dire Temari? Si appoggiò di schiena contro il muro e
prese a fissare il pavimento. Non si accorse che, poco dopo, lui rientrò e si
mise a fissarla in modo malizioso.
“Stavi origliando?” domandò compiaciuto.
“N-NO!!!” ribattè arrossendo vistosamente.
“La tua faccia non mente. Ti conosco troppo bene,
Yamanaka.” la provocò, parandosi di fronte a lei. Si fissarono a lungo,
intensamente.
Gli occhi di lei, così limpidi e brillanti rivolgevano
quello sguardo speciale solo a lui. Shikamaru lo sapeva. Faceva finta di
civettare con gli altri, per attirare la sua attenzione. Ma lui era diverso.
Lui era Shikamaru. Il suo Shikamaru. E lei dimostrava quell’adorabile gelosia
nei confronti di Temari in maniera così evidente…
Lo sguardo profondo del Nara si assottigliò sulla sua
figura. La fissò a lungo, come se volesse leggerle nel pensiero. Le guance di
Ino continuarono a prendere sempre più colore. Nel notarlo, Shikamaru sorrise
divertito.
“Stai arrossendo, Yamanaka.” sussurrò malizioso.
“N-non certo per te.” ribatté in difficoltà.
“Ah sì?” continuò lui, avvicinandosi sempre di più.
Lei non potè allontanarsi di molto, dato che era spalle
contro al muro. Abbasso nuovamente lo sguardo e, per la seconda volta, lui
porto una mano ad alzarle il mento. Avvicinò il proprio viso a pochi centimetri
da quello di lei e la biondina fu rapita dal suo irresistibile fascino.
“Sarai anche una ragazzina un po’ viziata, capricciosa,
egocentrica e incomprensibile…” a quelle parole Ino si accigliò “Ma non ho mai
visto il cielo rispecchiato negli occhi di nessuno.” concluse, con sguardo
intenso.
Quello che suonava un complimento la fece sciogliere in un
dolcissimo sorriso.
“E tu Nara sei un misogino, insensibile, svogliato e
menefreghista… ma nessuno mi ha mai prestato tante attenzioni come fai tu.”
rispose lei, ritrovando un po’ della sua innata sicurezza.
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, sorpreso. Scosse le
spalle e portò una mano sulla guancia vellutata della ragazza…
“INSOMMA!!! Non permetto certe cose nel mio salotto!”
sbottò improvvisamente Yoshino, interrompendo i due sul più bello.
Ino spiccò un salto da olimpiadi per lo spavento e per
poco non sbattè la testa sul soffitto. Shikamaru strinse un pugno e lo puntò
contro la madre.
“Vecchia, fatti gli affaracci tuoi!” sbottò, prendendo Ino
per mano e trascinandola in camera sua. La donna sbuffò. Suo figlio era tale e
quale a quel maleducato di suo marito.
Il chunin non perse tempo e chiuse la porta della sua
stanza. Guardò Ino di sfuggita e l’attirò velocemente tra le sue braccia.
“Sh-Shika…” sussurrò lei, sorpresa.
“Stupida. Per colpa tua stavo per fare a botte.” bisbigliò
con tono irritato.
Lei sorrise. Un sorriso così dolce e spontaneo… Lui non
potè vederlo ma lo immaginò. Ora anche lei sapeva quanto lui fosse geloso.
“Non ti facevo così protettivo, con me poi!” ridacchiò
“Non ti montare la testa, Yamanaka.” rispose,
allontanandola leggermente da lui e fissandola negli occhi. Quei due zaffiri
che lo incantavano ogni volta. Assunse un’espressione accigliata, la sua
solita, inconfondibile, perenne espressione che meglio lo esprimeva. Ino gli carezzò
piano una guancia e lui le dedicò un sorriso. Qualcosa di raro, che non si
vedeva tutti i giorni sul viso di Shikamaru Nara. Poi il ragazzo si chinò e la
baciò. Lei fremette a quel contatto tanto desiderato. Ormai non ci sperava più.
Non pensava che il suo migliore amico potesse osare tanto… eppure era il suo
più grande desiderio. Si era accorta di essere innamorata di lui già da tempo,
ma il suo stesso carattere orgoglioso le impediva di ammetterlo. Ora era fin
troppo evidente. Si era lasciata baciare da Sai per ripicca. Perché lui si era
allontanato abbracciato a Temari. Ma non aveva provato niente. Niente in
confronto al vortice di emozioni che ora la pervadevano completamente. Era il
suo primo vero bacio. Il primo bacio dalla persona di cui era realmente
innamorata. E Shikamaru… se fosse stato per lui le sarebbe saltato addosso, ma
era meglio aspettare. Aveva quasi paura di poter scalfire il suo più grande
tesoro. Il suo tesoro dai capelli d’oro e due spicchi di cielo rivolti solo a
lui.
The End
Grazie della
lettura, carissime Mosche Bianche!!! E’ una storiella semplice, che non vuole
scalare le classifiche della perfezione, ma entrare nel cuore di chi ama Ino e
Shikamaru. Spero di essere riuscita ad esprimere quello che volevo
trasmettere!!! E anche voi, Mosche Nere, adoratrici della coppia Temari e
Shikamaru… se mai leggerete questa fanfiction, spero vi accorgerente di quanto
sia profondo il rapporto tra Ino e Shikamaru, a differenza della semplice
amicizia che sta nascendo tra lui e Temari. Penso che voi ragazze che adorate
la “fredda donna del deserto” vi rispecchiate molto nel suo carattere serio e
pungente, mentre noi fan di Ino siamo combattive e testarde almeno quanto lei,
quindi non sarà facile batterci!!! Un bacione Paccy.