Proud is my
second name
Non
avrebbe mai saputo dire quando aveva capito di
amarla. Forse era stata la prima volta in cui era corsa verso di lui, i
lunghi
capelli dorati che le ondeggiavano sulle spalle e il sorriso dipinto
sul volto,
lo aveva stretto a sé e gli aveva scoccato un bacio sulla
guancia. Non uno
qualsiasi, però, di quelli che si sarebbero potuti dare a
chiunque. No, il suo
tradiva parole e pensieri non detti, che ai più sarebbero
parsi scandalosi, ma
che per loro due non erano altro che la normalità.
Ora,
però, mentre la osservava affaccendarsi attorno
a suo figlio - anzi, a loro figlio
–
stentava a riconoscerla. Non sorrideva più, non con la
stessa gioia spensierata
di un tempo, e persino il modo che aveva di guardarlo era cambiato. Una
volta
lui era il suo eroe, adesso solo l’uomo che come molti altri
l’aveva
abbandonata e aveva tradito le sue aspettative. Non importava quanto a
lungo
avesse cercato di tornare da lei, quanto ancora l’amasse e
fosse pronto a
rinunciare a qualsiasi cosa per amor suo. Nulla di tutto questo
importava, non
alla donna che aveva eletto sua dea, perciò che senso poteva
avere la sua vita.
Era un derelitto, qualcosa di cui sussurrare a mezza bocca, da non
temere più,
un uomo che stava rapidamente invecchiando e che aveva ormai fatto il
suo
tempo. Una leggenda che era stata acclamata o maledetta a seconda dello
schieramento a cui apparteneva chi pronunciava il suo nome. Aveva senso
continuare a combattere? Forse no, ma a una cosa non avrebbe mai
rinunciato: il
suo onore.
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parole]
Spazio
autrice:
All’inizio
questa storia era stata scritta per un
contest a turni, ma visto che è naufragato, ho deciso di
postarla comunque
anche se non ne sono convintissima. Lo scopo del turno era quello di
presentare
un personaggio senza fare espressamente riferimento a lui, ma lasciando
capire
di chi si trattasse (tutto questo in meno di 500).
Non sono una gran fan del Lannincest, ma amo
Jaime e mi dispiace un casino per il trattamento che sta ricevendo
nella quarta
stagione (Povero cucciolo. Con un padre dispotico, una sorella/amante
isterica,
un figlio sadico e ai limiti della psicopatia, c’è
da meravigliarsi che non se
ne sia andato a Castel Granito insieme alla cara Brienne). Che dire,
spero che
la storia (seppur scandalosamente breve) vi sia piaciuta e vogliate
farmi
sapere che ne pensate. Alla prossima.
Baci
baci,
Fiamma Erin Gaunt