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Autore: itsonlyme    19/04/2014    3 recensioni
Dal testo:
Ma cosa sarebbe successo quando avrebbe incrociato lo sguardo dell’altro?
Si diede mentalmente del cretino, e si costrinse a voltarsi solo quando il ragazzo alle sue spalle poggiò una mano sul suo fianco. Incontrò i suoi occhi, piccoli, castano chiaro, colore del miele alla lavanda, che tanto gli piaceva. Uno strano calore lo travolse al centro del petto, in cui istintivamente portò la mano.
3.771 parole.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Zayn Malik
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Forse.
 
 
 
 
 



“Ed era consapevole che quel forse non avrebbe dovuto metterglielo, perché ogni ‘forse’ da lui pensato o pronunciato era solo inserito per non voler del tutto ammettere ciò che provava.”
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Zayn fissò ancora una volta il suo riflesso allo specchio.
Passò, ripetutamente, le mani sul suo ciuffo già perfetto. Ma lo fece, non per vanità, ma per nervosismo.
Sarebbe dovuto essere in aeroporto in mezz’ora, e anche se avesse dovuto mettersi in macchina per arrivare puntuale, i suoi piedi non avevano voglia di muoversi; non riuscivano a seguire gli impulsi del cervello. Improvvisamente aveva le gambe pesanti come macigni, e non riusciva neanche a sollevare un tallone senza pensare di tirar via il mattone sotto la pianta del piede, e portarselo via con lui.
In giro, si diceva che la maggior parte degli steward fosse gay, a Zayn non era mai piaciuta la gente che generalizzava, anche se nel suo caso quell’affermazione era praticamente corretta, ma non gli era mai importato molto del pensiero della gente.
 
Allungò un braccio verso la sedia, e dalla spalliera tirò verso di se la cravatta a grosse e trasversali strisce blu e gialle, a cui fece velocemente il nodo, a cui aggiunse il gilet blu, abbinato al pantalone della divisa.
Si era sempre trovato ridicolo in quegli abiti, ma, di certo, non aveva alcuna possibilità di evitare di indossarli.
Cercando di concentrarsi su tutto ciò che non fosse quello a cui sarebbe andato in contro da lì a poco, si mosse verso la porta, afferrando il cappotto e il borsone nero, contenente già il necessario.
Uscì di casa, e rabbrividì, tirandosi dietro la porta del suo appartamento, distante solo mezz’ora dall’aeroporto che lo attendeva. Arrivato al garage ricordò che aveva lasciato in casa le chiavi dell’auto e dopo essersi ripetutamente sbattuto la mano contro la fronte ed essersi riempito d’insulti da solo, era tornato indietro controllando distrattamente l’orologio sul suo polso che piuttosto che indicargli l’orario sembrava suggergli di muovere il culo altrimenti sarebbe arrivato in ritardo, per cui lo avrebbero lasciato in aeroporto, e si sarebbe beccato non solo un ammonimento dal suo capo, ma una detrazione sostanziosa nella busta paga di quel mese.
 
Faceva lo steward da ormai quattro anni, per cui no, non era nervoso per l’imminente volo, ma per il fatto che avrebbe dovuto rivedere Liam, il suo collega -e non solo collega.
Lo aveva conosciuto al suo primo volo, quando aveva solo diciannove anni. Quella volta si, aveva avuto paura del volo, e Liam dopo essersi educatamente presentato ed averlo tranquillizzato, gli era stato accanto per il resto del viaggio e del loro turno, convincendolo che sarebbe andato tutto bene. Dalla prima volta, avevano avuto parecchi voli coincidenti, lui e Liam, in cui avevano imparato a conoscersi bene, a sviluppare e coltivare un’amicizia e una fiducia di quelle che Zayn considerava d’oro.
Quando si trovavano entrambi in città sfruttavano il loro tempo libero insieme, che fosse in giro per Londra o che fosse nelle loro case, trovavano il modo per passare il tempo senza annoiarsi, e per ridere e legarsi l’uno all’altro. Quando alloggiavano in hotel insieme, fuori città, si divertivano a stare fino a tarda notte nella camera uno dell’altro e certe volte finivano per addormentarsi anche nello stesso letto. Nonostante questo, non avrebbe mai avuto il coraggio di provarci con Liam, per quanto lo trovasse attraente, e sostanzialmente bello, anche come persona.
Ogni tanto, forse, gli era passato per la mente che avrebbe potuto provare qualcosa di più.
Si, qualche volta, forse, mentre erano in camera insieme, Zayn avrebbe voluto avvicinarsi per provare solamente a poggiare le labbra contro quelle di Liam, ma non avrebbe mai rischiato. Perché sarebbe stato troppo azzardato, anche per uno come lui, perché non avevano mai parlato del loro orientamento sessuale, e perché non voleva compromettere il loro rapporto in alcun modo.
Anche se giorni prima, forse, aveva avuto la conferma dei suoi sentimenti. E continuava a torturarsi la mente chiedendosi che cosa provasse Liam, cosa avrebbe fatto dopo quasi due settimane dopo l’ultima volta che si erano visti. Forse, magari, gli era mancato.
Parecchi minuti dopo, arrivò in aeroporto, e dopo aver posteggiato entrò attraversando le porte scorrevoli. Cominciò a camminare tra la gente, che sembrava ignorare la sua presenza, e in quell’ambiente così familiare e chiassoso, riuscì a riconoscere la figura di Liam a qualche metro da lui. Stretto nella sua stessa divisa, che gli fasciava fianchi, cosce -e non solo- meravigliosamente. Si trascinava dietro il solito trolley nero; Zayn lo conosceva bene.
Il moro rallentò volontariamente, dimenticando che comunque sarebbe stato costretto a trascorrere il resto della giornata con un Liam Payne dal nuovo e sbarazzino taglio di capelli.
Un paio di minuti dopo entrò nella saletta di ritrovo di tutto il cabin crew della loro compagnia.
I primi colleghi si allontanarono giusto quando lui mise piede sulla soglia, per andare all’imbarco. Finse di non notare Liam, e diede un saluto generale, col cuore che gli batteva talmente forte da sentirlo anche nelle orecchie. Trovò una sedia libera e ci abbandonò il borsone, incurante, afferrò il cellulare e scorrendo fra i contatti della rubrica selezionò quello di sua madre, ma senza che neanche avesse il tempo di premere il tasto verde, una presenza alle sue spalle lo fece distrarre.
«Buongiorno Zayn.» sentì, e lì si gelò sul posto. Avrebbe dovuto voltarsi e ricambiare il saluto, ma cosa sarebbe successo quando avrebbe incrociato lo sguardo dell’altro?
Si diede mentalmente del cretino, e si costrinse a voltarsi solo quando il ragazzo alle sue spalle poggiò una mano sul suo fianco. Incontrò i suoi occhi, piccoli, castano chiaro, colore del miele alla lavanda, che tanto gli piaceva. Uno strano calore lo travolse al centro del petto, in cui istintivamente portò la mano. Sorrise debolmente, notando l’altro fare lo stesso.
«Ciao.» lo salutò, lavativo. Poi alzò la testa fingendo di trovare qualcosa di interessante alle spalle di Liam, per evitare il contatto con gli occhi, che già in soli pochi secondi aveva destabilizzato il suo sistema nervoso.
L’imbarazzo era palpabile. «Abbiamo ancora quindici minuti prima di salire in aereo, ti va di accompagnarmi a fare colazione?» chiese il ragazzo, con un tono gentile.
 Zayn deglutì a fatica, “si” avrebbe voluto urlargli, ma aveva terrore di ciò di cui avrebbero dovuto discutere. «Cominciamo dal gradino inferiore, perché magari non mi guardi per più di un secondo negli occhi, Zayn?» domandò ancora.
Lui respirò piano, provando con tutto se stesso a resistere e non abbassare lo sguardo su quello di Liam, perché sapeva che fissando gli occhi in quelli dell’altro i ricordi lo avrebbero assalito e in lui sarebbe ritornata, ancora più forte, la voglia di assaggiare le labbra piene e rosse del ragazzo.
«C’è qualcosa che non va? Ho fatto qualcosa di male?» insisté. L’altro rispose semplicemente scuotendo il capo. «Zayn, guardami.» disse infine, afferrando con due dita il mento del moro e costringendolo a guardarlo.
«Ti ho chiesto qualcosa, mi pare. Posso avere risposta?»
«Okay».
«Okay cosa, Zayn?»
«Okay andiamo.»
Si incamminarono velocemente verso il bar di Stansted, scansando le persone che scorrazzavano trascinandosi dietro chili e chili di valigie strapiene.
Quando sedettero negli sgabelli, uno vicino all’altro, Liam immediatamente gli domandò se stesse bene.
«Si, sto bene. Sono solo nervoso, Liam, lo capisci?»
«Per quello che è successo l’altra volta, si lo so. Sono nervoso anch’io» spiegò. Zayn sollevò un sopracciglio, come divertito. «Mi prendi in giro?»
«No» rise.
Il barista passò loro due tazze di cappuccino e un cornetto per Liam, che costrinse l’amico a prenderne quasi metà.
«A proposito di ciò che è successo l’altra volta..» parlò il moro.
«Si..?»
«Tu.. bé.. cosa ne pensi? Ti sei.. pentito?»
«Mi stai chiedendo se mi sia piaciuto e se lo rifarei? Questo vuoi dirmi?» domandò Liam, intuendo il significato delle domande imbarazzate di Zayn, che si affrettò ad annuire a testa bassa.
«Si».
 
 
Quando finirono, guardarono l’orologio, e capendo di dover salire in aereo, si alzarono e scivolarono un’altra volta in mezzo al caos.
Mentre camminavano velocemente, per non separarsi, ogni tanto Liam afferrava la mano al moro facendolo arrossire.
Dopo aver raccolto tutta la loro roba nel camerino, salutarono Louis ed Harry, pilota e copilota e, passando dall’imbarco, notarono anche Niall, con la nuova hostess, che chiacchieravano in attesa dell’apertura.
Salirono in aereo, senza rivolgersi alcuna parola.
Zayn fremeva, le mani quasi gli tremavano, e aveva un leggero ma strano mal di pancia.
Controllarono i posti a sedere e prepararono l’abitacolo all’arrivo dei passeggeri.
Poi, si ritrovarono davanti il portellone d’entrata, ad aspettare.
«Tu come stai?» chiese, poi, Zayn.
«Sto bene, grazie.» rispose. E si aprì in un dolce sorriso, quelli che a Zayn facevano sciogliere il cuore.
«Il nuovo taglio ti sta benissimo, Leeyum. Sei molto bello.» disse Zayn, trovando il coraggio da chissà dove. Liam, si ritrovò spiazzato, senza nulla da dire. Si era sorpreso a quelle parole ed aveva davvero apprezzato il complimento di Zayn, anzi, il cuore gli scalpitava nella gabbia toracica, ma non era riuscito a dire nulla per qualche secondo. Si rese conto che quel ragazzo per lui era una continua sorpresa, una continua novità, un vortice di buon umore, ed era sicuro che con lui mai si sarebbe annoiato.
E in un secondo si immaginò accanto al ragazzo cinquant’anni dopo, ritrovandosi poi a darsi dello stupido per aver solo pensato a certe futili cose.
Il ragazzo di fronte a lui, lo fissava con quei suoi meravigliosi color cioccolato fuso, con uno sguardo interrogativo che lasciava trapelare che il fatto che si stesse chiaramente chiedendo a cosa stesse pensando l’altro. «A cosa pensi?» domandò, appunto, curioso.
«Ho voglia di baciarti.» sussurrò, allungandosi verso l’orecchio del moro, che venne percorso da un brivido lungo la schiena. «Si ma non stavi pensando questo, e non dirmi che non è vero.» e Liam sorrise, rendendosi conto di quanto bene –ormai- Zayn lo conoscesse. Poi allungò le labbra in un tenero broncio, facendo intuire a Zayn che volesse davvero baciarlo.
Il cuore del moro, a quella tacita richiesta, rotolò di gioia e d’ansia contemporaneamente.
«Anche io, ma non possiamo, stanno arrivando tutti.» disse Zayn, facendo un passo indietro.
Appena terminò la frase i piloti, stretti anche loro nelle eleganti divise blu, salirono a bordo per preparare i motori, seguiti dalle loro colleghe, due slovene, biondissime, che sembravano ignorarli del tutto. «Quindi tutto a posto lì, Zayn?» chiese Liam, fingendo davanti agli occhi dei colleghi, che sorrisero. «Tutto a posto, pronti per il decollo. E ricordati che Chris oggi non c’è quindi oggi il capo cabin crew sono io, signor Payne.» rispose l’altro, reggendo il gioco. Quando quelli furono chiusi nella zona piloti, il castano lo guardò con occhi dolci e desiderosi.
«Uno solo, per favore.» piagnucolò, al suo orecchio. «Dovresti smetterla.» Zayn era sempre stato impeccabile nel suo lavoro, gli piaceva, gli piaceva da morire, e l’idea di perderlo lo faceva andare fuori di testa, ma aveva davanti Liam che gli diceva di volerlo baciare, e stava davvero cominciando a cedere.
Commise un enorme errore, abbassò gli occhi verso le labbra asciutte e piene del castano, che gli sorrideva quasi maliziosamente. «Di far cosa?» domandò quello, sbiascicandogli le parole vicino all’orecchio, «Di provocarmi, stronzo» rispose l’altro.
Poi, «Zayn, cos’è quello?» domandò Liam, allungando un dito verso uno dei sedili alla destra di Zayn. Lui, innocentemente, voltò piano la testa, ma non ebbe nemmeno il tempo di ruotare completamente il volto che Liam glielo afferrò delicatamente con entrambe le mani e fissò gli occhi nei suoi.
Si osservarono per pochi secondi, o forse qualche minuto, ora o anno, persero entrambi il senso del tempo. E quando davvero arrivarono al limite della sopportazione, Liam avvicino il volto di Zayn al suo spingendolo dalla nuca, e fece toccare le loro labbra. Questo, chiuse immediatamente gli occhi abbandonandosi al contatto leggero delle labbra di Liam sulle sua, lasciando che la bocca dell’altro avviluppasse la sua in un bacio che Zayn aspettava da tanto. Le mani gli tremavano, il cervello in pappa, lo stomaco gli doleva, ma riuscì a dimenticarsi di tutto, davvero di tutto.
Quando si separarono, «Signor Payne, un po’ di rispetto per il suo capo.» gracchiò Zayn, all’orecchio di quello che sorrise beffardo. «Il mio capo sembrava apprezzare.» rispose a tono, un secondo prima di sentire le voci dei primi passeggeri che percorrevano le scale per salire a bordo.
Si guardarono un solo secondo, che bastò a far stringere un patto alle loro anime.
Poi si destarono, e con molta educazione e serietà entrarono nel loro ruolo, salutando ogni passeggero, controllando i loro biglietti, e aiutandoli a posare i loro bagagli negli appositi spazi. Quando tutti furono seduti, l’aereo cominciò a muoversi molto lentamente sulla pista, gli assistenti di volo si sparsero per mostrare a tutti cosa avrebbero dovuto fare in caso d’emergenza.
Il volo era diretto a Strasburgo, la bella città francese, e durava circa un’ora e mezza e dopo essere atterrati sarebbero rimasti in città per il resto della giornata, alloggiando in un carino hotel in un paesino a venti minuti dal centro.
A mezz’ora dal decollo, il viaggio stava andando bene.
Zayn e Liam si ritrovarono entrambi senza alcunché da fare davanti la porta della cabina dei piloti. Erano un po’ in disparte.
Liam si avvicinò a Zayn e si abbassò per rubargli un bacio. Questo arrossì per il contatto inaspettato, ma se lo spinse addosso, cercando di nuovo le labbra del compagno con le sue.
Non persero tempo ad unire le loro bocche e le loro lingue in una danza che solo loro potevano comprendere. Zayn sentiva di stare bene, mentre Liam lo stringeva fra le sue braccia forti, mentre si lasciava accarezzare i capelli sulla nuca da lui, mentre si lasciava coccolare. Perché lui lo sapeva, sapeva che Liam non era mai stato il tipo di troppe smancerie, non lo sopportava neppure.
Forse perché non ne aveva mai ricevute da sua mamma.
E forse con lui faceva un’eccezione.
Liam gemette piano sulla bocca dell’altro. Che lo incitò al silenzio.
Poi, il castano, impaziente, se lo tirò dietro. Con un rapido gesto aprì la porta del minuscolo bagno dell’aereo e la chiuse immediatamente, ignorando il fatto che lo spazio fosse poco per tutti e due. Si spalmò Zayn addosso, e lo baciò ancora e ancora, fino a consumare le labbra di entrambi, che divennero rosse e screpolate.
Il moro, allentò la cravatta dell’altro. Con la mano libera, gli passò una mano tra i capelli, poi scese fino agli zigomi, alla mascella, e all’incavo del collo. Si staccò dalle labbra di Liam, che sussurrò uno ‘Zayn’ molto affannato, e compì lo stesso percorso con le labbra umide. L’altro, gli afferrò il mento e tornò a baciargli la bocca, la fronte, le tempie, il naso, gli zigomi, gli occhi, con estrema e misurata lentezza e infinita dolcezza.
E in quei gesti Zayn trovò quasi amore.
Impossibile, si ripeteva, impossibile.
«Liam» sussurrò sulle sue labbra. Quello sorrise e basta.
Anche lui slacciò la cravatta dell’altro, e sbottonò –con poca pazienza- i primi bottoni della camicia rigorosamente bianca. Tastò la pelle del suo petto, con dedizione, la baciò, e lasciò che l’altro facesse lo stesso. La passione dettava i loro movimenti, scandiva ogni attimo, decideva per loro.
Poi, Liam, si spinse addosso Zayn, per tenerselo più vicino, per fargli sentire il battito del suo cuore. Appoggiò la schiena alla parete del bagno e sollevandolo permise a quello di allacciare le gambe al suo corpo. Fecero scontrare i loro bacini, strusciandosi l’uno con l’altro, emettendo gemiti poco casti. Il moro inclinò il collo per permettere all’altro di baciarlo meglio, e si lasciò cullare dalla morbidezza di quelle labbra sulla sua pelle che scottava già. Avevano troppi vestiti addosso, avrebbero voluto strapparseli completamente ma sapevano, nonostante tutto, di non potere. Si slacciarono i pantaloni a vicenda. Zayn aiutò Liam a far scivolare i suoi, seguiti dai boxer, fino alle caviglie. Fece strusciare ancora le loro erezioni, eccitandoli ancora di più. Persero forse il senso del tempo, ogni cosa attorno a loro era sparita, tutto si era annullato, loro erano un’unica cosa.
Sospiri, gemiti, ansiti, fiati, si fusero dentro quell’angusto bagno.
Si dedicarono a soddisfare il piacere uno dell’altro, in quella cabina che era stata il palcoscenico di un amore appena sbocciato, come un fiore profumato in primavera, un bocciolo che affascina alla vista.
Un amore di cui entrambi, iniziavano a rendersi conto.
 
 
 
 
 
Un mese era passato da quella volta sull’aereo.
Un mese dove, i due, si erano conosciuti ancora meglio. Si erano esplorati, assaggiati, come si fa coi nuovi sapori. E si erano piaciuti.
 
«Zayn!» ennesimo colpo alla porta.
«Esci immediatamente da quel bagno!» lo incitò, Liam.
«Non ho ancora finito, dai Leeyum.» rispose quello, con studiato tono dolce.
«Non fare quel tono da cucciolo, sai che non attacca.»
«Ti piacerebbe.» rise il moro da dietro la porta.
Toc, toc, toc.
«Zayn dannato Malik, sono ben 35 minuti che sei chiuso in quel cesso. Che diavolo stai facendo?»
Nessuna risposta.
«Malik, giuro che butto giù la porta!» lo minacciò. «Oh, fai pure, tanto poi paghi tu il danno.» rispose l’altro ridacchiando. Liam si passò una mano fra i capelli, sbuffando.
«Giuro che questa me la paghi cara.» urlò, bussando ancora insistentemente.
Sentì ancora la risata di quello. «Mi rimangono 20 minuti per prepararmi, vieni fuori da quel dannato gabinetto, Malik.»
«La la la la la la» canticchiò quello, provocandolo.
«Noi due non potremmo vivere insieme.»
«Esistono le case con due bagni.» rispose quello, con tono quasi dispiaciuto. «E dopo di questa, anche se ho finito, me ne resto in bagno quanto mi pare. Per quanto mi riguarda puoi andare a lavarti in un altro bagno.» incrociò le braccia al petto, come un bambino offeso, come se quello potesse vederlo.  «Togliti quel broncio, che anche se non ti vedo mi viene voglia di baciarti.»
Sentì poi il rumore della serratura e si illuse d’esser riuscito a convincere il suo ragazzo ad uscire dal bagno della loro camera d’hotel. Si sbagliava.
Mentre lui lottava con la maniglia, l’altro tirava fuori la chiave della serratura. La mise in tasca e si affrettò ad uscire in balcone dalla finestra e rientrare in camera da letto con la finestra che, naturalmente, si affacciava sul balcone.
Sorrise quando vide Liam con la testa sulla porta, che gli lanciava minacce di ogni tipo.
Prese, così la rincorsa, e si tuffò su di quello che spaventato cacciò un urlo.
Zayn finì disteso sul corpo di Liam, che lì per lì sorrise, poi si avvicinò al mento dell’altro e lo morse.
«Ahi!» si lamentò quello, massaggiando la parte che iniziava a diventare rossa. 
Il castano, si allungò per afferrare un cuscino di quelli che solitamente venivano messi sul letto per decorazione, e diede un colpo in testa a Zayn che non perse tempo ad affondare le sue unghie negli avambracci dell’altro.
La lotta continuò, fra spinte, solletico, colpi di cuscini, baci, risate, morsi e ancora risate.
Si erano inseguiti per tutta la camera, tirandosi dietro anche scarpe, ciabatte e indumenti di tutti i tipi. Infine, si erano stesi sul letto col fiatone.
«Tu non dovevi lavarti?» domandò Zayn portandosi il braccio davanti gli occhi.
L’altro notando l’orario imprecò, si alzò controvoglia dal letto e filò in bagno a prepararsi.
Si trovavano a Venezia, il loro prossimo volo era diretto a Londra, a casa, e sarebbe partito circa mezz’ora dopo.
«Liam, veloce!» Zayn scherzò, colpendo la porta ripetutamente.
«Caro il mio Malik, ti conviene sparire.» disse quello, suscitando la risata del moro.
 
Sarebbero dovuti essere in aeroporto per le 15:00, il decollo previsto era per le 15:30, e loro erano arrivati proprio a quell’ora. Il traffico non li aveva assistiti, e neanche la fortuna. Fermi al semaforo, una donna li aveva tamponati e nel momento in cui Zayn era stato sbalzato in avanti, Liam aveva avuto i riflessi talmente pronti da allungare un braccio e tirare indietro la testa del compagno per evitargli la botta. Si erano presi uno spavento di quelli che ti svuotano la mente del tutto per ore intere.
Appena messo piede in aeroporto avevano beccato Chris, il capo cabin crew, che li stava –appunto- cercando. «Dico io, vi sembra ora per arrivare, voi due?» l’uomo sulla quarantina urlò.
Zayn era sempre stato terrorizzato da quell’uomo, somigliava un po’ a Hitler secondo lui.
Abbassò velocemente la testa, e mentre quello li riprendeva, Liam poggiò una mano sulla sua schiena, per tranquillizzarlo.
In fondo, cos’era un ritardo?
«Vi rendete conto che siamo in ritardo per due steward? Solitamente sono i passeggeri a farsi aspettare, non gli assistenti di volo!» continuò quello.
«Chris, scusaci, è colpa mia. Non accadrà più.» disse Liam. Zayn sollevò velocemente il capo e fissò gli occhi sul volto serio e teso di Liam, che non ricambiò lo sguardo.
Sapeva che Chris era davvero una sorta di dittatore e se avesse voluto avrebbe potuto farli licenziare, ma il castano aveva preferito assumersi la responsabilità e mettere a repentaglio il suo posto di lavoro, piuttosto che quello di tutti e due. Era consapevole del fatto che Zayn amasse il suo lavoro e non aveva nessuna voglia di farglielo perdere. Non voleva vederlo stare male, soprattutto per uno stupido scherzo.
Dopo altre urla, quello li liquidò, dicendogli tante frasi sconnesse che includevano ‘non la passerete liscia’, ‘che non accada più’ e ‘sparite’.
Di corsa, raggiunsero l’imbarco, salirono in aereo e si scusarono coi passeggeri per il leggero ritardo. Videro Chris adocchiarli dal fondo del velivolo.
Rimasti soli, davanti la cabina di pilotaggio, nel bel mezzo del volo, Zayn si mosse, spostandosi davanti a Liam, che lo guardo, sollevando un angolo delle labbra.
Poi sollevò una mano e accarezzò i capelli di Zayn che chiuse gli occhi rilassando la tensione. «Grazie, Leeyum. Grazie.» sussurrò, poggiando la testa sulla spalla di quello. E lo ringraziò principalmente per avergli evitato la botta che gli avrebbe di sicuro provocato un bel taglio sulla fronte, ma anche per essersi assunto la responsabilità del loro ritardo, quando invece era solo sua.
«Shhh» lo coccolò quello.
 
 
Quando la sera si ritrovarono sul letto di casa di Liam, Zayn si ritrovò a pensare.
Pensare a quanto era stato fortunato a trovare un ragazzo come Liam, che nonostante il fatto che non avessero mai definito il tipo di relazione lo riteneva il suo ragazzo, proprio come faceva lui.
Si era –ormai- reso conto, che ogni attimo che passava con l’altro, accresceva i sentimenti che lui provava per quello.
Stavano in silenzio, sotto le coperte, i corpi nudi e caldi a sfiorarsi. Lui aveva la testa sul petto di Liam, che si alzava e abbassava ritmicamente. Sentiva il cuore di quello battere, e sentiva il suo correre, voler fuggire.
«Perché lo hai fatto?» chiese Zayn, spezzando il silenzio.
Nonostante non avesse fatto accenno a cosa, l’altro capì a cosa si riferiva.
«Tu avresti fatto lo stesso per me, no?»
«Certo».
«E tu, perché lo avresti fatto?» domandò ancora quello.
Lui senza rifletterci rispose, «Perché forse ti amo».
 
 
 
 
 
Ed era consapevole che quel forse non avrebbe dovuto metterglielo, perché ogni ‘forse’ da lui pensato o pronunciato era solo inserito per non voler del tutto ammettere ciò che provava.
 

 
 








Ciao a tutte/i.
Non so come mi vengono in mente certe idee, so solo che questa mi è saltata in mente proprio in aereo, mentre guardavo lo steward, quindi potete immaginare il grado della mia instabilità mentale.
Questa ''cosa'' è venuta fuori in tre notti, quindi non ho idea se possa esservi piaciuta o meno..
E ho fatto io quella cagata di banner, prima esperienza, siate clementi.
Per quanto riguarda la os, è la prima volta che scrivo un accenno di descrizione di atto sessuale, quindi devo ancora prenderci la mano.
Credevo fosse più imbarazzante (si, anche con me stessa) ahahahah.
Ora vado.. purtroppo ho un'altra idea per una os ziam, ma non so come svilupparla, perché dovrei informarmi su dei temi in particolare.
Ma va be', prima cercherò di impegnarmi a scrivere il nuovo capitolo di Adore you.
Adesso vado sul serio ahaha.
Un bacio e a presto. 
-Chiara.
  
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