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Autore: Slytherin_TeMe    16/04/2014    1 recensioni
(Dal primo capitolo)
"-Cosa perché?- probabilmente la domanda mentale che Dean si era posto gli era scivolata dalle labbra senza che se ne accorgesse.
-Perché ti preoccupi per me.- mormorò tra i denti. Castiel non rispose subito, probabilmente persino lui doveva spiegarsi il motivo di tale preoccupazione verso Dean.
-Sei prezioso.- disse infine, spezzando nuovamente il silenzio pieno di attesa. Qualcosa nel petto di Dean si scagliò, tanto forte da perdere il respiro per qualche secondo.
Prezioso.
-Per voi fottuti angeli sono prezioso eh?- commentò sarcasticamente.
-Diciamo pure che è così.- rispose infine, per poi ricadere in un altro silenzio."
Genere: Angst, Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sesta stagione
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Okay! Finalmente posto questa fic che sta marcendo nel mio computer da un pochino.. Mi sono fissata sulla Destiel da poco a dire il vero ("shippo Destiel perchè ho gli occhi" vero Socchan?), ma sono stata così colpita dal legame che li unisce che ho deciso di scrivere una (due tre e quattro) fanfiction. Questa è la prima che comprende più di un capitolo, ed è anche quella per la quale mi sto impegnando maggiormente, visto e considerato che non la scrivo solo e solamente per me, ma anche per Socchan... Insomma, è la sua OTP!
Prima di iniziare vorrei dire che; ho tralasciato il fatto che Cas vede solo l'anima delle persone, e non il loro effettivo copro. L'ho fatto per comodità, visto che già descrivere il rapporto terribilmente malato che hanno, è un compito arduo, se per di più dovevo aggiungere che l'angelo vedeva solo l'anima del cacciatore.. si salvi chi può!
In ogni caso, spero che questa mia fic sia di gradimento, potete comunque farmelo capire con un commento!

Buona lettura!!!






CAPITOLO PRIMO - MEMORIES 







La pioggia picchiava feroce sulla giacca di pelle, schiacciando i corti capelli castani sulla sua testa, e i ciuffi appena più lunghi si appiccicarono sulla fronte. Dean era a qualche metro da una casa, una casa che lo aveva ospitato per un anno, mentre suo fratello era… via. 
Ora a distanza di un altro anno, tutto era cambiato, aveva ritrovato Sam, o meglio, lui aveva deciso di ricomparire nella sua vita, e dopo aver recuperato la sua anima perduta, le cose si erano fatte più calme, e Dean sentiva un buco all’altezza del suo petto. 
Non lo avrebbe mai ammesso, ma quella vita, la vita normale, un po’ gli mancava. Dalla finestra poteva vedere Lisa e Ben, seduti a tavola, cenare. Non erano propriamente loro due a mancargli, ma la normalità in quella casa. Svegliarsi con qualcuno accanto, scendere e fare colazione con caffè, uova e bacon, andare a lavorare e essere certi di tornare a casa. 
Questo gli mancava. 
Aveva rinunciato ad una vita normale per Sam, per il suo lavoro e per la tradizione della sua famiglia. Aveva rinunciato per poter aiutare il mondo, sconfiggendo il male che lo circondava. Scosse il capo sotto la pioggia, e si sfregò gli occhi quando l’acqua vi entrò, era inutile rimuginare sul passato, aveva preso la sua scelta e doveva andare avanti, si sarebbe sistemato tutto, e se i suoi piani avessero funzionato, presto Sam avrebbe potuto tirarsi fuori da questa vita, avere moglie e figli. La vita del cacciatore era fatta per Dean, non per Sam. 
Guardò un ultimo istante attraverso la finestra, e in quel momento incrociò lo sguardo di Lisa, che si era accorta di lui. Dean abbassò lo sguardo, girò sui tacchi e si allontanò in fretta da li, salendo poi sulla sua auto. 
Accese il motore, e non appena la macchina rombò, partì, lasciandosi alle spalle solo lo sfrigolio delle gomme sull’asfalto bagnato. In quel momento, con la pioggia che batteva sul cruscotto e la luna che faceva appena capolinea tra le spesse nuvole, Dean Winchester promise a se stesso che mai più si sarebbe recato li, per nessun motivo al mondo. Aveva preso la sua scelta, e l’avrebbe rispettata. 
Allungò una mano verso lo stereo della sua auto, e la musica iniziò a suonare bassa attraverso le quattro casse nel veicolo. Senza che se ne rendesse conto, le sue labbra seguirono le parole del cantante, e una delle mani, appoggiata sulla sua gamba, picchiettò sul jeans, a tempo. Il motel dove stava alloggiando temporaneamente con Sam era a distanza di un paio d’ore e nessuno gli avrebbe impedito di fermarsi in un pub per una birra, ne aveva terribilmente bisogno.. Più del solito, insomma. 
Qualche minuto dopo svoltò a sinistra, e le ruote si scontrarono con la ghiaia, procurando un leggero tremolio all’interno della vettura. Spense il motore una volta che parcheggiò e scese, camminando verso l’entrata del pub “da Jhon”. 
-Che schifo di coincidenza.- borbottò tra se prima di entrare. 
Riconobbe le note della canzone “Nice to be Wight you” l’aveva sentita parecchie volte alla radio,e ti metteva addosso un allegria che lui voleva scrollarsi dalle spalle il prima possibile. Non perse nemmeno tempo a scegliere il posto a sedere e si diresse subito al bancone.
 -Una birra.- disse al barista. L’uomo era completamente calvo, ma con i baffi e la barba piuttosto folti, gli occhiali dalla montatura argentea sul naso aquilino e due vispi occhi scuri. Su una spalla aveva uno straccio bianco, con qualche macchia più scura. 
L’uomo prese una bottiglia dal frigo, la stappò velocemente e la diede a Dean, che se ne scolò mezza in un attimo.
 -Forse qualcosa di più forte sarebbe meglio, per dimenticare.- gli disse l’uomo. Dean alzò lo sguardo dalla bottiglia appoggiata sul bancone, ancora stretta nel suo pugno e fece un sorrisetto. 
-Si, lo credo anche io.- prese un altro sorso di birra, mentre il barista pancione riempiva a metà un bicchiere largo e basso di whiskey. 
-Questo lo offre la casa, ragazzo.- disse il barista e poi si allontanò, per servire altri clienti. 
Perse la condizione del tempo qualche drink più tardi, e si ritrovò ad armeggiare con le chiavi dell’auto quando il sole stava spuntando attraverso le montagne, e la nebbia del mattino gli inumidiva il viso. 
-Cazzo.- borbottò quando finalmente riuscì ad aprire l’auto e a salirci. Mise in moto e fece la retro, nonostante il livello del’alcool fosse elevato nel suo sangue. Si rimise sulla strada e continuò per dieci minuti, niente musica, solo il rumore della sua Impala a fargli compagnia. 
-Dean.- la voce che sentì lo spaventò, così sterzò, invadendo l’altra corsia, perdendo per qualche secondo il controllo dell’auto. 
-Maledizione Castiel! Sai che odio quando appari così.- disse con la voce impastata dall’alcool e dal sonno. 
-Sam mi ha chiesto di venire a cercarti, dice che è da ieri mattina che sei andato via. È molto preoccupato.- Il tono dell’angelo, seduto sul sedile del passeggero della macchina di Dean, era impassibile, freddo e distaccato. Una volta ripreso a pieno il controllo della guida, Dean voltò il viso verso Castiel, e poi tornò a guardare la strada. 
-Non potevi semplicemente fare autostop?- indicò con una mano il ciglio della strada, ghignando. Castiel lo guardò confuso, inclinando leggermente il capo verso la spalla destra, senza capire di che cosa stesse parlando Dean. 
-Autostop.. Ti metti sul ciglio della strada e aspetti che qualcuno ti carichi in macchina e ti dia un passaggio.- spiegò Dean divertito, mentre continuava a guidare. 
-Non l’ho mai fatto.- disse allora l’angelo e Dean sospirò. 
-Tu sei un angelo e fai stronzate da angelo. Non ti serve fare autostop.- appoggiò anche l’altra mano sul manubrio tornando a guardare la strada. Rimasero in silenzio, per tutta la durata del viaggio, fino quando non giunsero al motel, la luce era accesa, nonostante fuori non fosse buio, magari Sam si era addormentato mentre aspettava Dean, o semplicemente si era scordato di spegnerla. 
Scese dalla macchina barcollando e con il giramento di testa, seguito da Castiel, che lo teneva d’occhio in silenzio. Arrivò alla porta ed armeggiò con la serratura. Mentre girava la chiave appoggiò una spalla alla porta per sorreggersi e quando questa si aprì, quasi cadde, perdendo l’equilibrio, ridendo fragorosamente dopo. 
-L’hai trovato.- Sam alzò la testa dal tavolo, dove fino qualche istante fa era appoggiato mentre dormiva. Castel annuì, e automaticamente fece un passo verso Dean, aiutandolo sorreggendolo per un braccio. 
-Spostati, non ho bisogno del tuo aiuto.- disse malamente quello, scansandolo con una mano, per poi andare verso il letto e gettarcisi sopra, affondando la testa tra le braccia incrociate sul cuscino. Qualche secondo dopo il respiro calmo di Dean che dormiva profondamente invase la stanza, nel silenzio che lasciarono Castiel e Sam. 
-Dov’era?- domandò Sam, passandosi le mani sul viso. 
-Era in un pub. A un ora da qui.- commentò l’angelo, facendo qualche passo verso Sam, che aveva appoggiato le mani sui fianchi e guardava il fratello dormire. 
-È ubriaco!- commentò infine, e Cas annuì. 
-Sai dov’era prima?- chiese ancora il minore dei Winchester, ma Castiel non rispose. 
Si, sapeva dov’era andato, da quando Sam gli aveva chiesto di andare a cercarlo, lui lo aveva seguito silenziosamente, lo aveva visto davanti alla finestra di quella umana, ma non aveva intenzione di dirlo a Sam, non era compito suo e forse Dean non voleva nemmeno dirglielo. Quando Sam comprese che il silenzio dell’angelo poneva fine alla discussione sul fratello, si avvicinò al tavolo, dove vi erano appoggiati due caffè, ormai freddi. 
-Vuoi?- chiese con gentilezza a Castiel, indicando la tazza di carta che doveva appartenere a Dean. 
-No, grazie Sam.- rispose quello. 
-Devo andare ora, mi stanno chiamando.- e senza dare il tempo a Sam di rispondere, l’angelo sparì, senza lasciare segno.

 Dean dormì quasi per l’intero giorno, mormorando cose insensate nel sonno, girandosi sul piccolo letto continuamente, fino a quando non cadde da esso, con un rumore sordo. 
-Dean?- Sam che stava leggendo il giornale del giorno, seduto al tavolo, alzò lo sguardo verso il letto dove poco prima giaceva il fratello, trattenendosi dal ridere quando lo vide mettersi seduto oltre il materasso. 
-Tutto bene?- chiese guardandolo, riportando poi il giornale davanti agli occhi. -Si.- rispose freddamente il maggiore e si alzò il piedi, massaggiandosi la nuca con una mano, mentre si sistemava la camicia aperta e stropicciata con l’altra.
-Allora.. Dove sei stato?- domandò tenendolo d’occhio, senza dar impressione di voler davvero la risposta. 
-Perché? Sono tornato troppo tardi papà?- rispose Dean, fermandosi a guardare Sam. 
-Smettila di fare l’idiota.- questa volta il giornale venne piegato ed appoggiato sul tavolo. 
-E tu smettila di farti gli affari miei, pensa piuttosto a fare una delle tue ricerche.- tagliò corto Dean e si recò in bagno, una doccia avrebbe sicuramente aiutato. 
Si tolse i vestiti, lasciandoli cadere a terra, per poi entrare sotto la doccia. Il getto da subito fu ghiacciato, ma dopo qualche attimo divenne caldo, quasi bollente. La sua pelle prese un colorito rosso dal caldo intenso dell’acqua, ma non aveva alcuna voglia di raffreddare il getto, così lasciò che il suo corpo si abituasse. Appoggiò la fronte contro le piastrelle fresche della doccia, lasciando scorrere non solo l’acqua ma anche i pensieri. Li lasciò liberi di annacquargli il cervello, rendere la realtà sfocata. Si immaginò ancora con Lisa e Ben, in una vita normale, immaginò Sam con Jessica, nonostante lei fosse morta da anni. Le immagini scorsero velocemente, immagini false, che avrebbe voluto vivere ma non avrebbe potuto.
Poi spuntò un viso tra i suoi pensieri, un volto maschile con due occhi blu, i lineamenti marcati ed i capelli neri. Castiel arrivò nella sua mente precipitosamente, interrompendo il flusso quieto dei ricordi e dell’immaginazione. 
Se la sua vita fosse stata normale, non avrebbe mai conosciuto l’angelo con il trench. Non perse tempo a chiedersi perché gli sarebbe mancato, non era bravo per quelle cose… Tipo sentimenti.
 Lui era capace solo di brandire un arma, cacciare e uccidere. Uscì dalla doccia e si avvolse la vita attorno ad un asciugamano, prima di uscire dalla stanza dove l’aria era diventata calda e irrespirabile. Sam se n’era andato, probabilmente il caso che stavano seguendo aveva lasciato qualche traccia e lui era partito subito ad inseguirla. Aprì la sacca contendente dei vestiti puliti e li indosso. Un paio di Jeans blu, una t-shirt nera e una camicia verde, lasciata aperta. Il dopo sbronza era sempre orribile, la testa ovattata, i sensi rallentati..
 Ogni volta che accadeva si prometteva che era l’ultima, ma poi succedeva qualcosa di peggio e l’alcool gli dava una magra consolazione. Si sedette al tavolo, e in quel preciso momento entrò Sam, con un caffè caldo in una mano e delle ciambelle nell’altra. 
-Non è mattina, ma credo che tu debba mangiare qualcosa.- disse lasciandole sul tavolo. Il maggiore allungò una mano verso la scatola con le ciambelle e ne prese una, portandosela alle labbra. 
Divorò tre ciambelle nel giro di qualche minuto, poi bevve il suo caffè in qualche sorsata frettolosa ed accartocciò il bicchiere di carta una volta finito. Passarono così i giorni, e susseguirono lentamente le settimane. 
Ogni secondo che passava Dean diventava più irritato e irritabile, ogni parola che Sam diceva procurava una furiosa lite, che finiva con lo sbattere della porta del motel e lo stridere delle gomme sull’asfalto. 
Convivere con Dean non era mai stata una passeggiata, era disordinato, lasciava cibo ovunque, che dopo un paio di giorni fuori dal frigo emanava una puzza incredibile, e i calzini, quei dannati calzini, era capace di buttarli ovunque quando li toglieva. Ma almeno era Dean, e non uno che gli somigliava. 
Sam non lo riconosceva più, e non lo avrebbe mai ammesso, ma era davvero preoccupato, più del solito.
Non si lamentava più della puzza nelle stanze dei motel, ne delle strane cameriere che venivano a chiedere di pulire la stanza, ne della parola “pulire” che a parer suo era del tutto sconosciuta a quelle persone. Era piuttosto distaccato, e farlo parlare era diventata un’impresa. 
-Dove vuoi mangiare oggi?- chiese ad un certo punto Sam, mentre erano in viaggio. 
-Dove c’è cibo.- rispose il fratello, senza staccare gli occhi dalla strada. Sam alzò gli occhi al cielo ma non disse più nulla, finche non si fermarono in un piccolo bar-ristorante. Dean parcheggiò l’auto affianco all’entrata, come faceva di solito, e scesero, in assoluto silenzio. 
-Sei sicuro che qui vada bene? C’è scritto “cucina vegetariana”- disse Sam indicando il grande neon sopra l’entrata. 
-C’è cibo, quindi va bene.- tagliò corto il maggiore ed entrò, senza tante cerimonie. Si mise al primo tavolo vuoto, e senza aspettare troppo, ordinò una specie di insalata mista per Sam e un bicchiere di birra per lui. 
-Non mangi?- chiese dunque il minore dei due. 
-Qui dentro c’è una strana puzza, mi toglie l’appetito.- commentò. Il resto del pranzo lo passarono in silenzio, come la maggior parte delle giornate che erano trascorse. 
E come quella ne seguirono tante altre, finche il minore, stufo del comportamento di Dean, non sbottò Stavano camminando verso l’Impala, parcheggiata qualche metro da loro, quando successe. 
-Sono stufo, Dean.- disse di punto in bianco. Dean alzò lo sguardo, senza capire a cosa si riferisse il fratello. 
-Come?- 
-Stufo del tuo cazzo di comportamento passivo.- era così raro sentire Sam usare parolacce che il maggiore alzò un sopracciglio e boccheggiò un attimo, prima di stringersi nelle spalle. 
-Niente commenti stupidi sul cibo, sul motel, sul fatto che quello ha parcheggiato vicino alla tua macchina! Si può sapere che ti prende?- si fermò in mezzo alla strada, intralciando il cammino di Dean. 
-Non ti seguo Sam.- 
-Beh, cerca di provarci, perché non resterò un altro giorno con te, che ti comporti come un morto vivente.- e dopo quella frase, tornò sui suoi passi e rientrò nel motel. 
La portiera dell’auto sbatté forte quasi quanto quella della loro stanza, quando Dean vi entrò. 
Appoggiò la fronte sul volante e chiuse gli occhi, cercando di sgomberare la mente da tutto ciò che non riguardasse le parole del fratello. Eppure quel sogno continuava a tormentarlo. Erano ormai giorni che si ripeteva, non era niente di specifico, ne tanto meno spaventoso, ma era evidente il suo significato. 

Il sole era caldo sulla sua pelle, le maniche corte lasciavano intravedere i muscoli delle braccia, che si erano formati dopo anni di caccia. Il profumo di carne alla griglia stuzzicava il suo olfatto. Dietro di lui, che si occupava della griglia vi erano un ragazzo e una ragazza, lei aveva dei lunghi capelli biondi, ondulati, e lui era moro e alto. Sam e Jassica, era cosi evidente, non ostante non vedesse i loro volti. Dall’altra parte del grande giardino, una voce femminile chiamò il suo nome, così lui si voltò, con la pinza per la carne in mano ed un sorriso smagliante. Ben, era sicuro si trattasse di lui, anche se non vedeva il suo volto, gli corse in contro chiedendogli come funzionasse la griglia, mentre Lisa, li guardava da lontano. Era tutto così perfetto, come una famiglia normale. Ma qualche istante dopo il cielo si fece nero, la griglia si spende dopo le prime gocce di pioggia e tutti rientrarono in casa. Chiuse la griglia e seguì gli altri, ma quando anche lui fu in quella che doveva essere la casa che lo aveva avuto come ospite per un anno intero, si rese conto che non era altro che una stanza di un motel da pochi soldi.

Poi si svegliava. Il senso di quel sogno per lui era così evidente. Ogni traccia di vita normale spariva se si era a contatto con lui. Dopo che aveva trovato Sam, anni prima, la sua ragazza era stata uccisa, le catastrofi si attaccavano a lui come una cozza sullo scoglio. Susseguivano disgrazie su disgrazie quando lui era nei paraggi, eppure Sam aveva ragione, facendo così non avrebbe risolto niente.
 -Dean.- un leggero fruscio si fece strada nell’aria tesa della macchina, prima che la voce di Castiel irrompesse tra i suoi pensieri. 
-Cas.- raddrizzò le spalle e si appoggiò allo schienale, voltando il viso verso l’angelo, che era seduto al suo fianco. Lui era sempre al suo fianco. Insieme all’angelo arrivava sempre una sensazione di benessere nel petto del ragazzo seduto al posto di guida, come se Castiel ne fosse il responsabile. Probabilmente era solo il modo di fare dell’angelo a trasmettere tale sensazione a Dean. 
Se qualcuno avesse chiesto al Winchester, che cos’era Cas per lui, probabilmente si sarebbe ritrovato a non saperlo. Un fratello, un amico, un compagno d’avventura.. Castiel gli aveva salvato il culo così tante volte da aver perso il conto. 
Sapeva che apparire quando veniva chiamato era il suo compito, eppure si sorprendeva ogni volta. Castiel c’era per lui, a qualsiasi ora della notte, e probabilmente il motivo era perché non dormiva, e qualsiasi ora del giorno, anche se in Paradiso c’erano altri problemi da risolvere. 
Dopo che nella sua mente si sparsero tutti quei pensieri, sulle labbra di Dean nacque un sorriso spontaneo, il primo dopo tanto tempo. 
Castiel aggrottò le sopracciglia confuso, ma non parlò, rimase a guardare gli occhi verdi e profondi del giovane davanti a lui, senza aggiungere una parola, almeno per qualche altro secondo. 
-Lo dirai a Sam?- chiese poi, di punto in bianco. 
-Cosa?- Dean si riscosse dai propri pensieri, appoggiando entrambe le mani sui suoi Jeans scuri e rovinati dagli anni. 
-Dov’eri, quando ti ho trovato.- chiarì l’angelo. 
-Sa che ero in un pub, Castiel.- 
-Ma non sa dov’eri prima.- A quell’affermazione Dean si strinse nelle spalle.
-Nemmeno mio padre sapeva dov’ero quando uscivo di casa, per quale assurdo motivo Sam dovrebbe essere a conoscenza di ogni mio spostamento?- il tono di voce evidenziò quanto l’argomento lo toccasse in un punto dolente. Perché si, Lisa era un punto piuttosto dolente. 
-Pechè Sam si preoccupa per te, e anche io.- Lo sguardo dell’angelo era tanto serio da far distogliere gli occhi di Dean dai suoi e abbassarli sui suoi pantaloni. Non sapeva come rispondere a quell’affermazione. 
Sapeva che Sam si preoccupava per lui, glielo aveva detto più e più volte.. Ma Castiel? Un angelo che si preoccupava di un comunque mortale… E soprattutto, di lui! Perché? 
-Cosa perché?- probabilmente la domanda mentale che Dean si era posto gli era scivolata dalle labbra senza che se ne accorgesse. 
-Perché ti preoccupi per me.- mormorò tra i denti. Castiel non rispose subito, probabilmente persino lui doveva spiegarsi il motivo di tale preoccupazione verso Dean. 
-Sei prezioso.- disse infine, spezzando nuovamente il silenzio pieno di attesa. Qualcosa nel petto di Dean si scagliò, tanto forte da perdere il respiro per qualche secondo. 
Prezioso. 
-Per voi fottuti angeli sono prezioso eh?- commentò sarcasticamente. 
-Diciamo pure che è così.- rispose infine, per poi ricadere in un altro silenzio.






Angolo autrice:
Spero che il primo capitolo sia stato di vostro gradimento! A presto con il secondo!



  
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