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Autore: Chloe R Pendragon    17/04/2014    4 recensioni
Buondì!!!! Rieccomi con una ZoroxSanji: come al solito, tutto nasce da un litigio, visto che i due non sanno comunicare in altro modo...o forse sì?
Se volete sapere cosa accadrà, non vi resta che leggere, sperando che vi piaccia!!!! *^*
Dodicesima classificata al Contest "Slash vs Het" di Lady.EFP
Genere: Erotico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji, Z | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Come fumo negli occhi

Titolo: Come fumo negli occhi.
Autore su efp;
Chloe R Pendragon.

Forum: Chloe R Pendragon.
Pairing: 
ZoroxSanji.
Rating: 
Giallo.
Eventuali Note:
Nessuna.

 

Come fumo negli occhi.

 

C’era aria di festa sulla Sunny: i Mugiwara avevano sconfitto ancora una volta la Marina, sgominando buona parte dei nemici per poi seminare le restanti navi da guerra. Il capitano aveva dunque deciso di dare vita ad un banchetto pieno di alcol, cibo e musica, così Sanji si era chiuso in cucina per preparare alcune delle sue prelibatezze in gran quantità.

Frattanto Zoro si era appena svegliato da uno dei suoi sonnellini quotidiani, sbadigliando sonoramente e riattivando i muscoli indolenziti; rimessosi in piedi, sentì dei rumori provenienti dal ponte di prua e decise di dare un’occhiata per capire cosa stesse accadendo.

Si avviò a grandi passi verso la fonte degli schiamazzi ancora un po’ assonnato, tenendo la mano sinistra stretta attorno all’impugnatura della Wado Ichimonji in caso di necessità: giunto a destinazione, vide i suoi nakama chiacchierare animatamente mentre trasportavano tutto l’occorrente per far baldoria, seguendo le direttive impartite da Nami.

Quella ragazza era incredibile, pur non essendo a capo della ciurma, non perdeva l’occasione per sbraitare ordini a destra e  a manca; di sicuro lo spadaccino non voleva finire nelle sue grinfie, perciò cercò di allontanarsi il più rapidamente possibile, sperando di passare inosservato. Le sue preghiere però non furono ascoltate, giacché Rufy riuscì a scorgerlo ed a raggiungerlo con un balzo.

 

«Hey Zoro! Ben svegliato! Lo sai che stiamo preparando una festa per stasera? Perché non ci dai una mano?» 

«Sì Zoro, perché non ci dai una mano?», gli fece eco la navigatrice, «D’altronde se non lo facessi, ti toccherebbe pagarmi 100.000 berry per ogni boccale di sakè e 500.000 berry per ogni bottiglia che vorrai scolarti: cosa preferisci?», aggiunse con una vocina zuccherosa che mal si conciliava con il suo avido sguardo.

Ormai era troppo tardi, per colpa della lingua lunga del suo capitano era stato irrimediabilmente chiamato in causa e non poteva più venirne fuori; così fu costretto a partecipare ai preparativi, non prima di aver litigato con la rossa e di aver rimediato una raffica di pugni in testa …

 

Quando il sole scomparve all’orizzonte, tutto era pronto per dare inizio al party: l’ancora era stata gettata, il ponte era stato riempito di bandierine e festoni colorati ed era illuminato da una moltitudine di lanterne di carta variopinte, legate alla balaustra per impedir loro di volar via.

Al centro si trovava un’immensa tavolata piena d’invitanti pietanze, dai cosciotti di agnello alle aragoste arrostite, dalla carne di mostro marino alla torta di pere horror. Attorno ad essa erano stati disposti dei barili, sopra i quali vi era un’ingente quantità di sakè: insomma, tutto il necessario per una festa in pieno stile Mugiwara era stato sistemato a prua, per cui ai filibustieri non restava altro da fare se non iniziare.

Dopo che ognuno di loro ebbe preso posto, cominciò la lotta per il cibo: i ragazzi iniziarono a raccogliere tutto ciò che trovavano a portata di mano il più in fretta possibile, riempiendosi la bocca fino all’inverosimile e mettendo nel piatto quello che non riuscivano ad ingurgitare nell’immediato. Mentre gli uomini si battevano all’ultimo boccone contro Rufy, le ragazze potevano mangiare in tranquillità, contando sulla protezione di Sanji in caso di necessità.

 

«Il tuo atteggiamento è ridicolo almeno quanto le tue sopracciglia …», commentò pungente Zoro nel vedere il biondo battersi per salvaguardare il pasto di Robin; di norma il cuoco non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per attaccare briga con il verde, eppure in quella circostanza era così concentrato nella tutela del piatto della campagna da lasciar correre. Non sortendo l’effetto sperato, il Cacciatore di Pirati si risentì a tal punto da sentire la bocca dello stomaco chiudersi: come osava ignorarlo quel pervertito col caschetto?

Visto che la metteva su questo piano, allora gli avrebbe reso pan per focaccia: lasciando la sua porzione pressoché immacolata, il verde si alzò da tavola senza degnarlo di uno sguardo e trascinò la sedia verso la sezione del ponte destinata agli alcolici, per poi aprire una bottiglia di sakè ghignando in direzione di Gamba Nera.

Quest’ultimo lo guardò inizialmente perplesso, non capendo cosa avesse in mente quel folle di uno spadaccino, ma nel momento in cui comprese le sue intenzioni, il suo esile corpo sembrava sul punto di prendere fuoco, mentre gli occhi glaciali si ridussero a due fessure.

 

«Hey Marimo, non penserai davvero di iniziare a bere senza aver finito di mangiare?!», ringhiò al compagno, il quale per tutta risposta prese un avido sorso di liquore, intenzionato a mandare Sanji su tutte le furie. Tutti i suoi nakama conoscevano la regola che non andava mai infranta durante un pranzo: nessuno poteva permettersi il lusso di non ripulire il proprio piatto se non in situazioni estreme, e quella di certo non lo era.

Il cuoco avrebbe tanto voluto saltare al collo del “trasgressore” e riempirlo di calci, ma non poteva trascurare le esigenze delle meravigliose fanciulle che contavano su di lui; per sua fortuna, ci pensò Rufy a sistemare la questione, anche se non nel modo in cui avrebbe voluto il biondo …

 

«Oh! Zoro ha finito di mangiare? Allora mi fiondo sulla sua porzione! Shi shi shi!».

 

Sul volto dello spadaccino comparve un sorriso compiaciuto vedendo il rivale schiumare di rabbia: era quello che si meritava quell’idiota, così imparava a rovinargli l’appetito … Dal suo canto Sanji non gliel’avrebbe data vinta tanto facilmente; conosceva il suo nakama talmente bene da sapere come dargli fastidio, doveva soltanto aspettare il momento giusto …

Quando tutti ebbero finito di mangiare, Brook aprì le danze accompagnato dalla sua fedele chitarra: il ritmo era così coinvolgente che i ragazzi non seppero resistere all’impulso di salire sopra il tavolo e ballare senza sosta. Rufy, Usopp e Chopper s’infilarono le bacchette da manuale e prendendosi a braccetto cominciarono a muoversi a destra e a sinistra alzando alternativamente le gambe, mentre Franky eseguiva una delle sue solite coreografie imbarazzanti.

Frattanto il cuoco invitava le ragazze della ciurma a danzare con loro, ottenendo a turno la mano di entrambe, il tutto sotto lo sguardo indagatore di Zoro; non gli bastava avergli rovinato la cena, doveva pure fargli andare di traverso il sakè?

La cosa che più lo irritava era il non capire perché gli desse tanto fastidio: non era mai stato il genere di ragazzo servile e sdolcinato, e tutte quelle smancerie gli avevano sempre dato il voltastomaco, ma non era mai arrivato a quei livelli: che cavolo gli stava succedendo? In fin dei conti, erano problemi del cuocastro e delle sue nakama, non suoi, no?

Per quanto si sforzasse, non riusciva ad ignorare la rabbia che stava provando, era come se non potesse distogliere lo sguardo dalle mani del biondo che scorrevano lungo le curve sinuose della navigatrice, o dai suoi fianchi che disegnavano ampi cerchi nello spazio circostante, o dalle sue labbra rosate piegate in un voluttuoso sorriso …

Lo spadaccino imprecò tra sé, maledicendosi mentalmente per quei pensieri assurdi e sconnessi. Doveva stare impazzendo, non c’era altra spiegazione …

Non poteva andare avanti così, doveva riprendere il controllo di sé e delle sue emozioni, come avrebbe fatto un vero guerriero. Avrebbe fatto rimpiangere a quello stupido damerino il giorno in cui era nato!

Per cominciare, gli avrebbe portato via Nami, e sapeva esattamente come fare; proprio come lui, lei non riusciva a stare lontana dall’alcol, una gara di bevute sarebbe stata perfetta per allontanarla da quello stupido, senza contare che così avrebbe potuto avvicinare pure Robin visto che serviva un giudice imparziale …

 

«Tsk! C’è poco da fare: in questa ciurma sono l’unico in grado di reggere gli alcolici, alla faccia di chi si vanta di essere la migliore mentre non riuscirebbe a finire neanche la metà delle bottiglie che mi scolo in mezz’ora …»

 

Vedendo la rossa voltarsi verso di lui con un sorrisetto furbo e gli occhi accesi dalla competitività, Zoro non poté fare a meno di ghignare compiaciuto: il pesce aveva appena abboccato all’amo, ora bisognava solo attirare l’altra compagna ed anche in quel frangente sfruttò l’orgoglio della navigatrice.

 

«Non penserai davvero che accetti LUI come giudice …», disse indicando il cuoco con aria di sufficienza, «non ti bastano come vantaggio le tre bottiglie che mi sono scolato fino ad ora?»

 

Come da manuale, la Gatta Ladra si stizzì e tirandogli un pugno in testa chiamò l’amica per valutare l’andamento della competizione; prima di iniziare il verde lanciò un’occhiata fugace verso Sanji, così da poter godere della sua rabbia.

Il biondo difatti rimase attonito di fronte all’atteggiamento del nakama, senza capire cosa diavolo stesse combinando; quando si accorse che aveva attirato a sé le sue adorate tagliandolo fuori, si sentì avvampare dall’ira: quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Qualunque fosse il problema che aveva il Marimo, aveva tirato troppo la corda ed ora era giunto il momento di chiudere la faccenda una volta per tutte; così Sanji decise di fumarsi una sigaretta in pace, contemplando il mare finché tutti non fossero andati a dormire per poi affrontare lo spadaccino senza occhi indiscreti.

Passarono un paio d’ore prima che i membri dell’equipaggio cominciassero a crollare: i primi furono Chopper ed Usopp, seguiti da Rufy e Brook, stremati dai balli incessanti, poi fu il turno di Franky che era rimasto a secco di cola.

Fu allora che la gara di bevute terminò, con entrambi i partecipanti completamente sbronzi e Robin che decretò il pareggio aiutando Nami a raggiungere il letto; così sul ponte erano rimasti solo i due pirati, uno intento a dare una ripulita alla nave, l’altro determinato a contrastare il senso di nausea dovuto alla sbornia.

Il biondo si avvicinò cautamente allo spadaccino e con la scusa di dover raccogliere le bottiglie vuote raggiunse il barile su cui si poggiava: sentì un leggero brivido percorrergli la schiena quando le sue dita sfiorarono la pelle dell’altro nel prendere posto al suo fianco, ma decise di non dar peso a quella strana sensazione e di concentrarsi sulla conversazione che stava per affrontare.

 

«Bella gara …», commentò con voce neutra il cuoco per sondare il terreno; prima di partire all’attacco, voleva capire quale fosse lo stato d’animo del suo interlocutore, magari il sakè era riuscito ad ammansirlo …

 

«Tsk! Tutto qui quello che hai da dire? Mi aspettavo qualcosa di un po’ più interessante … Stai perdendo colpi, mi sa …»

 

Dal tono duro che aveva usato per rispondergli, era palese che Zoro non si fosse ancora calmato; difatti il verde durante tutta la competizione non aveva fatto altro che rimuginare su quanto lo avesse indispettito l’indifferenza del nakama e sui pensieri sconnessi che aveva formulato in quella serata, attribuendone la colpa sempre all’altro.

Dopo tutto l’alcol che aveva bevuto, ora era sul punto di esplodere e sperava che almeno in quel frangente quel depravato si rendesse utile, dandogli lo spunto perfetto per attaccare briga: invece no, ancora una volta doveva fare tutto da solo, visto che il “principino” non aveva altro per la testa se non le sue dee …

Sanji dal suo canto si era augurato di poter avere per una volta una conversazione civile con lui, ma come al solito non poteva essere; decise quindi di passare al contrattacco, senza troppi fronzoli né giri di parole.

 

«Si può sapere che diavolo ti è preso oggi?!», disse semplicemente; il verde scoppiò a ridere con così tanta foga che si dovette accovacciare ed asciugare le lacrime, facendo diventare paonazzo il volto del cuoco. Quest’ultimo perse definitivamente la pazienza e lo afferrò per il colletto della maglia, portando il suo viso ad un palmo di naso dal suo: il Cacciatore di Pirati si morse il labbro inferiore, cercando di darsi un contegno e piantò i profondi occhi neri in quelli gelidi dell’amico.

 

«Vuoi sapere che diavolo mi è preso? Bene, c’è che mi sono rotto della tua presenza! Non ne posso più di te e dei tuoi stupidi modi da damerino: sei irritante, come … Come fumo negli occhi!»

 

Di tutte le stoccate che aveva infilato in vita sua, quella fu senza dubbi la più profonda e deleteria: aveva appena trapassato il cuore del suo avversario, che ora lo fissava senza fiato. Il biondo era rimasto completamente spiazzato da quelle parole, incapace di reagire, intrappolato da quelle iridi così scure da far sprofondare la sua anima in un pozzo di cupa disperazione; perché gli parlava in quel modo? Che cosa aveva fatto di così crudele per meritarsi quel trattamento?

Doveva esserci qualcos’altro sotto, ma cosa? Avrebbe voluto chiederglielo, ogni singola cellula del suo corpo ne aveva bisogno, ma non ci riusciva: era paralizzato, terrorizzato dalla possibilità che non vi fosse altro dietro quella sentenza.

Sembrava che il tempo si fosse fermato, come se il mondo aspettasse una qualche reazione da parte di uno dei due per ricominciare a girare; eppure nessuno di loro pareva in grado di muoversi, anche solo di parlare, persi com’erano negli effetti di quelle astiose parole.

Zoro stesso rimase attonito, non si era neppure reso conto di quanto veleno avesse in corpo, aveva solo intenzione di buttare fuori tutte quelle emozioni che gli attanagliavano il petto, non pensava di potersi sentire peggio: credeva che riversando tutta la sua ira sul biondo avrebbe provato un po’ di sadico piacere, invece si sentiva ancora più devastato mentre assisteva all’incupirsi di quegli occhi limpidi come il cielo estivo.

Doveva distogliere lo sguardo o sarebbe certamente impazzito, ma per quanto si sforzasse, non vi riusciva: tentò allora di parlare, tuttavia sentiva la bocca serrata e la gola occlusa dal terrore. No, non poteva cedere così: era un guerriero lui, doveva riprendere il controllo della situazione a  qualunque costo.

Così fece l’unica cosa che la sua mente ottenebrata dall’alcol riuscì ad elaborare: azzerò la distanza che separava le loro labbra e lo baciò. Quel contatto lasciò entrambi basiti, però riuscì a spezzare quell’impasse che li teneva imprigionati; Sanji ricambiò quel bacio dapprima titubante, poi sempre più audace, intrecciando la sua lingua con quella calda e sensuale dello spadaccino.

Questi fece scorrere le ruvide mani lungo la pallida schiena del cuoco, per poi spostarsi sui bottoni della camicia così da togliere quel primo ostacolo; frattanto le loro bocche si allontanarono, spostandosi sulla candida nuca dell’uno e sul lobo destro dell’altro, suggendo e mordicchiando quegli invitanti lembi di pelle.

Il biondo però era ancora perplesso, non riusciva a seguire il repentino cambio d’umore dello spadaccino, per cui approfittò della posizione in cui si trovavano le sue labbra per sussurrargli la domanda che moriva dalla voglia di fargli, prima di concedersi il lusso di abbandonarsi all’estasi dei sensi.

 

«Che cosa significa tutto questo?»

 

Zoro scrollò le spalle e diede un altro piccolo morso nell’incavo del collo, succhiando con foga al fine di lasciare un segno su quella cute così perfetta ed immacolata.

 

«”Tutto questo” significa che mi non piace essere trascurato, che quando ti parlo tu DEVI lasciare tutto per ascoltarmi, chiaro?», mormorò solleticandogli la gola col suo fiato caldo; quindi era quello il problema, il Marimo era geloso! Doveva essere davvero ubriaco per aver lasciato trapelare un’informazione tanto utile …

 

«Capisco, » rispose suadente Gamba Nera, «ma non avevi detto che ero irritante?»

Lo spadaccino sospirò e prendendolo per la cravatta cominciò a condurlo verso la camera degli uomini, il volto illuminato da un sorriso malizioso mentre gli sussurrava: «Difatti lo sei, ma in fin dei conti non mi dispiace, sai? Ora piantala di parlare, stupido damerino logorroico …».

Sapeva di aver rivelato troppo, ma in fondo poteva ritrattare il tutto l’indomani con la scusa della sbronza … se avesse voluto … forse …

  
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