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Autore: KIAsia    16/04/2014    2 recensioni
STORIA INCOMPLETA.
Ciao caro Ignaro che sta leggendo,
So che può sembrarti strano che una strega racconti una storia proprio a te, ma è così. Una storia di amore, di magia e di altro ancora.. sta a te scoprire di cosa però. Ovviamente non ti svelerò tutto il mio mondo su due piedi, dovrai essere paziente e pronto a sorbirti i due protagonisti innamorati e i loro amici per poter venir a capo di ogni particolare.
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FanFiction Klaine ambientata in un contesto fantasy (come si era capito) che col tempo verrà svelato, non ci saranno solo loro, ma anche xxx che è fondamentale non dirvelo adesso. E' ambientata nei tempi nostri. Kurt trova un peluche per strada e decide di riportarlo alla propria casa, imbattendosi in ragnatele, polvere e un proprietario basso con gli occhi color nocciola: Blaine Devon Anderson.
Ma cosa avrà da nascondere quella casa, o sarà la casa stessa a dover essere nascosta? Chi sarà a ridacchiare alle disavventure di Kurt o a parlare con Blaine?
Genere: Fantasy, Fluff, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altri, Blaine Anderson, Burt Hummel, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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NomeCapitolo: Maria.

Ship: -

Rating: verde.

N°parole: 5432.

 

Sono in ritardo, I know.
Ma comunque non credo di esservi eccessivamente mancata visto che non recensite mai....... *piange nel suo angolino al buio*

Vi lascio al capitolo, che è meglio!

Scusate per gli errori storico-temporali che sicuramente ci saranno, non sono uno storico e la storia è l'ultima materia che studio.. (lol)

 

Il suo cavallo trottava tranquillo per la strada ciottolata quando il ragazzo notò, osservando il cielo ormai scurito dal sole che spariva dietro ad una collina verde, che si stava facendo tardi. Così prese il proprio orologio da taschino dalla camicia chiara e costosa che indossava e sospirò visto che erano oramai le quattro passate e che doveva mettersi tutto in punto per la serata a casa Maltinti.

I Maltinti erano un'altra famiglia di nobil gente della sua cittadina che lo invitava sempre ad uno di quei ritrovi per galantuomini e doveva ammettere a malincuore che si svagava volentieri nella loro tenuta. A malincuore perché erano nobili di spada, e questo rovinava tutto.

I così detti “nobili di spada” erano la disgrazia, secondo lui, della società. Nessuno doveva essere capace di acquistare uno stupido titolo, che altro non era se non carta straccia, nel quale si dichiarava che era un nobile.

Secondo lui, la sua famiglia e il resto dei nobili di sangue era una vergogna perché erano loro i veri nobili del tempo, ma questo non gli impediva di andare a divertirsi alle loro feste.

 

Quando arrivò alla tenuta ad accoglierlo fu, come sempre, Maria una delle loro innumerevoli serve. «Buonasera signorino Thaddeus.» esclamò obbediente la donna aprendogli la porta.

Lui semplicemente annuì in un muto segno di saluto. «Voglio la vasca pronta per un caldo bagno, oggi farò da cicisbeo alla signorina Frili.» ordinò tranquillamente e perfettamente a proprio agio con quel tono di voce.

«Subito.» borbottò Maria poco prima di salire le scale di marmo. Thad poteva sentire degli zoccoli scalpitare sulla strada sterrata mentre si affacciava incuriosito alla finestra.

«Maria, Maria!» la richiamò sorpreso e curioso «chi è quella fanciulla a cavallo?».

Era stupito perché non era solito vedere una giovane donna cavalcare con tale grazia uno stupendo cavallo nero. Aveva una vestito con una lunga gonna chiara che scivolava leggera sul cavallo nascondendo le gambe, il corsetto era circondato da pizzo nero e metteva ancora più in risalto la già pallida pelle della ragazza. Gli occhi erano due grandi pepite marroni chiaro, era bellissima. Non fu quello, però, a far cadere a terra la mascella di Thad e a fargli rotolare gli occhi lungo il pavimento, ma furono i suoi capelli.

I capelli della misteriosa ragazza partivano dalla fronte con un marrone molto scuro, che però sotto la poca luce di sole rimasta riflettevano un rosso rame, fino a che il nero non lasciava spazio al colore della notte, degli abissi e del lapislazzuli: al blu.

La ragazza aveva le punte dei capelli blu.

«Non so chi sia signorino, mi scuso per la mia ignoranza...» sussurrò Maria risvegliandolo e facendogli notare che si era spiaccicato completamente contro il vetro della finestra per poter vedere meglio. La donna si passò ansiosa le mani sulla veste sciupata.

«Non importa... va pure a prepararmi il bagno adesso.» mormorò assente Thad troppo impegnato a constatare se non fosse tutto solo un miraggio.

Appena Maria lo chiamò dalla cima delle scale per informarlo che la vasca era pronta, lui salì fino al bagno constatando che la temperatura dell'acqua era assolutamente perfetta. Se non fosse stato costretto dai suoi obblighi come giovin signore sicuramente sarebbe stato molto grato a quella donna che lo aveva accudito di più che sua madre, ovviamente.

Non so se conoscete il poema di Parini intitolato “Il giorno” composto da quattro parti “Il mattino”, “il mezzogiorno”, “il vespro” e “la notte” lasciato incompleto purtroppo. Questo tratta della classica giornata tipo che un giovin signore doveva tenere in quel tempo.

I due protagonisti di quest'opera sono il precettor d'amabil rito, che è l'educatore al piacere ed al divertimento che guiderà il secondo protagonista, nobil signore, nel suo dì perfetto.

Parini scrive tutto questo sotto forma sarcastica e così facendo denunciò la comunità di quel tempo, nella quale era plausibile che un povero servo venisse licenziato perché aveva dato una pedata al cane che lo stava mordendo o che il signorotto andasse a letto quando i contadini si svegliavano.

Io lo adoro e mi sono davvero molto divertita a constatare quanto tutto quello in quel periodo fosse vero, e quanto facesse paura. Ho inoltre amato come schernisse questo famoso cicisbeo visto che pure io lo consideravo ripugnante.

Il cicisbeo, per chi non lo sapesse, era il fortunato giovane che accompagnava una donna, qualsiasi fosse la sua situazione sentimentale, ad una festa o più di una. Solitamente i due protagonisti altro non erano che due amanti che potevano bellamente mostrarlo agli occhi di tutti come se non fosse un tradimento. Era routine che una donna sposata avesse un cicisbeo assolutamente diverso con suo marito con cui divertirsi.
Non sarò una persona romantica, ma un minimo di pudore cavolo!

 

Ormai Thad, o meglio Thaddeus se proprio devo specificarlo, si era tolto i propri abiti settecenteschi che a quel tempo erano moderni e di moda e si stava lavando nella vasca.
Pensava alla donna dai capelli dalle punte blu mentre si immaginava una soluzione plausibile ad un simile colore, ma non ci riuscì.

A quel tempo non si potevano certo colorare come fate ora nel XXI secolo purtroppo, ma per fortuna non molti conoscevano più in là del proprio naso o cittadina e quindi era quotidiano stupirsi di una novità assurda come quella. Non stette dentro l'acqua tiepida come suo solito, ma svelto uscì asciugandosi e sperando di poter rivedere il cavallo e lei.

Quando, poco dopo essere uscito dalla villa, notò un cavallo ad un lato della strada che stava bellamente mangiando dell'erba fresca e gli si avvicinò. Si chinò a strappare una ciocca d'erba e gliela porse a palmo aperto sotto il muso del mustang che subito la mangiò dalla sua mano, sorrise accarezzando piano il muso coperto dalla lunga e liscia criniera scusa.

«Te la sai cavare con gli animali vedo, solitamente Noctis non si fa avvicinare dagli estranei.» una voce calda lo risvegliò facendolo avanzare di qualche passo per superare il cavallo che dietro di se nascondeva la ragazza. «Piacere Kira. Gli amici di Noctis sono anche amici miei.» sorrise porgendogli la mano.

Thad si pulì la sua dalla saliva sui pantaloni e subito dopo prese quella della ragazza baciandole il dorso «Piacere mio, Thaddeus.» sorrise accarezzando annoiato il fianco del mustang. Kira lo imitò passando sopra il muso e, portando lontano dagli occhi la lunga criniera scoprì una piccola macchia a forma di stella proprio in mezzo a quelli.

«Ma.. la sella dov'è?» scappò dalle labbra di Thad sconvolto.

«Non la uso, come non uno le briglie e tutte quelle altre cose inutili.. sicuramente avere un ferro in bocca a Noctis non farebbe piacere!» sbuffò Kira passandosi annoiata una mano tra le ciocche di capelli blu. Thad non chiese niente di quello per non essere indiscreto, e se fosse stata una malattia rara? O se da piccola fosse.. boh.

O forse aveva solo timore della risposta? Probabile.

«Mh...» annuì. «Come mai da queste parti?».

«Sono in viaggio...» mormorò lasciva senza dare una vera e soddisfacente risposta, ma a Thad bastò. «Ora devo far bere Noctis al lago poco distante... alla prossima Thad.» si congedò Kira salendo in groppa con una agile mossa e partendo a galoppo.

Lui rimase imbambolato a guardare come fosse veloce e completamente un'anima sola col cavallo, se li poteva immaginare insieme a correre nella natura incontaminata, come parte di quella. Come se lei non facesse parte di quella società che già aveva dimenticato un po' della magia che la natura può donare.

〜∽∾∿{}∿∾∽

Thad inciampò per la centesima volta e cascò con un tonfo nell'ombra, per fortuna a quell'ora della sera non c'era molta gente a giro e soprattutto non si fermavano a guardare sotto di loro troppo di corsa per tornare alle loro case dove gli aspettavano una famiglia magari.

Sbuffò e si alzò malamente in piedi continuando a camminare spiaccicato contro il muro e lanciandosi a terra ogni volta che una persona gli si avvicinava troppo.

Non passò molto che la sua mente tornò a vagare veloce e lontana dal suo corpo da peluche a quel giorno. Ci pensava spesso a come tutto fosse cominciato, ed era da qualche centenaio di anni che non sapeva se fosse stato un bene o un male.

〜∽∾∿{}∿∾∽

 

Quella stessa sera Thad era tranquillamente davanti alla porta di casa di Lady Frili.

«Buonasera Anna.» disse appena la vide apparire e le porse il braccio che subito lei strinse.

«Buonasera a te, Thaddeus.» sorrise lei, camminarono insieme fino alla carrozza.

I signori Maltinti gli accorsero a braccia aperte, Thad finì per sedersi sul divano marrone insieme agli altri uomini chiacchierando del più e del meno.

Discutevano appunto di Napoleone e della sua ennesima vittoria in qualche parte lontana da lì e di come fosse riuscita ad arrivare fino a loro quando la porta si spalancò lasciando entrare due uomini robusti dai vestiti logoro, pensò subito che fossero dei servitori, che tenevano tra le braccia una giovane donna. Una giovane donna dai capelli blu che subito Thad riconobbe: Kira.

I ragazzi nella sala si ammutolirono e la musica di sottofondo, abbastanza noiosa per come la vedeva Thad, fu interrotta lasciando solo una gran silenzio.

«Che succede qui?!» gridò con un acuto la signora Maltinti facendo venir voglia a Thad di tapparsi le orecchie con entrambi le mani.

«Una ladra! E' una ladra!» rispose con voce roca e dura uno dei due uomini.

«La abbiamo trovata in cucina a frugae nella dispensa, sicuramente stava pensando a procurarsi la cena!» aggiunse l'altro alzando il mento e lanciando un'occhiataccia a Kira.

«Mi ero solo persa e ora lasciatemi! Non è così che si tratta una signorina.» sibilò divincolandosi dalla presa facendo qualche passo avanti. Sbuffò lisciandosi il vestito poco sgualcito appena fu libera.

Thad nemmeno si accorse di essersi alzato, di aver fatto qualche passo avanti e sentì a malapena la sua voce esclamare sicura «E' venuta con me. E' la mia dama di stasera, quindi trattatela con garbo.».

Subito gli uomini indiettreggiarono a disagio e lei corse tra le sue bracca nascondendosi nell'incavo del suo collo. Thad vedeva la signora Maltinti molto più tranquilla e sospirò di sollievo, a volte essere un ricco nobile di sangue era utile, nessuno metteva in dubbio le tue parole.

«Grazie di reggermi il gioco, Thad.» si sentì soffiare sul collo da Kira «ora portami via, mi sono già divertita abbastanza a fare la donzella in pericolo.» sbuffò la ragazza sussurrando in modo che solo lui potesse sentirla. Thad non se lo fece ripetere due volte e la lasciò un attimo per andar a parlare ad un suo caro amico.

«Nicolò, potresti farmi un grande piacere?» chiese anche se conosceva la risposta visto che l'altro non si sarebbe lasciato sfuggire una simile possibilità.

«Domanda, Thaddeus.».

«Potresti accompagnare a casa la signorina Frili? Ora sono un poco incasinato...» indicò con lo sguardo Kira che stava comodamente seduta ad uno sgabello mentre beveva dal un bicchiere ancora pieno completamente a suo agio.

«Oh, sì.» sorrise Nicolò. Thad lo guardò eloquente e si concedò alla signora Maltinti prima di salire in carrozza con Kira.

Erano ormai in viaggio quando la ragazza ruppe il silenzio «Quindi hai abbandonato la piccola Anna?».

«Noto una nota di sarcasmo nella sua voce.» rispose alzando un sopracciglio.

«Noti bene Thad e, per favore, puoi darmi del tu..».

Thad annuì piacevolmente sconvolto da tutta quella confidenza.

 

«E' tornato presto, signorino Thaddeus.» mormorò stupita Maria quando gli aprì la porta.

«Lo so, abbiamo ospiti.» indicò Kira alle sue spalle e subito la donna si propose di preparare un letto per la giovane nella camera degli ospiti, ma proprio mentre saliva le scale tirando su la sua gonna con le mani Kira la fermò con la voce.

«Non ce n'è importanza, si figuri. Dormirò con Thad stanotte.» ghignò la ragazza lanciando un'occhiata eloquente a Thad accompagnata da un occhiolino.

Dire che a Thad la masciella toccò il pavimento è dir poco cari miei.

Maria era ferma ormai da qualche minuto a metà scale non sapendo cosa fare realmente e aspettando una risposta da parte di Thad.

«B-beh, come dice la signorina, Maria..» borbottò alla donna e porse il braccio a Kira che subito afferrò sicura, insieme salirono le scale fino alla camera di Thad.

Maria portò una veste a Kira ed entrambi si spogliarono indossando i rispettivi pigiami finendo poi sul letto spazioso.

Nessuno dei due sa quando precisamente si ritrovano a guardarsi intensamente negli occhi, ma sicuramente fu Kira a annullare la distanza fra loro baciandolo vorace. Così cominciò una lunga... pomiciata da premio oscar dove ogni tanto uno baciave le labbra dell'altra.

Quando Kira si chinò a leccare e succhiare il collo di Thad soffermandosi a stringere tra i denti il suo pomo d'adamo, l'altro mugolò dalla sorpresa e socchiuse gli occhi alzando la testa lasciandole più spazio. Le mani di lui finirono a passare ansiose sotto la vestaglia accarezzandole decise la schiena, scendendo poi sulle cosce, ormai Kira lo sovrastava a gambe divaricate con il completo controllo della situazione.

Quando però mosse il bacino contro quello di Thad si aspettava di trovare almeno un piccolo accenno di eccitazione, ed invece.

Non si arrese, però, continuando a baciarlo, ma appena alzò il capo per poter di nuovo far scontrare le loro linge vide il suo sguardo e capì.

Capì che poteva piacergli, che poteva forse eccitarlo, ma che in quegli occhi scuri non c'era passione e forse nemmeno lui lo sapeva, ancora.

«Perché non mi spogli, Thad?» domandò roca.

«Non vorrei mai mancarle di rispetto.» rispose sicuro l'altro e Kira scese finendo a lato di Thad che ancora la stringeva per la vita rotenando il pollice sul fianco disegnando piccoli cerchi immaginari.

«E fai bene, ti ringrazio..» in realtà avrebbe tanto avuto voglia di altro quella sera, ma sapeva accontentarsi.

Lui la baciò la fronte e dopo aver constatato entrambi che erano assonnati, si appisolarono abbracciati e stretti insieme in quel letto grande.

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Scosse la testa poco prima di sbattere il muso contro un grosso palo della luce sporco. Si spalmò una mano sulla fronte e lo scanzò, incrociò le proprie mani al petto sconsolato sapendo che ancora avrebbe avuto da camminare e che aveva troppo tempo per pensare, troppo per ricordare e lui ricordava tutto come se fosse stato il giorno prima e non più di 200 secoli prima.

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Io posso raccontarvi di più di quella sera, e lo farò:

Kira non si lasciò molto tempo per riposare e dopo poche ore era già in piedi e si stava rivestendo senza distogliere lo sguardo da quel giovane ragazzo dai capelli scuri scompigliati disteso sul letto con gli occhi chiusi. Aveva un'espressione beata e pacifica mentre un raggio di sole riuscito a trapassare la finestra serrata gli illumiva deciso il fianco scoperto.

La giovane sorrise passandosi una mano tra le ciocche blu, ci giocava guardando quando sbuffò e sconsolata scosse la testa.

Aveva già deciso ancora prima che pure lei se ne accorgesse, così non fece altro che alzare la mano e socchiudere gli occhi prima di posare un dolce e sentito braccio sulla fronte dell'altro mentre mormorava «Libero sarai solo se l'amore farai trovare..».

 

«Sì, è come pensi.» la guardò dritta negli occhi e Maria non pote far altro che voltarsi a fronteggiare la ragazza con coraggio anche se dentro non sapeva se avere paura o no. Comunque troppo incuriosita si avvicinò e posò le mani su una ciocca blu guardandola e assotigliando lo sguardo. «Come è possibile?».

«Particolarità di famiglia.» alzò le spalle non intenzionata ad aggiungere altro.

Così svelta uscì dalla villa lasciando la donna piena di domande alle quali lei non aveva intenzione di rispondere, i semi-vedenti sono molto pericolosi per noi, soprattutto se non negano a loro stessi tutto ciò a cui assisto, ma lo accettano lasciandosi trasportare dalle dicerie che si sentano a giro sui nostri conti.

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Avanzava lungo la via quando un autubus non gli passò davanti mostrandosi in tutta la sua velocità e lui rimpianse la possibilità di salirci sopra e farsi portare a due isolati più in là. Aveva delle piccole gambette grossocce che lo rallentavano così tanto, ed il posto era già lontano di suo.

Aveva come la sensazione che si allontanasse invece di avvicinarsi.

 

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Thad si stiracchiò sul letto e quando aprì gli occhi notò che aveva infilato pure la testa sotto le coperte e si arrampicò sul letto fino a tirare la testa fuori. Avanzò di almeno qualche culata, ma non ci fece caso ancora troppo assonnato.

Sbadigliò e quando vide Maria che ripuliva poco lontana il corridoio, sorrise sventolando la mano. «Maria, che ore sono?».

La risposta che ricevette fu un grande urlo e una faccia spaventata. Svelta la donna guardò se nel corridoio ci fosse qualcuno e poi si chiuse la porta alle spalle mentre teneva una mano sopra la bocca sconvolta.

«Signorino Thaddesu...?» avanzò incerta fino a sedersi sul letto.

«Ovvio che sono io.. stai bene Maria?».

«L-lei come sta?» mormorò in risposta.

«Io sono in splendida forma!» lei non disse niente, semplicemente si alzò e prese dal tavoletto lo specchio volgendolo verso il volto di Thad.

Per un attimo il povero ragazzo non collegò che il piccolo peluche blu col collare rosso fosse proprio lui, infatti si spostò a destra e a sinistra, poi di nuovo, e di nuovo. La voce gli sparì e la gola gli seccò quando si rese conto di tutto quello che gli stava succendendo e di quanto fosse assurdo.

«Non è possibile.» sussurrò al vuoto perché Maria aveva lo sguardo perso.

«A quanto pare lo è, signorino..».

Non aggiunsero altro, non c'era altro da aggiungere. Maria si prese Thad tra le braccia e lo portò giù nella sua stanza tenendolo con se.

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All'ennesimo angolo affacciò il musetto poco fuori dal muricciolo e, dopo aver constatato che non c'era nessuno, deciso prese la via. Era orgoglioso del suo senso dell'orientamento anche se in realtà era uscito davvero poco dalla casa, ma gli capitava di aprire quella diavoleria chiamata computer e andare su google maps studiando un mondo che lui non avrebbe mai potuto viaggiare perché rinchiuso in una stoffa blu soffice.

Socchiuse gli occhi quando le narici gli si riempirono di un forte odore di pane e pomodore e ancor altro. Girò di scatto la testa sconstrandosi con l'insegna di un piccolo ristorantino italiano “Roberto's”, l'acquolino gli formicolò in fondo alla gola e sorrise tristemente sapendo che non avrebbe mangiato ne in quel momento ne in quelli a venire.

 

〜∽∾∿{}∿∾∽

«Non sto mangiando da giorni oramai.» disse un giorno Thad guardando annoiato la piccola pagnotta che Maria gli aveva portato nella propria stanza che condividevano.

«Forse non ne ha bisogno.» mormorò mentre afferrava il pane portandoselo alla bocca per morderlo «non sa che si perde signorino, è squisito!».

Entrambi sorrisero e, mentre la donna finiva il pasto, Thad si arrampicò sulla sedia guardando fuori dalla finestra il sole caldo che risplendeva.

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Si voltava ogni tanto per lanciare svelte occhiate alle sue spalle spaventato dall'idea che qualche persona potesse sbucare dietro un qualsiasi angolo e vedere un peluche camminare indisturbato per la strada, non era il massimo.

Non era il massimo essere un peluche. Era scomodo e controproduttivo, non poteva correre, bere, mangiare o conversare con le persone.

Non poteva vivere come facevano gli altri umani, ma avrebbe comunque vissuto ciò che aveva come un'avventura, lelo doveva.

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Maria aprì la porta furtiva e sorrise salutando Thad con la mano. Il ragazzo, però, non la considerò e iniziò a urlarle contro, ad urlare contro se stesso e contro il mondo.

«Perché sono così? Cosa è successo quella notte? E' passato un mese ed io ancora non mi sono svegliato da questo maledetto incubo! Sa, Maria, io ero convinto che fosse tutto uno stupido sogno.. mi sono dato un mese di tempo quel giorno allo specchio e il mese è finito, FINITO!» agitava svelto le zampe blu che pian piano si allungarono davvero di poco, le dita sempre più umane, poteva stare tranquillamente dritto sui piedi e si intravedevano dei piccoli ciuffi di capelli scuri attorno alle orecchie.

Maria lo guardava attentamente lasciandolo sfogare mentre il cambiamento si svolgeva davanti ai suoi occhi, Thad se ne accorse quando cadde dalla scalettina piccola costruita apposta per lui per poter salire sul letto.

La ruppe a causa del suo peso battendo il culo a terra.

Un attimo, il solo attimo di vedersi le dita e tornò il solito orsacchiotto di quello strano colore.

«Cosa è stato, Maria?».

«Non lo so signorino, stava mutando davvero volecemente. Dobbiamo solo capire cosa è stato..» rispose e lo prese in collo posandolo sul materasso «e devo anche far ricostruire la scaletta».

«Magari non ce ne sarà bisogno, magari sto guarendo!» sorrise, per quanto possibile, Thad sprizzando allegria e speranza da tutti i pori.

«Questa non è una malattia, questa è magia signorino. Perché continua a negarlo?».

Gli occhi di Thad tornarono definitivamente quelli inespressivi del peluche «Non lo so.».

 

«Buona mattina signorin-».

Thad scosse il capo e si alzò mentre con la mano le indicava di tacere «Maria, ormai dovrei avere sui trent'anni quindi non sono più tanto “ino”, punto primo. Punto secondo: da quanto tempo vivo nella sua stanza e ogni giorno ci parliamo? Ho perso il conto. Dammi del tu e basta con questo signorino!».

Maria non rispose ancora girata verso la porta che aveva appena chiuso, si voltò piano e posò la schiena contro il muro. Nel momento in cui Thad notò gli occhi lucidi della donna allargò le braccia verso di lei sorridendole.

Avevano capito ormai che nei momenti forti, quando Thad provava forti emozioni, sia negative sia positive, la sua forma umana combatteva contro quella di giocattolo e aveva la meglio sotto alcuni aspetti, come gli arti e il viso.

Maria lo strinse a se e soffiò col sorriso sul volto. «Non ci speravo più, Thaddeus.».

Thad gli asciugò con la zampetta una lacrima che ancora le rigava il viso. «Lo sai che sono un po' tardivo in queste cose...» sorrise a sua volta.

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«Papà!» sentì un urletto sconvolto dietro alle sue spalle e si immobilizzò spaventato.

I passi si stavano avvicinando velocemente e poco dopo venne sollevato da due piccole manine per i bracci «Stava cammiando, giuro pà!» borbottò un bambino dagli occhi azzurri assotigliati visto che lo stava guardando attentamente. Thad si impedì anche di inghiottire a vuoto come faceva sempre quando era spaventato a morte.

Il padre alto e con un pizzico di barba si toccò il mento e prese in braccio il bambino «davvero? Magari è magico, mh?» rispose con una nota sarcastica stando al gioco del figlio, il quale sbuffò irritato e si divincolò per scendere.

«Ma è vero, perché non mi credi? Uffà!».

«Su andiamo Josh!» l'uomo non gli rispose e riprese a camminare con una mano porsa indietro.

Il bambino teneva ancora stretto a se il piccolo Thad quando prese a camminare dalla parte opposto alla meta del peluche, così questo valutò attentamente la situazione e capì che lo stava portando con se e non era ancora pronto a fare la brutta e noiosa versione di ToyStory.

«pssssss...» sussurrò al bambino «sono in missione ragazzo, non posso venire con te.» cercò di convincerlo lanciandogli un occhiolino. Capitava spesso che i piccoli, più pronti ad accettare la magia, Babbo Natale e le varie storie di draghi e fate fossero disposti a credere a ciò che accadeva sotto i loro occhi. La maggior parte poi col tempo se lo dimenticava o dava la colpa alla tenera età passata, così dimenticavano e diventavano Ignari.

Il bambino non fece molte storie e sorrise posandolo a terra «Ok, vai orsacchiotto!».

«Mi chiamo Thaddeus comunque..» non sapeva perché lo disse, ma si sentì così grato verso di lui che voleva farlo sognare, chissà quanti suoi coetani avrebbero voluto parlare con un giocattolo.

«oh.. Thad, mi piace. Io sono Josh.» e vide che al bambino gli si illuminarono gli occhi di quella lucina che scalda il cuore.

«Josh, muoviti!» lo richiamò arrabbiato suo padre ormai distante mentre apriva la macchina.

«Sì pà, arrivo..» urlò e corse via sventolando una mano per salutare il peluche, Thaddeus. Poi suo padre lo aiutò a salire sull'auto e gli legò la cintura dandogli un leggero bacio in fronte prima di far il giro e salire dalla parte del giudatore.

Thad sorrise intenerito dalla scena e aspettò che si allontanassero con la macchina prima di riprendere il suo cammino.

 

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Thad fu svegliato dal suono della porta che cigolava chiudendosi, aprì gli occhi stroppiciandoseli un po' con le zampe. Era capitato che si domandassero come mai non doveva mangiare, ma doveva dormire, ma avevano smesso di chiedersi il perché molto tempo prima ormai.

«Sei stata fuori tutto il giorno.» constatò il peluche.

La donna scosse la testa e veloce si spogliò infilandosi sotto le coperte con lui.

«Come mai?» domandò con voce dura.

«I suoi genitori non ci sono e quindi noi servitori ci siamo presi un momento per noi.» mentì guardando il soffitto Maria e si passò sospirando una mano tra i capelli.

Thad ormai la conosceva fin troppo bene così incrociò le braccia al petto aspettando che dicesse la realtà dei fatti.

«Non so come dirtelo...» mormorò con uno sbuffo, si alzò e corse ad accendere la luce poi la donna tornò sul letto e guardò Thad dritto negli occhi. «Tuo padre è venuto a mancare questo pomeriggio sul tardi.» gli strinse decisa la zampa che pian piano tornava umana tra le sua cercando di fargli coraggio.

Thad ormai aveva gli occhi lucidi e sentiva il materasso piegarsi sotto il peso che aumentava.

Quella notte pianse dopo così tanto tempo, pianse tra le braccia dell'unica persona che vedeva da un sacco di tempo, pianse lasciandosi trasportare da tutto e niente.

Suo padre era morto, ma non fu la morte in sè a spaventarlo, fu il tempo.

Come il tempo passava svelto sotto le sue zampe, non sapeva se pure lui invecchiava, non sapeva a che velocità, non sapeva quanto tempo gli restava.

Ma poi, ne aveva di tempo? E di cosa poteva farsene di tutto quel tempo lui? Uno stupido umano trasformato in peluche?

Quelle domande lo tormentarono per molto tempo, ma le braccia forti e rassicuranti di Maria le tenevano a bada in un angolino lontano della sua mente.

Thad quella mattina si svegliò accoccolato sul petto della donna con l'orecchio posato delicatamente proprio sopra il cuore che sentiva battere tranquillo e rilassato mentre veniva scosso dal leggero respiro della donna. Lei invece aprì piano gli occhi scontrandosi con dei piccoli ciuffi scuri che gli solleticavano il viso svegliandola dolcemente.

Per tutte le altre notti a seguire, fu così che si svegliarono.

 

«Thaddeus, stavo pensando.. ce ne potremmo andare, mh?» borbottò sottovoce Maria sedendosi stanca dopo un'altra giornata di lavoro.

«E perché mai?» si arrampicò sulla sedia sedendosi sulle sue ginocchia e si grattò l'orecchio di pezza curioso.

«io..» la donna sospirò e socchiuse gli occhi. «Sono vecchia, non vedi? Ormai mi stanco dopo poche ore.. tua madre è ormai allo stremo delle sue forze. Come sai te sei dato per morto ormai da tanti anni e a lei non è rimasto niente così ha deciso di donare ad alcuni suoi più cari servitori un gruzoletto del suo denaro. Io rientro in questa categoria quindi.. Thad, mi stai ascoltando?» si interruppe.

Thad teneva lo sguardo puntanto sulle sue zampe «Sei in ottima forma...» sussurrò.

Maria sorrise e scosse la testa, lo strinse a se e si dondolò un po' «Sarai anche un quarant'enne oramai, ma ancora reagisci come un ragazzino a questo genere di cose.».

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Quando lesse il numero 73 davanti alla piccola casa a un piano nella via dove abitava Kurt sospirò di sollievo e aprì a fatica il cancelletto grigio chiaro. Superò rotolando quasi il vialetto in ciottoli e arrivato alla porta alzò il muso verso il campanello.

«Perché quando fanno i campanelli non prendano come unità di misura un bambino di tre anni? Sarebbe comodo.... questa è una discriminazione verso i bassetti!» brontolò e dopo tantissimi sbuffetti si decise a saltare.

Un centinaio di tentativi più tardi riuscì a suonare e la porta si aprì, appena scontrò gli occhi contro quelli azzurri e arrosati di Kurt sorrise.

Sorrise finché non si vide sbattersi in pieno muso la porta che, però, poco dopo fu anche riaperta.

«Entra, dai.» sussurrò roco Kurt.

«No, non c'è tempo. Blaine rischia grosso.. ci servi tu. Soltanto te puoi convincerlo a non lasciarsi sopraffare dai diavoletti.» disse senza nemmeno riprendere fiato.

«Da c-cosa?» strabuzzò gli occhi l'altro mentre si chiudeva la porta alle spalle e si infilava il giubbotto.

Thad non rispose. Sorrise per tutto il viaggio in macchina nel più completo silenzio, sorrise perché Kurt non aveva davvero mai voluto lasciare la casa o Blaine.

Perché forse aveva raggiunto il suo obbiettivo quella volta. E sicuramente poteva dire di aver vissuto un sacco di avventure, una dopo l'altra che, alla fine, lo avevano portato a quella conclusiva: la più bella ed unica dopo la prima.

 

〜∽∾∿{}∿∾∽

Erano in montagna da qualche anno quando accadde l'inevitabile.

Thad sapeva che la bella Maria aveva vissuto appieno la sua lunga vita, compiere 76 anni a quel tempo era davvero assurdo, eppure la villa e la casetta in campagna l'avevano aiutata.

Lui pensò che in realtà era l'espressione sempre sorridente e quieta della donna ad averla aiutata, perché lui se la ricordava sempre così, con quegli occhi sognatori.

Non si sarebbe mai dimenticato qualche giorno prima …

«Grazie.»

Thad annuì verso di lei sorridente.

«No, non grazie per avermi aiutato a cucinare, anche stavolta. Grazie per questa vita Thaddeus, per la vita che mi hai regalato.» fece una piccola pausa tossicchiando piano «Quale giovane serviente penserebbe che ad un certo punto il beniamino della villa sarebbe tornato a casa con una giovane ragazza dai capelli blu e che la mattina seguente sarebbe stato soltanto un peluche? Credo nessuno. Da lì in poi ogni giorno è stato diverso e strano, assurdo, magico Thaddeus!

Ti ringrazio per essere stato qui, per esserci ancora e perchè ci sarai fino alla fine. Sei un grande amico Thaddeus, una grande persona.» alzò gli occhi al cielo quando il peluche si indicò eloquente il corpo da peluche «Oh andiamo, hai capito.» scosse la testa tornando al suo discorso. «Solo una cosa ti chiedo adesso, Thaddeus.»

«Cosa?» sussurrò con la gola secca e gli occhi ludici. Perché quello gli sembrava tanto l'epilogo di un libro?

«Vivi un'altra avventura, questa è conclusa ed è soltanto la prima di una lunga serie.Vivi ogni secondo anche quando sarai solo, vai alla scoperta del mondo, scommetto che per un peluche blu e rosso ci saranno tante avventure dietro la porta. Valle a prendere.».

Non aspettò una vera risposta e ricominciò a mangiare il suo prodo ormai freddo in silenzio. Thad affianco a lei guardava il legno della tavola pensando a quelle parole, pensando che lui non era bravo con le parole, ma annuì solo in una tacita promessa e questo alla donna bastò visto che stiracchiò un sorriso stanco.

Thad le strinse la mano quella notte perché entrambi sentivano quella tenzione che gli avvertiva che era arrivato il momento come quando senti lo stridio di un treno avvicinarsi alla stazione e sai che è il tuo o come quando ti alzi la mattina e pensi che sarà una giornata pessima, lo sai e basta.

E loro lo sapevano.

Thad fece incosciamente il regalo più grande che potesse fare alle vecchia Maria, tornò quasi del tutto umano quella sera: le zampe divennero possenti braccia e lunge gambe, le dita affusolate si intrecciarono a quelle rugose e deboli dell'altra e il musetto blu con i due piccoli occhietti neri fu sostituito dalla sua mascella definita e dai grandi occhi scuri di Thad.

Sentì la poca forza rimasta di Maria svanire e quando lei chiuse gli occhi per l'ultima volta lasciandosi sfuggire l'ultimo sospiro, una sola lacrima rigò la guancia di Thad prima che tornasse piccolo e blu sul letto, accanto al corpo senza vita dell'unica e vera amica avesse mai avuto.

Thad non credeva in nessun Dio, anche per questo sentì un vuoto dentro, una voragine nel petto, un pezzo di lui che volava via insieme all'ultimo respiro della donna.

«Maria.».

 

KIAsia's channel:

Ehy, e questo capitolo è finito!! Wow, non ci credo nemmeno io.

Io spero che vi piaccia, io ho davvero amato scrivere di Thad e di Maria insieme.

Maria.... *piange* eh oh, ho appena finito di scrivere, compatitemi.

E..... scusatemi di nuovo per i vari errori (non trovo nessuno betatore ed io ho a malapena il tempo di scriverla, pensate un po' per betarla!) quindi vi supplico di scrivermi se trovare degli errori così che io possa modificare e corregere. Non so scrivere, I know.

 

Alla prossima, Asia.

  
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