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Autore: S t o n e r    17/04/2014    4 recensioni
Ma forse la parte peggiore fu quando, una notte, passando davanti alla camera di George, lo sentisti parlare da solo.
Rideva e scherzava, poi silenzio, e poi i singhiozzi.
“Lo avresti trovato divertente…” Sussurrava tuo figlio al nulla, e tu avresti voluto andare a consolarlo, ma ti accorgesti che stavi piangendo, e che non eri la persona adatta per consolarlo.
Ma lo facesti comunque.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Famiglia Weasley, Fred Weasley, George Weasley, Molly Weasley
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Fred era morto. Fred non era più.
Ma è tuo figlio, e nonostante il tempo che sia passato, lo consideri ancora accanto a te.
“Sistema la camera, Fred!” “Vieni ad aiutarmi in cucina, Fred!” “Manda via gli gnomi, Fred!” “FRED!”
Non lo facevi apposta; nella tua mente avevi ancora sette figli.
Non riuscivi più a guardare in faccia George; sapevi che lui ne soffriva, ma era più forte di te.
La tana era più silenziosa, le risate erano diminuite, ma i posti a tavola e i regali rimanevano sempre quelli.
Ogni volta che realizzavi ti si spezzava il cuore, ed il colpo si presentava doloroso come il primo.
“Questo lo prendo io, mamma.” Ti diceva George due volte all’anno; al suo compleanno e a Natale, portando il regalo per Fred in camera loro, e poggiando i regali su un letto impeccabile, freddo, non utilizzato da tempo, già coperto da doni che rimarranno eternamente incartati degli anni passati.
Poi George tornava giù e ti abbracciava forte, e lì, tra le sue braccia, ti sfogavi piangendo.
George rimaneva immobile e silenzioso, ma sapevi che delle lacrime calde e taglienti stavano percorrendo anche il suo volto.
Ma forse la parte peggiore fu quando, una notte, passando davanti alla camera di George, lo sentisti parlare da solo.
Rideva e scherzava, poi silenzio, e poi i singhiozzi.
“Lo avresti trovato divertente…” Sussurrava tuo figlio al nulla, e tu avresti voluto andare a consolarlo, ma ti accorgesti che stavi piangendo, e che non eri la persona adatta per consolarlo.
Ma lo facesti comunque.
Entrasti in quella stanza, gli occhi un po’ appannati, e in un primo momento ti parve di vedere due George; Fred e George, ma sapevi che non era così.
Rabbrividisti alla vista di quella stanza, che tempo prima era brillante, accesa, viva.
Era la prima volta che ci entravi da anni; non eri riuscita a farlo in passato.
Dove prima c’erano due specchi, ora risiedevano a terra frammenti di vetro, sparsi un po’ ovunque.
Lì in mezzo c’era George.
Ti spaventasti alla vista delle sue mani insanguinate, ma non riuscisti nemmeno a chiedergli come stava, tale era il tremore delle tue labbra.
Lo abbracciasti, ma lui rimase immobile, pesante.
L’unico indizio che suggeriva che era ancora in vita erano gli spasmi causati dalle lacrime, per il resto pareva morto.
Poi sentisti il suo braccio muoversi, e qualche istante dopo vedesti la sua mano stringere tra due dita un frammento dello specchio; osservava il suo riflesso.
“Io sono George.” Sussurrò, ma tu non risposi, non ci saresti riuscita.
“Io sono George” Ripeté lui, trattenendo il fiato. “Parola mia, donna! E dici di essere nostra madre?” Riuscì a stento a finire di pronunciare quelle parole che riprese a piangere.
Gli prendesti il volto con entrambe le mani e lo fissasti dritto negli occhi, occhi tristi e stanchi, e gli poggiasti la tua fronte contro la sua.
“Scusami, George caro.” Gli sorridesti e ti fermasti lì a piangere con tuo figlio.
Dopo circa quindici minuti ti scostasti un po’, e ti accorgesti che si era addormentato.
Lo tirasti su e lo facesti stendere sul suo letto, delicatamente, senza svegliarlo.
Gli stringesti la mano e ti addormentasti lì, con lui, aspettando l’alba di un nuovo giorno che non sarebbe mai arrivata.
Da quella notte riuscisti a tornare a guardare in faccia il tuo amato George.
Nonostante il tuo profondo dolore, sapevi di non essere sola; la conferma la ricevesti il mattino dopo, quando preparasti un piatto in meno.
Non appena George scese e vide la tavola, si diresse verso il piano cucina, preparando un altro piatto.
“Abbiamo fame.” E ti fece male vedere quel sorriso falso alloggiare su un volto che fino a qualche tempo prima era sempre sereno.
Ma non eri sola.
Quella cicatrice vi faceva male da anni, nulla andava bene e non lo sarebbe mai stato, ma sei una Weasley, e non sarai sola.
 

 
  
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