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Autore: acida_    18/04/2014    2 recensioni
Lui era solo un ventenne che voleva vivere un vita normale.
1785 parole.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Puttaniere” “Stronzo, sei stato con così tante ragazze che abbiamo perso il conto” “Non sei degno di fare questo lavoro, usi solo le ragazze”.

Queste erano le parole e gli insulti che volavano per l’aria di Londra in un normale pomeriggio di Gennaio. Tutti gli insulti erano rivolti a Harry Styles, che stava tranquillamente camminando per le vie dell’affollata città, come un normale ragazzo. La differenza sostanziale è che un normale ventenne non viene insultato per strada da paparazzi molto stronzi, che cercano di distruggere la vita degli altri. No, un ragazzo normale gira per la città con la sua fidanzata, si ferma alle vetrine, prende un caffè, bacia la sua ragazza quando vuole, nessuno lo giudica e pochi sanno della sua vita privata. Harry Styles è un ventenne diverso, lui può andare in giro per la città, prendere un caffè o fermarsi alle vetrine e stare con la sua ragazza, ma sarà sempre seguito da persone che lo odiano, che sono gelose di lui e, soprattutto, che amano far stare male la gente. Queste persone sanno tutta la vita privata di Harry e di tante altre celebrità, nella vita il loro scopo è quello di far apparire le star deboli e togliere loro quel briciolo di vita privata che gli rimane.

Harry e come lui i suoi amici, compagni, fratelli chiamateli come volete, avevano messo in conto il fatto che con il loro lavoro avrebbero avuto poca privacy, ma certamente non pensavano cosi tanto. Dei cinque ragazzi quello che più ne risentiva, forse per il fatto che era il più preso di mira, era Harry. Appariva forte, indistruttibile, con una corazza di ferro che lo proteggeva dalle cattiverie che riceveva ogni giorno. Ma poco alla volta quella corazza cadeva via dal suo corpo e lo lasciava immune agli insulti e angherie. Nonostante non avesse più la corazza, Harry continuava a farsi vedere pieno di sé, felice della sua vita, spensierato ma nel profondo soffriva e ne aveva abbastanza di tutto quello che aveva provato e provava in quei momenti.

Quando passò per le strada della caotica Londra e sentì gli insulti, non se ne curò, andò avanti ma stavolta non a testa alta. Appena svoltò l’angolo, i suoi occhi si riempirono di lacrime amare, di odio, frustrazione verso una vita che amava, ma che al tempo stesso odiava con tutto il cuore. Abbassò la testa e non riuscì a trattenere un pianto devastante e a urlare con tutto il fiato che aveva. Non sapeva nemmeno lui cosa stava gridando, erano solo parole a caso, senza senso: come la vita dei paparazzi. Continuò a urlare e sfogarsi, piangendo e battendo la testa contro il muro dietro di lui. Era in un vicolo cieco, molto appartato e nessuno poteva né vederlo né sentirlo. Harry era tranquillo in quel momento, voleva congelare quegli attimi e riviverli, perché nonostante tutto poteva fare cosa voleva per una volta dopo quattro anni.

Si alzò risoluto, ricordandosi di quello che gli aveva detto la mamma quando era agli inizi della sua carriera “Anche quando ti butteranno giù, tu rialzati, fai vedere a tutti di cosa sei capace, non ti arrendere. Sii tenace, combatti per quello che hai e che avrai. Loro non sanno niente di te, solo tu sai cosa vuoi veramente.” Harry capì in quel momento quanto valessero le parole della madre, che fino a quel momento non aveva capito. Asciugò le lacrime, diede una pulita ai jeans e a passo svelto si avviò verso l’uscita del vicolo, dove ad aspettarlo come guardie c’erano i paparazzi. Non diede loro nemmeno il tempo di scattare una foto che prese uno di quelli che lo avevano insultato e gli diede un pugno in pieno viso. Si avvicinò all’altro e gli tirò un calcio alle parti basse che lo fece piegare in due. Si allontanò dal gruppo preso dalle guardie del corpo che lo stavano trattenendo per evitare altri danni. Harry spintonò anche loro con gomitate, calci e pugni.

Si mise a correre più velocemente che poteva, voleva arrivare a casa e dimenticare tutto, anche se sarebbe stato difficile. Arrivato nel vialetto di casa già pieno di gente, non ci fece caso e corse verso la porta, la aprì e la richiuse sbattendola fortemente. In casa c’era la sua ragazza, Amelie. Una ragazza dolce, tranquilla, che aveva conosciuto ad un’intervista. Lei lavorava come truccatrice, si erano incontrati nei camerini, da lì non si erano più mollati. Erano davvero una bella coppia, ma per i media non era cosi.

-Si può sapere che cazzo hai fatto?- chiese Amelie arrabbiata rivolta a Harry.

-Niente.- rispose lui freddo, mentre saliva le scale per andare in camera da letto.

Amelie non ci stava capendo un cavolo di tutta quella situazione, lei e Harry avevano sempre avuto un bellissimo rapporto, che andava dall’amicizia all’amore. Non lo aveva mai sentito parlare così freddamente, sinceramente odiava quel tono.

-Cazzo!- sentì un urlo dal piano superiore e capì che era successo qualcosa di grave. Corse velocemente su per le scale, fino ad arrivare alla porta della loro camera da letto. Si avvicinò e senti dei singhiozzi sommessi. Aprì cautamente la porta, la scena che le si presentò davanti fu la più triste, ma allo stesso tempo dolce, che avesse mai visto. Harry era disteso, di spalle, sul letto con la testa affondata nel cuscino e stava piangendo. Amelie gli si avvicinò e gli spostò delicatamente i capelli dagli occhi, bagnati dalle lacrime. Harry quando sentì il tocco di Amelie si tranquillizzò e prese a respirare con calma. Le aveva sempre fatto un bell’effetto la sua ragazza.

Amelie prese ad accarezzargli la guancia, sempre inginocchiata davanti a lui per terra. Quando era entrata in camera non si era nemmeno accorto che la TV fosse accesa, era andata direttamente dal suo ragazzo. Si voltò e vide che stavano passando il video di un ragazzo che tiravano un pugno e poi un calcio a due uomini, subito capì che si trattava di Harry. La giornalista presentava cosi la notizia: “Il famoso Harry Styles, oggi ha colpito due paparazzi, dopo che essi lo avevano insultato pesantemente. Sarà per gli insulti o perché il ragazzo di Holmes Chapel non ama più questa vita?”. Amelie spense la TV, aveva capito ma ora voleva spiegazioni.

-Ora mi dici cosa è successo? Per favore.- chiese lei dolcemente, coricandosi a fianco del ragazzo, che nel mentre aveva smesso di piangere e si era voltato verso di lei.

-Stavo camminando per Londra, quando un gruppo di paparazzi mi ha insultato pesantemente..- disse ma venne interrotto da lei.

-Cosa ti hanno detto?- domandò Amelie che intanto lo stava guardando negli occhi.

-“Puttaniere” “Stronzo, sei stato con così tante ragazze che abbiamo perso il conto” “Non sei degno di fare questo lavoro, usi solo le ragazze”. Mi hanno detto questo, io non ne posso più.- disse Harry mettendo la testa nell’incavo del collo di Amelie.

-Immagino che sia lì che hai tirato un calcio e un pugno, vero?- chiese mentre gli accarezzava i capelli.

-No, prima mi sono rifugiato in un vicolo a piangere e urlare, dovevo sfogarmi. Poi mi sono alzato, mi sono avviato verso di loro e li ho menati. Ti giuro che non so cosa mi sia passato per il cervello, ma sentivo la necessità di farlo. Come tu sai sono un persona riflessiva..-

-Stiamo parlando dello stesso Harry che è stato talmente riflessivo da chiedermi di uscire dopo due ore che lo conoscevo?- chiese Amelie sorridendo al ricordo.

-Devo ammettere però che lì la mia non riflessione mi ha portato a fare la cosa migliore di sempre.- disse Harry baciandole il naso.

-Harry, seriamente, perché lo hai fatto?- domandò la ragazza tornando seria.

-Non so, ma quando mi hanno insultato in quel modo, non ci ho più visto. Loro non sanno niente di me, della mia vita privata, devo solo intromettersi e creare casi. Non possono permettersi di insultarmi così, sono anche io un essere umano, provo dei sentimenti.- disse tutto senza guardare in faccia Amelie, sapeva di averla fatta grossa, in più essendo una star internazionale tutto sarebbe stato più difficile da superare.

-Harry loro non sanno niente di te, è ovvio. Non sanno di tutto quello che fai per essere felice, per fare una vita così. Non sanno di quello che avete dovuto patire tu e gli altri agli inizi e quello che patirete. Non sanno dei sacrifici che fate ogni giorno, del fatto che non vedete le vostre famiglie per mesi interi, perché siete in giro per il mondo e lasciatelo dire, da una che sa cosa si prova, questa è la parte più brutta del vostro lavoro. Non sanno delle nottate passate in bianco che fate per l’ansia di esibirvi in un concerto importante, vedi MSG. Del casino che si fa per scrivere un canzone, del registrarla durante un tour a mezzanotte. Loro tutto questo non lo sanno e non dovrebbero permettersi di giudicarvi. Ma tu non dovevi reagire cosi.- disse Amelie, mettendosi seduta sul letto.

Alle sue ultime parole Harry si alzò di scatto.

-Stai dicendo che sono davvero un puttaniere, che uso le ragazze, che non merito questo lavoro? Cazzo, se è cosi, quella è la porta puoi anche uscire da questa casa. Se pensi davvero che non avrei dovuto reagire cosi.- urlò più che incazzato, era furente.

-Non hai capito una minchia di quello che intendevo. Volevo dire che non dovevi reagire cosi, per il solo fatto che ti sei abbassato ai loro livelli, ora ti vedranno come il Cantante Pugile. Per quanto riguarda il fatto se penso che tu sia un puttaniere, levatelo immediatamente dalla testa, chiaro? Non penso nemmeno che sei Harry Styles, tu per me sei solo Harry. Quel ragazzo che mi sveglia la mattina con una canzone o con la colazione, che mi porta al cinema a vedere il mio film preferito. Il ragazzo con i capelli ricci e un po’ di barbetta, ma soprattutto con dei fantastici occhioni verdi. Ecco facciamo cosi, se gli altri ti chiameranno Cantante Pugile, io ti chiamerò Occhi Verdi. – detto questo Amelie si avvicinò a Harry, che aveva ancora lo sguardo duro, ma con alcune parole che la ragazza gli sussurrò all’orecchio, il suo viso si rilassò.

-Devo trovarti un soprannome Am. Ma non me ne vengono in mente.- disse, poi fece avvicinare i loro visi e fece partire un bacio. Uno di quei baci che sanno di tutto, di emozioni, paure, amore.

-Mentre tu ci pensi, Occhi Verdi ricordati che loro non sanno nulla di te, di noi. Ma ricordati anche che io ti amo e che non ti abbandonerò mai.-  Amelie chiese solo un altro bacio.

-Ti amo anche io Cerbiatto e grazie, per tutto.- sussurrò Harry prima di baciarla.

 

 

 

 

 Questa è la mia quarta One-Shot, se vi è piaciuta potete lasciare un commento? Grazie mille

  
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