Buongiorno senza te
C’è tanto amaro nella mia
bocca.
Ce né così
tanto che, anche quando lavo i denti, ed il sapore del dentifricio mi
accarezza l’interno del palato, quel sapore acre non viene via.
Ce né così
tanto che, ora ho quasi dimenticato com’è il gusto della saliva.
Tanto amaro nella mia bocca,
c’è da quella notte.
La notte
in cui io ho smesso di vedere cose
che gli altri non vedono.
Quelle
che, come me, vedevi anche tu.
La notte
in cui io ho smesso di vedere anche te. Per sempre.
Credo che questo sapore così
acidulo, non mi abbandonerà più.
Non mi lascerà mai più in
pace.
Proprio come il tuo ricordo.
Non avrei mai dovuto
lasciarti lì. Tu non lo avresti fatto.
Il soffitto che crollava… i
massi che venivano giù a fiotti… e tu che mi urlavi “Va via, Miku! Vattene via!”. La tua voce tesa, forte, disperata, e
poi il fumo, la polvere delle macerie, ed il terreno che tremava… Ho visto il tuo volto per l’ultima volta, ti ho cercato con
gli occhi poco prima che quel violento sciame di pietre cadesse giù per
separarci, pochi istanti prima che i tuoi occhi, intimoriti ma determinati a
portare avanti quel compito che ti eri improvvisamente ritagliato, s’incontrassero
con i miei, lucidi e vacillanti. Il tuo viso è poi sparito. Quei massi mi hanno
impedito di vederlo ancora. Io lo volevo tanto.
Sono svenuta per poi
risvegliarmi all’esterno. Ero libera, davanti al cancello di Palazzo Himuro. Ero libera di andare. Ormai la maledizione non
c’era più. Ma non era l’unica a non esserci.
Sola. Io ero completamente
sola. Tu non eri più con me.
Non ti ho salvato. Non l’ho
fatto. Non ho avuto il potere di farlo. Ma io lo
volevo! Lo volevo con tutta me stessa. Mi pento per non essere restata lì con
te.
Mi pento per essermi
salvata.
Non avrei dovuto lasciarti
mai.
Ora che tu non ci sei più,
sono rimasta veramente sola.
Le giornate sono tutte
uguali. Scorrono lente, vuote, prive di senso. Ed io,
non faccio nulla per cambiare il loro corso. Non riesco a renderle diverse,
anche se in me il potere di fare qualcosa c’è.
Vivere è diventata una
normale routine.
La mattina mi alzo, e non
c’è nessuno a darmi il buongiorno. Ma anche se ci fosse,
sono certa che non avrebbe il tuo stesso sorriso e la tua gentile timbrica nel
dirmi “Ben alzata, Miku! Dormito bene, sorellina?”.
Non hai idea di quanto mi manchi il tuo buongiorno e la tua buonanotte.
La mancanza delle tue
parole, mi pesa dolorosamente.
Quando la mamma è morta, tu ti sei preso cura di me. Eri tu
la mia famiglia. Da quel giorno, nella mia vita non mi è più mancato nulla. Avevo
salutato per sempre le privazioni, e pensavo che esse non avrebbero più fatto
parte della mia vita. Anzi, della nostra vita.
Ma ora tu una vita non ce l’hai più.
Ho dovuto ricredermi. Può succedere ma, a me è capitato troppo in fretta.
Ora sì, che mi manca tutto.
Mi mancano tutte le volte in
cui mi accoglievi tra le tue braccia e mi stringevi forte, mi manca sentire i tuoi
passi alle 7 del mattino, diretti verso il bagno, mi manca il piacevole
scroscio della doccia che ti facevi a quell’ora, e mi
manca la tua ombra che si avvicinava alla porta di camera mia per controllare
che io stessi dormendo… E poi, mi manca l’amore di un fratello che di certo mai
nessuno mi potrà ridare, mi manchi tu, le tue parole
che, la sera io racchiudo e mi tengo strette nel cuore, mi manca il primo uomo
della vita, mi manchi tu, una parte proprio della mia vita.
Sono davanti alla specchiera
del bagno. Mi sto legando i capelli.
E’ iniziato un nuovo giorno,
là fuori. Oltre il vetro della finestra.
Lo sguardo mi finisce
inevitabilmente sul girocollo che indosso. Lo stesso che
avevi anche tu. Due collane praticamente
identiche. Un caro ricordo di nostra madre. Un suo
regalo.
Ricordo che a te piaceva molto
l’idea che noi indossassimo qualcosa di simile.
Un oggetto
che, seppur distanti, ci avrebbe ugualmente tenuto legati. Era così che dicevi, no?
Ed è dunque questa, l’unica
cosa che mi tiene legata forte forte
a te?
Ho un crollo. Le ginocchia
cedono improvvisamente, ma riesco a non cadere. Mi risollevo stringendo con
forza i bordi del lavandino, però vedo le lacrime bagnare e finire dentro la
conca, giù, sempre più giù, fino a precipitare nel foro di scarico.
Apro alla svelta il
rubinetto, tremo, e con le mani mi bagno gli occhi nella speranza di fermarle.
L’acqua si confonde a questo dolore che però non
placa. Non placa il vuoto, non placa mai.
Il tempo passa, ed io sento
sempre più il rimorso di averti lasciato lì. Avrei dovuto tentare di scavare e togliere
quelle rocce per poterti raggiungere. Il soffitto mi sarebbe crollato addosso
ancor prima di riuscire a bagnare i miei occhi con il tuo viso gentile, ma… solo
un’ultima volta, vederti solo un’ultima volta, e poi
non mi sarebbe più importato nulla.
Perché non sei scappato con me? Ti faceva così pena
lasciare lì quella povera ragazza?
Sei restato per farle
compagnia e consolare il suo animo distrutto e tristemente pieno di rancore,
perché tu sei una persona con un cuore immenso. Tu sei dolce e tanto gentile. Il
mio fratellone è dolce e tanto gentile.
Lei era quella che aveva più
bisogno di te, non è così? Io ai tuoi occhi ero così
forte? Io potevo fare a meno di te, della tua presenza, perché per te ero davvero
così forte?
“Dovrà restare qui per tutta l’eternità,
completamente sola. Io penso di poterla aiutare.”
Tu volevi aiutare sempre
tutti, semplicemente perché tu sentivi il dolore di tutti.
Quelle mute richieste
d’aiuto, sussurrate fortemente dalle persone che ti stavano intorno e che avevano
il privilegio di conoscerti, non le riuscivi mai ad ignorare. Non ci riuscivi
proprio, perché tu eri buono. Eri colui che amava il
giusto, la correttezza.
Se sei rimasto lì, è per non farle avere altre
privazioni, per non farle sentire la mancanza d’amore che l’ha portata alla
collera, che l’ha fatta impazzire.
Anche Kirie ha avuto le mie
stesse rinunce, solo che, fino a poco tempo fa, io avevo te al mio fianco. Tu
eri ciò che riempiva la mia vita. A me non serviva altro.
La mia famiglia che non
c’era più, eri tu. Solo tu.
E ora dimmi, che cosa mi resta di te, Mafuyu?
Il tempo camminerà lento,
questo sapore amaro che vive nella mia bocca forse andrà
via, ma la mancanza che sento, si assopirà e continuerà a vivere in me.
Le mie mani non potranno più
toccarti, ed il mio udito non potrà più ascoltare il suono della tua gentile
voce.
I miei occhi, per vederti,
si dovranno accontentare di quelle fotografie appese alla parete.
La mattina mi dovrò abituare
ad un buongiorno che non c’è, e quando avrò voglia di ricevere un abbraccio,
dovrò avvolgermi nel tuo maglione.
La notte mi sveglierò
singhiozzando, ma tu non potrai correre da me, prendermi
per mano e farmi dormire accanto a te. In quel momento dovrò essere io che,
seppur piangendo, sarò costretta a raggiungere da sola la tua stanza per
accoccolarmi nel tuo letto e pigolare il tuo nome
singhiozzando.
Sorgerà il sole, si farà
mattina, ed io, rannicchiata proprio dentro il solco scavato col tuo corpo, in
quel materasso, dovrò affrontare un’altra giornata, con la triste consapevolezza
di un buongiorno senza te.
Il tuo
buongiorno che non c’è.
Fine
Project Zero è senza dubbio
il mio secondo videogame preferito.
Uno dei giochi che ho amato
e rigiocato di più, senza stancarmi mai, e che mi ha dato, a livello di emozioni e sensazioni, incredibilmente tanto. La sola
cosa che detesto del gioco, è il pessimo doppiaggio.
La voce americana di Mafuyu, è inascoltabile…
Passando alla
oneshot… Io AMO questi due fratellini! In
particolar modo, Mafuyu è il personaggio che
prediligo di più, in assoluto!
In questa fanfiction però è Miku a parlare.
Lei è l’unica protagonista. Suo fratello, tuttavia, è il fulcro principale
della storia (se così si può chiamare…).
Ciò che ho cercato di fare,
è descrivere lo stato d’animo di una ragazza senza famiglia che si ritrova a
dover convivere e ad accettare la scomparsa troppo improvvisa del suo
amatissimo fratello. Credo che il dolore, in una simile circostanza, sia un
sentimento molto difficile da rappresentare. Quasi indescrivibile.
Giuro che quando ho finito
per la prima volta il gioco, mi sono sentita di colpo la persona più triste del
pianeta. Ho avuto uno shock in piena regola! (Lo shock
più grosso però c’è stato con il finale di PZ2… Là stavo quasi per divenire di
pietra…! Un po’ come quando vedi Medusa in faccia… )
Ero legata a Mafuyu almeno quanto Miku, e quell’epilogo così doloroso non mi ha rasserenato per
niente. Tuttavia, saperlo lì insieme a Kirie
(un altro personaggio che amo), per me è stata una vera consolazione.
Spero di avervi almeno un
pochino fatto “assaporare” qualche istante in più di quegli attimi così
speciali che il videogame ci ha gradevolmente regalato!
Grazie a tutti per
l’attenzione!
Niko niko
Botan