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Autore: xX__Eli_Sev__Xx    19/04/2014    2 recensioni
E se nella prima guerra magica Voldemort fosse stato sconfitto? E se Lily e James non fossero morti? E se Lily avesse avuto un'altra sorella oltre alla scorbutica Petunia? E se questa sorella avesse avuto un figlia della stessa età del cugino Harry? Che cosa sarebbe successo se Harry non fosse stato da solo ad affrontare Voldemort? Leggete e lo scoprirete...
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Severus Piton
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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When you’re gone
 
42
E' tutto finito
 
Lily percorse i corridoi del San Mungo fino alla stanza del padrino. Medimaghi e infermieri camminavano a gran velocità nei corridoi per raggiungere le stanze dei pazienti, passandole accanto senza nemmeno notarla. Non si curavano di chi camminava al loro fianco o davanti a loro, il lavoro era tanto e si doveva svolgere velocemente.
Il dottore aveva detto che quella sarebbe stata la notte decisiva.
Se Piton fosse riuscito a superarla e se si fosse svegliato, allora si sarebbe ripreso completamente. Avrebbe potuto tornare alla sua vita, al suo lavoro e alle sue attività.
La ragazza entrò silenziosamente nella piccola stanza e si sedette sulla sedia accanto al letto.
Severus era ancora immobile e pallido come una settimana prima.
Erano le dieci e mezza passate e ormai la notte era calata da un po’.
Lily era pronta a qualsiasi cosa.
Se Severus non ce l’avesse fatta, avrebbe dovuto andare avanti, come tutti le ripetevano da giorni. Non sapeva come, ma ci avrebbe provato.
Adesso quello che voleva era passare un’ultima notte con lui.
 
- Signorina Evans? - una voce ridestò Lily da un sonno colmo di incubi e fantasmi.
La ragazza sollevò la testa. Aveva dormito tutta la notte con la testa poggiata accanto a quella di Severus e le dita intrecciate alle sue. Quando si mise a sedere si massaggiò il collo con una mano, le doleva per aver dormito in una posizione scomoda per parecchio tempo e anche le dita sembravano essere insensibili. – Dottore. – disse con voce sommessa – Buongiorno. – lo salutò. Subito volse lo sguardo verso il padrino.
Tirò un sospiro di sollievo.
Era ancora vivo.
Lui le sorrise debolmente. – Mi dispiace svegliarla, ma devo controllare il signor Piton. – affermò, indicando l’uomo.
- Oh, certo. - disse lei e si spostò.
Si mise in piedi e appena il Medimago cominciò con la visita, lei uscì dalla stanza e si stropicciò gli occhi.
Era così stanca.
 
- Dottore? Come sta? - domandò quando l’uomo uscì dalla stanza.
Lui le si avvicinò. – Non ci sono miglioramenti. – affermò mestamente.
Lei annuì. Era già passata una settimana, avrebbe dovuto svegliarsi, o perlomeno mostrare qualche miglioramento, invece continuava ad essere in coma.
Le lacrime le appannarono la vista, intuendo ciò che il medico le avrebbe comunicato di lì a poco.
- Mi dispiace, se entro domani non dovesse svegliarsi, dovremo sospendere le cure. - concluse il Medimago.
Lily annuì ancora, lui si congedò e lei rientrò nella stanza. Osservò il volto del padrino e un moto di dolore, misto a tristezza e disperazione la invase nuovamente.
Se entro domani non dovesse svegliarsi, dovremo sospendere le cure.
Le parole del medico continuavano a martellare nella sua testa come un fastidioso ritornello.
Era finita.
Davvero finita, questa volta.
Non c’era via d’uscita.
 
Lily uscì dalla stanza dell’uomo e raggiunse il piccolo caffè del San Mungo.
Ordinò una tazza di tè e quando la ragazza al bancone gliela porse, lei pagò e si allontanò.
Salì le scale fino alla stanza del padrino, dove rientrò e si sedette sulla sedia accanto al letto. Rimase immobile, bevendo il suo tè e osservandolo, quasi volesse imprimersi nella mente ogni singolo particolare del suo volto.
Se non poteva salvarlo, almeno sarebbe rimasta lì fino a che non se ne fosse andato. Non l’avrebbe abbandonato. Sarebbe rimasta al suo fianco, proprio come lui aveva fatto con lei fin da quando aveva tredici anni.
Non sapeva se poteva sentirla, ma non le importava. Voleva solo salutarlo.
Gli diede un leggero bacio sulla guancia e poi gli sussurrò all’orecchio un semplice – Ti voglio bene, Sev. – gli strinse la mano, intrecciando le dite alle sue e attese, dato che non poteva fare nient’altro.
 
Il giorno seguente tornò al San Mungo, dato che i medici l’avevano costretta ad andarsene la sera precedente. Era stata sveglia tutta la notte a pensare a Severus e alla sua vita senza di lui.
Continuava a credere che non ce l’avrebbe mai fatta. Solo pensare che non avrebbe più avuto il padrino con cui confidarsi o con cui passare del tempo, la distruggeva. Severus era sempre stata una certezza e adesso tutto stava crollando.
Salì le scale che portavano al settimo piano e quando arrivò alla fine del corridoio svoltò a destra. Le porte delle stanze erano tutte aperte e all’interno i pazienti stavano dormendo oppure, come Severus, erano in coma e forse non si sarebbero svegliati più.
La ragazza passò oltre e raggiunse le ultime stanze; si bloccò per qualche secondo prima di entrare in quella del padrino.
Quella sarebbe stata l’ultima volta in cui avrebbe potuto vederlo.
Ed era tutta colpa di Henrie.
All’improvviso si rese conto di non sapere come aveva potuto fermarsi prima di ucciderlo. Dopo tutto ciò che aveva fatto era ciò che si meritava. Meritava di soffrire e patire tutto ciò che avevano subito le sue vittime: torture, pressione psicologia, morte. 
Varcò la soglia della stanza e si bloccò.
Il suo cuore perse un colpo. Per un momento le sembrò che l’ossigeno non riuscisse più ad arrivare al cervello e tutto nella sua mente di fosse fermato.
Il letto era vuoto.
Le coperte erano riverse all’indietro, ma del padrino non c’era nessuna traccia.
Per un momento, Lily sentì le gambe farsi molli. Non riusciva più a pensare con lucidità. Tutto intorno a lei smise di avere un senso. Ogni cosa era fuori posto.
Il suo corpo e la sua mente si svuotarono.
Poi, davanti alla finestra, intento a guardare fuori, vide un uomo. Era interamente vestito di bianco e aveva le mani poggiate al davanzale in marmo. La luce che si rifletteva all’interno, impediva alla ragazza di vederlo bene, ma conosceva perfettamente quella divisa.
Era un Medimago.
Oh, mio Dio, no, pensò. Non può essere. Non può essere morto davvero.
Quando la figura si voltò verso di lei, si sentì mancare.
Si portò una mano alla bocca per coprire i singhiozzi.
Non è possibile, continuò a ripetersi.
- Oh, mio Dio. - sussurrò, in lacrime.
L’uomo le sorrise debolmente, come per rassicurarla, ma le lacrime continuarono a scorrere sul suo volto pallido e stanco. Senza pensarci, Lily si avvicinò e gli gettò le braccia al collo cercando una risposta, una rassicurazione, una spiegazione a tutto ciò che stava succedendo.
Quando si separarono poggiò la sua fronte a quella di lui e tentò di calmare il respiro per riuscire a parlare.
- Sev… - sussurrò tra i singhiozzi – Sev… –
- Sono qui, Lils. - le disse lui, con voce sommessa.
- Sei vivo… Stai bene? Io credevo che… - tentò di dire, ma le parole le morirono in gola.
- Shh. Sta’ tranquilla, sto bene. - la rassicurò, accarezzandole una guancia.
Lei annuì.
Stava tremando.
Se Severus non l’avesse sorretta, le ginocchia sarebbero sicuramente cedute sotto il suo peso.
Lo abbracciò ancora e lasciò che il suo profumo di sapone la pervadesse.
Le era mancato il suo tocco, la sua voce, le sue carezze, i suoi occhi… Ogni cosa.
E adesso era lì.
Inspiegabilmente stava bene e la stava abbracciando, rassicurandola e accarezzandole i capelli.
- Oh, Sev… - singhiozzò.
Lui la guidò fino al letto, tenendole la mano, e la fece sedere sul materasso, ponendosi di fronte a lei per guardarla negli occhi.
Lei continuò a singhiozzare.
Il padrino le accarezzò le guance con le dita, tracciando piccoli cerci concentrici sulla sua pelle pallida.
Lily non poteva crederci.
Era vivo.
Stava bene.
- Lils, sono qui. - le sussurrò, abbracciandola. – Non piangere. –
La ragazza poggiò la testa nell’incavo del suo collo e inspirò il suo profumo. – Credevo di averti perso per sempre. – confessò la Grifondoro mormorando contro la sua spalla.
- Sto bene. - affermò sorridendo debolmente.
Lily si allontanò da Piton per guardarlo negli occhi. – Mi sei mancato così tanto. – affermò, poi fece una pausa. – Mi dispiace tanto. – gemette – È stata tutta colpa mia. Se avessi ucciso Henrie prima che… – abbassò lo sguardo e le lacrime ripresero a scendere copiose lungo le sue guance.
- No. – la bloccò – No, Lils. – la rassicurò, cercando i suoi occhi – Come puoi pensare una cosa del genere? –
- Se fossi stata attenta, se non avessi lasciato che Greyback… - tentò di ribattere lei.
Severus scosse il capo. – Nulla di ciò che è successo è colpa tua. – dichiarò fermamente – Henrie è malvagio. La colpa è sua. Non tua. –
Lei sollevò lo sguardo.
– Basta lacrime, adesso. – aggiunse ancora lui – È tutto finito. Devi sorridere. –
Gli occhi della giovane erano arrossati dalle lacrime, ma riuscì comunque ad accennare un sorriso. Annuì e alla fine rise.
Lui sorrise a sua volta e l’abbracciò ancora, tirandola a sé e sussurrandole all’orecchio che tutto sarebbe andato per il meglio.
Rimasero a lungo stretti l’uno all’altra, in silenzio, ad ascoltare i rumori dei loro respiri e quelli provenienti dal corridoio.
In quel momento, tutto nella testa di Lily sembrò tornare la suo posto, come se gli ingranaggi che prima roteavano sconnessi e al contrario, fossero nuovamente perfettamente sincronizzati e si incastrassero alla perfezione.
 
ANGOLO DELL’AUTRICE
Ciao a tutti! Ecco che, per farmi perdonare, a pochi giorni di distanza dalla pubblicazione del 41esimo, pubblico il 42esimo capitolo della mia storia.
Lo so, sono incredibile! ;)
Ma bando alle ciance.
Questo è ufficialmente il penultimo capitolo della mia ff. Dopo più di un anno passato insieme, la storia sta giungendo al termine.
Pubblicherò l’ultimo capitolo martedì e quindi lascio le lacrime e i ringraziamenti a quel giorno!
Spero che questo capitolo vi piaccia, fatemi sapere!
A martedì, xX__Eli_Sev__Xx
[Revisionato il 15/12/2015]

 
   
 
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