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Autore: May Begood    17/04/2014    4 recensioni
[UkHun] [Inghilterra x Ungheria]
Ungheria conduce una vita tranquilla: è rimasta in contatto con Austria a tal punto che entrambi vengono visti ancora come un Impero; frequenta spesso Francia e Spagna per stare in compagnia dell'amico/nemico ormai ex Prussia; si dedica alla sua casa e ignora quasi del tutto ciò che avviene oltre l'Italia o la Russia.
Per questo rimane sconvolta dall' intervento di Inghilterra, determinato ad aprirle gli occhi, e poi il cuore, trascinandola prima in una semplice collaborazione, poi in un rapporto amichevole che sfocerà nella passione più ardente.
Ad ostacolare la loro relazione interviene Scozia: non accetta, infatti, il fatto che suo fratello sia riuscito ad averla. Inventa quindi delle scuse per tenerli distanti e farsi avanti con Ungheria per il puro gusto di farlo.
Anche Romania è contrario alla loro relazione e minaccia Ungheria di svelare il suo segreto alle altre nazioni. Queste credono infatti che il patto fra Inghilterra e l'altra sia per lavoro.
Genere: Generale, Introspettivo, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inghilterra/Arthur Kirkland, Scozia, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Incompiuta, Triangolo
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Succede al cuore'
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Serie: "SUCCEDE AL CUORE" 
Titolo: 'Sometimes'
Contesto: Ufficio.
Fandom: Hetalia Axis Powers.
Pairing: (HET) Inghilterra X Ungheria Arthur X Elizaveta.
Nota: Questo pairing è nato per gioco, secondo un sorteggio che prevede altre coppie improbabili e su cui sto scrivendo una serie, il quale titolo è preso da una canzone di Laura Pausini che parla e "giustifica" in un certo senso il tradimento, quello breve, quello che forse non avrà mai una fine certa (e da qui l'incompiutezza della storia).
Spero che nonostante ciò possa incuriosirvi. Sono aperta a qualsiasi tipo di osservazione o critica. Ringrazio tuttavia ClassOf13 per il magnifico banner .
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CAPITOLO I


Non so se la causa fu l'assoluto smarrimento in un ambiente così affollato, dove ognuno esprimeva la propria idea politica e amministrativa, o se fu l'assenza di Austria che per motivi di salute mi aveva autorizzata a presenziare al suo posto ad una riunione così importante che avrebbe previsto argomenti complicati su cui ovviamente non avrei aperto bocca. 
Fatto sta che la solitudine e la paura mi portarono ad osservare meglio la sala e i suoi occupanti. Fu forse quella la prima volta che notai davvero Inghilterra, sebbene fosse nascosto in un angolino a sorseggiare del tè prima del discorso che avrebbe dovuto tenere. Austria mi aveva spiegato che, per convenienza, ogni quattro mesi, tramite sorteggio, una nazione diventava unica rappresentante di una determinata zona piuttosto vasta. Ciò per garantire non solo una sana competizione fra i vari gruppi, ma anche della buona cooperazione tra tutte le nazioni. 
Ebbene, i nuovi rappresentanti erano: Canada per l'intero Nuovo Continente, a dispetto di America che vedeva sfuggirsi l'occasione ogni qual volta chiedeva di mettersi in mostra; Egitto per l'intero continente africano; per l'ennesima volta, Russia per l'Asia e Australia; Inghilterra per tutte le altre nazioni europee, Islanda compresa.
Molti erano contrari a questa divisione, ma non sapevo il perchè: a me sembravano rappresentanti più che validi, e non appena mi chiesero in segreto chi avrebbe dovuto spodestare l'uno o l'altro, risposi che ognuno avrebbe sempre fatto il proprio meglio per il resto, anche se sopraffatto dalla timidezza. Sì, perchè -escluso Russia- gli altri mi sembravano piuttosto facili ad assoggettamenti e minacce; per un momento ebbi paura per Canada ed Egitto.

Inghilterra, invece, se ne stava tranquillo seduto al suo posto di rappresentante non appena avemmo la possibilità di iniziare la riunione.
Mi dava le spalle, non potevo guardarlo in viso, ma sembrava a proprio agio, pronto a ribattere a qualsiasi eventuale accusa gli sarebbe stata rivolta. Si manteneva dritto sulla poltroncina blu, come un vero gentiluomo che attende pazientemente il proprio turno. Ogni tanto si voltava per richiamare chi faceva particolarmente casino, come Francia, o Polonia, che sembravano non trovare una sistemazione adeguata per mettersi in mostra. L'ultima fila era occupata dai Nordici. 
Dietro di me, seduta due file dietro Inghilterra, vi erano i due Italia, con Germania e tutte le nazioni che affacciavano sul Mediterraneo. 
Sulla mia stessa fila vi erano i paesi dell'Est. 
Davanti, tutti quelli che erano stati sotto il dominio della Russia. 
Avevano provato a sedersi più distanti, ma Inghilterra li aveva pregati affinchè si sedessero dietro il rappresentante, per mostrarsi all'ex dominatore ed esporre liberamente eventuali opinioni o fare richieste, poichè erano i meno equilibrati economicamente.
Con mia gran sorpresa, Francia e Spagna si spostarono per potersi sedere proprio dietro di me, per stare più vicini all'Italia, come ben immaginai. 
Mi resi conto che lo facevano spesso perchè mi consideravano una specie di amica che sostituiva l'ex Prussia durante simili riunioni. Mi fece piacere: sebbene lanciassero molte frecciatine, capii che era il loro modo per dirmi che mi rispettavano. 
Dopo un saluto e qualche scambio di informazioni, tornarono a tormentare il Sud Italia, che potevo vedere girandomi appena sulla mia sinistra. Manteneva il solito broncio, coperto però dal suo bel modo di vestire e dal portamento  da sfacciato che tanto piaceva alle nazioni dell'Est. Ucraina, infatti, non tardò a voltarsi per poterlo salutare, per la gioia dello stesso Romano. 
Il Nord Italia chiacchierava allegramente con il silenzioso Germania che accennava di tanto in tanto un sorriso con la speranza che si ammutolisse improvvisamente, non sapendo che proprio quei cenni portavano l'altro a continuare a parlare e ridacchiare e fare quei "veee" così piacevoli. 
Appena mi videro voltata verso di loro, Germania e Italia mi salutarono con cenni della mano molto diversi: il primo appena la mosse, mantenendola solo obliqua per non ripetere il saluto della dittatura in cui era caduto; il secondo agitò l'intero braccio e mi mandò baci al volo.
Ricambiai con entusiasmo e tornai a guardare il centro della sala attorno al quale avrebbe preso luogo la riunione.
Intanto, Inghilterra cominciò a fare l'appello.
Controllò la lista e chiamò una nazione alla volta, non necessariamente in ordine alfabetico. Quando chiamò Austria si voltò immediatamente verso di me con aria interrogativa, ma non mi diede il tempo di rispondere:
  -Francia.
  -Voilà!
  -Romania... Grecia... Portogallo... Danimarca... - continuò velocemente, non appena si accorse che la maggior parte erano tutti presenti, soprattutto chi si era dimostrato partecipe e interessato alla successiva data della riunione.
  -Ungheria... Olanda... Lussemburgo...
Nessuno aveva il tempo di alzare la mano o dire una parola. 
Almeno aveva visto che ero presente, che avrei comunicato personalmente ad Austria tutti gli argomenti più importanti. Avevo preparato carta e penna. Avrei seguito Inghilterra. Sulla sua scrivania c'era una serie di documenti, probabilmente la situazione di ogni componente del gruppo di cui era rappresentante.
L'avrei osservato per capire quali fossero i punti essenziali di quella riunione e segnarli. Ovviamente avrei dovuto stare anche molto attenta a...
  -Ungheria?
Mi sentii chiamare improvvisamente. Inghilterra si era voltato e molto silenziosamente aveva attirato la mi attenzione.
  -Dov'è Austria? - mi chiese quando ebbi alzato lo sguardo verso di lui.
  -Non è potuto venire...
  -D'accordo. Ma aveva un fascicolo da consegnarmi oggi. Ne sai qualcosa?
Immediatamente ricordai l'ultima raccomandazione fattami.
Recuperai la cartella rossa e bianca dalla borsa, l'aprii e feci scivolare fuori il contenuto. Non sapevo di cosa si trattasse, ma appena Inghilterra lo vide fece un cenno e tornò seduto composto, dopo aver detto:
  -Consegnamela alla fine della riunione.
Rimisi a posto la cartella, mentre Spagna sbuffava dietro di me e Francia ridacchiava.

Due ore e mezza dopo, non appena la riunione finì, aspettai Inghilterra fuori la sala.
Era stato raggiunto e circondato dai paesi dell'Est che volevano stringergli la mano per il discorso efficace a favore della loro situazione. Effettivamente, Inghilterra era stato molto persuasivo e attento a tutte le parole che gli uscivano dalla bocca; era stato ragionevole, calmo, ed era riuscito a non accusare nessuno in modo infamante. Per il resto, l'intera riunione era stata molto tranquilla. Scoprii tuttavia di non aver segnato nulla sul blocchetto dove avevo promesso di scrivere degli appunti.
Mi sarei limitata a dire che avevo consegnato il fascicolo di Austria e che Inghilterra era stato soddisfatto di questo.
Poco dopo, ecco la nazione britannica uscire dalla sala con la propria ventiquattrore di pelle. Sembrò quasi che non mi avesse notato. Invece si avvicinò con un sorriso di circostanza.
Mi affrettai a consegnargli il fascicolo: Francis e Antonio mi stavano aspettando per andare a prendere un caffè insieme a Gilbert e avevo un disperato bisogno di tornare a casa e darmi una bella rinfrescata, poichè più tardi avrei dovuto raggiungere anche Roderich, in attesa di mie notizie.
  -Ecco. - dissi, già sul punto di fare dietrofront e andarmene.
Il Regno Unito aprì appena il documento. Fece una smorfia.
  -Ehm... Ungheria?
  -Cosa c'è? Non è questo? Aspetta, magari ho sbagliato...
  -No, no, è questo. Ma temo che Roderich abbia dimenticato il fatto che io non conosco molto il tedesco. Gli avevo chiesto gentilmente di stilarlo in un inglese anche elementare. Mi serviva solo un'idea...
  -Oh. Quindi è scritto in tedesco?
Inghilterra annuì: -Mi dispiace, ma non posso accettarlo. Doveva essere suo dovere, non posso tradurlo tutto. Sono convinto che abbia usato termini difficili. Potresti riconsegnarlo?
Non riuscii a dire nulla di sensato, completamente colta impreparata e ... mortificata. 
Recuperai il fascicolo lentamente.
  -Non so che dirti, credevo che Austria fosse più attento a queste cose.
  -Nessun problema. Digli che può riconsegnarmelo una volta tradotto in inglese. Mi dispiace che debba dare a te questa mortificazione, ma è necessario trascrivere tutti i documenti ufficiali nella mia lingua, e non solo perchè sono il rappresentante. A proposito, tu hai bisogno di aiuto? 
  -Ecco...
Inghilterra sgranò gli occhi e si accigliò: -Non lo sai?
Scossi la testa e cercai di giustificarmi: -Se ne è sempre occupato Roderich, e...
  -La cosa mi sorprende, Ungheria. Ormai non dovresti più dipendere da Austria, sei una nazione indipendente da anni.
Sono le parole che ancora oggi mi risuonano in mente.
Sono le parole che mi fanno sentire debole.
Effettivamente, dopo la separazione da Austria e la perdita di Prussia, mi ero ritrovata sola. Gli amici che credevo amici si erano allontanati e nessuno poteva darmi una mano. Con fatica ero riuscita a ricostruirmi, ma la seconda guerra mondiale mi aveva di nuovo gettata in ginocchio. Sentirsi dire certe parole da una nazione industrialmente più potente come Inghilterra non mi aiutò a riprendermi per un bel po'.  
  -Buona giornata.

Francis, Antonio e Gilbert si guardarono.
I primi due con ancora indosso l'elegante abito, mentre l'altro vestito nel modo più casual possibile, uno stile che non gli si addiceva: sembrava un comune essere umano. Conservava tuttavia un certo orgoglio. Dopotutto era stata una delle regioni tedesche più importanti della storia. 
Avevo raccontato loro l'episodio avvenuto qualche ora prima, cercando di essere più impassibile che potevo, ma ci ero rimasta talmente male che alla fine non riuscii a dimostrare la mia solita sfacciataggine.
  -Io non ho mai avuto intenzione di imparare l'inglese. Se fosse per me, gli consegnerei ogni pratica in spagnolo o in portoghese. - esordì Antonio senza smettere di consumare il proprio pranzo e dimostrando un lato dispettoso che usciva fuori solo quando si parlava di Inghilterra.
Ci eravamo riuniti con il proposito di pranzare insieme, cosa che accadeva assai raramente, visto che Spagna desiderava trascorrere le ore in compagnia del Sud Italia, del Belgio e dei Paesi Bassi, e Francia andava a importunare una nazione alla volta. Non so cosa facesse esattamente Gilbert, ma avevo sempre pensato che aiutasse il fratello in alcune faccende politiche. Era suo dovere, visto che la Germania, almeno dal punto di vista immaginario, era ancora divisa.
Al contrario dell'altro, Gilbert disse:
  -Potresti chiedere a Ludwig: conosce benissimo l'inglese e svolge tutto il suo lavoro traducendo dal tedesco.
  -Oh, no! Se lavora già tanto, non posso proprio farlo! E poi Inghilterra ha ragione: dovrei imparare ad essere più indipendente ... e l'inglese.
Stavolta l'albino fece una smorfia: -L'ho sempre detto io, a proposito di Roderich intendo... Beh, se vuoi lavorare da sola, fatti tuoi...
  -Sappiamo bene che Elizaveta è testarda, ed è per questo che l'apprezziamo - intervenne Francis.
  -Quindi, ma cherie, se vuoi imparare l'inglese, basta chiedere. Angleterre e io siamo sempre stati in stretto contatto: conosco la sua storia e la sua lingua. Potrei darti un aiutino e offrirti una cena...
  -Grazie, Francis, ma farò da sola. Ho deciso così. Trascorrerò questa settimana e le feste natalizie in biblioteca, chinata sui libri di letteratura e lingua inglese.
   
 
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