— Nick dell'Autore: Chloe R Pendragon.
— Titolo: The die is cast.
— Fandom: Merlin.
— Personaggi: Morgana, Merlin, Gwaine.
— Generi: Malinconico, Commedia.
— Citazioni: "Lui non è un estraneo. È il mio secondo
migliore amico.”
— Avvertimenti: Nessuno.
— Introduzione: Ambientata nella quarta stagione, la storia si divide in
due parti; da un lato vi è Morgana che, dopo aver catturato Merlin (episodio
4x06: A servant of two masters), ripenserà al suo passato da cortigiana,
dall’altro lato vi è un fugace incontro tra Merlin e Gwaine, dopo che questi è
stato nominato cavaliere di Camelot.
— NdA (facoltative): Nessuna.
The die is cast.
Morgana sedeva in un angolo buio della stanza,
tenendo i glaciali occhi fissi sul volto incosciente di Merlin; dopo averlo catturato,
lo aveva appeso al centro dell’oscura camera, pregustando con sadico piacere il
momento in cui si fosse svegliato.
Nell’osservarlo, notò come il tempo avesse
cambiato i suoi lineamenti, facendolo apparire più maturo rispetto al primo
giorno in cui giunse a Camelot: la strega sentì una fitta al petto mentre
ripensava ai momenti che avevano trascorso insieme, in quei luoghi che le
appartenevano ma da cui veniva cacciata.
Ricordava l’evolversi del loro legame divenuto
talmente solido da poter essere toccato con mano, fino all’infame tradimento
che quell’umile servitore aveva ordito; da allora erano divenuti nemici,
ciascuno intento a difendere ciò in cui credeva.
Un rumore alle sue spalle interruppe il corso dei
suoi pensieri, annunciandole l’arrivo di Agravaine: non le occorreva neppure
voltarsi per averne la conferma, aveva imparato a riconoscere il modo in cui i
suoi passi facevano cigolare impercettibilmente il legno marcio del pavimento
della sua misera dimora. Il silenzio del suo alleato infastidì la giovane
Pendragon, la quale senza troppi fronzoli gli chiese spiegazioni; non tollerava
la sua ruffianeria, preferiva senza dubbi trattare con persone schiette e
dirette.
«Non
vorrei essere inopportuno mia signora,», iniziò riverente l’altro, «tuttavia
non comprendo perché abbiate scelto questo ragazzo: è solo un servo dopotutto, per quanto possa
essere vicino ad Arthur, questi potrebbe rimpiazzarlo con chiunque e
dimenticarsene. Ritengo possa essere più appropriato catturare un cavaliere
piuttosto che un misero sconosciuto …»
Sentendo
quelle parole, la mente dell’antica sacerdotessa riportò alla luce un episodio
di qualche anno prima: aveva da poco scoperto di possedere poteri magici e
Merlin le era stato molto vicino in quel frangente, tanto da spingere il suo
fratellastro a farle visita nelle sue stanze per ammonirla.
Egli
temeva ci fosse del tenero tra i due, così cercò di persuadere la ragazza a
tenere le distanze dal valletto, dicendole che non era decoroso e che in fin
dei conti non erano così legati …
“Non sarai mica geloso, vero Arthur?”, lo punzecchiò come era solita fare, “Non temere, non è come pensi: e per la cronaca, Merlin non è un
estraneo, è il mio secondo migliore amico!”
Pur
sforzandosi, ancora adesso lei sapeva che quelle parole avevano un fondo di
verità: un rapporto profondo come il loro non sarebbe mai realmente morto,
nonostante tutti gli scontri che avevano e che avrebbero ancora avuto.
In
quel momento, tutto ciò che riuscì a dire fu: «Chiudi la porta quando esci …»,
sapendo di non poter esprimere ciò che realmente sentiva per quel giovane.
Ormai il dado era tratto: erano nemici, destinati a combattersi fino alla fine
dei loro giorni, incapaci di cambiare tale sorte crudele.
Dopo un’estenuante giornata trascorsa a servire Arthur in
mille modi diversi, Merlin poté infine avviarsi verso la dimora che divideva
col suo mentore; stava scendendo gli scalini che conducevano al cortile del
palazzo reale, quando vide un gruppo di cavalieri uscire dalle stalle e
dividersi per raggiungere ognuno il settore del castello che avevano il compito
di sorvegliare.
Tra questi il servo riconobbe il suo amico Gwaine, da poco
insignito di tale carica per intercessione del principe e determinato nel dimostrare
il suo valore al popolo ed a coloro che credevano in lui.
«Guarda un po’ chi c’è qui: sir Gwaine!», disse il mago avvicinandosi
con un largo sorriso, «Come vanno le cose ora che sei un “cavaliere di
Camelot”?».
Sentendosi chiamare, il condottiero si voltò di scatto
portando istintivamente una mano sull’impugnatura della spada; quando comprese
di chi si trattava, gli venne incontro e gli portò una mano sull’esile spalla,
stringendogliela con calore.
«Amico mio, non immagini neanche quanto sia felice di vederti! In questi
giorni ho avuto a stento il tempo per mangiare, non sai quel che darei per
poter passare una serata alla taverna; dovremmo proprio farlo qualche volta,
non credi? In memoria dei vecchi tempi …»
«Non cambierai mai, eh?», gli rispose il giovane stregone ridendo, per
poi chiedergli: «Lo avresti mai detto? Tu che servi il casato dei Pendragon,
dopo tutte le critiche che hai mosso contro i nobili? Pensare che consideravi
Arthur un buono a nulla, eppure eri sempre pronto a salvarlo nonostante fosse
un estraneo per te … ».
Gwaine scosse la testa ridacchiando, rievocando mentalmente
tutte quelle peripezie che aveva vissuto per aiutare il principe ed il ragazzo
che aveva davanti a sé.
«La situazione è diversa adesso: lui non è più un estraneo, diciamo …
che è il mio secondo migliore amico!», disse strizzandogli l’occhio in segno di
complicità, «Ah, Merlin! Mi piacerebbe davvero restare ancora un po’ a parlare
con te, ma purtroppo il dovere mi chiama: quando avremo un po’ di tempo libero,
dovremo rimediare!»
«Ci conto!», gli rispose il servo raggiante per poi diventare
improvvisamente serio ed aggiungere: «C’è un’ultima cosa che vorrei chiederti: cosa
farai se Uther dovesse riprendersi dallo shock e tornare a regnare? Aiuteresti
lo stesso Arthur anche se dovessi essere nuovamente esiliato?».
Il cavaliere si limitò ad alzare le spalle ed a replicare
dicendo: «Ho fatto un giuramento, no? Sai quanto valgano le
promesse per me, perciò c’è poco da fare: il dado è tratto, ahimè!».