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Autore: BebaTaylor    19/04/2014    3 recensioni
Marco si appiattì contro il muro del corridoio e restò all'erta, quando sentì il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva sorrise ed entrò nella camera di sua sorella Elisa; andò direttamente nel punto che gli interessava: il letto. Infilò il braccio destro fra il materasso e la rete e sorrise ancora di più quando le sue dita trovarono quello che stava cercando. Afferrò il diario segreto della sorella maggiore e si sedette sul tappeto.
Aprì il quaderno dalla copertina viola e sfogliò le pagine, arrivando fino alla settimana prima. A Marco piaceva leggere il diario di sua sorella, anzi, gli piaceva leggere qualsiasi cosa che fosse etichettata come “privata”. La posta diretta ai suoi genitori o a sua sorella, la posta dei nonni quando andava a trovarli, i diari dei suoi compagni di classe, le email... era come se fosse una droga
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marco si appiattì contro il muro del corridoio e restò all'erta, quando sentì il rumore della porta d'ingresso che si chiudeva sorrise ed entrò nella camera di sua sorella Elisa; andò direttamente nel punto che gli interessava: il letto. Infilò il braccio destro fra il materasso e la rete e sorrise ancora di più quando le sue dita trovarono quello che stava cercando. Afferrò il diario segreto della sorella maggiore e si sedette sul tappeto.
Aprì il quaderno dalla copertina viola e sfogliò le pagine, arrivando fino alla settimana prima. A Marco piaceva leggere il diario di sua sorella, anzi, gli piaceva leggere qualsiasi cosa che fosse etichettata come “privata”. La posta diretta ai suoi genitori o a sua sorella, la posta dei nonni quando andava a trovarli, i diari dei suoi compagni di classe, le email... era come se fosse una droga.
Rise leggendo quello che aveva combinato Elisa con le sue amiche Sara e Antonella.
Non avrebbe mai usato quello che leggeva contro i diretti interessati, non gli interessava, lui voleva solo invadere la loro privacy.
Era divertente e gli rallegrava la giornata farsi gli affari delle altre persone. 
Sbuffò quando sentì la macchina di sua madre fermarsi davanti a casa, chiuse il diario e lo rimise al suo posto, sistemò il copriletto e uscì dalla stanza e, con passo baldanzoso, scese al piano di sotto.
«Ciao mamma.» disse entrando in cucina. «Elisa è andata agli allenamenti.»
La donna annuì e posò le lettere che aveva appena ritirato sul tavolo. «Marco...» sbuffò spazientita, «Lo sai che non voglio che aprì la posta, soprattutto se poi rimetti le buste nella cassetta!»
Marco abbassò il viso fingendosi di sentirsi colpevole. «Scusa mamma.» disse, «Non lo faccio più, giuro!» promise per l'ennesima volta.
Sua madre sbuffò. «Lo dici sempre.» esclamò, «Vai in camera tua.»
Marco annuì e tornò di sopra, entrò nella sua stanza e si sedette alla scrivania, davanti al pc. Entrò nel profilo Facebook di sua sorella e disabilitò la chat — l'ultima cosa che voleva era che qualcuno degli amici di Elisa lo contattasse —  e iniziò a leggere le conversazioni private di Elisa con le sue amiche, prima di curiosare fra le pagine alle quali aveva messo il “Mi Piace” o ai gruppi ai quali era iscritta. 
Verso le sette si scollegò dal profilo di sua sorella e andò in bagno.  Da Facebook aveva scoperto che sua sorella aveva un profilo Twitter e aveva letto qualche tweet e qualche conversazione.
Pochi minuti dopo, Marco scese in cucina per la cena.
Suo padre e sua sorella erano appena rientrati ed erano già seduti a tavola.
«Marco, la smetti di entrare nel mio Facebook?» esclamò Elisa quando finì il suo piatto di pasta in bianco. 
«Ma io non sono entrato!» disse lui, «Lo giuro!»
Elena lo guardò di traverso e afferrò un pezzo di pane. «E come mai mi è arrivato l'avviso che qualcuno si è collegato al mio profilo da un dispositivo diverso dal mio computer e cellulare?» domandò, «È il tuo ip, lo so.»
«Marco?» esclamò il padre, «Vuoi smetterla di impicciarti degli affari degli altri?» 
Marco annuì lentamente e, come sempre, promise che non lo avrebbe più fatto.

***

Marco sbuffò quando non trovò il diario di Elisa al solito posto e si alzò in piedi guardandosi attorno e domandandosi dove poteva essere il diario. Sorrise quando vide il comodino, una volta Elisa lo aveva nascosto lì. E Marco fu fortunato, il diario era effettivamente fra il comodino e il muro.
Ridacchiò quando vide il biglietto bianco scritto pc attaccato alla copertina. 

“Privato — Non leggere -
Se leggi ti succederà qualcosa di brutto!”

Marco ignorò l'avviso e aprì il diario; sulla prima pagina c'era un altro foglietto:

“Io ti avevo avvertito. 
Se continui a leggere ti succederà qualcosa di brutto, non scherzo!”

Marco rise ancora e sfogliò velocemente il diario arrivando al punto in cui si era fermato due giorni prima. Ancora un foglio.

“Sei troppo curioso. Smetti, sei ancora in tempo!”

Marco sorrise, ignorò i messaggi e andò avanti con la lettura.

***

Marco tenne gli occhi bassi mentre sua madre gli faceva la ramanzina, dicendogli che doveva impegnarsi di più, che non era stupido e che quell'insufficienza nella verifica di Storia non si doveva più ripetere.
Finalmente Marco poté andare nella sua stanza e sedersi al pc per spiare il profilo di Elisa.
«Cacchio!» esclamò quando si rese conto che Elisa aveva cambiato password. «Stupida!» sputò. Ed ora? Lui era terribilmente curioso e sentiva il bisogno disperato di farsi gli affari della sorella.
Si alzò in piedi e silenziosamente uscì dalla sua stanza per entrare in quella di Elisa.
Si sedette sulla poltroncina di Elisa e accese il pc guardandosi attorno. Sbuffò quando vide che doveva inserire la password anche lì. Frustato spense il computer e si alzò notando solo allora un foglio attaccato sopra lo schermo.

“Se provi ad entrare nel mio pc personale ti succederà qualcosa di brutto!”

Marco non rise e cercò il diario ma, dopo dieci minuti di vana ricerca, tornò in camera sua nervoso perché non aveva trovato quello che cercava.

***

«Mamma, mi bruciano gli occhi!» pigolò il quattordicenne entrando in cucina.
La madre lo guardò leggermente preoccupata e si avvicinò a lui, gli prese il viso fra le mani e lo osservò per qualche istante. «In effetti sono un po' rossi.» disse, «Fai colazione, poi ti metto un po' di collirio.» esclamò e baciò la fronte del figlio.
Marco annuì e si sedette al tavolo, mangiò lentamente e quando finì sua madre gli mise il collirio negli occhi e gli diede la confezione dicendogli di rimetterlo se gli occhi gli avessero dato ancora fastidio.

Marco rientrò a casa alle due con gli occhi che bruciavano e un inizio di mal di testa. Si riscaldò il pranzo che sua madre gli aveva preparato — una  fetta di pizza — e la mangiò lentamente poi, dopo aver guardato i Simpson sul televisore della sala, andò in camera sua per studiare. Passò davanti alla porta della stanza di Elisa ed entrò, il bisogno di curiosare era più grande di lui.
Trovò il diario dietro il comodino e lo aprì. Questa volta non c'era nessun biglietto. Arrivò alla pagina su cui era segnata la data del giorno prima e iniziò a leggere quello che era successo durante l'orario scolastico e durante gli allenamenti di pallavolo.
Quando finì si alzò dal pavimento e rimise il diario al suo posto, solo allora notò un foglio bianco caduto per terra; lo prese e lo voltò e guardò con curiosità la scrittura che non conosceva.

“Ultimo avvertimento:
Smetti ora finché sei in tempo. La curiosità uccide, sai?”

Marco appallottolò il foglio e rise mentre tornava in camera sua. Era convinto che fosse uno scherzo di sua sorella. Afferrò il libro di storia, accese lo stero e si sdraiò sul letto.

***

Gli occhi erano sempre più arrossati e neppure il collirio che gli aveva prescritto il dottore gli dava il sollievo. Marcò strofinò gli occhi con le mani anche se il medico gli aveva detto di non farlo o avrebbe peggiorato la situazione. Quello che però il dottore o i suoi genitori non sapevano era che Marco vedeva tanti filamenti rossi che si muovevano a scatti, gli davano fastidio perché gli impedivano di vedere bene. Marco spruzzò il collirio e sospirò mentre metteva la confezione nel mobile dietro lo specchio del bagno. Chiuse gli occhi per un secondo e li riaprì di scatto. Anche se aveva gli occhi chiuse aveva visto qualcosa di rosso che colava sulle sue palpebre. Si sporse verso lo specchio e osservò con attenzione il suo viso allo specchio. I suoi occhi erano come prima, arrossati e umidi per il collirio.
Scosse la testa e uscì dal bagno per dirigersi in camera di sua sorella. Questa volta il diario era sotto al letto. Lo aprì e raccolse il foglio che era caduto. La scrittura era chiara, tondeggiante, quasi femminile ma Marco era sicuro che non fosse di Elisa. 

“Io ti avevo avvertito.
Peggio per te.”

Marco non rise e lesse le ultime pagine con molta fatica. La vista si offuscò un paio di volte e i filamenti rossi gli impedivano di vedere chiaramente. Mentre leggeva di Elisa e le sue amiche che prendevano in giro un'altra ragazza si convinse a dire tutto ai suoi genitori.
Sentì il rombo di un motorino che si fermava e poi partiva, si alzò e andò alla finestra. La cassetta della posta strabordava di lettere.
Marco scese le scale e tossì — aveva anche l'influenza — afferrò le chiavi della cassetta e uscì in giardino. Recuperò la posta e la sistemò sul tavolino, andò in cucina, si versò un bicchiere di succo d'arancia e tornò in salotto. Si sedette sul tappeto e iniziò a guardare le lettere dividendole: la pubblicità da una parte, le bollette da un'altra, la posta personale in un'altra pila.
Aprì una lettera indirizzata a suo padre, dove sulla busta bianca spiccava la grossa scritta rossa: “Strettamente Riservato”.
La missiva informava il padre di Marco che la richiesta del prestito di 25.000 euro era stata accettata. Marcò afferrò un'altra busta bianca, quasi anonima se non fosse per la piccola scritta blu scuro “Urgente”, era diretta a sua madre; l'aprì, strappando malamente la busta —  faticava sempre di più a vedere qualcosa —  e tirò fuori la lettera e arrossì quando si accorse che la missiva ricordava a tutte le donne sopra i venticinque anni di fare il pap-test.
Frugò nelle altre lettere e non si accorse di un piccolo foglio che scivolò lentamente sul morbido tappeto.

“Troppo tardi.”

Marco strillò dal dolore quando sentì una fitta agli occhi, gli sembrò che qualcuno li stesse spingendo con i pollici per poi tirarli fuori con uno strumento rovente.
Urlò e si accasciò a terra, respirando convulsamente mentre le sue mani si bagnavano di lacrime e sangue. 

***


I signori Bianchi con Elisa rientrarono a casa a mezzogiorno e mezzo. 
«Marco?» chiamò la madre e si bloccò in salotto prima di urlare a pieni polmoni. Il suo bambino era lì, riverso sul tappeto —  non più bianco ma rosso —  coperto da buste, fogli e volantini pubblicitari.
Il marito fu subito da lei e si avvicinò a Marco mentre Elisa stringeva il telefono. L'uomo voltò il viso del figliò e gridò quando lo vide insanguinato, gridò ancora quando si accorse che gli occhi del figlio —  così simili ai suoi —  non c'erano più. Appiccato sulla fronte, un post-it giallo.

“Marco era troppo curioso.”

Scritta per il prompt 332 Se lo sguardo potesse uccidere di 500themes_ita spero che sta roba piaccia a qualcuno. Non so da dove sia uscita ma pazienza.
   
 
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