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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    16/04/2014    2 recensioni
E se nella prima guerra magica Voldemort fosse stato sconfitto? E se Lily e James non fossero morti? E se Lily avesse avuto un'altra sorella oltre alla scorbutica Petunia? E se questa sorella avesse avuto un figlia della stessa età del cugino Harry? Che cosa sarebbe successo se Harry non fosse stato da solo ad affrontare Voldemort? Leggete e lo scoprirete...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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When you’re gone
 
41
Resisti per me
 
- Ciao, Marion. - la salutò Henrie. Era seduto su una sedia in ferro posta davanti al tavolo della sala interrogatori. Nonostante fosse rimasto ad Azkaban per qualche giorno, a parte la barba ispida, era lo stesso di sempre. Occhi di ghiaccio duri e beffardi, capelli brizzolati ordinati e abiti puliti. Due manette stregate da un incantesimo gli incatenavano le mani di modo che non potesse muoverle.
- Non chiamarmi Marion. - lo rimbeccò lei con voce piatta e distaccata. – Sono Lilian per te. –  
Lui sorrise. – D’accordo, Lilian. Credevo solamente che ti facesse piacere essere chiamata come quella sudicia Mezzosangue di tua madre. Mi sembrava di ricordare che tenessi davvero molto a lei. – disse e poggiò la schiena alla sedia. Gli angoli della bocca si incurvarono e sul suo viso si formò un sorriso.
La ragazza si astenne dal rispondere e si sedette di fronte a lui.
- Perché sei qui? - domandò l’uomo.
- Volevo sapere se avevi qualcosa da dichiarare, prima che venga emessa la tua condanna. - spiegò lei.
- Mhm… - cominciò lui – Fammi pensare… –
La ragazza attese. Sapeva che anche aldilà del muro – incantato perché i colleghi potessero assistere all’interrogatorio – gli Auror che stavano assistendo alla scena, tra cui James, Harry e Ron, stavano aspettando proprio come lei.
- No. – rispose infine il Mangiamorte, ghignando.
- Molto bene. - concluse lei, alzandosi per andarsene. Se lui non avevano nulla da dire, non vedeva nessuna buona ragione per rimanere.
- A quando il Bacio? - chiese lui, riferendosi al tanto temuto Bacio del Dissennatore. Non sembrava preoccupato, non c’era traccia di paura sul suo volto.
Lei si voltò. – Non ci sarà nessun Bacio. Sconterai il resto dei tuoi giorni ad Azkaban, a pane e acqua. Così pagherai per tutte le vite che hai stroncato. –
- Come quella di Piton? - domandò lui.
La ragazza gli rivolse uno sguardo carico d’odio. Sta’ calma Lily, si disse. Sta’ calma. Non reagire. È quello che vuole. Vuole farti crollare qui di fronte a tutti.
- Sai, credevo che sarebbe morto molto prima. Invece ho saputo che è ancora vivo. – proseguì il Mangiamorte. Lei continuò ad osservarlo. – Bisogna anche considerare che era più potente di Draco Malfoy. Poverino, lui è morto quasi immediatamente. Non è così, dolcezza? –
Lily trattenne a stento le lacrime.
- Comunque se davvero Piton morirà, sarà meglio per te, credimi. – vedendo che la ragazza non sembrava intenzionata a rispondere, continuò. – Non mi è mai piaciuto come ti guardava. Quello che prova per te è davvero molto forte. In questo modo non prenderà il sopravvento. Ci aveva già provato con tua madre e… –
Lily non ce la fece più. Si avvicinò nuovamente al tavolo e poggiò i palmi sulla fredda piastra di metallo, posizionandosi accanto al Mangiamorte, in modo da avere il volto a pochi centimetri dal suo. – Anche se fosse – lo interruppe – Anche se lui provasse qualcosa per me, non sarebbero affari tuoi. – ringhiò.
- Semplicemente non voglio che tu finisca come tua madre. – spiegò lui, con finta preoccupazione – Consumata dall’amore per un uomo di così poco valore. –
- Sta’ zitto! – esplose. – Tu non vali nemmeno un decimo di quanto vale lui! Sei un Mangiamorte. Uno schifoso codardo. E se mia madre avesse sposato lui e non te, forse la nostra vita sarebbe stata diversa e migliore di così! –
- Non credo. Ricorda che anche lui era un Mangiamorte, proprio come me. – ribattè. Il suo sguardo era di sfida. – E poi Lupin si sarebbe comunque intromesso. La tua vita sarebbe stata un inferno in ogni caso. Non scaricare la colpa su di me, quando è solo ed esclusivamente di tua madre. –
- Non azzardarti. – lo avvertì.
- Scegliere uno sporco Lupo Mannaro, una bestia. Non capisco cosa le fosse passato per la testa. – continuò, ignorandola. – Non provi vergogna nell’essere sua figlia? Non provi ribrezzo nell’averlo accanto ogni giorno? – domandò sporgendosi verso di lei. – Eri così disgustata da Greyback. Lupin è un mostro tanto quanto lo è lui, perché non provi ribrezzo? Non sono diversi, sai? Prima o poi la bestia che è in lui prenderà il sopravvento e capirai che avevo ragione. – affermò. – Ti pentirai di avergli permesso di avvicinarsi a te. –
- A che gioco stai giocando? - lo interruppe lei, esausta.
- Gioco? Non sono mai stato più serio. – affermò – Davvero credi che quella bestia tenga a te? Davvero hai la presunzione di credere che sia rimasto al tuo fianco perché sei sua figlia? – chiese. – Sai perché è rimasto, dolcezza? –
- Smettila. – disse lei, prendendo a respirare affannosamente, colpita in pieno da quelle parole così tremende.
- È il tuo sangue. – rispose, ignorando la sua interruzione. – Il richiamo del tuo sangue dolce e giovane. Il profumo che emani e da cui è tanto attratto… - spiegò sorridendo maliziosamente. – Non sei nient’altro che una preda, per lui. –
Lily si accorse solo in quel momento che gli oggetti intorno a lei avevano preso a vibrare e che le luci stavano sfarfallando, come se la sua magia fosse completamente fuori controllo. Vedendo l’espressione soddisfatta sul volto di Henrie, inspirò profondamente e scosse il capo per tentare di riprendere il controllo. – Adesso basta. – riuscì a biascicare. – La tua condanna verrà resa ufficiale domani. – concluse allontanandosi nuovamente da lui e tentando di mantenere la voce più ferma possibile. – Addio, Henrie. Spero di non rivederti mai più. – concluse e prima che lui potesse parlare ancora, uscì chiudendosi la porta alle spalle.
Poggiò la schiena alla parete e chiuse gli occhi, facendo respiri profondi e trattenendo a stento le lacrime. Era un mostro. Quell’uomo era un mostro. Ansimò e si portò una mano alla bocca per bloccare i singhiozzi.
La porta accanto si aprì contemporaneamente. Qualcuno la prese per un polso, quasi avesse paura che potesse allontanarsi.
- Lily. -
La Grifondoro si voltò e incontrò gli occhi di suo cugino.
Harry la stava osservando preoccupato, con gli occhi colmi di tristezza, consapevole che le parole di Henrie avrebbero fatto più danni di qualsiasi altra cosa accaduta nell’ultimo periodo e che l’avrebbe fatta a pezzi lentamente, mettendo radici in lei come una pianta velenosa.
Lily abbassò lo sguardo sulla sua mano.
 - Stai bene? – domandò il ragazzo. I suoi occhi verdi, dietro gli occhiali, la stavano osservando attentamente in cerca di un segno esplicativo. Era sull’orlo di un crollo. Era sua cugina e la sua migliore amica, la conosceva bene e sapeva che sarebbe crollata.
Lei abbassò lo sguardo. – Sì. – mentì.
- No. – replicò lui. – Non è vero. –
Lily si liberò dalla sua presa con uno strattone. – Sto bene! – sbottò allontanandosi da lui e portandosi una mano alla fronte.
Harry avanzò. – Lily, ascolta… – tentò di prenderle la mano, ma la cugina si scostò prima che potesse farlo.
- Lasciami andare. – sibilò. – Non. Toccarmi. – sillabò, furiosa come non mai.
Harry spalancò gli occhi, ma si scostò. – Ok. – disse soltanto.
E Lily si allontanò a grandi passi lungo il corridoio, senza più voltarsi indietro.
 
- Lily. Come stai? - domandò Kingsley, vedendola entrare nel suo ufficio.
Era evidente che la ragazza non stava bene, era pallida e gli occhi erano spenti come mai erano stati prima di allora. Era anche dimagrita molto nell’ultimo periodo, effetto collaterale dell’essersi buttata a capofitto nel lavoro.
Nonostante fosse sconvolta, Lily non si scompose. Avanzò verso la scrivania e si fermò a qualche centimetro da essa. – Sono stata meglio. – rispose sommessamente.
George, che qualche giorno prima le aveva promesso che l’avrebbe accompagnata al Ministero, infatti era in piedi dietro di lei e stava osservando la scena senza parlare. Erano usciti di casa due ore prima per assistere all’interrogatorio di Henrie, senza far sapere nulla a Remus e Sirius, che avrebbero sicuramente tentato di impedirglielo. George non aveva tentato di fermarla, ben sapendo che sarebbe stato inutile, ma quando lei l’aveva raggiunto davanti all’ufficio di Kingsley, le era sembrava più sconvolta di prima. Qualcosa era andato storto durante l’interrogatorio.
- Hai preso dei giorni di riposo. – fece notare il Ministro – Come mai sei qui? –
- Henrie. - spiegò. – Harry mi ha permesso di interrogarlo un’ultima volta. –
Kingsley annuì.
- E sono venuta anche per questo. – proseguì la giovane. Poi estrasse una pergamena dalla tasca posteriore dei jeans, la porse al suo superiore e attese che la leggesse.
Kingsley la lesse velocemente e sul volto dell’uomo si dipinse un’espressione stupita. – Cosa significa? – domandò poggiandola sulla scrivania.
- Quello che c’è scritto. – affermò lei. – Che mi dimetto. –
George, stupito e perplesso di fronte a quell’affermazione, avanzò di qualche passo e le poggiò una mano sulla spalla. – Lily, sei sicura? – domandò.
- Sì. – confermò lei.
- Sei una dei migliori Auror che abbia mai conosciuto. – fece notare Kingsley – Avresti una brillante carriera davanti. Non puoi buttarla all’aria in questo modo. Non te lo permetterò. –
- Non mi interessa quello che pensi. – lo interruppe lei. – Quelle sono le mie dimissioni. – disse con voce ferma. – Grazie per l’opportunità che mi hai offerto, Kingsley. Ma non voglio continuare a lavorare per il Ministero. – concluse e uscì dall’ufficio senza aggiungere altro.
George lanciò uno sguardo perplesso al Ministro, poi lo salutò con un cenno del capo e seguì la sua ragazza all’esterno. La rincorse attraverso la piazza gremita di persone, dato che si stava dirigendo verso uno dei camini.
Il marmo nero con cui era stata costruita la struttura assorbiva tutta la luce rendendo l’atmosfera più cupa di quanto non avesse dovuto essere. Persino la fontana, di un acceso colore dorato sembrava risentirne, proprio come l’umore di Lily quel giorno.
- Lily! - la chiamò. Lei non si volse. – Lily! – ripeté prendendola per un braccio e costringendola a voltarsi per guardarlo negli occhi. – Perché l’hai fatto? –
Lei sospirò e scosse il capo, sentendo le lacrime premere nuovamente contro i suoi occhi.
- Dammi almeno una spiegazione. – la incalzò. – Fammi capire perché hai buttato all’aria la tua carriera. – insistette.
- Perché non ce la faccio più, George. – sbottò lei con voce tremante. Il rosso le rivolse uno sguardo interrogativo e lei continuò. – Ho visto così tanta gente morire che l’idea che possa succedere ancora mi dà la nausea. – spiegò parlando lentamente – Questo lavoro mi ha consumata. Non voglio più vedere morte e malvagità. – concluse – Sono a pezzi. –
George non si mosse, né parlò. Non pensava che la ragazza potesse provare qualcosa del genere. Sapeva che provava un dolore indescrivibile in quel momento, ma non credeva fino a quel punto. Non tanto da abbandonare il lavoro che aveva tanto sognato e amato.
- Andiamo? - disse Lily, riportandolo alla realtà. – Voglio andarmene di qui. –
Il ragazzo annuì e la seguì in un camino. Le prese la mano e dopo aver preso un po’ di Polvere Volante, pronunciò il nome della destinazione. – San Mungo! – e scomparvero tra le fiamme color smeraldo.
 
- È qui. - annunciò Lily una volta che furono davanti alla porta della stanza di Severus.
Quando entrarono, videro che l’uomo era ancora disteso sul materasso, pallido e immobile. Il bianco delle pareti e delle lenzuola sembrava far risaltare i capelli neri sparsi sul cuscino.
George si chiuse la porta alle spalle e la ragazza si avvicinò al letto; si sedette sulla sedia accanto al materasso e prese la mano del padrino. Intrecciò le sue dita a quelle affusolate di Piton e chiuse gli occhi per un momento. – Ciao, Severus. – sussurrò. Lacrime silenziose e fredde tornarono a bagnarle le guance.
Sentì George poggiarle una mano sulla spalla e ricominciò a singhiozzare sommessamente.
Sev, mi dispiace. Non voglio che tu muoia. Ti prego, resisti. Resisti per me, lo implorò.
- Lily. - la chiamò il rosso, sentendo che il corpo della giovane aveva preso a tremare. – Lily, guardami. – si inginocchiò al suo fianco e le prese il volto fra le mani – Andrà tutto bene. –
Lei scosse il capo. Sapeva in cuor suo che non sarebbe andato tutto bene. Anche Silente glielo aveva detto. Le aveva detto chiaramente che Severus sarebbe morto, cosa che poi lo stesso Piton aveva confermato quando era comparso nella sua mente.
- Non ce la faccio… - singhiozzò – Io non posso, George. Non posso… –
- Sì, Lily. Puoi farcela. – dichiarò – Devi. –
- Come posso farlo sapendo che è tutta colpa mia? -
- Non è così. Nulla di ciò che è successo è colpa tua. La colpa è dei Mangiamorte e di Henrie. Non tua. – la smentì. – Severus non vorrebbe sentirti dire questo. Vorrebbe che tu tornassi a vivere senza sentirti responsabile per ciò che è successo. – le disse accarezzandole una guancia.
Lei sospirò. – Come puoi saperlo? – ribattè singhiozzando. – Tutti credono di sapere cosa vorrebbe, ma io non credo sia così. –
- Lily, lui avrebbe dato la sua vita per te. – affermò George. – Davvero credi che volesse vederti così? Il sacrificio che ha fatto… questo… -  disse indicandolo. – È stato per permetterti di ricominciare a vivere. –
- Io non volevo che lo facesse! Avrebbe dovuto lasciare che Henrie uccidesse me! – replicò tra le lacrime. – Non voglio che lui muoia a causa mia. Non rimane più nulla di me, ormai. Sono a pezzi. Sarei dovuta morire io. Lui avrebbe meritato di meglio. –
- Lily… - tentò di dire il giovane.
Lei scosse il capo. – No, George, è inutile che proviate a convincermi del contrario. Sapete bene che sono tutte bugie. – affermò. – Se lui muore, io morirò con lui. E me lo meriterei. – concluse. Quelle parole le vorticavano in testa da quando il dottore aveva pronunciato la sua diagnosi. Ed erano vere. Orribilmente, terribilmente vere.
Il ragazzo abbassò lo sguardo. Come poteva impedirle di soffrire?
 
Lily salutò George sulla soglia del San Mungo e si Materializzò nell’atrio di casa sua. La giornata appena trascorsa era stata un tormento, la peggiore della sua vita dopo il giorno della morte di sua madre. E ciò che aveva detto a George, nonostante l’avesse turbato, era la conferma che della sua vecchia vita e della vecchia Lily, ormai, non c’era più traccia.
Il profumo di legno la pervase. Il corridoio era freddo e polveroso come sempre e i quadri erano coperti da teli grigi e scoloriti per impedire agli abitanti di importunare gli abitanti della casa.
La ragazza aveva un terribile mal di testa e avrebbe solo voluto dimenticare tutto.
Magari tornare indietro, salvare sua madre, Draco, Dora… Impedire a Henrie di rapire Teddy e fare del male a Severus. Avrebbe solo voluto che tutto quel tormento finisse in quell’istante.
- Lily! - gridò Teddy andandole incontro nell’atrio e interrompendo il corso dei suoi pensieri.
Lei si impose di sorridere e lo sollevò tra le braccia, stampandogli un bacio sulla guancia. I suoi capelli erano tornati azzurri come il cielo da quando era tornato a casa. Stava bene. Era di nuovo felice e lo meritava, dopo tutto quello che aveva passato a causa sua.
- Ciao, Teddy. - lo salutò di rimando.
- Perché piangi? - domandò il bambino e le scostò una ciocca di capelli che le era scesa davanti agli occhi, mettendola dietro l’orecchio.  
- Non è niente. - rispose lei per tranquillizzarlo. – È tutto a posto. –
- Se piangi vuol dire che stai male. – constatò lui.
Lei sorrise debolmente e quando lui posò le labbra sulla sua guancia, lo rimise a terra.
Il fratello corse in salotto e Lily si tolse la giacca appendendola all’appendiabiti in ferro.
Le parole di Henrie continuavano a vorticarle in teste, martellando nella sua mente come un fastidioso ritornello, consumandole e lacerandole ogni fibra del corpo e della mente, scavando sempre più in profondità.
- Lily? - la voce di suo padre la destò.
L’uomo era i piedi a qualche metro da lei e la stava osservando. La camicia nera che indossava lasciava intravedere che anche lui nell’ultimo periodo era dimagrito. I suoi occhi avevano ripreso il calore di una volta, anche se la tristezza era palese sul suo volto. Ormai considerava Severus suo amico e anche lui avrebbe voluto salvarlo, se non per sé stesso, almeno per sua figlia, per non vederla soffrire così.
La ragazza lo osservò per un momento, poi, coprì la distanza che li separava e gli gettò le braccia al collo.
Lui le avvolse il petto con le braccia e la sollevò leggermente da terra, stringendola forte a sé.  
Lily poggiò la testa nell’incavo del suo collo e pianse ancora. Non sapeva dove poteva aver trovato tutte quelle lacrime, ma non riusciva a smettere di versarle. Era tutto troppo doloroso da sopportare. – Papà… – gemette.
La disperazione nella sua voce, spezzò il cuore di suo padre, che la strinse ancora di più a sé. – Shh… sono qui. – sussurrò al suo orecchio – Sono qui, amore mio. –
Lei singhiozzò ancora per qualche minuto e quando si separarono, decise che gli avrebbe raccontato tutto ciò che era successo durante l’interrogatorio, tutto ciò che le aveva detto Silente e del suo sogno. Non poteva più tacere. Doveva liberarsi da quel peso, decisamente troppo greve da portare da sola.
 
- Mi dispiace tanto, Lily. – disse Sirius, quando ebbe finito il racconto, prendendole la mano.
Lei annuì. Sapeva che era vero.
La tristezza aveva attraversato più volte i suoi occhi durante il racconto e adesso, sul suo volto, c’era solo preoccupazione. Dopotutto, Henrie era suo fratello e sapere che il sangue del suo sangue sarebbe stato disposto ad ucciderlo e che aveva ucciso tante persone innocenti, lo distruggeva. 
Suo padre, invece, l’aveva ascoltata in silenzio e anche quando la figlia ebbe concluso non si scompose e non parlò.
- Sei sicura di volerti dimettere? – chiese Sirius.
Lei annuì. – Sì. – confermò. – Non posso continuare così. Non voglio più veder morire le persone che amo. Non voglio più veder morire nessuno per mano di un Mangiamorte o di un criminale. Non lo sopporterei. –
Suo zio annuì. Sapeva che essere un Auror poteva essere dura, soprattutto dopo tutto ciò che Lily aveva passato dalla morte dei suoi genitori. – Non devi continuare se non è quello che vuoi. – affermò infatti. – Sono sicuro che chiunque ti assumerà per qualsiasi lavoro dopo tutto ciò che hai fatto durante la guerra. –
Lily sospirò. – Ero una Mangiamorte. –
- Facevi il doppio gioco per l’Ordine della Fenice e per Silente. – la corresse – Ci hai protetti. Se tu non avessi fatto questo, molti di noi non sarebbero qui. –
La giovane non rispose. Durante la guerra aveva fatto cose terribili di cui non andava fiera e che ancora in quel momento non la lasciavano dormire sonni tranquilli, cose di cui si era pentita e che l’avevano logorata. Silente le aveva detto che sarebbe stato difficile, ma lei non avrebbe mai immaginato che avrebbe dovuto subire una cosa del genere e che ne avrebbe portato il peso per sempre.
Con gli occhi gonfi e arrossati dalle lacrime, volse lo sguardo e vide che suo padre si era fatto pallido.
- Papà? - lo chiamò. – Stai bene? –
- Sì. - rispose lui. – Sì, tesoro, sto bene. – accennò un sorriso.
Lily scosse il capo. – Non mi sembra. – fece notare. – È per quello che ha detto Henrie, non è vero? – riprese. Sapeva che ciò che aveva detto era tremendo e solo in quel momento di rese conto che forse non avrebbe dovuto riferirglielo. Non era importante che lo sapessero, ma Lily aveva dovuto liberarsi da quel peso e queste erano le conseguenze. Non faceva altro che causare danni e dolore.
- No… - tentò di dire lui.
- Sì, invece. – affermò lei – Ma sono tutte stupidaggini. Io non ho… –
- No, tesoro. – la interruppe – Sai che non è così. – fece una pausa e sospirò. – Henrie ha ragione: sono un mostro ed è una fortuna che non abbia tramesso il mio gene a te o a Teddy. Finché io sarò qui, voi non sarete al sicuro. Nessuno di voi lo è. –
- Adesso basta, papà. – lo interruppe lei – Tu non sei un mostro. –
- Sono un Lupo Mannaro. – affermò – E questo basta. –
Lily scosse il capo e volse lo sguardo verso suo zio, in cerca di sostegno.
- Remus Lupin, sei un vero idiota. – esordì il Malandrino.
Lily stava per rimproverarlo per ciò che aveva detto, ma lui riprese.
- E sei una persona fantastica. La migliore che io abbia mai incontrato. – proseguì. – Lo sei sempre stato, fin dai tempi di Hogwarts. Sei un amico meraviglioso, pronto a tutto per proteggere coloro che ami e per rendere felici le persone a cui tieni. – affermò. – Ti sembra la descrizione di un mostro? –
Lupin abbassò lo sguardo. – Ciò non toglie che io… –
A quel punto intervenne nuovamente Lily. – Ricordi ciò che ti dissi quando lasciasti Hogwarts al mio terzo anno? – lo bloccò e vedendolo aggrottare le sopracciglia, continuò. – Ti dissi che eri una persona fantastica e che nulla avrebbe mai potuto cambiare questo. Neanche la Luna Piena. – ripeté a memoria, quasi quelle parole fossero scolpite nella sua mente. – E continuo a pensarlo, papà. Continuo a pensare che tu sia meraviglioso, dolce e speciale. – si alzò dalla sedia, si avvicinò e si sedette sulle sue gambe, poggiando la fronte contro la sua, circondandogli il collo con le braccia. – E sono felice che mia madre si sia innamorata di te e che tu sia mio padre. Dalla morte di mia madre sei stato l’unico in grado di farmi stare bene dopo tutto ciò che avevo passato. Tutti gli addii, la morte e il dolore. Se non ci fossi stato, quando Severus o i miei zii non erano lì per me, non ce l’avrei fatta. – concluse.
Remus, gli occhi lucidi, accennò un sorriso e le accarezzò le guance. – Oh, Lily… – sussurrò – Come ci riesci? –
- A fare cosa? – sussurrò lei.
- A non farmi sentire un mostro. –
Lily sorrise. – Non lo sei. – affermò. – Sei il mio papà e io ti amo tantissimo. –
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco che dopo una lunga pausa torno con il 41esimo capitolo! La maturità si sta avvicinando, perciò se dovessi ritardare nella pubblicazione è causa studio o mancanza di ispirazione!
Spero tanto vi piaccia! Fatemi sapere, xX__Eli_Sev__Xx  
[Revisionato il 14/06/2015]
   
 
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