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Autore: quindici    17/04/2014    5 recensioni
« Un maglione? » L’espressione di Sua Maestà miscelava disappunto e stupore mentre estraeva il maglione rosso dalla sua scatola.
« Mettitelo. »
Elsa sollevò un sopracciglio, in una smorfia tutt’altro che convinta.
« Infilalo dalla testa, non è difficile. » la schernì il rosso, provvisto del suo consueto sorriso colmo di superiorità.

Hans x Elsa / Helsa
{Questa storia partecipa al contest "One quote, two stories" indetto da S_Lily_S sul forum di EFP.}
Genere: Introspettivo, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elsa, Hans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capelli biondi, occhi azzurri. Alta e magra, e dovresti vederla con un certo maglione rosso. È troppo bella.


Hans porse il pacco – con tanto di fiocco – ad Elsa, incitandola ad aprirlo.
« Un maglione? » L’espressione di Sua Maestà miscelava disappunto e stupore mentre estraeva il maglione rosso dalla sua scatola.
« Mettitelo. »
Elsa sollevò un sopracciglio, in una smorfia tutt’altro che convinta.
« Infilalo dalla testa, non è difficile. » la schernì il rosso, provvisto del suo consueto sorriso colmo di superiorità.
Elsa indossò il capo impiegando tutta l’insofferenza di cui era capace.
Ma quando sentì le braccia di Hans avvolgerla, stringendo la lana pregata, ricambiò meccanicamente l’abbraccio.
« Visto? »
« Cosa? » 
« Ora non ti si scioglierà il vestito ogni volta che ti abbraccerò. »
Elsa represse a fatica un sorriso.
 
 ***
 
Hans osservava il muro dinnanzi a sé con le palpebre abbassate, incapace di addormentarsi ma anche di rimanere completamente sveglio.
Rifletteva, assopendosi di tanto in tanto. Era come se nella sua mente, solitamente vispa e scaltra, fosse giunta una coltre di nebbia ad offuscare ogni pensiero, rendendolo più debole, più labile.
Fra non molto sarebbe morto. Sarebbe salito sul patibolo, avrebbe ricevuto qualche offesa e qualche bestemmia, forse un paio di vegetali in faccia. Sarebbe stato umiliato e poi la sua esistenza si sarebbe conclusa lì, sotto lo sguardo di una folla di spettatori sconosciuti. La sua salma avrebbe ricevuto una sepoltura. O forse sarebbe andata in pasto ai cani dei sotto borghi. Una fine da criminale, la fine che gli spettava per giustizia divina.
Avvertii il battito accelerare mentre veniva estratto dalla putrida cella e portato alla luce del sole. Sarebbe morto in una giornata di sole, dove il vento ti accarezzava i capelli e gli uccellini cinguettavano. Forse la luce avrebbe fatto scintillare la spada mentre il suo boia la levava al cielo, pronto a infliggere il colpo fatale. Agli occhi degli ingenui popolani quel gesto eroico sarebbe stato anche benedetto dalla luce del Signore.
Quando fu portato in piazza non si divincolò dalla presa degli armigeri.
Decise che avrebbe dovuto avere i suoi ultimi pensieri. Le ultime parole sarebbero stato uno spreco per la plebe che si trovava davanti, che probabilmente ci avrebbe sghignazzato con gli amici in osteria o non vi avrebbe nemmeno dato bado, giudicandole come le menzogne di un pazzo criminale.
Cosa avrebbe dovuto dunque accompagnare la sua morte?
Una citazione del suo poema prediletto, le parole di un qualche eroe del passato o un ricordo particolarmente onorevole e coraggioso?
Erano pensieri fastidiosi e doveva sbrigarsi a trovarvi una conclusione, perché mancavano passi all'ultimo capitolo.
Quando finalmente i due uomini armati gli ordinarono di inginocchiarsi e il carnefice impugnò la sua lama non ci fu più bisogno di pensare, perché l’immagine giusta era lì, nella sua mente.
Elsa appariva eterea e impalpabile nella sua postura composta. I suoi occhi lo guardavano benevoli mentre le labbra s’increspavano in un sereno sorriso. “Capelli biondi, occhi azzurri. Alta e magra, e dovresti vederla con un certo maglione rosso. È troppo bella.” Sorrise anche Hans immaginandola in quelle vesti. Era davvero bella.
  
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