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Autore: Leyton_Nenny    17/04/2014    1 recensioni
La casa era bruciata.
Nicole aveva visto le fiamme divampare dinnanzi ai propri occhi, il fumo nero le appannava la vista.
Non c'era stato niente da fare, niente dal salvare.
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Autore: Leyton_nenny
Titolo: Non ripetere gli errori di ieri
Squadra: pop
Canzone scelta: can't remember to forget, shakira ft rihanna
Genere: Romantico, Angst
Raiting: giallo
Introduzione: //
      
   
   
   
   
   
   
      
Non ripetere gli errori di ieri
   
   
   
   
      
      
La casa era bruciata.
Nicole aveva visto le fiamme divampare dinnanzi ai propri occhi, il fumo nero le appannava la vista.
Non c'era stato niente da fare, niente dal salvare.
Aveva osservato le travi incendiarsi, il soffitto cadere sul letto che avevano condiviso.
Era passato solo un mese da quando Russell aveva abbandonato il piccolo appartamento, trentun giorni che si erano susseguiti nella monotonia delle giornate uggiose di Marzo.
La pioggia era incessante, la nebbia vorticava offuscandole vista.
Ma quel 15 Aprile il sole brillava, incapace di riscaldare l'aria gelata della Scozia.
E lei restava al freddo, ad osservare i resti fumanti di quella casa, con le lacrime calde che le rigavano il volto gelato. Anche il cuore sembrava essersi congelato quella notte.
   
Nicole affonda le mani tra le macerie, il soffitto è ancora pericolante, i calcinacci cedono e si abbattono sul suolo.
Tutto è in bilico, un po' come lei che lotta per farsi strada fino alla camera da letto.
La tavola di legno su cui aveva inciso una frase che svetta sopra la testata di esso è caduta e si è spezzata in tre parti: la prima dice solo "not", il secondo pezzo è il più grande degli altri "repeat yesterday" e un apostrofo marca il segno di rottura con la terza parte "s mistake".
Insieme, formavano la frase "not repeat yesterday's mistake". Non ripetere gli errori di ieri.
Nicole osserva con attenzione il pezzo centrale, che ora dice solo "riavvolgi fino a ieri". E pensa che, da un mese a quella parte, è tutto ciò che vorrebbe. Vorrebbe poter tornare indietro, poter cancellare tutto. Poter evitare di sentire, di essere. Vorrebbe non aver mai conosciuto Russell, o forse vorrebbe solo che lui non se ne fosse mai andato. Che lui avesse avuto la forza di restare.
   
"Sparisci!"
Nei suoi ricordi, il suo stesso tono di voce sembra alieno, violento.
Lui era caparbio, la osservava negli occhi mentre lei voleva solo che abbassasse lo sguardo.
"No."
"Non voglio vederti, voglio che te ne vada. Non siamo più le stesse persone di due anni fa, tu non sei più la persona gentile che si preoccupava per me. Mi ferisci, mi lasci da parte, non t'importa. So capire quando sono indifferente ad una persona."
Russell aveva abbassato lo sguardo. Le sue parole lo avevano ferito.
"Dimmi che mi ami" aveva continuato lei, con le lacrime che le rigavano il volto.
Lui si era avvicinato, aveva sfilato i guanti abbandonandoli sul marciapiede e l'aveva abbracciata. Le lacrime erano diventate più copiose.
Russell che manteneva le distanze, Russell che non la baciava mai sul suo posto di lavoro. Russell che la baciava con candore, Russell che non riusciva a stare senza rapporti carnali ma che cercava di mantenere le distanze per lei. Russell non abbracciava. Russell non stringeva nessuno al petto con fare protettivo. Russell non baciava sulle guance, Russell non era fatto per relazioni innocenti. Russell voleva sentire, voleva provare. Mentre lei voleva solo sentirsi al sicuro.
"Non mi abbracciare" aveva sussurrato "se mi abbracci non riesco ad arrabbiarmi."
Lui aveva allentato la presa e l'aveva guardata. E lei si era alzata sulle punte dei piedi e lo aveva baciato.
Russell aveva assaporato le sue lacrime e ne aveva scostata una con le dita fredde.
   
   
Nicole osserva il frammento centrale e lo incarta con delicatezza: quello era il loro motto, ciò che si erano impegnati a rispettare. Non commettere più gli errori del passato.
Erano giovani, troppo inesperti per capire l'amore.
L'una con esperienze traumatiche alle spalle - un padre violento ed una madre assente, quasi al limite dell'apatia - l'altro storie di sesso, dove l'amore era l'ultima cosa che cercava.
Ma si erano trovati. Si erano scelti, si erano capiti.
Non ripetere più gli errori del passato. Anche loro erano uno di essi.
   
Russell si era allontanato da lei sciogliendo quel bacio e si era rimesso i guanti che aveva adagiato sull'asfalto.
"Non ti amo più" aveva sussurrato e si era allontanato.
Nicole si era accasciata sul marciapiede bagnato ed aveva iniziato a piangere.
   
Russell osserva una sola foto sul computer. Non ne avevano mai fatte, lui e Nicole, non ne avevano mai sentito la necessità. Tutto sembrava così eterno che la sola idea di immortalarlo non gli era nemmeno passata per la testa.
Ma poi era arrivato Jared e, per caso, li aveva immortalati in un bacio di un secondo. Voleva solo immortalare la combriccola, e loro in quell'istante si erano baciati.
Jared dopo qualche tempo era sparito dalla circolazione e lui ci aveva impiegato settimane per riuscire a  contattarlo e ricevere quella foto.
I capelli neri di Nicole sono in contrasto con la sua pelle diafana, nell'immagine indossava la maglia nera che a lui piaceva tanto.
Gli piace come quel colore le stava come le sue labbra sembrassero più rosse ed i suoi occhi contornati dall'eye-liner fossero più profondi.
E poi c'è lui, occhi chiari e capelli rossicci, rasato solo perché a lei lui piaceva così, coi capelli rossicci e le labbra sottili e chiare. Molto più alto di lei. Non che ci volesse molto comunque, Nicole è piuttosto esile.
Ricorda le sensazioni che gli attraversano la schiena quando la stringeva e le accarezzava la schiena, come riusciva a sentire le vertebre della sua spina dorsale sotto le dita, la consistenza dei muscoli della schiena e la morbidezza delle braccia poco allenate.
Gli piace il modo in cui lei sorride, il modo in cui si entusiasma per ciò che non conosce ed il modo in cui spiega pazientemente ciò che la appassiona. Il modo in cui gli sfiorava il braccio e lo stringeva con forza quando aveva bisogno di conforto oppure quanto il suo corpo ardeva quando dormiva. Ricorda i suoi piedi freddi quando andava a letto e la sua mania di dormire con una gamba fuori dalle coperte per "regolare la temperatura corporea" come la giustificava lei.
   
"Ho bisogno di te"
Lame gli avevano trafitto il petto quando aveva letto quel messaggio. Non parlavano, non si vedevano. Ma si scrivevano, perché la lontananza era insopportabile a entrambi.
"Stai bene? Cosa è successo?"
Silenzio.
Entrambi sapevano cosa voleva dire: non ripetere gli errori di ieri.
Si era pentita. Ma lui non aveva demorso ed aveva continuato a fare domande, che venivano ricevute da un cellulare spento.
"Ho sbagliato a scriverti, non ne avevo alcun diritto"
La sua risposta era arrivata la mattina presto, dopo una notte insonne. Lui l'aveva osservata per ore, non sapendo cosa rispondere.
Lei aveva continuato.
"Ho un ragazzo, adesso"
Nuove lame gli avevano trafitto il cuore. E lui aveva iniziato a scrivere.
"Ti odio"
"Mi hai spezzato il cuore"
"Non mi ami più?"
"Torna con me"
"Ti amo"
"Non riesco a dimenticarti"
"Aspetterò"
Ma non ne aveva inviato nemmeno uno.
"Mi ami ancora?"
Era stata lei a scrivere.
"Perché?"
"Non merito una risposta?"
"Forse"
"O è sì o è no. Non esiste un forse."
Ma lui non aveva più risposto: ammetterlo sarebbe stato come pugnalarsi da solo.
Così si era ubriacato e si era presentato nel vecchio posto di lavoro di lei, aveva trovato una donna e ci era andato a letto. Perché il sesso era più semplice, era l'amore a complicare tutto. Ma mente baciava la donna senza nome, non riusciva a non pensare a quelle labbra morbide e quella risata timida, alla sua innocenza quando lei sussurrava "Sembri affannato" quando la baciava con ardore.
   
Nicole osserva le pareti annerite, le sue mani sono sporche di fuliggine e polvere.
E piange, le lacrime lavano la faccia sporca di cenere, mentre lei continua a scavare tra le macerie.
Non è rimasto niente da salvare nella casa, nessun ricordo che si riferisse al vecchio proprietario. Perché
Russell se n'era andato ed aveva abbandonato l'abitazione. Aveva fatto le valigie in silenzio ed aveva lasciato le chiavi sul cassettone che tenevano in camera.

Aveva mentito.

Nicole sapeva che conseguenze avrebbe comportato dire a Russell che si era rifatta una vita: anche lui avrebbe cominciato a rifarsene una.
E così restava ferma, osservava il cane che lui le aveva regalato per il compleanno che le chiedeva di
Russell, che sobbalzava ogni volta che il campanello suonava sperando che fosse il padrone.
Nicole restava ferma, incapace di muoversi, incapace di dimenticare.
"Dimmi una sola ragione per la quale dovrei passare i prossimi cinquant'anni con te."
"Perché mi ami, perché posso farti il caffè ogni mattina. Perché io lo voglio."
Quella era stata la prima risposta. La seconda volta che lei gli aveva fatto quella domanda, era stato il giorno in cui si erano lasciati.
"Non so cosa succederà tra cinquant'anni, so a malapena cosa succederà domani."
La risposta la aveva ferita.
   
Non sono più le stesse persone, Russell lo sa bene.
Lei è sempre stata piena di vita, ha sempre avuto dei sogni talmente grandi che era impossibile contenerli.
Voleva viaggiare, vedere il mondo, trovare un posto tranquillo dove vivere. Voleva sperimentare. Voleva imparare a dipingere, pubblicare un libro, imparare a suonare il pianoforte, migliorare le proprie doti canore e riprendere in mano la chitarra. Voleva sapere come era fatto un aereo, imparare a guidare, percorrere il cammino di Santiago, diventare archeologa e medico, imparare tante lingue, salire sulla torre Eiffel, visitare il Corridoio Vasariano, lavorare in Russia, in Giappone ed in America.
Russell invece si è sempre accontentato del proprio posto, ha sempre sperato in una promozione che non è mai arrivata ma non ha mai voluto fare pressioni al proprio capo. Lavora settanta ore a settimana e spendeva il tempo rimanente a bere con gli amici in un qualche pub o con Nicole. Ora che lei non c'è più, si è ritrovato sempre più spesso ubriaco e stanco, solo e triste. E così beve per dimenticare ciò che vuole così ardentemente rivivere. E resta sobrio solo per ricordarsi di dimenticare.
   
Le aveva mentito.
Lei gli aveva chiesto piani per il futuro e lui li sapeva bene: l'avrebbe seguita, avrebbe fatto di tutto per starle vicino, per trascorrere gli anni a venire con lei. Ma la sua presenza le avrebbe tarpato le ali: l'aveva vista sprecare tempo dietro un lavoro che non le piaceva, affannarsi in una routine che le andava stretta.
Era infelice. Di notte la sentiva rigirarsi nel letto, sempre troppo stanca per leggere il libro che aveva abbandonato da mesi sul comò. Non che non le piacesse, lo aveva elogiato tante volte davanti a lui.
E così l'aveva liberata dalla sua presenza, aveva capito che lui era il peso che la trascinava verso il fondo, che la teneva ancorata ad un'esistenza mediocre. E lei meritava la grandezza, era stata creata per quello.
   
Nicole impacchetta le ultime cose, il camion della ditta di trasloco è arrivato. L'autista suona varie volte il clacson per catturare la sua attenzione - non c'è elettricità, nell'appartamento quindi il campanello non funziona.
Nicole apre la porta e fa entrare l'uomo per farsi aiutare con gli scatoloni.
Ogni cosa è stata consumata dall'incendio, solo pochi oggetti si sono salvati dal fuoco. E il suo amore non è tra quelli.
Aveva chiamato Russell in fretta, non sapendo a chi affidarsi. Ma lui non aveva risposto.
   
"La casa sta bruciando"
La risposta all'sms era arrivata dopo i pompieri e lei aveva avuto tempo a sufficienza per pensare e per piangere.
"Cosa è successo? Stai bene?"
Le mani le tremavano, il cellulare rischiava di caderle dalle dita mentre digitava.
"Sto bene. Ma non voglio più sentirti. Voglio che tu sparisca dalla mia vita."
Lui non si era più fatto sentire.
   

Russell la notte dell'incendio si era ubriacato, e così quelle dopo. Fiumi di alcool annebbiano la sua vita mentre cerca di ricordarsi di non dimenticare. Di non ripetere gli errori del giorno precedente.
Ma tutto sbiadisce, tutto viene consumato ed assorbito dall'alcool e dal sorriso di Nicole che s'illumina sotto il chiaro di luna un istante prima del loro bacio.
Tutto scompare, mentre lui continua a scrivere messaggi che non invierà mai.
"Ti amo ancora"
La verità non verrà mai a galla, affogata da birra economica.
  
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