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Autore: Locked    17/04/2014    3 recensioni
Kurt torna al McKinley dopo il suo soggiorno alla Dalton, ma il rapporto con Blaine è diverso da quello che conosciamo. 
Niente "Oh, there you are" o "You move me, Kurt"; solo una splendida amicizia. 
Tanti chilometri tra di loro, una Rachel un po' inquietante e un Sebastian fin troppo paziente.
Riuscirà la distanza ad avvicinarli più di quanto si aspettano?
[sms+description]
*
(6.50)
Kurt?
(6.53)
Kuuurt?
(6.57)
Kuuuuuuuurt?

 
(6.59)
Blaine.
 
(7.00)
Oh, ma allora non stai dormendo!

 
(7.02)
Oh, no. Assolutamente. Chi potrebbe mai dormire alle sette di mattina della domenica?
*
Alzò di nuovo lo sguardo verso i suoi amici, incontrando un paio di occhi caramellati. “Tu!” esclamò fingendosi indignato. Blaine scrollò le spalle mormorando a mezza voce “Colpevole” e spalancò le braccia. Kurt lasciò cadere la sua tracolla stracolma di dvd sul pavimento con poca grazia e si lanciò letteralmente tra le braccia di Blaine. Respirò a fondo il suo profumo, così simile all’aria dei boschi mescolata all’odore della pioggia, , e incastrò le braccia attorno al suo torace e il viso nell’incavo del suo collo. “Mi sei mancato” Mormorò.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel, Rachel Berry, Santana Lopez, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Kurt
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali:
Hey there! Sono secoli che non ci leggiamo - lo so, la colpa è tutta mia *sigh*. Ma sono tornata, e grazie a queste benedette vacanze di Pasqua - per cui approfitto per farvi gli auguri <3 - ho in programma di scrivere mooolto di più. :D Vi lascio al capitolo; niente sms per stavolta, ma torneranno, abbiate fede.
Un bacio!



 
Capitolo V. Dove Sebastian improvvisa una fuga e a Blaine svolazzano le ciglia.



“Ragazzi, noi dobbiamo andare.” Disse Jeff, afferrando il braccio di Nick e tirandolo verso di lui. “Abbiamo il coprifuoco della Dalton anche nei weekend.” Concluse sbuffando.

“Già, aspettatemi; vengo anch’io con voi.” Sebastian scattò in piedi, afferrando la mano di Thad. “Tu?” gli chiese, stringendo la presa per un attimo. Il moro annuì ed entrambi sorrisero, voltandosi verso Jeff, che aveva già sfilato dalla tasca dei jeans le chiavi della sua auto.

“Auguri, signorina!” esclamò quindi, rivolto verso Kurt, che lo fulminò con lo sguardo, prima di sciogliersi in un sorriso.

“Aspettate, e io?” si allarmò Blaine “Trent e Ethan sono già andati via, non ho un passaggio.” Concluse, stringendosi leggermente nelle spalle.

Sebastian ammiccò velocemente verso Santana, che ghignava dietro alla sua bottiglia di birra. “Be’, mi dispiace, ma scommetto che troverai qualcuno più che felice di ospitarti per la notte.” disse, e abbandonò l’appartamento in poche falcate, trascinandosi dietro un Thad dall’espressione confusa.

Le ciglia di Blaine svolazzarono un paio di volte, prima che si rendesse effettivamente conto di ciò che Sebastian aveva appena suggerito. L’istante successivo, le sue guance avvamparono e abbassò gli occhi verso le sue scarpe, fissandole intensamente.

“Credo che anche per noi sia ora di andare.” Mugugnò Finn sbadigliando. Rachel gli strinse la mano e si aggiustò la spallina del vestito, prima di correre verso Kurt e stritolarlo in una morsa mortale. “Rach, mi servono ancora i polmoni!” tossì lui, ricambiando l’abbraccio.

La ragazza sbuffò, stringendolo nuovamente, prima di allontanarsi e schioccargli un bacio al lucidalabbra alla fragola sulla guancia. “Buonanotte, vecchietto!” esclamò, correndo a riafferrare la mano di Finn.

“Rachel Barbra Berry, il fatto di essere nata due mesi dopo di me non ti dà il permesso di chiamarmi—“ ma la moretta era già scomparsa dietro alla porta.

Kurt sospirò, e si accasciò su un divanetto. Blaine lo seguì, sedendosi cautamente al suo fianco.

Nella stanza erano rimaste pochissime persone, oltre loro due; Santana e Brittany, le mani intrecciate, intente a ridacchiare, Tina e Mike, con i giubbetti in mano, che salutavano Mercedes.

“Io … Uhm … Chiederò a mio padre di … venirmi a prendere, suppongo.” Balbettò Blaine, stringendo nervosamente la stoffa della camicia tra le dita.

“Non dire sciocchezze, Blaine” sorrise Kurt “resti a casa mia, domani stiamo un po’ insieme e dopo pranzo ti riportiamo alla Dalton.” Si interruppe un attimo, prendendo un respiro “Mi sei mancato tantissimo.” Concluse, stringendolo a sé in un abbraccio.

Blaine inspirò a fondo il profumo alla vaniglia di Kurt, ricambiando la stretta e lasciando andare la tensione che non si era accorto di aver accumulato. Sorrise contro il colletto morbido della sua camicia, prima di domandare “Sei sicuro che non disturbi? Non voglio essere un peso per tuo padre.”

“Non sei un peso per noi, lo sai. Non ci sarà nessun problema. E poi non farei mai guidare tuo padre fino a Lima a quest’ora della notte.” Gli rispose Kurt. “Vogliamo andare? Si sta facendo tardi.”

Blaine annuì e raccolse il suo giubbetto e la sacca di Kurt, prima di voltarsi verso Mercedes e abbracciarla, promettendole che si sarebbero rivisti il prima possibile.

“E’ stata un’idea bellissima, non vedo l’ora che la scuola finisca per poter stare tutti insieme; i tuoi amici sono simpaticissimi.” La ragazza lo strinse un po’ più vicino e mormorò al suo orecchio, così che solo lui potesse sentirlo “E trattami bene Kurt, pasticcino.”

Le guance di Blaine presero fuoco e fu un sollievo uscire dalla casa e immergersi nell’aria primaverile, calda ma al tempo stesso pervasa dalla fresca brezza notturna. Kurt inspirò a fondo, immergendo le mani nel suo cappotto blu ed estraendo la chiave della sua auto.

“Vieni.” Disse a Blaine, che lo affiancò e camminò insieme a lui, le braccia che si scontravano ad ogni passo.

Kurt sbloccò l’auto e spalancò la portiera dal lato del passeggero con fare teatrale. “Prego, vostra altezza!”

“Credevo fossi tu il festeggiato, stasera.” Ridacchiò Blaine, accomodandosi sul sedile.

“Mh, sciocchezze.” Fece l’altro, sventolando una mano in aria e rivolgendogli un occhiolino.
 
 
*
 
 
“Sei sicuro che non disturbi? L’ultima volta che ho dormito qui tuo padre non ne è stato troppo felice.” Sussurrò Blaine sulla porta della casa di Kurt. “Smettila di essere così paranoico e fammi luce col cellulare, non riesco a trovare le chiavi.” Ordinò l’altro, rovistando nella tracolla piena di DVD; quasi improvvisò una danza della vittoria, quando estrasse il mazzo dalla borsa.

Si chiusero la porta alle spalle ed entrarono nel silenzio più assoluto. “Mio padre e Carole stanno dormendo.” Mormorò Kurt, facendo cenno a Blaine di seguirlo in cucina. Fece scattare l’interruttore e afferrò un blocco di fogli dalla mensola alla sua sinistra, prima di lasciare un messaggio a Burt.

Il pigiama party a casa di ‘Cedes è saltato perché i miei amici mi hanno organizzato una festa a sorpresa. So che lo sapevi. Blaine non aveva un passaggio quindi stanotte dorme qui. Non è ubriaco, stavolta, giuro. Siamo in camera mia, non pensare male e facci dormire, domani mattina.
Ti voglio bene.

Ps: non pensare male.

Arrossì leggermente, scrivendo le ultime due righe; strappò il foglio e lo lasciò al centro del tavolo. Blaine, per tutto il tempo, non aveva smesso di fissarlo, attendendo un qualsiasi cenno che gli facesse capire cosa doveva fare. Si riscosse quando Kurt lo afferrò per un braccio e lo strattonò gentilmente per le scale, conducendolo in camera sua.

Una volta che la porta fu chiusa alle loro spalle, si lasciarono scappare un sospiro sollevato e qualche risatina nervosa. Kurt si scompigliò i capelli e si sedette sul letto, respirando lentamente e lasciando che la tensione e l’adrenalina accumulate durante il giorno fluissero via dal proprio corpo. Colpì delicatamente la coperta accanto a sé, facendo cenno a Blaine di raggiungerlo.

“Allora … uhm … dove posso—?” balbettò l’altro a mezza voce, affondando nel materasso morbido del letto di Kurt.

“Oh, be’, dove vuoi, suppongo. Se per te va bene puoi anche dormire nel letto con me.” Rispose questi;  Blaine sollevò un sopracciglio triangolare e lui assunse una tonalità molto simile al magenta, non appena si accorse di ciò che aveva involontariamente proposto. “Oh, Dio! Non intendevo in quel senso. Possiamo dormire insieme, nel senso che c’è spazio nel mio letto – ovvio che ci sia spazio, è un letto a due piazze – e possiamo stare insieme.” Cercò di spiegarsi, agitando le dita nell’aria, per poi affondare il viso tra le mani. “Credo che adesso suoni ancora peggio di prima.” Borbottò sconsolato.

Blaine ridacchiò, lasciando scivolare un braccio attorno al suo addome per stringerlo a sé. Affondò il naso tra i suoi capelli castani e mormorò. “Sì, suona anche peggio” lo prese in giro “ma va bene. Per me va bene dormire qui, se anche per te è okay.”

“E’ okay.” Kurt riemerse dalle braccia di Blaine e si alzò. “Bene, allora; ti preparo una tuta e una t-shirt, tu puoi fare una doccia qui, io vado nel bagno in corridoio.” Sparì fuori dalla porta qualche istante più tardi.
 
 
*
 
 
Mezz’ora dopo Blaine uscì dal bagno, chiudendo attentamente la porta dietro di sé. Stretto nell’asciugamano di Kurt, si avvicinò al bordo del letto e afferrò la morbida tuta grigia e la maglia verde bottiglia ripiegate con cura. Le indossò; i pantaloni gli cadevano sotto i talloni e la maglia era larga sulle spalle, ma decise di non curarsene.  Strofinando i suoi ricci soffici e indomabili nell’asciugamano di spugna, si spostò vicino alla parete a destra del letto ed osservò le fotografie appese. Era già stato nella camera di Kurt e l’aveva esplorata più di una volta, sotto la guida esperta del proprietario, ma non si sarebbe mai stancato di scavare a fondo nelle immagini che raccontavano la vita del suo migliore amico.

Strofinò un polpastrello contro la superficie lucida della prima foto, quella con un Kurt piccolo e paffuto, seduto tra le braccia di sua madre, con in mano un giocattolo. Fissava l’obiettivo con aria furba, la bocca tirata in un sorriso gentile.

Blaine sorrise automaticamente e spostò lo sguardo sulla seconda istantanea; raffigurava Kurt a dieci anni, mano nella mano con suo padre, entrambi avvolti da due tute da lavoro sporche di grasso. Probabilmente era stato uno dei – fallimentari, a giudicare dall’espressione di Kurt, corrucciato e macchiato di nero sul naso -  tentativi di Burt di iniziare il figlio al mondo della meccanica.

L’ultima foto che riuscì a scorgere, prima che un colpo di tosse lo riportasse alla realtà, fu quella in cui Rachel e Kurt, evidentemente non consapevoli di essere al centro dell’obbiettivo di una macchina fotografica, discutevano, seduti su una panchina del parco di Lima, di chissà quale argomento. Rachel stava scuotendo la sua chioma castana e Kurt aveva gli occhi rivolti verso il cielo. Non doveva essere stata scattata più di un anno prima.

“Ehi” sussurrò, voltandosi verso Kurt, avvolto nel pigiama e con le guance arrossate dalla doccia.

“Ehi”, gli fece eco l’altro, avvicinandosi al letto “da che lato dormi, di solito?” chiese e indicò i cuscini, arrampicandosi sopra alle coperte.

“Sinistro” rispose Blaine “tu?”

“Destro.” Kurt sorrise e fece per seppellirsi sotto il lenzuolo.

“Aspetta, aspetta.” Lo bloccò Blaine, afferrandogli il polso. Alzò una mano, facendogli segno di fermarsi. Kurt incrociò le gambe e lo guardò incuriosito, mentre rovistava nella tasca della sua giacca. Qualche sbuffo di Blaine e qualche risata soffocata di Kurt più tardi, tornò trionfante a sedersi sul letto, nascondendo la mano sinistra dietro la schiena.

“Bene, uhm … so che la sciarpa di Rachel e Mercedes e il profumo di Sebastian sono stati dei regali meravigliosi—“ cominciò, ma venne interrotto da Kurt “Per non parlare della tracolla che mi hanno preso Nick e Jeff!”
Blaine ridacchiò. “Per non parlare della tracolla,” ripeté. “Ma io ho deciso di fare … qualcosa di diverso.” Mormorò arrossendo, tutt’un tratto insicuro. “Siamo amici da poco tempo; conosci Rachel, Mercedes e addirittura Santana da molto più tempo di quanto tu conosca me, ma questo non significa che non mi interessi di te.” Disse, guardando nei suoi occhi oceanici. “Ti voglio davvero tanto bene, Kurt; così tanto che non credo di riuscire a esprimerlo a parole, e tutto questo sta diventando terribilmente sdolcinato e non ho idea di cosa dire.” Kurt, lo sguardo azzurro velato da lacrime trasparenti, ridacchiò e afferrò il pacchettino che Blaine gli stava porgendo.

“Non dovevi prendermi—“ cominciò, ma venne immediatamente interrotto da Blaine. “Non dovevo, ma volevo. Aprilo.” Sorrise e strofinò il palmo della mano dietro la nuca.

Kurt strappò l’involucro, facendo scivolare la carta sul letto; anche qualcos’altro cadde giù con un lieve tonfo, ma non riuscì a curarsene. I suoi occhi furono calamitati dalla piccola cornice nelle sue mani.

“L’hai fatta tu?” esalò, osservando le scanalature nel legno verde e passando i polpastrelli sulle decorazioni attaccate agli angoli; un minuscolo papillon di carta a righe bianche e blu e dei ritagli di giornali di moda incollati assieme a formare una sorta di rivista.

L’istantanea raffigurava loro due in un primo piano; Blaine col volto seminascosto nel collo di Kurt, intento a sussurrargli qualcosa all’orecchio, gli occhi spalancati e un sorriso a decorarargli le labbra. Kurt, una mano davanti alla bocca e la testa gettata all’indietro nella risata, aveva gli occhi socchiusi e una miriade di minuscole pieghe a increspargli la pelle delle guance. Erano semplicemente loro due; nulla sarebbe potuto essere più spontaneo.

Blaine annuì, le guance e il collo color porpora. “Be’, la foto è stata scattata da Rachel e la cornice l’ho comprata in un negozio di decoupage, ma se ti riferisci alle decorazioni … sì. Ero davvero indeciso sull’immagine perché, insomma, so quanto adori le foto perfette, in posa e tutto il resto, ma questa mi sembrava okay. Comunque se non ti piace si può cambiare, ovviamente, non c’è problema!”

“Blaine, Blaine.” Kurt lo interruppe e bloccò le sue mani, che avevano preso a gesticolare nell’aria “E’ perfetta.” E gli buttò le braccia al collo, trascinandolo in un abbracciò un po’ goffo e impacciato, ma che sapeva terribilmente di casa.




L'angolino della ritardataria:

Sono tornata! *rotolano cespugli nel deserto*
Hola! Sì, dunque, vi ho fatto aspettare per via della gita - mi dispiace tantissimo, btw, ma ero distrutta e non avevo voglia di rifilarvi un capitolo meh solo per pubblicare qualcosa. Guardate il lato positivo, questo capitolo è più lungo! Sono stata brava, no? No; va be'. Credo che, avendo più tempo a disposizione, lo sfrutterò per scrivere ff - potrei, ma potrei ecco, avere in programma una ff a quattro mani con la mia dolce Ambros :3 -; quindi i prossimi aggiornamenti saranno regolari, salvo catastrofi.
Come dice Darren, vorrei venire lì e abbracciarvi uno per uno perché siete tanti, e non credevo che una sciocchezza come la mia storia potesse essere seguita da tutte queste persone. Mi fate un piacere immenso, piccoli cupcakes. *lancia caramelle e uova di Pasqua*
Un grazie speciale alle mie girls Miss Obrien e Mellark che recensiscono sempre, love you honeys! E ... niente, credo che me ne andrò a scrollare la mia dashboard piena di gif di Colfer che fa le flessioni; così, tanto per ammazzare il tempo. Btw, al solito, il mio Tumblr e *rullo di tamburi* la mia pagina Ask - non ho tempo per aprirne una su fb ora, lo farò più tardi, intanto vi lascio questa, aperta tipo dieci minuti fa -! Venite a farmi qualche domanda, così mi sento meno idiota. (:
Un bacio enorme! **
   
 
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