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Autore: YOUSHOULDLETMEBE    17/04/2014    2 recensioni
Il mondo di glee trasferito in quello di Hunger games.
La storia d'amore tra Brittana e Santana proiettata nell'arena.
***
Dal testo: «Faremo capire a Capitol City che non possono trattarci come se fossimo loro, noi siamo nostre, e di nessun altro.»
Genere: Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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L’unico punto nell’arena dove non ci sono alberi, oltre la cornucopia, è qui.
Sono sdraiata a terra, sulla neve sporca di sangue, del mio sangue.
Un taglio lungo almeno venti centimetri mi ridisegna la coscia sinistra, colorando il bianco che mi circonda di rosso vivo.
E’ buio ma ci vedo perfettamente: gli alberi intorno a me si innalzano e si estendono fino al campo di forza, ovunque esso sia; l’inno di Capitol City risuona nelle mie orecchie doloranti, forse ferite; il corpo di Sebastian è proprio sopra di me, con il mio ultimo pugnale in mano pronto a sgozzarmi.
Cerco di alzarmi ma sono bloccata, il peso del corpo del mio compagno di distretto mi schiaccia al suolo con brutalità.
Provo a muovere le braccia, o le gambe, ma anche esse sono immobilizzate.
Riconosco il viso di Brittany proiettato nel cielo a dimensioni eccessive.
Il mio cuore si ferma per degli attimi infiniti ma quando ricomincia a battere preferirei che non lo avesse fatto:
diventa tutto più difficile con il cuore spezzato.
Mi viene da piangere, ma non piango; sento le lacrime rigarmi il viso ma le mie guance sono asciutte.
Smetto di combattere.
«Che c’è Lopez, ti sei già stancata?»
Sebastian quasi non presta attenzione a me, accarezza il pugnale con le dita e sorride in modo agghiacciante e questa volta i suoi sorrisi fanno male, tanto male.
«Brittany»
Con gli occhi semi chiusi e la visuale offuscata da macchie di sangue provo a sussurrare il suo nome ma non emetto alcun suono; le mie labbra non si muovono.
Fallo, ti prego fallo adesso, non posso più vivere così.
Lo ripeto più e più volte nella mia mente, ma lui continua a giocare con il mio pugnale senza provare a farmi del male.
Per favore basta.
Sento dentro di me la mia voce interrotta dai singhiozzi che crescono.
Basta. Basta. Basta.
Posa la punta del pugnale sul mio viso e ne percorre il perimetro facendo attenzione a non ferirmi con la lama.
Smettila ti prego, non farmi soffrire ancora.
La mia voce fa eco dentro di me, ma non fuori, no.
Il pugnale si posa sotto il mio mento e con un po’ di pressione Sebastian mi costringe ad alzare il viso.
Lo guardo negli occhi forse per la prima volta e riesco a provare solo disgusto verso l’essere che ho davanti.
L’essere che ha smesso di essere un uomo nell’istante stesso in cui la sua lancia ha perforato il petto di Marley, il primo giorno, alla Cornucopia.
Rivolge un rapido sguardo al cielo, dove il viso di Brittany continua a brillare nonostante sia lì da troppo, troppo tempo.
«Sai, quando l’ho uccisa non la smetteva di gridare il tuo nome, era così fastidiosa, è stato rilassante trafiggerla, sentire finalmente il silenzio.»
Scoppia a ridere ed ogni singolo rumore che emette mi perfora il cuore sempre di più.
«Lei non vale le tue grida?»
Immagino il mio pugno sollevarsi e colpire in pieno il suo viso, il suo corpo alzarsi di scatto dal mio e buttarsi indietro, il suo sangue mischiarsi con il mio sulla neve bianca, potrei batterlo in un corpo a corpo?
Provo a sollevare il pugno ma resto immobile, provo ancora e ancora e ancora, ma la mia condizione non cambia.
Il braccio destro di Sebastian si alza e prende la mira.
«Ti rivelo un segreto Lopez… Sei quella che mi mancherà di più.»
Chiudo gli occhi e finalmente riesco a fare qualcosa.
Grido.
«Santana! Santana! Stai calma! Va tutto bene»
Apro di nuovo gli occhi e sono sull’albero tana, sdraiata con Brittany seduta accanto che mi guarda preoccupata.
Un sogno, era solo un sogno.
Brittany mi stringe tra le sue braccia e mi rassicura.
Sento le guance bagnate e il corpo che trema, da quanto tempo sto andando avanti così?
«Io… Io…che cosa è successo?»
Mi allontano leggermente da Brittany.
«Stavi dormendo e poi hai iniziato ad agitarti e a piangere e a sussurrare frasi… Hai detto, hai detto che non riuscivi più a vivere in questo modo…Che cosa hai sognato Santana?»
Mi schiarisco la voce e mi asciugo le lacrime.
«Ho sognato che Sebastian ti aveva ucciso e stava provando ad uccidere anche me»
L’ombra di un sorriso rassicurante cresce sul viso di Brittany.
«Ci conviene andar via, adesso, hai gridato tanto, potrebbero trovarci.»
Annuisco debolmente e piego la coperta infilandola nello zaino.
Bevo qualche sorso d’acqua e poi scendiamo dall’albero.
Io avanti e lei dietro, armi pronte e guardia alzata, camminiamo veloci e in silenzio lungo il corso del fiume, sperando di nasconderci tra gli alberi e la neve.
In ogni attimo mi ritrovo a pensare al mio sogno, e al perché il tributo che minacciava di uccidermi fosse proprio Sebastian.
Perché non Finn? O Quinn? O Noah?
Non ho nemmeno il tempo di trovare una risposta perché qualcosa vola di fianco al mio viso: una punta di metallo come quella che Quinn conficcò nel braccio di Brittany al bagno di sangue è bloccata nel legno di un albero davanti a me.
Sento altri rumori ma non registro ciò che accade, sento il colpo di un cannone, vedo una massa grigia cadere a terra e poi i capelli di Brittany che svolazzano davanti ai miei occhi.
Quando focalizzo meglio Brittany sta estraendo una sua freccia dalla testa di Mike, il ragazzo asiatico dell’8.
Posa la freccia sporca di sangue nella sua faretra e si volta verso di me.
I suoi occhi sono vuoti e lei è impassibile.
Mi affianca e mi supera; io resto immobile.
«Siamo troppo visibili qui, dobbiamo addentrarci nella pineta.»
Brittany si avvia verso la massa di alberi innevati ed io mi costringo a seguirla.
La naturalezza con cui ha ucciso quel ragazzo mi ha scosso davvero tanto.
Stacco la punta di metallo dall’albero difronte a me e dopo averla inserita nello zaino mi affretto a raggiungere Brittany.
La fisso per qualche istante, sembra la stessa ragazza di dieci minuti fa, ma non può decisamente essere la stessa; quella ragazza non sarebbe mai riuscita ad uccidere così qualcuno restando impassibile.
Questa non è la mia Brittany, la ragazza che avrebbe fatto di tutto pur di non essere vittima di questi giochi.
«Non hai niente da dire Brittany?»
Alza le spalle e mi supera.
 «Ti ho salvata, se non lo avessi ucciso lui avrebbe ucciso te, ricordi?»
Le sue parole bruciano come sale su una ferita aperta.
«Oh no Brittany. Tu non mi hai salvata, hai soltanto contribuito alla creazione di una pedina di Capitol city dentro di te»
Si blocca improvvisamente e quasi le inciampo addosso.
Distende le braccia sui fianchi e serra i pugni.
«Se non mi sbaglio però tu sei ancora viva perché io ho ucciso quel ragazzo.»
«Già, ma a quanto pare a te non interessa di averlo ucciso.»
Questa volta sono le mie parole che bruciano, bruciano per lei.
E bruciano perché sono vere, sono vere e lei lo sa, ma ha paura di ammetterlo, ha paura di ammettere ciò che è diventata, un mostro.
Fa qualche respiro profondo e poi si gira verso di me.
I suoi occhi chiari mi terrorizzano e per un attimo mi sembra di avere davanti il Sebastian che nel mio sogno stava cercando di uccidermi.
Rabbrividisco al solo pensiero.
«E’ la sopravvivenza Santana, o tu o lui, solo uno sopravvive, ho scelto che dovevi sopravvivere tu, fattene una ragione.»
Torna a girarsi e ricomincia a camminare, la sua non era una risposta, lo sa che la sua era solo una scusa.
Le corro dietro e le afferro il polso costringendola a girarsi e a guardarmi negli occhi.
Vorrei evitare il suo sguardo ma non lo faccio, al contrario immergo i miei occhi nei suoi sapendo che se scavo troverò la ragazza per cui sarei disposta a morire.
«Lo sai benissimo che non è così!  Lo sai benissimo che ho ragione!»
Vorrei gridarle quelle parole con rabbia ma so che non andrebbero a nostro favore, così quello che viene fuori è poco più di un sussurro.
Con uno strattone si libera dalla mia presa ma non se ne va, resta ferma davanti a me e per qualche istante penso che non voglia dire nulla.
«Che cosa c’è di diverso questa volta? E’ la stessa situazione del primo giorno, ho ucciso lui come ho ucciso Blaine.»
Il suo tono è freddo, agghiacciante.
Scuoto la testa.
«No che non è così! Cazzo Brittany ma non te ne accorgi? Quando hai ucciso Blaine te ne sei pentita, sei diventata triste e spaventata, lo avevi fatto per necessità ma non lo volevi davvero, questa volta, invece, tu volevi ucciderlo.»
Faccio un respiro profondo.
«Te lo ricordi quello che mi hai detto quel giorno al entro di addestramento? Mi hai detto che potevamo scegliere di non essere solo dei tributi, mi hai detto che questi giochi non ci avrebbero cambiate per forza, mi hai detto che però avevano già cambiato me…
Beh, guardati Brittany, io sono ancora la stessa, sei tu che sei diventata un’assassina»
Colpito e affondato.
«Io non sono una pedina! Io sono più che un tributo! Io sono una persona, Santana, e in quanto tale l’istinto di sopravvivenza è e sarà sempre parte di me! Anche tu dovrai uccidere qualcuno, ma non l’hai ancora fatto e tu… Tu non sai cosa si prova, cosa si prova a veder finire la vita di qualcuno per mano tua, non sai il dolore che provoca, non lo sai che fa più male a te che a lui!
Ma a un certo punto si è costretti a scegliere, si è costretti a scegliere se ignorare il dolore o se lasciarsi sopraffare da esso.
Io ho scelto di ignorarlo e non puoi farmene una colpa, perché tu non lo sai che cosa provo ogni volta che quel cannone suona per colpa mia.»
Sento che potrebbe scoppiare a piangere da un momento all’altro e che io potrei fare lo stesso, ma restiamo entrambe impassibili.
Lo so che dovrò uccidere qualcuno se voglio che lei sopravviva, ma se è questa la parte di lei che sopravvivrà allora non sono più sicura di voler salvare lei al mio posto.
Però dovrò uccidere lo stesso e vorrà dire che sarò costretta a fare la scelta che ha fatto lei, ma di certo io non ignorerò il mio dolore, se significa diventare questo.
«Dovresti poterti vedere dall’esterno Brittany, non lo sai quanto sei diversa adesso, però a qualcosa è servito tutto questo, almeno adesso so che quando ucciderò qualcuno, non sceglierò quello che hai scelto tu. Io non lascerò che mi cambino, e non dovresti nemmeno tu, pensaci.»
Mi volto velocemente senza aspettare di vedere la sua reazione, mi avvio verso il lato opposto a dove eravamo dirette prima e mi addentro nella pineta.
Non so quanto possa essere furbo separarci, ma sento che non riuscirei nemmeno a guardarla, in questo stato.
Esamino tutte le mie alternative attentamente; forse potrei tornare indietro… No, non potrei, non sarò così debole.
Potrei attaccare, potrei cercare qualcuno dall’alto, utilizzando gli alberi come sentiero e come nascondiglio, fino a quando non avrò trovato tutte le mie vittime e le avrò eliminate tutte.
No, è fuori discussione, io non ne sarei capace, ho capito che non riuscirei ad uccidere qualcuno senza un motivo di vitale importanza.
Potrei cercare un nascondiglio, mettermi lì e mangiare mele e carne secca fino a quando non resteranno solo pochi sopravvissuti.
Mi blocco improvvisamente, il pugnale che tengo in mano per difendermi da eventuali attacchi quasi mi scivola dalle dita.
Lo zaino con tutte le provviste è con Brittany.
L’ho lasciato a terra, nel posto in cui l’ho vista per l’ultima volta.
Sento il sangue raggelare nelle mie vene, adesso dovrò tornare al fiume, dovrò trovarmi un albero e non dovrò muovermi da lì, dovrò cacciare e accendere fuochi, rischiando di essere trovata.
Ma che cosa ho fatto? Adesso morirò, non avrei mai dovuto lasciarla, mai.
Un’altra idea mi colpisce e avrei preferito che non lo avesse fatto, perché adesso questa ipotesi mi sembra l’unica possibile e mi terrorizza.
Sarò costretta a cercare Sebastian, lui accetterà di avermi come alleata.
Sarò costretta a guardare quegli occhi che questa notte mi hanno tanto terrorizzata con la pura che possa uccidermi da un momento all’altro.
Sarò costretta a farlo, se voglio sopravvivere, e voglio.
   
 
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