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Autore: Tsuki5    18/04/2014    2 recensioni
Dal testo
“Roger, dimmi una cosa…perché continui a tornare qui?”
“Credo ci sia una sorta di forza che, alla fine di ogni avventura mi spinge a tornare da una certa bambina lentigginosa e petulante, fastidiosa e pure manesca…in effetti non so cosa me lo faccia fare, ma lo faccio comunque, quindi quella mocciosa deve piacermi almeno un po’.”
“Sei sempre il solito idiota.”
Genere: Generale, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold D. Roger, Portuguese D. Rouge
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Sei un pirata, no? Ebbene, voglio fare un giro sulla tua nave!”
“Sei una mocciosa impertinente e fastidiosa.”
“Non m’interessa quello che pensi di me. Voglio vedere una nave pirata. E’ il minimo che tu possa fare visto quello che è successo.”
“E che cosa sarebbe successo? MI sei piombata addosso, hai rotto tutte le uova che avevi nel cestino e mi hai obbligato a comprarti un gelato…ancora non capisco il nesso, avrebbe avuto più senso se ti fossi fatta ricomprare le uova. Comunque sia mi ritrovo qui perché una certa signorina non guarda dove mette i piedi… A proposito, come hai detto che ti chiami marmocchia?”
“Rouge. E non chiamarmi marmocchia, ho già sette anni, non sono una bambina!”
“Come vuoi mocciosa. Bhè io vado…”
“Roger! Volevo vederla…”
“Tornerò tra qualche tempo e allora potrai vederla.”
“Me lo prometti?”
“Promesso!”

Non era un caso il fatto che tutti guardassero da quella parte, verso quella cella buia dove un uomo incatenato se ne stava seduto a gambe incrociate ridacchiando sotto i lunghi baffi neri. Il “Re dei pirati” era diventato matto, questa era l’idea generale che percorreva i corridoi freddi e umidi di Impel Down, dove l’ultima cosa da fare era ridere.
Certo, se gli altri detenuti avessero visto ciò che aleggiava nella mente di Roger, ci avrebbero trovato qualcosa di molto buffo, come il viso lentigginoso e imbronciato di una bambina dal caschetto color pesca, che dondolava le gambe, gonfiava le guance e rinfacciava ad un povero giovanotto di averle procurato una sculacciata dalla madre per aver rotto le uova che doveva portarle. Perché poi il giovane in questione non le aveva mostrato la nave? Semplice, la suddetta nave ancora non esisteva; Roger non era altro che un ragazzo squattrinato, poco più che adolescente, con pochi compagni, un mucchio di sogni e una bagnarola che galleggiava a stento. Uno scapestrato, un incosciente e un testardo uomo di parola, secondo il quale le promesse andavano sempre e comunque mantenute.

“Roger!? Non ci credo, sei tornato davvero!”
“Ora se vuoi, puoi vedere la mia nave, mocciosa.”
Dopo tanti anni, circa dieci per l’esattezza, quella bambina petulante l’aveva riconosciuto all’istante e lo aveva chiamato con la stessa voce squillante che Roger ricordava a malapena. Di certo la voce era l’unica cosa rimasta uguale; il capitano si era stupito di quanto quel viso, che nella sua memoria era impiastricciato di gelato al cioccolato, fosse cambiato e allo stesso tempo riconoscibile.
“Entra a far parte della mia ciurma!”
“Sei completamente pazzo! Io non sono come te ,purtroppo non sono fatta per essere un pirata, il mio posto è questo.”
“Se tu non verrai con me, sarò io a tornare da te. Non ti libererai facilmente di Gol D. Roger!”

E così era stato. Rouge gli aveva sentito dire “Visiterò tutti i mari del mondo!”, “Attraverserò tutto il Grande Blu!” e ancora “Skypiea, stiamo arrivando!” , “Raggiungerò Raftel, fosse l’ultima cosa che faccio!”… lo aveva detto e lo aveva fatto ed era sempre tornato a Baterilla, in quella piccola isola del Mare Meridionale dove aveva trovato qualcosa di estremamente raro e prezioso.
E quel qualcosa di raro e prezioso migliorava, con immenso piacere di Roger, ogni volta che tornava a trovarla.
Hey mocciosa! Certo che ti sono cresciute due belle bocce!”
Anche i suoi schiaffi miglioravano di volta in volta; si poteva misurare la loro forza in base alla distanza che percorreva il cappello di paglia quando, dopo l’impatto, questo volava via dal testone di Roger finendo chissà dove. Poi, col passare degli anni, la tirata di baffi aveva preso il posto dello schiaffone sbalza cappello, mantenendo comunque
lo stesso impeccabile risultato.

Voglio raggiungere Raftel, partiremo domani.”
“Roger, dimmi una cosa…perché continui a tornare qui?”
“Credo ci sia una sorta di forza che, alla fine di ogni avventura mi spinge a tornare da una certa bambina lentigginosa e petulante, fastidiosa e pure manesca…in effetti non so cosa me lo faccia fare, ma lo faccio comunque, quindi quella mocciosa deve piacermi almeno un po’.”
“Sei sempre il solito idiota.”
Il sorriso di Rouge, quel sorriso incredibile, magico, il cui solo ricordo era in grado di riempire di fiori d’ibisco le pareti di quella maledetta cella.

“Rouge! Sono tornato!”
Il rumore di quella finestra che si apriva piano gli faceva venire ancora la pelle d’oca. Poteva vedere perfettamente Rouge, affacciata al davanzale della cucina, sguardo glaciale, braccia conserte.
“Tho, guarda chi c’è, il Re dei pirati.”
“Sei arrabbiata, non è vero?”
“Lei che dice?”
“E’ perché non ti ho salutato come si deve, vero?”
“Allora vediamo…sono passati circa tre anni, non ho mai avuto tue notizie da quando sei partito e sì, quando mi sono svegliata tu non c'eri, te la sei data a gambe.”
“Mi dispiace mocciosa, ma lo sai, non sono mai stato bravo con gli addii…ora fammi entrare, non sai cosa ho voglia di farti in questo momento!”
“Sì, ti piacerebbe! Sei sempre il solito egoista, stupido e irresponsabile senza cervello!”
“Wow, non pensavo di starti così a cuore, sono lusingato…ora però apri la porta.”
“Forse non hai capito, qui non si aprirà un bel niente, a costo di chiudere porte e finestre con un catenaccio! Entra dal camino se vuoi, ma sappi che lo accenderò non appena vedrò la tua stramaledetta testa di rapa infilarsi in quel tubo!”
“Allora ,camino inaccessibile ,porte serrate, finestre chiuse…e per quanto riguarda le gambe?”
“Sparisci idiota!”
Le pentole di rame lanciate con mira impeccabile alla nuca facevano male più degli schiaffi, questa era una delle poche certezze che Roger si sarebbe portato nella tomba.

Quella volta il Re dei pirati era tornato per restare, almeno per il tempo che gli rimaneva. L’idea della morte non era mai stata tanto amara come quando gli occhi di Rouge, messa al corrente del male incurabile, si riempirono di lacrime.
“Non puoi consegnarti alla Marina solo perché sei malato!”
Aveva urlato e aveva fatto male, terribilmente male.
E non pensi a noi? Avevi già pianificato tutto, sapevi già che ti saresti consegnato, avresti fatto meglio a non tornare affatto!”
E questo era stato anche peggio. Il solito ghigno era sparito dal volto del Re e ad Impel Down non rideva più nessuno.
“Metti la mano qui…lo senti?”
“Sì.”
Il Re dei Pirati aveva vissuto senza rimpianti, fino a quel giorno.
“E’ tuo figlio, e quando nascerà tu non ci sarai più. Come faremo?”
“So a chi affidarvi, devi solo fidarti di me a andrà tutto bene. Hai capito perché lo faccio, vero Rouge?”
“Credo di sì.”
“Sento che mi rimane poco da vivere. Credo che non riuscirei neanche a vederlo nascere.”
 

Era terribile sapere che quella luce, quella più luminosa di tutte si stava spegnendo, al di la del mare, per mano di quella che la gente comune chiama giustizia.

Rouge teneva stretto un giornale tra le mani, vi affondava le unghie, avrebbe voluto strapparlo se facendo ciò si fosse dissolta la realtà di quella foto impressa nella carta. Roger se ne stava sul patibolo, col solito sorriso da sbruffone. Non era mai stata tanto in collera con lui, avrebbe voluto prenderlo a schiaffi, fargli schizzare via quei maledetti denti usando un mestolo di legno, come una volta aveva tentato di fare, in risposta ad una battuta scandalosa e fuori luogo, tipica di Roger…eppure non riusciva a frenare le lacrime, non poteva smettere di piangere per quell’uomo che le aveva stravolto la vita.




“Hai delle pretese assurde!”
“Quali pretese assurde , scusa?”
“Sei infantile, dovresti pensare a ciò che dici prima di aprire quella boccaccia!”
“Non mi sembra che l’idea di avere dei figli sia una pretesa assurda. Ho già in mente i nomi! Se sarà una femmina Anne, se sarà un maschio…”
“…Ace, lo so. Gol D. Ace...devo ammettere che suona bene...”
  
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