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Autore: GaaRa92    15/07/2008    4 recensioni
...Per vivere c'è bisogno di avere una ragione, altrimenti sarebbe come essere morto. Ci ho pensato per parecchio tempo e alla fine sono giunto alla conclusione che io vivo per uccidere tutti eccetto me. Finché su questa terra esisteranno persone da uccidere facendomi provare l'immensa gioia di esistere, io non scomparirò...
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sabaku No GaaRa

 

 

“Love?”

I stole my mother’s life at birth

And as Kazekage’s son

I was overprotected, spoiled and left alone

I thought that was love

 

Until the accident happenened

 

These past six years…

My father tried to assassinate me several times

So why do I exist and live?

I asked myself this question

But I could not find an answer

 

But I need those reasons while I still alive!

Or it would be the same as being dead

And this is what I concluded:

 

I exist to kill everyone other than me

I fight only for myself

And I only love myself

As long as there are people to kill in this world

To make me experience joy of living

My existence will remain

 

 

 

Dopo molto tempo finalmente quella sarebbe stata una sera tranquilla.

Nessuno avrebbe minimamente sfiorato l’idea di attaccare il Villaggio della Sabbia, non dopo l’elezioni del nuovo Kazekage, che avevano visto vincitore proprio lui, l’arma segreta del Villaggio, quel ragazzo, ormai divenuto adulto, che nessuno aveva mai osato avvicinare fin dalla più tenera età: GaaRa del deserto, figlio del quarto kazekage, deceduto in seguito all’ultimo scontro, che aveva visto scontrarsi il villaggio della Foglia contro quello della Sabbia e del Suono.

Entrando nella sua stanza il neo-Kazekage chiuse la porta e si diresse verso l’enorme finestra, alla quale dava le spalle ogni qualvolta fosse seduto e da cui era solito scrutare l’ammasso di casupole e gli abitanti che le popolavano allegramente.

 

Il mantello della notte era lentamente sceso ed aveva silenziosamente ricoperto l’intero Villaggio, pervaso da una tranquillità insolita a giudicare dagli ultimi eventi.

Ora però era diverso, sarebbe cambiato tutto, perché il villaggio aveva un nuovo capo, una nuova guida, La guida, che in molti avevano sempre temuto.

Era da un po’ di tempo a questa parte però che la situazione era cambiata, precisamente dalla ritirata in seguito all’attacco di massa sferrato al Villaggio della Foglia in periodo di guerra.

Si da quella volta, come poterselo dimenticare, il villaggio e i consiglieri del Kazekage stesso avevano pianificato tutto nei minimi particolari, non tralasciando neppure il più piccolo dettaglio che poteva essere ritenuto irrilevante ai loro occhi, agli occhi di tre quattordicenni che avevano come loro unico compito quello di obbedire agli ordini.

Odiava essere trattato così, passare per una delle marionette del fratello. In questo modo però poteva continuare a sentirsi vivo..

La totale assenza di amicizia e amore avevano lasciato nella sua infanzia un segno indelebile, accentuato ancor di più dal QUEL segno che lui stesso si era impresso all’età di soli sei anni proprio lì, poco sopra l’occhio sinistro.

 

Al ricordo di quella sera Gaara strinse maggiormente il bordo perlaceo che contornava l’immensa finestra, scrutando con occhi tristi un punto non ben definito dell’orizzonte, incerto se cancellare o voler meglio ricordare le circostanze in cui aveva fermamente deciso di incidersi il kanji.

 

 

 

 

…Una leggera brezza gli scompigliava dolcemente i capelli rosso rubino e la sabbia, sua fedele amica, gli accarezzava dolcemente le mani, in seguito ad una delle più cocenti delusioni della sua vita.

 

- Eppure Yashamaru me lo aveva detto.. E’ per questo che le avevo portato la medicina..-

 

Scosso dai singhiozzi il piccolo Gaara si era rifugiato sulla cima di un tetto, non riuscendo a capacitarsi della crudeltà che gli veniva costantemente rivolta.

Non solo gli abitanti, anche il padre, Temari e Kankuro non potevano e non volevano stare con lui, avevano paura, paura di quello che avrebbe potuto fare e lo adocchiavano costantemente con un’aria ansiosa e preoccupata, che velava continuamente i loro sguardi.  

Quella sera però sembrava voler proseguire di male in peggio: nonostante il piccolo avesse abbassato la guardia la sabbia continuava a vegliare costantemente su di lui. E fu proprio la sabbia a difenderlo dal kunai scagliato con velocità e precisione nella sua direzione.

Questa dannata sabbia.. Ora cosa succede?..

 

Sconcertato il piccolo si voltò, appena in tempo per scorgere, poco in alto rispetto a lui, l’ennesimo sicario inviato dal padre: un volto incappucciato lasciava trasparire da una piccola fessura solo gli occhi dell’aggressore, occhi impassibili, privi di emozioni, pronti a svolgere il proprio compito: uccidere.

 

Se li ricordava.. come poter dimenticare quegli occhi che poi si sarebbero rivelati essere quelli del suo adorato zio: Yashamaru.

Il cuore di Gaara sussultò leggermente al ricordo di ciò che successe in seguito…

 

Sconvolto ancora da quanto successo pochi istanti prima il piccolo Gaara era rimasto paralizzato di fronte a quella figura, ma non c’era bisogno che agisse: la sabbia lo fece al posto suo, senza aspettare il suo consenso.

Velocemente respinse gli attacchi dell’aggressore, proteggendo il bambino, fino a quando quest’ultimo non si ribellò, sferrando una di quelle tecniche che, una volta elaborata, avrebbe spezzato più di una vita umana: il Funerale del deserto.

Il sicario, ferito mortalmente cadde a terra interamente coperto di sangue, del suo sangue.

Fu un lampo, accadde tutto in una frazione di secondo infinitesimale: gli occhi di Gaara si accorsero di un dettaglio non trascurabile: quella medicazione al dito di non molte ore fa.

 

Non può essere..  –YASHAMARU!-

 

Accortosi di cosa aveva fatto, dell’errore appena commesso, Gaara accorse al corpo dello zio.

Le lacrime scendevano copiose sul suo volto di bambino, rigandogli dolcemente le guance..

 

- No, proprio tu Yashamaru.. Perché, PERCHE’ proprio tu?- scosso dai tremori il bimbo gli si fece più vicino esigendo una risposta, una risposta che tardava ad arrivare, che si faceva ardentemente desiderare..

- Vedi Gaara, è stato tuo padre ad ordinarmelo..-

- Mio padre?- sul volto del bimbo di appena sei anni si dipinse un espressione di terrore..

 Suo padre lo voleva morto? MA PERCHE’?  

- Allora.. allora ecco.. l’hai fatto per non disobbedire a mio padre.. non potevi dirgli di no..-

 

-No.. non è come pensi, avrei potuto rifiutarmi, ma non l’ho fatto..-

 

Gaara non riusciva a capire, la mamma gli voleva bene, lo zio gli voleva bene, perché avrebbe dovuto volerlo uccidere. Ammutolito dal flebile dissenso dello zio Gaara fu scosso da singhiozzi più forti, confuso più che mai.

 

- Vedi, per quanto io mi sia sforzato di volerti bene non ci sono riuscito. La morte della mia povera sorella avrebbe dovuto spronarmi a starti accanto e ad amarti, ma come potevo amare l’essere che aveva strappato alla vita la mia Karura… Tu non sei mai stato desiderato Gaara…-

 

…Yashamaru.. perché mi dici questo.. La mia mamma mi voleva bene…

 

Gli occhi color acquamarina del bimbo si spalancarono ancor di più per le frasi dello zio, frasi che arrivavano come pugnalate alle orecchie del piccolo Gaara.

 

- Vedi la mia cara sorella non voleva avere figli, lei si è sacrificata per il villaggio contro la sua volontà.. Per questo quando sei nato ha lanciato una maledizione: contro il villaggio stesso e tutte le persone che l’avevano costretta ad avere un figlio che non voleva, un figlio nel quale aveva riposto le sue speranze di vendetta. Sapeva che avresti dovuto soffrire per farti accettare dagli altri, che saresti ritrovato da solo a lottare… Per questo ti ha dato come nome Gaara, vuol dire: Demone che ama solo se stesso, che vive per se stesso e lotta per se stesso…-

-Yashamaru…-

 

Un flebile fremito si era fatto timidamente strada sulle labbra del bimbo, stravolto ancora dalle lacrime che ininterrottamente gli rigavano le gote bianche.

Yashamaru abbassò lentamente la cerniera del giubbotto che distingueva i jonin della Sabbia, scoprendo una serie di bombe ancorate ad esso…

 

-Gaara..Ti prego muori…-

 

E con un sol gesto delle mani azionò le bombe, che esplosero senza pietà.

La sabbia protesse prontamente il piccolo Gaara, che piangente pianse con foga tutte le sue lacrime, accanto a ciò che restava del corpo dello zio.

Aveva sempre voluto tutto ciò che desiderava fin dalla nascita, protetto dato che era figlio del Kazekage e lasciato solo.. Questo,questo aveva pensato che fosse Amore… E ora?

Pian piano la tristezza divenne rabbia, la rabbia divenne ira e l’ira si concretò in un gesto estremo: con la sabbia il piccolo si incise rabbiosamente l’ideogramma “Amore”, a simboleggiare il nome.

Quella era stata la prima volta che Gaara aveva usato la sabbia per ferirsi, la prima volta che del sangue era sgorgato dalle sue ferite, cosa che tarderà a riaccadere.

 

 

 

 

 

 

Stremato il Kazekage si tolse il copricapo e si passò con fare stanco una mano fra i capelli rossicci, lasciandosi andare sulla poltrona posta dietro una grande scrivania, ingombrata di numerosi fasci di fogli, che la occupavano interamente.

Un brivido scosse violentemente il suo corpo al solo pensiero di ciò che era successo in seguito, ricordi foschi, ancorati alle azioni compiute nella sua adolescenza.

Lentamente aprì la finestra e chiuse gli occhi, lasciandosi inebriare da una leggera brezza serale, non osava pensare che cosa sarebbe potuto diventare se non fosse successo l’imprevedibile.

Se non avesse incontrato lui: Naruto Uzumaki.   

Quello scontro fu decisivo, giocherellando col capello un sorriso gli sfuggì fugace sulle labbra, mentre ricordi fin troppo vissuti si erano fatti largo nei meandri della sua mente focalizzandosi nitidi innanzi a lui.

Ricordava fin troppo ben la paura sul suo volto ad udire quanto aveva dovuto sopportare in passato…

 

 

-Perciò ditemi voi che pensate di sapere tutto…Quale ragione dovrei avere per vivere?-

 

Shikamaru e Naruto erano rimasti letteralmente paralizzati dal terrore, non avrebbero mai potuto pensare che esistesse una persona del genere.

 

- Per vivere c'è bisogno di avere una ragione, altrimenti sarebbe come essere morto. Ci ho pensato per parecchio tempo e alla fine sono giunto alla conclusione che io vivo per uccidere tutti eccetto me. Finché su questa terra esisteranno persone da uccidere facendomi provare l'immensa gioia di esistere, io non scomparirò...-

 

 

 

Poi però aveva avuto modo di redimersi, capire.

Capire finalmente quelle parole che aveva sentito gridare con foga da Naruto, che sembravano quasi voler essere un grido di battaglia.

Una volta caduto vittima della tecnica del “Falso Dormiente” lo Shukaku aveva preso pieno possesso del suo corpo, sfruttandolo a pieno, riducendolo allo stremo, finchè Naruto non era riuscito a svegliarlo, un risveglio piuttosto brusco.

La testata che aveva comportato il suo risveglio era l’ultima mossa da parte sua, entrambi avevano ormai esaurito il chakra  e si reggevano a stento in piedi, scossi da forti tremori, dovuti alla mancanza di forze.

In quello scontro aveva veramente appreso quale fosse la vera ragione per vivere, la vera forza di un guerriero ninja: l’amicizia.

 

 

Da quel momento in poi la sua vita aveva preso una svolta inaspettata: dopo essersi completamente ripreso dal fatidico scontro aveva continuato ad allenarsi, per convergere a buon fine le sue energie, che non mancavano di supportarlo in ogni circostanza, fino allo stremo.

Temari e Kankuro erano rimasti decisamente sorpresi del suo cambiamento, fra l’imbarazzato e l’incerto non sapevano subito come comportarsi col fratello, che avevano sempre tenuto a distanza per timore di una sua reazione avventata. Poi però erano rimasti piacevolmente sorpresi delle novità e da quel momento non avevano mancato di sostenerlo in tutte le sue azioni, ringraziando in cuor loro quel fatidico attacco al Villaggio di Konoha.

 

Ed ora che era diventato Kazekage non avrebbe permesso a nessuno di attaccare il villaggio e sottometterlo, perché ora c’era lui: Gaara del Deserto, che si sarebbe battuto con tutte le sue forze per la difesa dei suoi cari e dei suoi amici.

 

 

 

 

 

“Hate, sadness and even happiness… To be able to share it with another person… From fighting with him… I learned that.

He knew pain like I did. And then he taught me that you can change that path. I wish one day, that I can be needed by someone. Not as frightening weapon…

But as the Sand’s Kazekage…”

 

 

 

 

NOTA: Questa è la mia prima one-shot su questo personaggio che personalmente preferisco in assoluto per il suo spessore psicologico, che lo rende differente dagli altri, che ci fa riflettere su cosa sarebbe potuto succedere al nostro protagonista se non avesse avuto i suoi amici.

I testi in inglese non sono scelti a caso, ma stanno a simboleggiare il percorso psicologico del personaggio, spero che non abbiate particolari problemi  capirne la traduzione!

Spero che la storia vi sia piaciuta e che la possiate apprezzare e commentare^^

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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