Titolo: Come
fumo negli occhi.
Autore su efp; Chloe
R Pendragon.
Forum: Chloe
R Pendragon.
Pairing: ZoroxSanji.
Rating: Giallo.
Eventuali Note: Nessuna.
Come fumo negli occhi.
C’era aria di festa sulla Sunny: i Mugiwara
avevano sconfitto ancora una volta la Marina, sgominando buona parte dei nemici
per poi seminare le restanti navi da guerra. Il capitano aveva dunque deciso di
dare vita ad un banchetto pieno di alcol, cibo e musica, così Sanji si era
chiuso in cucina per preparare alcune delle sue prelibatezze in gran quantità.
Frattanto Zoro si era appena svegliato da uno dei
suoi sonnellini quotidiani, sbadigliando sonoramente e riattivando i muscoli
indolenziti; rimessosi in piedi, sentì dei rumori provenienti dal ponte di prua
e decise di dare un’occhiata per capire cosa stesse accadendo.
Si avviò a grandi passi verso la fonte degli
schiamazzi ancora un po’ assonnato, tenendo la mano sinistra stretta attorno
all’impugnatura della Wado Ichimonji in caso di necessità: giunto a
destinazione, vide i suoi nakama chiacchierare animatamente mentre
trasportavano tutto l’occorrente per far baldoria, seguendo le direttive
impartite da Nami.
Quella ragazza era incredibile, pur non essendo a
capo della ciurma, non perdeva l’occasione per sbraitare ordini a destra e a manca; di sicuro lo spadaccino non voleva
finire nelle sue grinfie, perciò cercò di allontanarsi il più rapidamente
possibile, sperando di passare inosservato. Le sue preghiere però non furono
ascoltate, giacché Rufy riuscì a scorgerlo ed a raggiungerlo con un balzo.
«Hey
Zoro! Ben svegliato! Lo sai che stiamo preparando una festa per stasera? Perché
non ci dai una mano?»
«Sì
Zoro, perché non ci dai una mano?», gli fece eco la navigatrice, «D’altronde se
non lo facessi, ti toccherebbe pagarmi 100.000 berry per ogni boccale di sakè e
500.000 berry per ogni bottiglia che vorrai scolarti: cosa preferisci?»,
aggiunse con una vocina zuccherosa che mal si conciliava con il suo avido
sguardo.
Ormai
era troppo tardi, per colpa della lingua lunga del suo capitano era stato
irrimediabilmente chiamato in causa e non poteva più venirne fuori; così fu
costretto a partecipare ai preparativi, non prima di aver litigato con la rossa
e di aver rimediato una raffica di pugni in testa …
Quando
il sole scomparve all’orizzonte, tutto era pronto per dare inizio al party:
l’ancora era stata gettata, il ponte era stato riempito di bandierine e festoni
colorati ed era illuminato da una moltitudine di lanterne di carta variopinte,
legate alla balaustra per impedir loro di volar via.
Al
centro si trovava un’immensa tavolata piena d’invitanti pietanze, dai cosciotti
di agnello alle aragoste arrostite, dalla carne di mostro marino alla torta di
pere horror. Attorno ad essa erano stati disposti dei barili, sopra i quali vi
era un’ingente quantità di sakè: insomma, tutto il necessario per una festa in
pieno stile Mugiwara era stato sistemato a prua, per cui ai filibustieri non
restava altro da fare se non iniziare.
Dopo
che ognuno di loro ebbe preso posto, cominciò la lotta per il cibo: i ragazzi
iniziarono a raccogliere tutto ciò che trovavano a portata di mano il più in
fretta possibile, riempiendosi la bocca fino all’inverosimile e mettendo nel
piatto quello che non riuscivano ad ingurgitare nell’immediato. Mentre gli
uomini si battevano all’ultimo boccone contro Rufy, le ragazze potevano
mangiare in tranquillità, contando sulla protezione di Sanji in caso di
necessità.
«Il
tuo atteggiamento è ridicolo almeno quanto le tue sopracciglia …», commentò
pungente Zoro nel vedere il biondo battersi per salvaguardare il pasto di
Robin; di norma il cuoco non si sarebbe lasciato sfuggire l’occasione per
attaccare briga con il verde, eppure in quella circostanza era così concentrato
nella tutela del piatto della campagna da lasciar correre. Non sortendo
l’effetto sperato, il Cacciatore di Pirati si risentì a tal punto da sentire la
bocca dello stomaco chiudersi: come osava ignorarlo quel pervertito col
caschetto?
Visto
che la metteva su questo piano, allora gli avrebbe reso pan per focaccia:
lasciando la sua porzione pressoché immacolata, il verde si alzò da tavola
senza degnarlo di uno sguardo e trascinò la sedia verso la sezione del ponte
destinata agli alcolici, per poi aprire una bottiglia di sakè ghignando in
direzione di Gamba Nera.
Quest’ultimo
lo guardò inizialmente perplesso, non capendo cosa avesse in mente quel folle
di uno spadaccino, ma nel momento in cui comprese le sue intenzioni, il suo
esile corpo sembrava sul punto di prendere fuoco, mentre gli occhi glaciali si
ridussero a due fessure.
«Hey
Marimo, non penserai davvero di iniziare a bere senza aver finito di mangiare?!»,
ringhiò al compagno, il quale per tutta risposta prese un avido sorso di
liquore, intenzionato a mandare Sanji su tutte le furie. Tutti i suoi nakama
conoscevano la regola che non andava mai infranta durante un pranzo: nessuno
poteva permettersi il lusso di non ripulire il proprio piatto se non in
situazioni estreme, e quella di certo non lo era.
Il
cuoco avrebbe tanto voluto saltare al collo del “trasgressore” e riempirlo di
calci, ma non poteva trascurare le esigenze delle meravigliose fanciulle che
contavano su di lui; per sua fortuna, ci pensò Rufy a sistemare la questione,
anche se non nel modo in cui avrebbe voluto il biondo …
«Oh!
Zoro ha finito di mangiare? Allora mi fiondo sulla sua porzione! Shi shi shi!».
Sul
volto dello spadaccino comparve un sorriso compiaciuto vedendo il rivale
schiumare di rabbia: era quello che si meritava quell’idiota, così imparava a
rovinargli l’appetito … Dal suo canto Sanji non gliel’avrebbe data vinta tanto
facilmente; conosceva il suo nakama talmente bene da sapere come dargli
fastidio, doveva soltanto aspettare il momento giusto …
Quando
tutti ebbero finito di mangiare, Brook aprì le danze accompagnato dalla sua
fedele chitarra: il ritmo era così coinvolgente che i ragazzi non seppero
resistere all’impulso di salire sopra il tavolo e ballare senza sosta. Rufy,
Usopp e Chopper s’infilarono le bacchette da manuale e prendendosi a braccetto cominciarono
a muoversi a destra e a sinistra alzando alternativamente le gambe, mentre
Franky eseguiva una delle sue solite coreografie imbarazzanti.
Frattanto
il cuoco invitava le ragazze della ciurma a danzare con loro, ottenendo a turno
la mano di entrambe, il tutto sotto lo sguardo indagatore di Zoro; non gli
bastava avergli rovinato la cena, doveva pure fargli andare di traverso il
sakè?
La
cosa che più lo irritava era il non capire perché gli desse tanto fastidio: non
era mai stato il genere di ragazzo servile e sdolcinato, e tutte quelle
smancerie gli avevano sempre dato il voltastomaco, ma non era mai arrivato a
quei livelli: che cavolo gli stava succedendo? In fin dei conti, erano problemi
del cuocastro e delle sue nakama, non suoi, no?
Per
quanto si sforzasse, non riusciva ad ignorare la rabbia che stava provando, era
come se non potesse distogliere lo sguardo dalle mani del biondo che scorrevano
lungo le curve sinuose della navigatrice, o dai suoi fianchi che disegnavano
ampi cerchi nello spazio circostante, o dalle sue labbra rosate piegate in un
voluttuoso sorriso …
Lo
spadaccino imprecò tra sé, maledicendosi mentalmente per quei pensieri assurdi
e sconnessi. Doveva stare impazzendo, non c’era altra spiegazione …
Non
poteva andare avanti così, doveva riprendere il controllo di sé e delle sue
emozioni, come avrebbe fatto un vero guerriero. Avrebbe fatto rimpiangere a
quello stupido damerino il giorno in cui era nato!
Per
cominciare, gli avrebbe portato via Nami, e sapeva esattamente come fare;
proprio come lui, lei non riusciva a stare lontana dall’alcol, una gara di
bevute sarebbe stata perfetta per allontanarla da quello stupido, senza contare
che così avrebbe potuto avvicinare pure Robin visto che serviva un giudice
imparziale …
«Tsk!
C’è poco da fare: in questa ciurma sono l’unico in grado di reggere gli
alcolici, alla faccia di chi si vanta di essere la migliore mentre non
riuscirebbe a finire neanche la metà delle bottiglie che mi scolo in mezz’ora …»
Vedendo
la rossa voltarsi verso di lui con un sorrisetto furbo e gli occhi accesi dalla
competitività, Zoro non poté fare a meno di ghignare compiaciuto: il pesce
aveva appena abboccato all’amo, ora bisognava solo attirare l’altra compagna ed
anche in quel frangente sfruttò l’orgoglio della navigatrice.
«Non
penserai davvero che accetti LUI come giudice …», disse indicando il cuoco con
aria di sufficienza, «non ti bastano come vantaggio le tre bottiglie che mi
sono scolato fino ad ora?»
Come
da manuale, la Gatta Ladra si stizzì e tirandogli un pugno in testa chiamò
l’amica per valutare l’andamento della competizione; prima di iniziare il verde
lanciò un’occhiata fugace verso Sanji, così da poter godere della sua rabbia.
Il
biondo difatti rimase attonito di fronte all’atteggiamento del nakama, senza
capire cosa diavolo stesse combinando; quando si accorse che aveva attirato a
sé le sue adorate tagliandolo fuori, si sentì avvampare dall’ira: quella fu la
goccia che fece traboccare il vaso. Qualunque fosse il problema che aveva il
Marimo, aveva tirato troppo la corda ed ora era giunto il momento di chiudere
la faccenda una volta per tutte; così Sanji decise di fumarsi una sigaretta in
pace, contemplando il mare finché tutti non fossero andati a dormire per poi
affrontare lo spadaccino senza occhi indiscreti.
Passarono
un paio d’ore prima che i membri dell’equipaggio cominciassero a crollare: i
primi furono Chopper ed Usopp, seguiti da Rufy e Brook, stremati dai balli
incessanti, poi fu il turno di Franky che era rimasto a secco di cola.
Fu
allora che la gara di bevute terminò, con entrambi i partecipanti completamente
sbronzi e Robin che decretò il pareggio aiutando Nami a raggiungere il letto; così
sul ponte erano rimasti solo i due pirati, uno intento a dare una ripulita alla
nave, l’altro determinato a contrastare il senso di nausea dovuto alla sbornia.
Il
biondo si avvicinò cautamente allo spadaccino e con la scusa di dover raccogliere
le bottiglie vuote raggiunse il barile su cui si poggiava: sentì un leggero
brivido percorrergli la schiena quando le sue dita sfiorarono la pelle
dell’altro nel prendere posto al suo fianco, ma decise di non dar peso a quella
strana sensazione e di concentrarsi sulla conversazione che stava per
affrontare.
«Bella
gara …», commentò con voce neutra il cuoco per sondare il terreno; prima di
partire all’attacco, voleva capire quale fosse lo stato d’animo del suo
interlocutore, magari il sakè era riuscito ad ammansirlo …
«Tsk!
Tutto qui quello che hai da dire? Mi aspettavo qualcosa di un po’ più
interessante … Stai perdendo colpi, mi sa …»
Dal
tono duro che aveva usato per rispondergli, era palese che Zoro non si fosse
ancora calmato; difatti il verde durante tutta la competizione non aveva fatto
altro che rimuginare su quanto lo avesse indispettito l’indifferenza del nakama
e sui pensieri sconnessi che aveva formulato in quella serata, attribuendone la
colpa sempre all’altro.
Dopo
tutto l’alcol che aveva bevuto, ora era sul punto di esplodere e sperava che
almeno in quel frangente quel depravato si rendesse utile, dandogli lo spunto
perfetto per attaccare briga: invece no, ancora una volta doveva fare tutto da
solo, visto che il “principino” non aveva altro per la testa se non le sue dee
…
Sanji
dal suo canto si era augurato di poter avere per una volta una conversazione
civile con lui, ma come al solito non poteva essere; decise quindi di passare
al contrattacco, senza troppi fronzoli né giri di parole.
«Si
può sapere che diavolo ti è preso oggi?!», disse semplicemente; il verde
scoppiò a ridere con così tanta foga che si dovette accovacciare ed asciugare
le lacrime, facendo diventare paonazzo il volto del cuoco. Quest’ultimo perse
definitivamente la pazienza e lo afferrò per il colletto della maglia, portando
il suo viso ad un palmo di naso dal suo: il Cacciatore di Pirati si morse il
labbro inferiore, cercando di darsi un contegno e piantò i profondi occhi neri
in quelli gelidi dell’amico.
«Vuoi
sapere che diavolo mi è preso? Bene, c’è che mi sono rotto della tua presenza!
Non ne posso più di te e dei tuoi stupidi modi da damerino: sei irritante, come
… Come fumo negli occhi!»
Di
tutte le stoccate che aveva infilato in vita sua, quella fu senza dubbi la più
profonda e deleteria: aveva appena trapassato il cuore del suo avversario, che
ora lo fissava senza fiato. Il biondo era rimasto completamente spiazzato da
quelle parole, incapace di reagire, intrappolato da quelle iridi così scure da
far sprofondare la sua anima in un pozzo di cupa disperazione; perché gli
parlava in quel modo? Che cosa aveva fatto di così crudele per meritarsi quel
trattamento?
Doveva
esserci qualcos’altro sotto, ma cosa? Avrebbe voluto chiederglielo, ogni
singola cellula del suo corpo ne aveva bisogno, ma non ci riusciva: era
paralizzato, terrorizzato dalla possibilità che non vi fosse altro dietro
quella sentenza.
Sembrava
che il tempo si fosse fermato, come se il mondo aspettasse una qualche reazione
da parte di uno dei due per ricominciare a girare; eppure nessuno di loro
pareva in grado di muoversi, anche solo di parlare, persi com’erano negli
effetti di quelle astiose parole.
Zoro
stesso rimase attonito, non si era neppure reso conto di quanto veleno avesse
in corpo, aveva solo intenzione di buttare fuori tutte quelle emozioni che gli
attanagliavano il petto, non pensava di potersi sentire peggio: credeva che
riversando tutta la sua ira sul biondo avrebbe provato un po’ di sadico
piacere, invece si sentiva ancora più devastato mentre assisteva all’incupirsi
di quegli occhi limpidi come il cielo estivo.
Doveva
distogliere lo sguardo o sarebbe certamente impazzito, ma per quanto si
sforzasse, non vi riusciva: tentò allora di parlare, tuttavia sentiva la bocca
serrata e la gola occlusa dal terrore. No, non poteva cedere così: era un
guerriero lui, doveva riprendere il controllo della situazione a qualunque costo.
Così
fece l’unica cosa che la sua mente ottenebrata dall’alcol riuscì ad elaborare:
azzerò la distanza che separava le loro labbra e lo baciò. Quel contatto lasciò
entrambi basiti, però riuscì a spezzare quell’impasse che li teneva
imprigionati; Sanji ricambiò quel bacio dapprima titubante, poi sempre più
audace, intrecciando la sua lingua con quella calda e sensuale dello
spadaccino.
Questi
fece scorrere le ruvide mani lungo la pallida schiena del cuoco, per poi
spostarsi sui bottoni della camicia così da togliere quel primo ostacolo;
frattanto le loro bocche si allontanarono, spostandosi sulla candida nuca
dell’uno e sul lobo destro dell’altro, suggendo e mordicchiando quegli
invitanti lembi di pelle.
Il
biondo però era ancora perplesso, non riusciva a seguire il repentino cambio
d’umore dello spadaccino, per cui approfittò della posizione in cui si
trovavano le sue labbra per sussurrargli la domanda che moriva dalla voglia di
fargli, prima di concedersi il lusso di abbandonarsi all’estasi dei sensi.
«Che
cosa significa tutto questo?»
Zoro
scrollò le spalle e diede un altro piccolo morso nell’incavo del collo,
succhiando con foga al fine di lasciare un segno su quella cute così perfetta
ed immacolata.
«”Tutto
questo” significa che mi non piace essere trascurato, che quando ti parlo tu
DEVI lasciare tutto per ascoltarmi, chiaro?», mormorò solleticandogli la gola
col suo fiato caldo; quindi era quello il problema, il Marimo era geloso!
Doveva essere davvero ubriaco per aver lasciato trapelare un’informazione tanto
utile …
«Capisco,
» rispose suadente Gamba Nera, «ma non avevi detto che ero irritante?»
Lo
spadaccino sospirò e prendendolo per la cravatta cominciò a condurlo verso la
camera degli uomini, il volto illuminato da un sorriso malizioso mentre gli
sussurrava: «Difatti lo sei, ma in fin dei conti non mi dispiace,
sai? Ora piantala di parlare, stupido damerino logorroico …».
Sapeva
di aver rivelato troppo, ma in fondo poteva ritrattare il tutto l’indomani con
la scusa della sbronza … se avesse voluto … forse …