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Autore: herflowers    17/04/2014    4 recensioni
"Ma a Brigitte non restava che rimanere ancora lì, su quel palazzo, a guardare la vita che continuava nonostante in quel punto, sotto i suoi occhi, era stata spezzata la loro vita. Non le restava che rimanere lì e sentire ancora il tocco di Phil nel vento che le accarezzava la pelle, che la coccolava nonostante non riuscisse a vederlo. Perché non riusciva a vederlo, ma lo sentiva. Lo sentiva ancora e piangeva, piangeva proprio per questo."
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ricordo di te. 
 
 
 
Il vento soffiava leggero sui grattacieli e le luci illuminavano la città.
Quella città tanto trafficata quanto spettacolare. Quella Chicago che aveva spinto molti cercatori di avventura a dirigersi in quella terra, a vivere in quel territorio. Quella Chicago dei sogni che regalava a molti la speranza di una vita nuova, che dava la possibilità a molti di innamorarsi di quel caos che la regnava. Quel caos che nonostante tutto era un sogno fisso e chiuso in un cassetto.
Fino a pochi anni prima era stato il sogno di Brigitte. Quel sogno che l’aveva spinta a cercare lavoro tramite web, quel sogno che l’aveva spinta ad abbandonare la famiglia in Canada e ad emigrare in quella città illuminata. Trovò un lavoro molto buono, trovò un loft che condivise con alcuni inquilini e trovò la vita vera. La vita che aveva sempre sognato, le proprie responsabilità, la sensazione di libertà che la trapassava e la faceva sentire unica. Quella voglia che l’aveva spinta su quel grattacielo sul quale andava ogni sera dopo il lavoro. Da lì, seduta sul bordo piastrellato di un palazzo, guardava la vita che continuava ad affluire da ogni singola cosa, guardava come quella città non si stancasse mai di vivere giorno dopo giorno. Da quel grattacelo vedeva anche il mare, quel mare che aveva sognato guardando le cartine geografiche, del quale sperava di poter sentirne l’odore di salsedine guardando e sfiorando le cartoline che trovava nella buca delle lettere e sulle riviste. Aveva sognato tanto quella vita che le sembrava impossibile e, nonostante gli anni che aveva passato lì, non ci credeva ancora. Quello era tutto per lei. Quella città le aveva regalato l’amore. L’amore per la vita, l’amore per il proprio lavoro e l’Amore della sua vita. Quell’amore che tanto aveva cercato da cima a fondo e che aveva trovato sul viso di una sola persona. Quella persona l’aveva stregata, completamente.
Grazie al traffico di quella città, grazie alle luci che la rendevano viva, aveva incontrato lui. Aveva incontrato il suo Phil.
Phil, quell’uomo dagli occhi color nocciola che le faceva tremare le gambe, che le faceva battere forte il cuore. Quell’uomo che le aveva regalato, come Chicago, mille avventure, che le aveva regalato una ragione in più per sorridere.
Quando era al suo fianco vedeva tutto bianco. Per Brigitte il sole splendeva anche quando pioveva, solamente perché aveva al suo fianco il suo Lui.
Quei capelli arruffati che aveva le ricordavano casa sua, il Canada. Le ricordavano il prato selvaggio che aveva dietro casa, e quel profumo che si lasciava dietro le riportava alla mente ricordi che mai pensava di poter rivivere.
Le ricordava come da bambina correva per il giardino e il vialetto aspettando il ritorno della mamma, le ricordava di come si sedeva insieme a suo fratello sotto i cespugli di foglie rosse che suo padre piantò prima che lei e suo fratello nascessero.
Invece, il colore della carnagione di Phil le ricordava l’unica estate passata in Italia, da bambina, insieme alla nonna che la lasciò pochi anni più tardi.
Phil, Phil, Phil.
Phil le ricordava molte cose, ma le più belle erano i ricordi che avevano condiviso.
Brigitte non dimenticò mai di come si furono conosciuti; quella sera calda di Luglio, sotto la scritta gigante del cinema che presentava l’ultimo film d’amore atteso da miliardi di persone, si scambiarono un timido sorriso. Lei si voltò imbarazzata mentre lui, incapace di smettere di osservarla, sognava il suo sorriso mentre camminavano circondati dagli alberi del parco. Immaginava i riflessi dei suoi capelli rossi, legati in uno chignon, sotto la luce del sole estivo.
Quel parco, che lui s’immaginò la prima sera, visse a pieno, come Phil dopotutto, quella scena speciale. Entrambi camminavano in tuta da Jogging in modo tranquillo, prendendo fiato dopo la corsa precedente. Entrambi sorridevano scambiandosi occhiate fuggenti mentre arrossivano. Si fermarono sotto un albero di pesco e si sedettero su una panchina di legno dove Phil, girandosi verso di lei, allungò la mano verso la nuca rossa di Brigitte e, guardandola come per chiederle il permesso, le sciolse i capelli sfilando delicatamente quell’elastico che le tratteneva la chioma ondulata. Un filo di vento soffiò e i capelli di Brigitte le si sistemarono sulle spalle. Lei, nonostante gliene avesse parlato durante un caffè, odiava il modo in cui le ricadevano intorno al viso, ma lui le aveva detto che la vedeva bellissima, invece. Glielo ripeté nuovamente quel giorno, sotto il pesco e all’ombra di tutto e al riparo da occhi indiscreti, per poi accarezzarle il viso soffice al tatto, avvicinando i loro visi, lentamente. Quello fu il loro primo bacio, così romantico e fiabesco, secondo Brigitte. Ce ne furono altri dopo quello, ma lei lo riteneva Il bacio. Il migliore della sua intera esistenza.
Ricordava, inoltre, di come l’aveva tratta la prima volta che fecero l’amore. Ricordava i brividi, le carezze delicate di Phil, i baci rubati e le sue labbra ammorbidite dalle lacrime. Perché si, avevano avuto il loro primo litigio poche ore prima. Nonostante la furia di Brigitte, Phil tornò in quel loft e le chiese scusa perché non riusciva proprio a pensare di non poterla più rivedere.
Lui arrivò davanti alla porta del loft mentre lei, in preda alle lacrime, era sotto la doccia. Gli aprì uno dei ragazzi che condivideva il loft con lei, lo stesso ragazzo che li aveva fatti litigare, ma che era diventato totalmente indifferente, un semplice inquilino, per entrambi dopo quella notte fantastica.
Quando lei uscì dalla doccia, in accappatoio, vide la figura di Phil rannicchiata sul pavimento, con le gambe strette al petto e la testa appoggiata al muro. Il vapore uscì dalla stanza inondando il corridoio stretto e appannando leggermente gli occhiali che Phil indossava quella sera, quegli occhiali che usava quando si tuffava nello studio, che usava per leggere i romanzi della biblioteca.
Si alzò di scatto da terra sentendo già gli occhi pizzicargli, guardando Brigitte con occhi doloranti, con il cuore che faceva male. Si abbracciarono e si strinsero baciandosi e piangendo. Lei asciugò le lacrime di Phil mentre lui baciò quelle di Brigitte.
Quella sera, sotto la luce lunare che penetrava dalla grande finestra a tende spalancate, si coccolarono dolcemente sotto le lenzuola come si prendessero cura l’una dell’altra, aggiustando con un bacio quei frammenti dei loro cuori che si spezzarono poco prima.
Sorridendo, con il viso illuminato dalle luci della città, le ritornò alla mente il profumo che lasciò sul cuscino quando se ne andò la mattina seguente. Brigitte rimase mezza giornata abbracciata a quel cuscino odorando quel profumo che tanto le piaceva. Le piaceva da morire: gelsomino e more.
Brigitte sospirò sentendo un altro spifferò d’aria passarle attraverso i capelli. Ricordi, ricordi dolorosi di tempi indimenticabili.
Chiuse gli occhi e sorrise, sorrise davvero nonostante le immagini che le balenarono in mente in quell’istante. Quelle immagini che la fecero soffrire per tanto tempo. Quella sofferenza che nonostante le riempisse le giornate, il cuore e la mente, non la convinse a tornare in Canada perché lei, infondo, non aveva intenzione di dimenticarsi quei ricordi, quegli avvenimenti e quel posto che li aveva resi così reali che Brigitte sentiva sempre sulla sua pelle, li sentiva suo appena li rivedeva, appena li riviveva.
Le lacrime cominciarono a rigarle il viso mentre continuava a sorridere, sorridere come se non ci fosse stato un domani perché, infondo, lei e il resto potevano avere fine in qualsiasi momento.
Piangeva ricordando un giorno preciso che le cambiò l’esistenza. Ricordò quel giorno di Ottobre, il 14 Ottobre di alcuni anni prima.
Era entusiasta perché, proprio quel giorno, avrebbe presentato Phil ai suoi genitori, in visita temporanea, come suo fidanzato. Ormai stavano insieme da tempo e lui le aveva chiesto di diventare Sua. Completamente.
Brigitte uscì da lavoro e si avviò verso la biblioteca dove ne sarebbe uscito il suo Phil. Il traffico dell’ora di punta era una cosa inaudita. Ingorghi stradali, macchine, camion e gente in bicicletta fermi nello stesso punto per ore. Ogni dieci minuti si poteva vedere un leggero avanzamento dei mezzi, ma proprio non si sapeva come poterne uscire.
Brigitte non usava praticamente mai l’auto e preferiva camminare per le strade di Chicago assaporando la vita urbana e il bello che si nascondeva dietro quel lato inquinato. Perché dopotutto, lei vedeva il bello delle cose nonostante tutti lo criticassero senza sapere quello che andavano blaterando. Lei e Phil si incontrarono fuori la porta di vetro e si baciarono, spensierati. Decisero di pranzare prima dell’arrivo degli ospiti.
Scherzarono, si accarezzarono le mani l’un l’altro e risero. Risero tanto, scherzando sulle reazioni che i genitori di Brigitte avrebbero potuto avere. Brigitte arrossì appena Phil le disse di amarla profondamente. Glielo diceva spesso, voleva farglielo sapere, ma lei tutte le volte arrossiva violentemente e avrebbe continuato a farlo. Era da lei. A Phil piaceva quel suo particolare, lo trovava umano e adatto ad una ragazza del suo tipo. Che poi Phil, detta sinceramente, amava il lato ingenuo di Brigitte. Amava quello timido, quello forte e quello simpatico, scherzoso di lei. Amava tutto di lei. Amava il suoi capelli rossi, gli occhi verdi misti al castano e amava le sue labbra sottili e delicate. Gli piaceva quando, nervosa, si toccava le ciglia con l’indice, gli piaceva quando sorrideva mentre la osservava e gli piaceva quando la notte, tranquilla nel suo sonno accanto a lui, dormiva felice e spensierata.
La notte era la parte della giornata che Phil tanto amava. La notte, quell’espressione che vedeva di rado sul viso luminoso di Brigitte era tutta per lui, solamente per lui.
Vedere una Brigitte a quel modo lo rendeva fiero della sua vita, fiero e incredulo del fatto che lei amasse un tipo come lui. Vederla in quel modo lo rendeva felice come un bambino, spensierato come un bambino e, soprattutto, innamorato come un bambino. Quell’amore sincero e puro che solamente i bambini hanno, ma che lui era riuscito a portare in superficie per lei. Per la Sua lei.
Entrambi, mano nella mano e sorridenti, camminarono in direzione del centro dove aspettarono il bus. Da lì sarebbero iniziate le presentazioni ufficiali.
Entrambi erano emozionatissimi e per calmarsi, Phil andò a prendere due bicchieri di granita alla fragola, la preferita di Brigitte.
Brigitte singhiozzò improvvisamente, senza rendersene conto:
il traffico si era normalizzato. Le strade, tranquille come al solito, ospitavano qualche camion e taxi pronti a portare i cittadini ovunque volessero.
Brigitte si incantò a guardare i veicoli che passavano sfrecciandole davanti. Taxi giallo canarino accostavano a lato della strada caricando passeggeri, camion carichi correvano sull’asfalto e uomini in affari (probabilmente ambientalisti) in sella alla loro bicicletta pedalavano in direzione dei loro uffici. Brigitte spostò lo sguardo su Phil intento a chiudersi la porta della gelateria alle spalle. In mano teneva due bicchieri bianchi con la scritta nera della gelateria. Le sorrise e lei ricambiò.
In quel momento avrebbe voluto baciarlo e stringerlo tra le braccia. non vedeva l’ora che arrivasse al suo fianco.
Il semaforo scattò e Phil cominciò ad attraversare sulle strisce appena dipinte di bianco sull’asfalto.
Le sorrise nuovamente con gli occhiali sul naso e i bicchieri tra le mani. I loro sguardi non si lasciarono, comunicarono con lo sguardo. Si dichiaravano il proprio amore con uno semplice sguardo innocente, sincero e innamorato. Quel momento durò fino a quando Brigitte, ridendo tra se, non voltò il viso verso la sua destra e notò un camion sfrecciare senza sosta. Cominciò a imprecare mentalmente contro quell’autista senza cognizione, ma poco dopo le venne in mente che…
Phil stava attraversando quel tratto di strada. Si alzò in piedi di colpo e gridò parole incomprensibili persino per lei stessa. Stava urlando a Phil, al suo unico e vero Amore, di correre indietro e arrivare fino al marciapiede, ma lui non capì. Non capì fino a quando non si voltò nella stessa direzione nella quale guardava la sua ragazza, quell’essere bellissimo, e si accorse dell’abitacolo che gli andava in contro ad alta velocità.
Phil si bloccò in preda al panico, ma non fece in tempo a fare un passo e, rendendosene conto, si voltò verso Brigitte e urlò un silenzioso Ti amo con quei suoi occhi così dolci, ma pieni di paura e dolore,che fece eco nella testa di lei.
Phil era scomparso dalla sua vista lasciandola senza fiato, lasciandola sola, impietrita. La bocca spalancata e i polmoni sofferenti, svuotati da tutta l’aria che avevano. Il cuore aveva smesso di batterle, un groppo in gola le impediva di parlare, urlare, persino di sussurrare il nome di Phil. Non riusciva fare altro se non che accasciarsi a terra senza respiro. Le lacrime inondavano il suo viso cadendo sul marciapiede.
Ti amo.
Brigitte singhiozzò cominciando ad urlare, ancora seduta su quelle piastrelle fredde al tatto, sotto il leggero tocco del vento. Gridava, urlava disperata piangendo il suo amore, cercando di lasciar uscire quella parte di dolore immenso che le colmava il petto. Gridava e non sentiva nulla, nemmeno la sua voce. Ormai, da quel giorno, non sentiva più nulla se non dolore. Il suo cuore era diventato come ghiaccio e non batteva più, nemmeno per lei, nemmeno per la voglia di vivere. Nonostante questa voglia fu svanita quando vide il suo amato Phil in abito elegante, dentro quella bara che pochi secondi prima della funzione aveva chiuso lei stessa, dormire profondamente, dormire con un angelo. Il suo angelo.
Phil era il suo tutto. Phil era la ragione del suo sorriso, la ragione di ogni suo respiro, di ogni suo bacio, di ogni sua azione.
Phil era Brigitte, in un modo o nell’altro. Erano diventati una persona sola quella sera, davanti al cinema. Erano appartenuti l’una all’altra quando si scambiarono il primo dei tanti sguardi imbarazzati.
Ormai Brigitte era vuota, vuota come il cielo senza sole, senza nuvole. Da quel giorno invece di vedere tutto bianco, il colore della sua vita era il nero. Il nero che accompagnava ogni suo passo, che seguiva ogni sua azione. Il nero, era oramai diventata lei. Aveva deciso spontaneamente di rompere i rapporti con i genitori e con il fratello. Era rimasta sola al mondo se non fosse stato per quel piccolo esserino che era il loro bambino. Il bambino di Brigitte e Phil.
Brigitte voleva rivelarlo a tutta la sua famiglia quel giorno, ma il fato…
Affrontò la gravidanza completamente sola, si occupò del bambino da sola e il risultato quale fu? Una piccola copia di Phil di cinque anni.
Ogni anno, lo stesso giorno dell’incidente, Brigitte si recò sul grattacielo più alto della città che affacciava sulla strada che le aveva portato via il suo Amore e rimaneva lì, alla frescura di quella notte che tanto odiava. Dalla nascita del bambino, Brigitte vedeva le cose un po’ meno nere del solito. Era come se l’anima di Phil fosse nel corpo di quella creatura che era loro figlio e che insegnava a Brigitte a vedere tutto come una volta. Poco alla volta, cercava di farla tornare la Brigitte di Phil, quella ragazza solare, timida e unica al mondo. Quella ragazza che avrebbe dato la vita per vedere sorridere Phil e lo avrebbe fatto anche per il suo bambino, per quel bambino su cui Phil aveva immaginato la vita, quella vita da padre che lo avrebbe legato ancora di più a Brigitte. Quella vita che sarebbe stata loro, solamente loro. Ma a Brigitte non restava che rimanere ancora lì, su quel palazzo, a guardare la vita che continuava nonostante in quel punto, sotto i suoi occhi, era stata spezzata la vita loro vita. Non le restava che rimanere lì e sentire ancora il tocco di Phil nel vento che le accarezzava la pelle, che la coccolava nonostante non riuscisse a vederlo. Perché non riusciva a vederlo, ma lo sentiva. Lo sentiva ancora e piangeva, piangeva proprio per questo. Phil, nonostante tutto, nonostante la sua morte non l’aveva lasciata. Le aveva promesso il loro insieme per sempre e, quella persona che era Phil, non avrebbe mai spezzato una promessa.
Phil sarebbe stato sempre il suo Phil adorato, sarebbe stato sempre insieme a lei e sarebbe stato sempre dentro di lei, nel cuore.

 
 
   
 
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