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Autore: A r l i e    18/04/2014    2 recensioni
Era lì che aveva scoperto i suoi veri poteri, era lì che aveva imparato ad arrangiarsi e a competere con il destino, ma soprattutto era Quella piana che lo legava al suo maestro, alla sua guida, a colui a cui doveva molto, se non tutto.
(QUESTA FF NON È STATA SCRITTA DA ME, ma da una persona travolta da una crisi ormonale, che ha scritto questo delirio nel tentativo di reprime e sfogare i suoi istinti.
Per maggiori informazioni sull'identità dello/a scrittore/scrittrice, contattare Arlie che in cambio di qualche biscotto e un po' di tè vi dirà tutto)
Genere: Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gohan, Piccolo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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N.B.: Questo scritto non mi appartiene. È una Fanfiction scritta da una persona travolta da una crisi ormonale, che ha buttato giù questo delirio nel tentativo di reprime e sfogare i suoi istinti.
Per maggiori informazioni sull'identità dello/a scrittore/scrittrice, contattare Arlie che in cambio di qualche biscotto e un po' di tè vi dirà tutto.
Buona lettura.


 
Grazie Maestro
 
Il sole baciava l’alba di un giorno nuovo, delineando i profili delle montagne di una deserta area rocciosa, costellata da massi e altopiani.
Soltanto qualche aquila rompeva il silenzio di tanto in tanto, seguita da dolci folate di vento tiepido che contribuivano a rendere quel luogo ancor più solitario e pacifico.
Gohan, dopo essersi allenato come di consuetudine con il fratellino, aveva deciso di addentrarsi di nuovo in quel luogo pieno di ricordi da fanciullo che lo riconducevano inevitabilmente alle utili sofferenze della sua giovinezza.
Costretto ad allenarsi per far fronte al pericolo, per essere in grado di sconfiggere i saian che avrebbero minacciato la pace sul suo meraviglioso pianeta.
Era lì che aveva scoperto i suoi veri poteri, era lì che aveva imparato ad arrangiarsi e a competere con il destino, ma soprattutto era Quella piana che lo legava al suo maestro, alla sua guida, a colui a cui doveva molto, se non tutto.
Junior era stato più di un semplice amico, in lui vedeva come un fratello maggiore con cui però non aveva veri legami di sangue. dal principio una figura minacciosa e severa, ma sempre pronta a difenderlo, per poi diventare un prezioso amico su cui fare affidamento in caso di bisogno.
Il namecciano c’era sempre stato per lui, si era sempre preoccupato per l’esito di un suo combattimento, per gli avversari che doveva affrontare e nonostante ormai Gohan fosse diventato nettamente più forte del maestro, Junior continuava sempre a impartirgli lezioni che lui apprendeva con gioia.
Junior, il figlio di Alsatan, colui che avrebbe dovuto sconfiggere Goku e conquistare la terra, si era affezionato ad un bambino al punto da sacrificarsi per lui. Gesto che avrebbe ripetuto milioni di volte se fosse stato necessario.
Il namecciano era diverso, non era un essere umano, e forse era stato proprio questo ad avvicinarlo maggiormente a Gohan, che vedeva in lui suo padre, ma da un punto di vista molto diverso.
Erano indicibili gli squarci di dolore che ferivano Gohan quando sentiva qualcuno chiamare il suo migliore amico “muso verde” o altri generi di appellativi a cui però il namecciano restava del tutto indifferente.
Da piccolo quei colpi che lo sbattevano al suolo e quegli schiaffi dolorosi gli sembravano solo inutili violenze prive di un fine, ma ora poteva percepirle nel suo volto e nel suo corpo come abbracci e carezze, come ricordo di una sensazione di piacere nel trovarsi al suo fianco, nonostante la maniera severa con cui veniva trattato.
Gohan si destò dal vortice di pensieri e ricordi che gli stavano invadendo la mente e lanciò una vaqua occhiata all’orizzonte, dove nuvole lattee e un blu fresco di primavera si stagliavano splendenti come a rallegrare ulteriormente l’animo di Gohan, già in pace nel pensare al suo duro ma stupendo passato.
Assorto com’era nei suoi pensieri e nelle immagini della sua infanzia, non si era reso conto che qualcuno si stava lentamente avvicinando alle sue spalle. Ne percepì la potente aura solo quando quando si trovava a qualche metro da lui.
Si voltò di scatto e sgranò gli occhi nel constatare che era proprio Junior, che lo fissava con il suo solito sguardo indecifrabile, un innoquo miscuglio di serietà, introspezione e serenità che ogni volta lo facevano sorridere.
Il suo mantello bianco ondeggiava al vento incorniciandone la figura con movimenti leggeri e sinuosi.
“Ei Junior… che ci fai qui? stavo pensando proprio a te”
 “Davvero ragazzo? Sai anch’io sono tornato con la mente ai nostri primi giorni trascorsi insieme. Sono già molti giorni che vengo qui per ricordarti mentre salti da montagna a montagna, mentre ti arrampichi per quelle pareti rocciose e mentre cerchi di  procurarti il cibo”
L’altro finse un’espressione corrucciata.
“Però non ti ricordi di quanto ho sofferto in quei momenti”
“Ti sbagli… ho vissuto quell’esperienza insieme a te. Sono sempre stato ad osservarti, dal primo all’ultimo momento, quando dormivi, quando cacciavi… mi ricordo anche  quanto rebrezzo avevi nell’uccidere le bestie che si aggiravano per questi impervi anfratti. Cercavi di arrostire solo carne di animali gia morti… mi colpì molto quel tuo gesto, trasmetteva la bontà del tuo cuore nonostante tu avessi trascorso un anno di indicibili sofferenze, lontano dai tuoi genitori e dal resto del mondo… non ti sei mai scordato cosa fosse il bene e qual’era la tua missione”
                Gohan restò basito nell’udirlo  parlare in quel modo. Sapeva quanto bene gli voleva, sentimento che anche lui ricambiava pienamente, ma non l’aveva mai sentito parlare con quel tono.
“Beh… ti ringrazio Junior”
Il namecciano annuì, per poi sorridere.
“In fondo non è male questo luogo. Silenzioso, isolato, tranquillo… adatto per gli allenamenti”
“In effetti è ottimo per concentrarsi. Che ne dice maestro… ci alleniamo un po’? come ai vecchi tempi…”
“Ci stò! È un ottima idea. però…”
Si interruppe.
“Cosa c’è che non va? Ha forse paura di misurarsi con me? Non era lei il più forte dei namecciani? Il super guerriero namecciano?”
Junior sbuffò, portando una mano sulla guancia sinistra.
“No… è che vorrei proporti un nuovo tipo di allenamento. Un qualcosa che tu non hai mai provato. Che ne dici te la senti?”
Il ragazzo, un po’ titubante e visibilmente colpito dal comportamento inusuale di Junior, si limitò a rispondere
“D’accordo…”
Junior si tolse con un gesto fulmineo l’ampio mantello che scivolò delicatamente a terra dietro ai suoi piedi.
Con l’espressione che assumeva prima di un duro combattimento si diresse verso l’allievo, che continuava ad osservarlo sempre più incuriosito. Gohan vedeva in quello sguardo qualcosa di nuovo, di diverso. L’aura di Junior sembrava calda più di quella di suo padre, più di quella di qualsiasi altro essere vivente che lui avesse mai conosciuto.
All’improvviso la dolce sensazione che gli trasmettevano le carezze del maestro affiorò sulla sua pelle come se le mani verdi del namecciano lo stessero materialmente sfiorando e si sentì come abbracciare dall’aura quieta e positiva di Junior, che pareva non volerlo mollare più.
La sua testa iniziò ad inebriarsi di qualcosa di nuovo e le sue braccia iniziarono a voler stringere a se il robusto corpo del namecciano, per ricambiare a tutto il bene che gli aveva voluto, per fargli capire quanto veramente gli volesse bene.
Aspettò in silenzio, come se conoscesse le intensioni di Junior. Quando furono a pochi centimetri l’uno dall’altro, si fissarono con occhi nuovi, le loro iridi sembravano bramare quelle dell’altro come in uno scontro.
Junior conosceva lo sguardo dei Saiyan, nessuno di loro era uguale a Gohan. I suoi occhi trasmettevano purezza e bontà, niente vi era in lui della tempra selvaggia dei saian. Ne Goku ne tanto meno Vegeta sapevano assumere quell’aria così innocente e pacata.
Goku era sempre stato la più grande espressione del bene, ma aveva trasmesso in suo figlio molto di più di quello che era stato in grado di dare. Gohan non amava combattere, il suo intento era sempre stato fare del bene, ma mai aveva combattuto per il puro piacere di farlo o per mettersi alla prova. In ogni scontro, contro Freezer, contro Cell, contro Darbula e in fine contro Majin Boo, non aveva mai dimenticato il bene degli altri, dimenticandosi sempre del proprio. Non aveva mai avuto paura di mettersi alla prova, neanche da ragazzino.
Gohan, dal canto suo, sapeva che tutto ciò che era lo doveva al suo maestro, forse con Goku non sarebbe diventato ciò che era.
Junior tese in avanti una mano e quella di Gohan si mosse automaticamente, come se volesse contrastare la sua volontà che si stava sottomettendo a un sentimento che andava oltre l’amicizia che li aveva sempre uniti.
Le loro dita si intrecciarono e le loro energie entrarono in contatto, scaturendo una sorta di velo di calore che li avvolse e li isolò dal resto del mondo.
Gohan si gettò tra le sue braccia, stringendo il suo petto marmoreo con una veemenza che avrebbe spappolato le ossa a un comune essere umano.
Percepiva la sua energia irradiarsi intorno a se, sentiva l’affetto di quel corpo che stava ricambiando quell’abbraccio ricco di sentimenti e di passione.
“È questo l’allenamento che voleva propormi maestro?”
“Siamo solo all’inizio… questo è il riscaldamento” e così dicendo posò le labbra su quelle di Gohan, lambendole bramosamente e cercando il loro consenso, che non tardò ad arrivare.
Entrambi sembravano spinti da qualcosa di superiore, i loro sentimenti si erano finalmente espressi in qualcosa di assolutamente inaspettato e il loro intento era quello di trasmettersi l’un l’altro ciò che realmente provavano.
Gohan passò un dito sulla solita tuta che Junior aveva sempre indossato, senza staccarsi da quel bacio che così tanto gli stava regalando. Oteva sentire il suo odore selvaggio, così diverso eppure così familiare.
Cercò con la mano di insinuarsi all’interno della tuta, dove con delicatezza delineò i tratti dei suoi addominali scolpiti e vigorosi.
Tutt’ad un tratto, Junior lo spinse a terra, guidato da un energia e una forza che non aveva mai avuto neanche contro al più pericoloso dei nemici.
Gohan cadde sul suolo terroso ma non se ne curò, il namecciano salì sopra di lui e I suoi baci si fecero più avidi, mentre iniziava a spogliarlo. Gohan gli sfilòr bruscamente il resto dei vestiti, rispondeva alle sue attenzioni con il trasporto di sempre, gli occhi fissi nei suoi, più sfuggevoli. Denudò il corpo alieno di Junior, che trasmetteva comunque un’umanità più intenza di quelal di molte altre persone, che alla fine per lui non erano state nulla in confronto a Junior.
“Gohan tu sei l’unico amico che io abbia mai avuto. Non ti abbandonerò mai”
Gohan gli morse il collo per farlo tacere, facendolo sanguinare. Fissò ammaliato il rivolo color rubino scendergli lungo il collo, lo leccò via, godendo del suo sapore dolce e ferroso. Ma non era un sangue qualunque, era di Junior: era come se potesse sentirlo nel proprio.
Junior, imperturbabile, gli cinse la schiena con le braccia, stringendosi a lui. Quasi lo invitava ad abusare del suo corpo.
Gohan tremò ai tocchi freddi dell'altro. Ma i loro corpi a stretto contatto si scaldarono in fretta, la pelle verdastra del namecciano con quella del saian che strusciava sui punti di contatto fremeva. Junior per un attimo sembrò dimenticarsi di cosa stava succedendo.
Adesso voleva solo farci l'amore.
Gli diede un bacio famelico, come a divorargli l'anima. Nello stesso momento, il moro si sentì penetrare dalle sue dita, che scivolavano lente, quasi con cattiveria, dentro di lui. Ansimò, ma la sua voce che tradiva il fastidio di quell'intrusione venne inghiottita dalla bocca dell'altro.
Era solo un male minore.
I respiri si fecero pesanti e vogliosi. Le dita di Junior si muovevano a ritmo cadenzato dentro di lui. Erano entrambi eccitati, ma allo stesso tempo spaventati.
Facevano di tutto per non guardarsi negli occhi: si mordevano, si stringevano, si lasciavano ampi segni rossi sulla pelle. Si teneva aggrappato a lui in tutti i modi, quasi temesse di vederlo sparire, si aggrappava al suo corpo come se cercasse un appiglio per non affogare.
“Hai un’aura splendida ragazzo” Sussurrò il namecciano, mentre continuava a divorare la sua pelle, ad annusarne il profumo e ad assaggiarne il sapore, spingendo le dita in lui, dentro e fuori, e Gohan non riusciva più a connettere nulla, si limitava solo a seguire il ritmo del suo corpo. Gohan sollevò una gamba portandola sulla sua spalla, e unì i loro corpi con una spinta pesante. Arrivando fino in fondo: dove più godeva, dove più faceva male. Cominciò
a muoversi in lui come l'onda sul bagnasciuga, avanti e indietro, lenta e perenne. Alla ricerca di un corpo da trascinare via con sé.
Junior a quel punto non riuscì più a parlare.
 Si strinse a lui provando a soffocare le urla. Si mordeva le labbra, stringeva i denti, ma la voce trovava modo di uscire. I loro bacini si scontravano violenti, la carne era instancabile, le mani sempre in movimento. Si cercavano, si intrecciavano, si scioglievano
“Junior…”
Fu quella parola a ridestare il Junior un minuscolo barlume di buon senso, l’unico appiglio alla realtà che afferò saldamente per non rischiare di precipitare di nuovo in quel vortice di sensazioni.
“Basta Gohan…”
“Junior…”
“Basta!”
 Con un urlo agghiacciante espanse la sua aura e spedì Gohan a qualche metro di distanza, rialzandosi istantaneamente.
L’impatto con la pietra non sortì alcun effetto su Gohan, che era rimasto più colpito dal gesto stesso.
Non cercò neanche di attutire il colpo, si limitò a fissare il maestro che gli aveva impartito un’altra importante lezione.
Entrambi ansimavano, l’accumulo di troppe differenti sensazioni avevano portato a un totale scombussolamento nelle loro teste, che pulsavano per la tensione.
Gohan osservò l’amico, continuando a godere anche soltanto della sua figura calda e imponente.
“Grazie maestro”
Sopra di loro il cielo li osservava indifferente, terzo e fresco come la più pura delle sensazioni.
   
 
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