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Autore: Smeralda Elesar    18/04/2014    4 recensioni
Saga guarda con un misto di noia e disgusto gli oggetti che Seiya ha posato davanti a lui.
Una tunica blu notte, un mantello bianco e una maschera smaltata.
Il rosso della cintura e delle pietre degli occhi spiccano con una vivacità crudele nell’atmosfera dai toni rarefatti di grigio e di blu del non-luogo in cui si trovano.
È un ambiente rettangolare, con un perimetro interno di colonne dai capitelli dorici.
A Saga non piace neanche stare lì: somiglia troppo alla sala del Gran Sacerdote.
Riporta lo sguardo su Seiya.
-No-
Dice solo, ancora prima che la richiesta sia formulata a parole.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gemini Kanon, Gemini Saga, Pegasus Seiya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Persona

 

 

Saga guarda con un misto di noia e disgusto gli oggetti che Seiya ha posato davanti a lui.

Una tunica blu notte, un mantello bianco e una maschera, la maschera, smaltata.

Il rosso della cintura e delle pietre degli occhi spiccano con una vivacità crudele nell’atmosfera dai toni rarefatti di grigio e di blu del non-luogo in cui si trovano.

È un ambiente rettangolare, con un perimetro interno di colonne dai capitelli dorici.

A Saga non piace neanche stare lì: somiglia troppo alla sala del Gran Sacerdote.

Riporta lo sguardo su Seiya.

 

 -No-

 

Dice solo, ancora prima che la richiesta sia formulata a parole.

Il Saint di Pegasus probabilmente se lo aspettava, perché parte subito al contrattacco.

 

-Per favore, Saga! Non possiamo farlo senza di te-

 

-E allora non lo farete. Meglio così-

 

-Ma noi dobbiamo…-

 

Saga ha un moto di fastidio che si traduce in una smorfia.

 

-Dobbiamo cosa, Seiya? Sconfiggere il male? Far trionfare la giustizia? Difendere la pace sulla Terra per gli uomini di buona volontà? Risparmiami la retorica, ragazzino-

 

Seiya lo guarda con una luce intensa negli occhi.

La luce di chi ci crede, non importa in cosa.

 

-Non è retorica, e tu lo sai-

 

Accidenti, il marmocchio sa il fatto suo!

Ha saputo mettere nella voce una nota così sincera che Saga c’è quasi cascato.

Per un attimo qualcosa ha avuto un guizzo dentro di lui, che lo ha trascinato indietro a quando Giustizia e Speranza erano… erano cosa?

Ma intanto ha quasi detto “sì”.

Si passa una mano sugli occhi e scuote la testa esasperato.

 

-Hai una vaga idea di cosa mi state chiedendo di rivivere?-

 

Finalmente Seiya sembra in difficoltà.

 

-Mi dispiace, Saga. So che per te sarà più difficile che per chiunque di noi-

 

Saga fa una nuova smorfia.

Non ha dubbi che Seiya possa provare a comprenderlo, nella sua ingenua generosità di ragazzo, ma cosa ne sa, Seiya, realmente, di lui?

Il Saint di Pegasus conosce solo la strada dritta dell’eroe che, anche se pesto e sanguinante, ne esce sempre vittorioso; non ha mai assaggiato la strada tortuosa del dubbio e del tormento, o della sconfitta definitiva.

 

-Oh, lascia perdere quel tono di compatimento. È facile per te, che sei l’eroe della situazione. Tu ed il tuo coro greco di amici smilzi ma terribilmente ostinati-

 

Seiya si muove a disagio, un po’ imbarazzato ed un po’ offeso dalle sue parole.

 

-Andiamo, Saga, lo sai che non è niente di personale-

 

-No, certo che non è personale. Non se sono io e non tu a dover lottare per mantenere la coscienza di te stesso. Hai idea di cosa significa, Seiya? Dover lottare continuamente, istante per istante, ogni momento della tua vita, per costringerti ad esistere? Per tenere insieme i pezzi del tuo io che altrimenti finirebbero sparati in giro come le schegge di una molotov?-

 

Non aveva intenzione di dirlo, ma l’esasperazione ha avuto la meglio sul suo contegno.

Non l’ha detto per essere compatito da quello scampolo di Saint (che teoricamente sarebbe anche un suo sottoposto) ci mancherebbe altro!

L’ha detto solo per sfogarsi.

Per buttare fuori un po’ di quella cosa amara e vischiosa che gli risale in bocca al solo pensiero che vogliono trascinarlo di nuovo, intenzionalmente, nell’inferno da cui sanno bene che ogni volta deve sputare sangue per uscire, lui più di tutti.

 

-Ma senza di te non avrebbe nessun senso, lo sai?-

 

Tenta ancora Seiya.

Saga non ne è sorpreso.

Quel ragazzo è sempre stato così: portare avanti i propri ideali, sempre, con fiducia inattaccabile.

Il Cavaliere.

Dopotutto è per questo che è stato creato.

 

-Non avrebbe nessun senso comunque- ribatte Saga aspro -Perché, Saint di Pegasus, tu credi davvero che abbia un senso, ancora, dopo tanto tempo, fare sempre le stesse cose? Tradire, lottare, la scalata alle Dodici Case, la dea Athena, riempirci di mazzate uno con l’altro… Perché dovremmo?-

 

-Perché hanno bisogno di noi, Saga! I Saint della dea Athena sono guerrieri che compaiono quando l’umanità attraversa un periodo di crisi-

 

Di nuovo quella luce negli occhi castani di Seiya e di nuovo quel guizzo irritante dentro di lui, come il baluginio di un fuoco spento ma che si contorce ancora sotto il grigio della cenere.

Per un momento, un altro minuscolo, bastardo momento, anche lui ci ha creduto.

No! No, non si farà convincere, per niente al mondo.

 

-La razza umana è sempre in crisi, per un motivo o per un altro-

 

Ringhia Saga.

 

-Per questo ci siamo noi! Noi siamo i guerrieri della Speranza-

 

Risponde di nuovo Seiya.

Testardo. Ostinato. Maledetto lui e la sua fiducia inattaccabile.

In quel momento Saga odia la luce che brilla negli occhi del ragazzo castano come a suo tempo ha odiato la fede di Aioros in una neonata.

La odia e insieme la invidia terribilmente.

 

-Sparisci-

 

*

 

Kanon emerge dall’ombra, forse da dietro una colonna, e per un po’ resta a guardarlo, prima di decidersi a parlare.

 

-Brutta situazione, eh, fratello?-

 

-Pessima-

 

Mugugna lui in risposta, e Kanon annuisce.

 

-Sono d’accordo-

 

Saga lo studia di sottecchi per un paio di secondi.

 

-Kanon, lo so che quando tu dici di essere d’accordo con me è solo perché subito dopo mi dirai qualcosa che non mi piacerà. Avanti, dimmi cos’è e facciamola finita-

 

Il sorriso di Kanon aleggia nella penombra.

Invece di rispondere, il fratello gli mette le mani sulle spalle e lo attira verso di se.

È tiepido e rassicurante, e Saga non fa nulla per sciogliersi dall’abbraccio.

 

-Non c’è nulla di male, ni-san, è normale che tu abbia paura-

 

Mormora Kanon al suo orecchio.

Saga è scosso da un brivido.

Sì, è esattamente quello: lui ha paura.

Ha troppa paura di rivivere di nuovo quell’inferno.

Si irrigidisce ma ancora non tenta di allontanarsi.

 

-Kanon, dimmi la verità, tu credi che Seiya abbia ragione?-

 

-Su cosa?-

 

-Sul fatto che noi serviamo ancora. Sai, i guerrieri della Speranza e tutto il resto-

 

-Sì, io ci credo-

 

-Da quando tutta questa fede?-

 

-Come se tu non lo sapessi-

 

Infatti Saga lo sa.

Da quando Kanon ha scoperto che a risparmiargli la vita e a confortarlo nella sua agonia era la stessa dea bambina che lui considerava inutile e che voleva uccidere.

Da quando ha scoperto di aver ricevuto amore in cambio della sua malvagità.

 

-Scusami, Kanon-

 

-No, non è niente. Il punto è che ognuno di noi deve fare la sua parte. Ognuno di noi serve a qualcosa. Io sono il Peccatore: servo a dimostrare che chiunque merita di essere amato e può cambiare grazie all’amore. Anche tu, Saga, sai cosa sei-

 

Saga lascia andare un sospiro che sposta in uno sbuffo color turchese i capelli sulla spalla di Kanon.

Sì che lo sa qual è il suo ruolo in quel mosaico.

 

-Io sono il Nemico. Io servo a dimostrare che anche un avversario superiore si può sconfiggere con la forza di volontà. E che in tutti gli uomini esistono sia il Bene sia il Male-

 

Dice con voce piatta.

Lui è stato creato per quella parabola che si replica sempre uguale: prima il potere illimitato e poi la disfatta.

E il suo tormento che si ripete.

 

-Mi farà male-

 

Geme piano.

In quel momento che è inerme e spaventato le braccia di suo fratello lo stringono più forte.

 

-Mi dispiace, Saga- Mormora Kanon con un sospiro -Purtroppo è così: noi cattivi facciamo sempre una brutta fine. Noi siamo le vittime sacrificali per ricostruire il senso di sicurezza di chi ha a che fare con la nostra storia-

 

-Ma almeno servirà a qualcosa, se accetto di rivivere tutto?-

 

Chiede incerto.

 

-Certo che servirà. A parte il fatto che, senza la cattiveria e la malvagità, la letteratura sarebbe una noia mortale, in ogni caso il Male serve più di ogni altra cosa. E noi siamo il Male-

 

Stavolta il sorriso di Kanon si tinge di una sfumatura maligna che però scompare subito.

 

-Noi serviamo per diventare tutto quello che c’è di negativo nella mente di chi ci vedrà. Tu non sarai solo Saga dei Gemelli: tu sarai anche il professore antipatico, il genitore autoritario, sarai la paura del buio, sarai il mostro che si nasconde sotto il letto, sarai la parte cattiva che ogni essere umano si porta dentro, e sarai tutti gli ostacoli della vita che sembrano insormontabili. E quando sarai sconfitto da un ragazzino che è oggettivamente inferiore a te, tutti tireranno un sospiro di sollievo, e penseranno “Allora anche io ce la posso fare”. Ti sembra poco, Saga? Il nostro ruolo è quello più ingrato, certo, ma è anche il più importante-

 

Sì, è vero. Saga lo sa.

In realtà lo ha sempre saputo, ma aveva bisogno di sentirselo dire da qualcuno che potesse capirlo.

 

- Insomma, farò da punching-ball psicologico per un branco di gente che si fa un mucchio di seghe mentali -

 

Sbuffa contro il collo di suo fratello.

Dalla lieve contrattura dei tendini capisce che Kanon sta sorridendo con quel suo sorriso di amara ironia.

 

-Sì, hai afferrato il concetto-

 

Saga sospira di nuovo.

Sarà doloroso e sarà un orribile incubo, come ogni volta, ma servirà a qualcosa.

Si lascia cullare ancora un po’, solo pochi istanti di comprensione in più, poi si stacca dall’abbraccio di Kanon e riprende le cose che Seiya ha lasciato lì.

La tunica blu gli scivola addosso.

La cintura rossa spicca attorno ai suoi fianchi come una promessa del sangue che presto dovrà versare.

Succederà tutto di nuovo.

Aioros. Sion. La bambina. Tradimento, potere, dolore e follia.

Nella speranza che sia per il bene di qualcuno.

La maschera blu scuro copre di nuovo il suo volto.

Quando si volta verso Kanon già non è più lui: è diventato ancora una volta il Sacerdote. Il Nemico.

Kanon annuisce.

 

-Fidati, ni-san, è la cosa giusta da fare-

 

-Può darsi- Saga scrolla le spalle -Ma Kanon, mi spieghi a te che ti frega? Tu neanche ci sarai in questo film!-

 

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Cantuccio dell’Autore

 

AH! Ce l’ho fatta!

Il fatto è che ci tenevo tanto, ma proprio tanto, a scrivere qualcosa sul film PRIMA che uscisse il film.

E ce l’ho fatta! *fa la ruota e razzola in cerchio come un tacchino*

 

Comunque, a parte le mie fesserie, ora passiamo alle note… su, cominciate a cantare XD

 

-Tutta questa roba dei personaggi che recitano se stessi, come i “Sei personaggi in cerca di autore” di Pirandello, si chiama meta teatro.

 

-Il titolo, “Persona” è un concetto latino (ed andrebbe accentato con una quantità lunga sulla o ): vuol dire personaggio nel senso di “maschera di teatro”. Uno stereotipo, tipo il servo astuto, il miles gloriosus, il vecchio avaro, la cortigiana ed altri. Le maschere della commedia dell’arte in pratica. E questo perché…

 

- …Mi è balenata l’idea che ognuno dei Saint rappresenti qualcosa, un po’ come se fossero delle carte dei tarocchi.

Kanon è il Peccatore, Saga è il Nemico, Aioria è la Verità, Aioros è la Fede, e… e per ora basta, non me ne vengono altri.

 

-A proposito di Saga e della sua doppia personalità. Allora, di solito si dice che Saga sia uno schizofrenico, ma in realtà non è proprio così: la schizofrenia ha altre manifestazioni, e solo una piccola percentuale degli schizofrenici crea un alter ego tipo “Dr Jekyl and Mr Hide”.

 

-Ni-san vuol dire “fratello maggiore” in giapponese. È l’ultima cosa che Kanon dice prima di morire insieme a Radhamantys, ed io l’ho sempre trovato commovente quell’ultimo pensiero rivolto a suo fratello.

 

-Il discorso di Kanon sul Male è meglio noto come “catarsi”.

 

-I capitelli della sala del Gran Sacerdote per me sono dorici perché è lo stile più arcaico e quindi più vicino all’epoca mitologica a cui si rifà Saint Seiya.

 

-Ho visto su Internet le foto del Sacerdote nel nuovo film in CGI. Lo so, lo so che è vestito di rosso e che la maschera è d’oro, ma io ho voluto mantenere tutto come era nella serie originale perché mi piaceva di più.

 

Fine delle note.

Grazie a tutti quelli che hanno letto =)

 

Makoto

 

Ps: dimenticavo questa:

 

 

 

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