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Autore: Vahonica    19/04/2014    5 recensioni
"Che sapore ha il blu?"
Zoro fissò il foglio di fronte a sé con le sopracciglia aggrottate. Si poteva quasi sentire il rumore dei suoi pensieri, fitti come un nugolo di api, che sbattevano qua e là sulle sue pareti cerebrali.
Ma che diavolo di domanda era? Ok, d'accordo che quella era l'ora di scrittura creativa, ma che sapore ha il blu? Addirittura? Come poteva rispondere ad una domanda del genere?
Non credeva che ingoiare un tubetto di acrilico o una matita blu gli sarebbe servito a qualcosa, non pensava nemmeno che sarebbe stato molto salutare, e inoltre non era neanche sicuro che la professoressa volesse quello. Quindi.
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Roronoa Zoro, Sanji | Coppie: Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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*Note dell'autrice da leggere prima che vi avventuriate più in là(?)*
Oh, salve! ^^
Qui è Zampe, o Very, come volete voi, che vi parla!
Questa è la primissima ZoSan che scrivo DA SOLA (di solito le scrivo a quattro mani con Girl_in_the_sun nel nostro account in comune, Zampe_in_the_sun ), quindi, please, abbiate pietà(?) di me ^^"
Vi ringrazio in anticipo se avete intenzione di leggere.
Un bacio,
Very

P.s. forse Zoro è leggermente OOC. Non linciatemi D:


"Che sapore ha il blu?"
Zoro fissò il foglio di fronte a sé con le sopracciglia aggrottate. Si poteva quasi sentire il rumore dei suoi pensieri, fitti come un nugolo di api, che sbattevano qua e là sulle sue pareti cerebrali.
Ma che diavolo di domanda era? Ok, d'accordo che quella era l'ora di scrittura creativa, ma che sapore ha il blu? Addirittura? Come poteva rispondere ad una domanda del genere?
Non credeva che ingoiare un tubetto di acrilico o una matita blu gli sarebbe servito a qualcosa, non pensava nemmeno che sarebbe stato molto salutare, e inoltre non era neanche sicuro che la professoressa volesse quello. Quindi.
Emise un suono frustrato e batté il pugno sul banco, fissando quel maledetto foglio.
Alcuni studenti si voltarono verso di lui, distratti da quel suo improvviso scatto, e gli lanciarono un'occhiata confusa.
-C'è qualcosa che non va, Roronoa? - gli chiese la professoressa, fermandosi accanto a lui e posandogli una mano sulla spalla.
Zoro grugnì e alzò lo sguardo su di lei.
-Non credo di aver compreso la consegna - brontolò, incavolato e riluttante (perché, dai, Roronoa Zoro non chiede aiuto a nessuno, sa fare tutto benissimo da solo), tornando a fissare in malo modo il foglio.
La prof si accucciò accanto a lui e gli rispiegò quel che doveva fare, con infinita pazienza e parole semplicissime, in poco tempo.
Dieci minuti dopo, la fronte di Zoro si era appianata e lui aveva capito, trovando persino uno spunto da qualche parte durante la spiegazione.
La professoressa allora si alzò, gli sorrise lievemente e lo lasciò al suo lavoro.
Ecco, e ora? Zoro un'idea ce l'aveva, ma non sapeva come esprimerla a parole.
Chiuse gli occhi e scavò nel suo cervello, alla ricerca dei termini adatti per spiegarsi.
Alla fine, se ne uscì con un "salato" scarabocchiato nel foglio nella sua scrittura disordinata e poco leggibile.
E si fermò. Beh, aveva risposto alla domanda, no? Però non gli sembrava giusto. Mancava qualcosa.
Poi si ricordò le parole della sua insegnante: "quando hai capito quello che vuoi dire, scrivilo e pensa al perché. Perché credi che il blu abbia quel sapore specifico?".
Zoro scribacchiò quella domanda e si mordicchiò il labbro inferiore.
Aveva deciso che "salato" era il sapore giusto del blu, principalmente perché il mare era blu ed era salato - ovviamente. Era un ragionamento piuttosto logico, ma oltre a questo c'era tutt'altro motivo.
Blu era il colore dei suoi occhi, gli occhi di quel ragazzino della classe accanto alla sua, quello arrivato all'inizio dell'anno, con i capelli dorati come quelli degli angeli, che gli ricadevano in un ciuffo morbido sulla fronte e gli coprivano un occhio; era il colore degli occhi di Sanji, che ormai era diventato suo amico, nonostante litigassero spesso - ma facevano pace subito dopo, perché non avevano ancora imparato a vivere lontani l'uno dall'altro.
Era il primo colore che Zoro voleva vedere la mattina appena sveglio e l'ultimo prima di andare a dormire (per quanto sdolcinata possa essere la cosa) ed era persino diventato il suo colore preferito.
Perché, ok, forse si era preso una cotta per il suo amico, ma come si poteva biasimarlo? Chi non si sarebbe preso una cotta per Sanji e quei suoi grandi occhi blu?
Che poi, blu era anche il colore della sua cravatta, quella che indossava per venire a scuola e che a Zoro piaceva da morire perché gli risaltava gli occhi e stava così bene su quella camicia bianca inamidata, per non parlare del contrasto che creava con la sua pelle diafana.
Così Zoro aveva imparato che il blu era il colore di Sanji, ogni volta che vedeva blu la sua mente si collegava a lui, come se ormai fosse una cosa del tutto naturale.
(Al suo compleanno gli aveva regalato persino una felpa, blu, tanto per rendere completo il tutto e, oh mio Dio, Zoro se n'era quasi pentito, perché Sanji con quella addosso era la cosa più bella che potesse esistere, mozzafiato).
Ma perché salato? Beh. Zoro non l'aveva di certo scritto a caso.
Era collegato ad un episodio successo proprio quella mattina.

Il verde era arrivato a scuola e i suoi occhi, ovviamente, avevano cercato subito Sanji, tra la folla di studenti, e aveva fatto appena in tempo a trovare la sua testa bionda che il ragazzo era sparito nei bagni. Zoro si era affrettato a seguirlo, tutto contento, ma cercando di contenersi (cioè, andiamo, non era mica un cagnolino scodinzolante).
Ad ogni modo, il suo entusiasmo si era spento non appena aveva visto Sanji, le mani strette al lavandino, tanto che le nocche gli erano sbiancate, e le spalle scosse dai singhiozzi. Oh.
Zoro aveva aggrottato le sopracciglia e si era avvicinato lentamente, con il cuore stretto in una morsa che gli faceva male. No, non gli piaceva vedere Sanji così, l'aveva appena constatato.
Si era fermato accanto a lui, osservandolo in silenzio. Non sapeva cosa dire e, in fondo, cosa c'era da dire?
Sanji si era accorto di lui alla fine ed era sobbalzato, preso in contropiede, indietreggiando di qualche passo.
"Che ci fai qua?" aveva chiesto, asciugandosi il viso con la manica della camicia, in un gesto stizzito e imbarazzato. Non gli piaceva "dare spettacolo" in quel modo, non gli piaceva farsi vedere debole.
Zoro era ancora senza parole, le sue sopracciglia erano così aggrottate che quasi si toccavano, perché non riusciva a capire come qualcuno potesse arrivare a far piangere il biondo.
Quindi non aveva risposto, ma si era limitato ad allungare una mano, finché le sue dita non avevano toccato la guancia bagnata di Sanji e l'avevano asciugata, accarezzando quella pelle solitamente pallida come porcellana, ora arrossata dal pianto.
Si era avvicinato a lui di qualche passo e si era fermato quando la punta dei suoi anfibi aveva toccato quella delle scarpe eleganti del biondo.
"Cos'è successo?" si era risolto a chiedere, dopo una lunga battaglia interiore, tra una parte di sé che voleva solo abbracciare l'altro e una parte che voleva prima sapere cosa l'aveva fatto addirittura piangere.
Sanji si era morso il labbro inferiore e i suoi occhi si erano immediatamente allagati, di nuovo. Dannazione, Zoro non voleva questo!
"Zeff" aveva mugugnato infine, tirando su col naso e ricacciando indietro le lacrime "Quel vecchio bastardo continua a svalutare tutto ciò che faccio! Mi fa sentire una nullità, non gli va mai bene niente!!" era sbottato, la tristezza di poco prima rimpiazzata dalla rabbia.
Zoro aveva battuto le palpebre e la sua fronte si era appianata. Oh.
Si era chinato sul biondo, avvicinando i loro visi, per poi posare le proprie labbra contro la sua guancia, in un bacio tenero e leggero.
"Non sei una nullità" aveva mormorato, rimettendosi dritto.
Sanji era arrossito e Zoro si era perso nei suoi occhi blu.


Ecco perché "salato"; era il sapore delle lacrime di Sanji, diamanti caduti da quel cielo infinito, in un caleidoscopio di emozioni.*
Zoro morse l'estremità della penna, pensieroso, poi si risolse a scrivere tutto quello che la sua mente aveva appena prodotto, ovviamente però, senza fare il nome di Sanji. Sarebbe stato imbarazzante.
Quando ebbe finito, rilesse velocemente, torturandosi il labbro inferiore con i denti.
Non gli sembrava giusto ciò che aveva scritto, né credeva che fosse abbastanza, ma non sapeva che altro scrivere in alternativa.
Sospirò e si alzò, consegnando il foglio alla prof dopo averci scribacchiato sopra il proprio nome.

La settimana dopo, Zoro non poteva credere ai suoi occhi.
Aveva preso otto e mezzo in quello stupido testo.


*lo so, probabilmente è un ragionamento troppo articolato per il cervello da marimo di Zoro, ma... dai, andiamo, diamogliela per buona u.u
   
 
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