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Autore: Floralia    19/04/2014    2 recensioni
Grace cammina da sola tra i boschi e le strade del Colorado. In una mano ha una pistola scarica, nell'altra un pennarello indelebile.
Genere: Avventura, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Violenza
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25 Marzo 2014, ore 02:17 a.m. Cortez, Colorado

Grace accolse i dollari nella coppa di una mano, aprì il registratore di cassa e con agilità data dall’esperienza afferrò il resto con la punta delle dita e lo porse al cliente.
Tre dollari.
Tentò di reprimere uno sbadiglio mentre il cliente sistemava le banconote nella tasca del giubbotto.
Era un uomo di mezza età. Suo figlio adolescente lo aspettava ad un tavolino poco distante.
Lo sbadigliò tornò e la ragazza lo accolse, coprendosi solo la bocca con una mano, mentre guardava di sfuggita il cliente appena servito sedersi.
Quei due erano gli unici frequentatori del McDonald a quell’ora.
Connor stava finendo di preparare i due Big Mac che i clienti aspettavano. Il ragazzo aveva le cuffiette alle orecchie e muoveva la testa a tempo di musica.
Grace si chiedeva come facesse ad avere sempre tanta energia.
Anche a scuola era sempre iperattivo e spesso doveva scontare detenzioni.
Tra di loro c’era stato qualcosa, quando avevano sei anni. Le loro madri erano amiche e i due bambini giocavano molto spesso insieme. Si tenevano la mano e si baciavano le guance con quei baci a risucchio e bavosi che solo i bambini sanno fare.
Crescendo si erano divisi sempre di più e la loro era un’amicizia superficiale, che conservava sempre quel minimo imbarazzo per esperienze dell’infanzia di cui ci si pente e vergogna.
Lui era gentile.
Iperattivo, fissato coi videogiochi e la musica tecno, ma simpatico.
Grace non era di certo una di quelle ragazze che giudicano, comunque. Le bastava di andare d’accordo con tutti. Connor era una buona compagnia durante i turni di notte al lavoro e quando non c’erano clienti la lasciava giocare in multiplayer con lui sull’i-phone.
Si girò per nascondere un terzo sbadiglio, poi chiese a Connor a che punto fosse.
“Finito” rispose il ragazzo mentre sistemava i due panini nelle confezioni di cartone.
Grace le prese quando atterrarono sulla passerella, le sistemò su un vassoio con la pubblicità dei valori nutrizionali del nuovo Big Tasty e si diresse al tavolino.
L’uomo accolse l’hamburger con un cenno veloce del capo e un “grazie” appena accennato. Non era di buon umore.
Il ragazzo non emise un suono, ma rimase col volto chinato a fissare la bustina del ketchup.
Aveva un colorito giallognolo.
Grace sorrise e tornò in postazione.
Sbadigliò.
Dopo alcuni secondi dovette rispondere ad un cliente del Mc Drive.
Se ne rese conto in ritardo. Si sistemò meglio l’auricolare e: “Scusi può ripetere?”
Attese.
“Scusi non ho capito cosa ha detto. Vuole ordinare?”
Sentì dei colpi di tosse e un altro rumore che preferì non aver identificato.
“Vuole ordinare qualcosa?” ripeté paziente. Che stronzi i clienti di notte.
Ancora tosse. “Si tesoro” rispose finalmente la voce “voglio dei chicken nuggets e poi voglio anche te”.
Tipico. Ecco uno stronzo.
“Ok” rispose Grace con professionalità. Comunicò l’ordine a Connor.
Poco dopo i chicken nuggets erano pronti. Li portò al cliente in auto.
Era un uomo di quaranta anni circa, con la pancia e la cannottiera macchiata di grasso, una bottiglia di tequila sul sedile del passeggero e due grandi baffi rossi dal tabacco.
“Vieni anche tu con me, principessa?” sputacchiò con una sigaretta in bocca. Ghignò e le mandò un bacio porgendole i soldi.
Erano giusti per fortuna. Grace distese la faccia nel sorriso più sprezzante che riuscì e si allontano, ma solo dopo aver salutato e augurato una buona serata.
Dopo pochi secondi l’auto ripartì, mentre l’uomo ancora urlava parole oscene.
Connor non si era accorto di nulla. Era nel suo mondo, mandava avanti le canzoni dell’i-pod battendo il tempo sul bancone con le dita.
Grace controllò anche i clienti. L’adulto aveva finito l’hamburger e stata giocando con le patatine fritte, lo sguardo basso. Il ragazzo non aveva nemmeno aperto la confezione.
Un senzatetto si materializzò davanti alla porta a vetri. Esitò per qualche tempo e poi entrò. Rivolse un cenno imbarazzato a Grace, poi quasi con vergogna si diresse al bagno.
Connor lo vide. Scambiò uno sguardo con la ragazza, ed entrambi avevano un’espressione seccata. Si intesero: toccava a loro pulire alla fine del turno.
Il ragazzo sospirò pesantemente e tornò alla sua playlist.
Anche Grace sospirò. Poi si voltò verso i due seduti al tavolo.
Appoggiò il gomito sul bancone, il mento sulle mani e cominciò a studiare la coppia.
L’uomo aveva terminato il pasto. Si era voltato appena per squadrare il barbone e lanciargli un’occhiata diffidente. Ora controllava il bagno con la coda dell’occhio.
Il ragazzino era sempre chino sul ketchup.
Aveva i capelli scompigliati e la faccia sconvolta. Profonde occhiaie gli infossavano gli occhi.
Portava un giubbotto arancione scolorito.
Il padre indossava un pesante cappotto nero.
“Grace” la chiamò Connor. “Vieni qui”. Sembrava preoccupato.
Grace tornò in posizione eretta, si stiracchiò e raggiunse l’amico alla postazione di lavoro.
Era chino sull’i-phone, gli occhi ridotti a fessura.
“Che succede?” gli domandò con un mezzo sorriso.
Connor alzò la testa e la guardò dritta negli occhi.
Aprì la bocca ed esitò. La richiuse. Guardò giù verso il telefono, poi su ancora verso l’amica.
Scosse il capo. “Dobbiamo andare a casa” cominciò, mostrando lo schermo dell’i-phone a Grace.
“Non ci pensare nemmeno!” lo anticipò lei, consapevole del fatto che Connor a volte era un vero scansafatiche e avrebbe fatto di tutto pur di saltare il lavoro.
Diede una veloce occhiata allo schermo e lesse qualcosa su incidenti stradali a catena nel centro della cittadina.
Connor si riprese il telefono. “Hai letto?” inalò una gran boccata d’aria e continuò, muovendo le dita sullo schermo e cambiando sito: “Non è normale che ci siano così tanti incidenti a Cortez in una sola sera. Ne abbiamo pochissimi di solito. Qui dice che..” l’i-phone si illuminò e comparve il nome della madre di Connor. Il ragazzo rispose in fretta.
Grace si spaventò. Attese qualche secondo, fissando il viso dell’amico diventare bianco, mentre la madre urlava nel telefono.
Con uno scatto raggiunse la sua borsa, nel retro. Aprì la porta quasi saltandoci sopra. Anche il suo telefono stava squillando. Prese la chiamata: “Papà!”
“GRACE! Perché non rispondi al telefono? Dove sei?”
“Papà cosa succede? Sono al lavoro. Connor mi ha detto che ci sono degli incidenti! Tu stai bene?”
“Io sto bene tesoro! Tu devi tornare immediatamente a casa. Sali in macchina, non ti avvicinare a nessuno e non parlare con nessuno. Non prendere la strada principale.”
“Papà non posso lasciare il lavoro così! Non posso andarmene ci sono clienti…”
“Grace fai come ti ho detto! Non discutere! La gente sta morendo per le strade! Torna immediatamente a casa”
Grace inspirò forte e chiuse gli occhi. Avrebbe perso il lavoro.
Ma conosceva suo padre abbastanza bene da sapere che non stava scherzando e che la situazione era davvero brutta.
“Arrivo papà.” Chiuse la chiamata.
Corse indietro, l’adrenalina a mille.
“Connor dobbiamo andare!” esclamò cercando l’amico con lo sguardo.
Sentì una sirena della polizia e vide che si fermava davanti al McDonald.
Connor la prese per il braccio e la trascinò fuori.
Incrociarono un agente che urlò loro di chiudersi in casa, poi corse dentro al locale per avvertire anche i due clienti.
I due ragazzi raggiunsero il parcheggio correndo. Grace passava sempre a prendere Connor e lo riaccompagnava a casa perché vivevano vicini.
Si precipitarono in macchina. Grace inserì le chiavi e la accese. Mentre faceva retromarcia si udirono due colpi di pistola.
L’auto partì a tutta velocità.
Grace svoltò appena in tempo per evitare la via principale di Cortez. Connor proruppe in un grido di sorpresa quando passarono a pochi metri da un gigantesco ammasso di auto. Un camion-container che trasportava benzina era rovesciato su un lato, altre macchine ci erano finite contro e avevano preso fuoco. Decine di persone scappavano, urlavano, piangevano, cercavano superstiti tra le lamiere.
“Premi l’acceleratore! Subito!” sbraitò Connor in preda al terrore. Grace non se lo fece ripetere due volte. Connor gridò con tutte le sue forze e pochi istanti dopo si sentì una gigantesca esplosione.
Grace cercò di capire cosa succedeva dagli specchietti retrovisori. “Tutte quelle persone! È esploso il camion! Le possiamo aiutare?”
“NO! Portaci a casa il più veloce possibile!”
Grace era sull’orlo delle lacrime. Guidava a tutta velocità nel buio e poteva sentire le grida e gli scoppi che si erano lasciati alle spalle.
Connor le mise una mano sulla spalla. “Grace mi dispiace ma non possiamo fare niente. Non dobbiamo scendere dall’auto finché non siamo a casa. Hai parlato con qualcuno?”
“Ho parlato con mio padre. Mi ha detto di tornare a casa. Tu hai parlato coi clienti?”
“Si. Gli ho detto che c’era un’emergenza in città e che ce ne dovevamo andare tutti. Il resto credo che gliel’abbia detto quel poliziotto.”
“E gli spari? Che succede?”
“Mia madre mi ha detto che ci sono degli schizzati che attaccano la gente.”
Grace lo guardò confusa. “Intendi terroristi? Qualche pazzo con un fucile?”
“Non lo so di preciso. Mi ha detto che sono malati di mente. Mi ha detto di non parlare con nessuno e di non aiutare nessuno. Mio zio Calvin stava aiutando una coppia che si era schiantata in auto vicino a casa sua poco fa,  e lo hanno aggredito. Ora sta andando all’ospedale.”
Grace respirava affannosamente. Niente aveva più senso.
“Credi che sia la stessa malattia di cui stanno parlando da qualche giorno? Quella dei vaccini?” chiese al ragazzo.
“Io non ho sentito niente dei vaccini. Dicevano che è un virus dei topi o qualcosa del genere. Dicevano anche che si prende dai malati di AIDS. Non so se è la stessa cosa. Non si è capito niente di cosa stava succedendo.
“Già” concordò Grace.
Piantò un urlo e riuscì a evitare per un soffio un uomo apparso all’improvviso nel buio.
“Porca puttana!” esclamò Connor affacciandosi al finestrino posteriore.
“Connor siediti e mettiti la cintura!” strillò Grace.
Il ragazzo obbedì, inveendo ancora a mezza voce.
“Ho avvertito anche il barbone nel bagno. Gli ho urlato di scappare.”
Grace gli lanciò un’occhiata meravigliata. “Grazie al cielo! Hai fatto bene!”
“Cristo. Spero che trovi riparo da qualche parte almeno finché la polizia non risolve questa faccenda.”
Grace svoltò nella strada dove entrambi abitavano. Si fermò nel vialetto di Connor. Ad aspettarli c’erano la madre, che corse ad abbracciarlo, e i il padre, che imbracciava un grosso fucile.
La via era animata. Un furgone della polizia con altoparlante stava passando per informare tutti dell’emergenza. Diceva di chiudersi in casa e aspettare il via libera della polizia.
Grace salutò velocemente i genitori di Connor. Abbracciò l’amico per quanto la cintura di sicurezza glielo consentisse e ripartì.
Incrociò lo sguardo di Connor, ma non lo trovò spaventato. Il ragazzo fissava alto nel cielo l’elicottero militare che stava attraversando la zona, e nei suoi occhi comparve un lampo di follia.
Grace non ebbe tempo per approfondire.
Guidò fino a casa. Scese dall’auto e si precipitò dentro.
Suo padre scese velocemente le scale e la prese tra le braccia. Arrivò anche Brandon e si unì all’abbraccio. Grace lo prese in braccio e gli pulì il visetto inondato di lacrime.
Daniel Miller diede un bacio sulla guancia di ciascuno dei suoi figli, poi raccolse le due pesanti valige che aveva lasciato ai piedi delle scale e le caricò in auto.

Grazie a tutti i miei 5 lettori e a quelle persone meravigliose che mi lasciano una recensione, che io amo profondamente.
Spero che la storia vi piaccia!
Un abbraccio a tutti, se volete scoprire cosa succede a Grace, andate avanti con i capitoli!
*Nota: all'inizio la storia era inserita nella sezione di fanfiction di The Walking Dead, ma andando avanti a scrivere mi sono resa conto che a parte gli zombie, non ha niente in comune con la serie dato che non inserisco nè personaggi della serie, nè luoghi. Inoltre mi sentivo sola nella sezione perchè tutte le fanfiction riguardano i personaggi della serie tv e quasi nessuna prende solo l'ambientazione. Quindi eccomi qui :)

  
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