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Autore: Botan    14/07/2008    1 recensioni
Questa breve oneshot descrive, o almeno ci prova, il dolore di Miku dopo la perdita del suo amatissimo fratellone.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’è tanto amaro nella mia bocca

                                    Buongiorno senza te                

 

 

 

 

C’è tanto amaro nella mia bocca.

Ce né così tanto che, anche quando lavo i denti, ed il sapore del dentifricio mi accarezza l’interno del palato, quel sapore acre non viene via.

Ce né così tanto che, ora ho quasi dimenticato com’è il gusto della saliva.

Tanto amaro nella mia bocca, c’è da quella notte.

La notte in cui io ho smesso di vedere cose che gli altri non vedono.

Quelle che, come me, vedevi anche tu.

La notte in cui io ho smesso di vedere anche te. Per sempre.

 

Credo che questo sapore così acidulo, non mi abbandonerà più.

Non mi lascerà mai più in pace.

Proprio come il tuo ricordo.

Non avrei mai dovuto lasciarti lì. Tu non lo avresti fatto.

Il soffitto che crollava… i massi che venivano giù a fiotti… e tu che mi urlavi “Va via, Miku! Vattene via!”. La tua voce tesa, forte, disperata, e poi il fumo, la polvere delle macerie, ed il terreno che tremava… Ho visto il tuo volto per l’ultima volta, ti ho cercato con gli occhi poco prima che quel violento sciame di pietre cadesse giù per separarci, pochi istanti prima che i tuoi occhi, intimoriti ma determinati a portare avanti quel compito che ti eri improvvisamente ritagliato, s’incontrassero con i miei, lucidi e vacillanti. Il tuo viso è poi sparito. Quei massi mi hanno impedito di vederlo ancora. Io lo volevo tanto.     

Sono svenuta per poi risvegliarmi all’esterno. Ero libera, davanti al cancello di Palazzo Himuro. Ero libera di andare. Ormai la maledizione non c’era più. Ma non era l’unica a non esserci. 

Sola. Io ero completamente sola. Tu non eri più con me.

Non ti ho salvato. Non l’ho fatto. Non ho avuto il potere di farlo. Ma io lo volevo! Lo volevo con tutta me stessa. Mi pento per non essere restata lì con te.

Mi pento per essermi salvata.

Non avrei dovuto lasciarti mai.

 

Ora che tu non ci sei più, sono rimasta veramente sola.

Le giornate sono tutte uguali. Scorrono lente, vuote, prive di senso. Ed io, non faccio nulla per cambiare il loro corso. Non riesco a renderle diverse, anche se in me il potere di fare qualcosa c’è.

Vivere è diventata una normale routine.

La mattina mi alzo, e non c’è nessuno a darmi il buongiorno. Ma anche se ci fosse, sono certa che non avrebbe il tuo stesso sorriso e la tua gentile timbrica nel dirmi “Ben alzata, Miku! Dormito bene, sorellina?”.

Non hai idea di quanto mi manchi il tuo buongiorno e la tua buonanotte.

La mancanza delle tue parole, mi pesa dolorosamente.

Quando la mamma è morta, tu ti sei preso cura di me. Eri tu la mia famiglia. Da quel giorno, nella mia vita non mi è più mancato nulla. Avevo salutato per sempre le privazioni, e pensavo che esse non avrebbero più fatto parte della mia vita. Anzi, della nostra vita.

Ma ora tu una vita non ce l’hai più.

Ho dovuto ricredermi. Può succedere ma, a me è capitato troppo in fretta.

Ora sì, che mi manca tutto.

Mi mancano tutte le volte in cui mi accoglievi tra le tue braccia e mi stringevi forte, mi manca sentire i tuoi passi alle 7 del mattino, diretti verso il bagno, mi manca il piacevole scroscio della doccia che ti facevi a quell’ora, e mi manca la tua ombra che si avvicinava alla porta di camera mia per controllare che io stessi dormendo… E poi, mi manca l’amore di un fratello che di certo mai nessuno mi potrà ridare, mi manchi tu, le tue parole che, la sera io racchiudo e mi tengo strette nel cuore, mi manca il primo uomo della vita, mi manchi tu, una parte proprio della mia vita.

 

Sono davanti alla specchiera del bagno. Mi sto legando i capelli.

E’ iniziato un nuovo giorno, là fuori. Oltre il vetro della finestra.

Lo sguardo mi finisce inevitabilmente sul girocollo che indosso. Lo stesso che avevi anche tu. Due collane praticamente identiche. Un caro ricordo di nostra madre. Un suo regalo.

Ricordo che a te piaceva molto l’idea che noi indossassimo qualcosa di simile.

Un oggetto che, seppur distanti, ci avrebbe ugualmente tenuto legati. Era così che dicevi, no?

Ed è dunque questa, l’unica cosa che mi tiene legata forte forte a te?

 

Ho un crollo. Le ginocchia cedono improvvisamente, ma riesco a non cadere. Mi risollevo stringendo con forza i bordi del lavandino, però vedo le lacrime bagnare e finire dentro la conca, giù, sempre più giù, fino a precipitare nel foro di scarico.

Apro alla svelta il rubinetto, tremo, e con le mani mi bagno gli occhi nella speranza di fermarle. L’acqua si confonde a questo dolore che però non placa. Non placa il vuoto, non placa mai.

Il tempo passa, ed io sento sempre più il rimorso di averti lasciato lì. Avrei dovuto tentare di scavare e togliere quelle rocce per poterti raggiungere. Il soffitto mi sarebbe crollato addosso ancor prima di riuscire a bagnare i miei occhi con il tuo viso gentile, ma… solo un’ultima volta, vederti solo un’ultima volta, e poi non mi sarebbe più importato nulla.

Perché non sei scappato con me? Ti faceva così pena lasciare lì quella povera ragazza?

Sei restato per farle compagnia e consolare il suo animo distrutto e tristemente pieno di rancore, perché tu sei una persona con un cuore immenso. Tu sei dolce e tanto gentile. Il mio fratellone è dolce e tanto gentile.

Lei era quella che aveva più bisogno di te, non è così? Io ai tuoi occhi ero così forte? Io potevo fare a meno di te, della tua presenza, perché per te ero davvero così forte?   

 

“Dovrà restare qui per tutta l’eternità, completamente sola. Io penso di poterla aiutare. 

Tu volevi aiutare sempre tutti, semplicemente perché tu sentivi il dolore di tutti.

Quelle mute richieste d’aiuto, sussurrate fortemente dalle persone che ti stavano intorno e che avevano il privilegio di conoscerti, non le riuscivi mai ad ignorare. Non ci riuscivi proprio, perché tu eri buono. Eri colui che amava il giusto, la correttezza.    

 

Se sei rimasto lì, è per non farle avere altre privazioni, per non farle sentire la mancanza d’amore che l’ha portata alla collera, che l’ha fatta impazzire.

Anche Kirie ha avuto le mie stesse rinunce, solo che, fino a poco tempo fa, io avevo te al mio fianco. Tu eri ciò che riempiva la mia vita. A me non serviva altro.

La mia famiglia che non c’era più, eri tu. Solo tu.

 

E ora dimmi, che cosa mi resta di te, Mafuyu?

 

Il tempo camminerà lento, questo sapore amaro che vive nella mia bocca forse andrà via, ma la mancanza che sento, si assopirà e continuerà a vivere in me.

Le mie mani non potranno più toccarti, ed il mio udito non potrà più ascoltare il suono della tua gentile voce.

I miei occhi, per vederti, si dovranno accontentare di quelle fotografie appese alla parete.

La mattina mi dovrò abituare ad un buongiorno che non c’è, e quando avrò voglia di ricevere un abbraccio, dovrò avvolgermi nel tuo maglione.

La notte mi sveglierò singhiozzando, ma tu non potrai correre da me, prendermi per mano e farmi dormire accanto a te. In quel momento dovrò essere io che, seppur piangendo, sarò costretta a raggiungere da sola la tua stanza per accoccolarmi nel tuo letto e pigolare il tuo nome singhiozzando.

Sorgerà il sole, si farà mattina, ed io, rannicchiata proprio dentro il solco scavato col tuo corpo, in quel materasso, dovrò affrontare un’altra giornata, con la triste consapevolezza di un buongiorno senza te.

Il tuo buongiorno che non c’è.  

 

 

 

                                                                                                             Fine

 

 

Project Zero è senza dubbio il mio secondo videogame preferito.

Uno dei giochi che ho amato e rigiocato di più, senza stancarmi mai, e che mi ha dato, a livello di emozioni e sensazioni, incredibilmente tanto. La sola cosa che detesto del gioco, è il pessimo doppiaggio. La voce americana di Mafuyu, è inascoltabile…

Passando alla oneshot… Io AMO questi due fratellini! In particolar modo, Mafuyu è il personaggio che prediligo di più, in assoluto!

In questa fanfiction però è Miku a parlare. Lei è l’unica protagonista. Suo fratello, tuttavia, è il fulcro principale della storia (se così si può chiamare…).

Ciò che ho cercato di fare, è descrivere lo stato d’animo di una ragazza senza famiglia che si ritrova a dover convivere e ad accettare la scomparsa troppo improvvisa del suo amatissimo fratello. Credo che il dolore, in una simile circostanza, sia un sentimento molto difficile da rappresentare. Quasi indescrivibile.

Giuro che quando ho finito per la prima volta il gioco, mi sono sentita di colpo la persona più triste del pianeta. Ho avuto uno shock in piena regola! (Lo shock più grosso però c’è stato con il finale di PZ2… Là stavo quasi per divenire di pietra…! Un po’ come quando vedi Medusa in faccia… )

Ero legata a Mafuyu almeno quanto Miku, e quell’epilogo così doloroso non mi ha rasserenato per niente. Tuttavia, saperlo lì insieme a Kirie (un altro personaggio che amo), per me è stata una vera consolazione.

Spero di avervi almeno un pochino fatto “assaporare” qualche istante in più di quegli attimi così speciali che il videogame ci ha gradevolmente regalato!

Grazie a tutti per l’attenzione!

Niko niko

                                                                                                         Botan

   

 

   
 
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