Persona
Saga guarda con un
misto di noia e disgusto gli oggetti che Seiya ha
posato davanti a lui.
Una tunica blu notte,
un mantello bianco e una maschera, la
maschera, smaltata.
Il rosso della cintura
e delle pietre degli occhi spiccano con una vivacità crudele nell’atmosfera dai
toni rarefatti di grigio e di blu del non-luogo in cui si trovano.
È un ambiente
rettangolare, con un perimetro interno di colonne dai capitelli dorici.
A Saga non piace
neanche stare lì: somiglia troppo alla sala del Gran Sacerdote.
Riporta lo sguardo su Seiya.
-No-
Dice solo, ancora
prima che la richiesta sia formulata a parole.
Il Saint di Pegasus probabilmente se lo aspettava, perché parte subito
al contrattacco.
-Per favore, Saga! Non
possiamo farlo senza di te-
-E allora non lo
farete. Meglio così-
-Ma noi dobbiamo…-
Saga ha un moto di
fastidio che si traduce in una smorfia.
-Dobbiamo cosa, Seiya? Sconfiggere il male? Far trionfare la giustizia?
Difendere la pace sulla Terra per gli uomini di buona volontà? Risparmiami la
retorica, ragazzino-
Seiya lo guarda con una
luce intensa negli occhi.
La luce di chi ci crede, non importa in cosa.
-Non è retorica, e tu
lo sai-
Accidenti, il marmocchio
sa il fatto suo!
Ha saputo mettere
nella voce una nota così sincera che Saga c’è quasi cascato.
Per un attimo qualcosa
ha avuto un guizzo dentro di lui, che lo ha trascinato indietro a quando
Giustizia e Speranza erano… erano cosa?
Ma intanto ha quasi
detto “sì”.
Si passa una mano
sugli occhi e scuote la testa esasperato.
-Hai una vaga idea di
cosa mi state chiedendo di rivivere?-
Finalmente Seiya sembra in difficoltà.
-Mi dispiace, Saga. So
che per te sarà più difficile che per chiunque di noi-
Saga fa una nuova
smorfia.
Non ha dubbi che Seiya possa provare
a comprenderlo, nella sua ingenua generosità di ragazzo, ma cosa ne sa, Seiya, realmente, di lui?
Il Saint di Pegasus conosce solo la strada dritta dell’eroe che, anche
se pesto e sanguinante, ne esce sempre vittorioso; non ha mai assaggiato la
strada tortuosa del dubbio e del tormento, o della sconfitta definitiva.
-Oh, lascia perdere
quel tono di compatimento. È facile per te, che sei l’eroe della situazione. Tu
ed il tuo coro greco di amici smilzi ma terribilmente ostinati-
Seiya si muove a disagio,
un po’ imbarazzato ed un po’ offeso dalle sue parole.
-Andiamo, Saga, lo sai
che non è niente di personale-
-No, certo che non è
personale. Non se sono io e non tu a dover lottare per mantenere la coscienza
di te stesso. Hai idea di cosa significa, Seiya?
Dover lottare continuamente, istante per istante, ogni momento della tua vita,
per costringerti ad esistere? Per
tenere insieme i pezzi del tuo io che altrimenti finirebbero sparati in giro
come le schegge di una molotov?-
Non aveva intenzione
di dirlo, ma l’esasperazione ha avuto la meglio sul suo contegno.
Non l’ha detto per
essere compatito da quello scampolo di Saint (che teoricamente sarebbe anche un
suo sottoposto) ci mancherebbe altro!
L’ha detto solo per
sfogarsi.
Per buttare fuori un
po’ di quella cosa amara e vischiosa che gli risale in bocca al solo pensiero
che vogliono trascinarlo di nuovo, intenzionalmente, nell’inferno da cui sanno
bene che ogni volta deve sputare sangue per uscire, lui più di tutti.
-Ma senza di te non
avrebbe nessun senso, lo sai?-
Tenta ancora Seiya.
Saga non ne è
sorpreso.
Quel ragazzo è sempre
stato così: portare avanti i propri
ideali, sempre, con fiducia inattaccabile.
Il Cavaliere.
Dopotutto è per questo
che è stato creato.
-Non avrebbe nessun
senso comunque- ribatte Saga aspro -Perché, Saint di Pegasus,
tu credi davvero che abbia un senso, ancora, dopo tanto tempo, fare sempre le
stesse cose? Tradire, lottare, la scalata alle Dodici Case, la dea Athena,
riempirci di mazzate uno con l’altro… Perché
dovremmo?-
-Perché hanno bisogno
di noi, Saga! I Saint della dea Athena sono guerrieri che compaiono quando
l’umanità attraversa un periodo di crisi-
Di nuovo quella luce
negli occhi castani di Seiya e di nuovo quel guizzo
irritante dentro di lui, come il baluginio di un fuoco spento ma che si
contorce ancora sotto il grigio della cenere.
Per un momento, un
altro minuscolo, bastardo momento, anche lui ci ha creduto.
No! No, non si farà
convincere, per niente al mondo.
-La razza umana è
sempre in crisi, per un motivo o per un altro-
Ringhia Saga.
-Per questo ci siamo
noi! Noi siamo i guerrieri della Speranza-
Risponde di nuovo Seiya.
Testardo. Ostinato. Maledetto lui e la sua fiducia
inattaccabile.
In quel momento Saga
odia la luce che brilla negli occhi del ragazzo castano come a suo tempo ha
odiato la fede di Aioros in una neonata.
La odia e insieme la
invidia terribilmente.
-Sparisci-
*
Kanon emerge
dall’ombra, forse da dietro una colonna, e per un po’ resta a guardarlo, prima
di decidersi a parlare.
-Brutta situazione,
eh, fratello?-
-Pessima-
Mugugna lui in
risposta, e Kanon annuisce.
-Sono d’accordo-
Saga lo studia di
sottecchi per un paio di secondi.
-Kanon, lo so che quando tu
dici di essere d’accordo con me è solo perché subito dopo mi dirai qualcosa che
non mi piacerà. Avanti, dimmi cos’è e facciamola finita-
Il sorriso di Kanon
aleggia nella penombra.
Invece di rispondere,
il fratello gli mette le mani sulle spalle e lo attira verso di se.
È tiepido e
rassicurante, e Saga non fa nulla per sciogliersi dall’abbraccio.
-Non c’è nulla di male,
ni-san, è
normale che tu abbia paura-
Mormora Kanon al suo
orecchio.
Saga è scosso da un
brivido.
Sì, è esattamente
quello: lui ha paura.
Ha troppa paura di
rivivere di nuovo quell’inferno.
Si irrigidisce ma ancora
non tenta di allontanarsi.
-Kanon, dimmi la verità, tu
credi che Seiya abbia ragione?-
-Su cosa?-
-Sul fatto che noi
serviamo ancora. Sai, i guerrieri della Speranza e tutto il resto-
-Sì, io ci credo-
-Da quando tutta
questa fede?-
-Come se tu non lo
sapessi-
Infatti Saga lo sa.
Da quando Kanon ha
scoperto che a risparmiargli la vita e a confortarlo nella sua agonia era la
stessa dea bambina che lui considerava inutile e che voleva uccidere.
Da quando ha scoperto
di aver ricevuto amore in cambio della sua malvagità.
-Scusami, Kanon-
-No, non è niente. Il
punto è che ognuno di noi deve fare la sua parte. Ognuno di noi serve a
qualcosa. Io sono il Peccatore: servo a dimostrare che chiunque merita di
essere amato e può cambiare grazie all’amore. Anche tu, Saga, sai cosa sei-
Saga lascia andare un
sospiro che sposta in uno sbuffo color turchese i capelli sulla spalla di Kanon.
Sì che lo sa qual è il
suo ruolo in quel mosaico.
-Io sono il Nemico. Io
servo a dimostrare che anche un avversario superiore si può sconfiggere con la
forza di volontà. E che in tutti gli uomini esistono sia il Bene sia il Male-
Dice con voce piatta.
Lui è stato creato per
quella parabola che si replica sempre uguale: prima il potere illimitato e poi
la disfatta.
E il suo tormento che
si ripete.
-Mi farà male-
Geme piano.
In quel momento che è
inerme e spaventato le braccia di suo fratello lo stringono più forte.
-Mi dispiace, Saga- Mormora
Kanon con un sospiro -Purtroppo è così: noi cattivi facciamo sempre una brutta
fine. Noi siamo le vittime sacrificali per ricostruire il senso di sicurezza di
chi ha a che fare con la nostra storia-
-Ma almeno servirà a
qualcosa, se accetto di rivivere tutto?-
Chiede incerto.
-Certo che servirà. A
parte il fatto che, senza la cattiveria e la malvagità, la letteratura sarebbe
una noia mortale, in ogni caso il Male serve più di ogni altra cosa. E noi
siamo il Male-
Stavolta il sorriso di
Kanon si tinge di una sfumatura maligna che però scompare subito.
-Noi serviamo per
diventare tutto quello che c’è di negativo nella mente di chi ci vedrà. Tu non
sarai solo Saga dei Gemelli: tu sarai anche il professore antipatico, il
genitore autoritario, sarai la paura del buio, sarai il mostro che si nasconde
sotto il letto, sarai la parte cattiva che ogni essere umano si porta dentro, e
sarai tutti gli ostacoli della vita che sembrano insormontabili. E quando sarai
sconfitto da un ragazzino che è oggettivamente inferiore a te, tutti tireranno
un sospiro di sollievo, e penseranno “Allora anche io ce la posso fare”. Ti
sembra poco, Saga? Il nostro ruolo è quello più ingrato, certo, ma è anche il
più importante-
Sì, è vero. Saga lo
sa.
In realtà lo ha sempre
saputo, ma aveva bisogno di sentirselo dire da qualcuno che potesse capirlo.
- Insomma, farò da
punching-ball psicologico per un branco di gente che si fa un mucchio di seghe
mentali -
Sbuffa contro il collo
di suo fratello.
Dalla lieve
contrattura dei tendini capisce che Kanon sta sorridendo con quel suo sorriso
di amara ironia.
-Sì, hai afferrato il
concetto-
Saga sospira di nuovo.
Sarà doloroso e sarà
un orribile incubo, come ogni volta,
ma servirà a qualcosa.
Si lascia cullare
ancora un po’, solo pochi istanti di
comprensione in più, poi si stacca dall’abbraccio di Kanon e riprende le
cose che Seiya ha lasciato lì.
La tunica blu gli
scivola addosso.
La cintura rossa
spicca attorno ai suoi fianchi come una promessa del sangue che presto dovrà
versare.
Succederà tutto di nuovo.
Aioros. Sion. La bambina.
Tradimento, potere, dolore e follia.
Nella speranza che sia per il bene di qualcuno.
La maschera blu scuro
copre di nuovo il suo volto.
Quando si volta verso
Kanon già non è più lui: è diventato ancora una volta il Sacerdote. Il Nemico.
Kanon annuisce.
-Fidati, ni-san, è la cosa giusta da fare-
-Può darsi- Saga
scrolla le spalle -Ma Kanon, mi spieghi a te che ti frega? Tu neanche ci sarai
in questo film!-
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Cantuccio dell’Autore
AH! Ce l’ho fatta!
Il fatto è che ci
tenevo tanto, ma proprio tanto, a scrivere qualcosa sul film PRIMA che uscisse il film.
E ce l’ho fatta! *fa la ruota e razzola in cerchio come un tacchino*
Comunque, a parte le
mie fesserie, ora passiamo alle note… su, cominciate
a cantare XD
-Tutta questa roba dei
personaggi che recitano se stessi, come i “Sei personaggi in cerca di autore”
di Pirandello, si chiama meta teatro.
-Il titolo, “Persona”
è un concetto latino (ed andrebbe accentato con una quantità lunga sulla o ):
vuol dire personaggio nel senso di “maschera di teatro”. Uno stereotipo, tipo
il servo astuto, il miles gloriosus, il
vecchio avaro, la cortigiana ed altri. Le maschere della commedia dell’arte in
pratica. E questo perché…
- …Mi
è balenata l’idea che ognuno dei Saint rappresenti qualcosa, un po’ come se
fossero delle carte dei tarocchi.
Kanon è il Peccatore,
Saga è il Nemico, Aioria è la Verità, Aioros è la Fede, e… e per ora
basta, non me ne vengono altri.
-A proposito di Saga e
della sua doppia personalità. Allora, di solito si dice che Saga sia uno
schizofrenico, ma in realtà non è proprio così: la schizofrenia ha altre
manifestazioni, e solo una piccola percentuale degli schizofrenici crea un
alter ego tipo “Dr Jekyl and Mr
Hide”.
-Ni-san vuol dire “fratello maggiore” in giapponese. È l’ultima
cosa che Kanon dice prima di morire insieme a Radhamantys,
ed io l’ho sempre trovato commovente quell’ultimo pensiero rivolto a suo
fratello.
-Il discorso di Kanon
sul Male è meglio noto come “catarsi”.
-I capitelli della
sala del Gran Sacerdote per me sono dorici perché è lo stile più arcaico e
quindi più vicino all’epoca mitologica a cui si rifà Saint Seiya.
-Ho visto su Internet le
foto del Sacerdote nel nuovo film in CGI. Lo so, lo so che è vestito di rosso e che la maschera è d’oro, ma io ho
voluto mantenere tutto come era nella serie originale perché mi piaceva di più.
Fine delle note.
Grazie a tutti quelli
che hanno letto =)
Makoto
Ps: dimenticavo questa: