Fanfic su artisti musicali > Lana Del Rey
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Autore: flower_sniffin    19/04/2014    5 recensioni
Questa è una one-shot ispirata al video e al monologo del video di "Ride" di Lana del Rey. Una specie di rielaborazione del monologo. Sono anora alle prime armi, ma spero vi piaccia. Vi prego commentate e riferitemi i vari errori/consigli.
P.S. Ho cambiato alcune cosette, non riprendetemi se alcune informazioni non sono vere.
Grunge_mati :)
Genere: Drammatico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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RIDE

Ero nell’inverno della mia vita, e gli uomini che ho incontrato lungo la strada erano la mia unica estate. Finora ho sempre vissuto in una solitudine strana. Non ho avuto grandi amicizie se non i miei compagni di scuola dai quali ero molto distaccata. Credevo di non trovare nessuno che mi facesse sentire bene, ridere, piangere, scherzare con sé. Poi però ho incontrato loro, uomini di mezz’età, grandi fan della musica rock e praticanti dei ride sul deserto dell’Arizona. Non avrei mai pensato di trascorrere momenti fantastici con uomini di almeno trent’anni più vecchi di me, ma con loro sono cambiata. Mi sento libera, mi sento felice. E questa libertà pervade il mio animo insieme all’ebbrezza dell’essere adulti, dell’indipendenza.
La sento che mi conquista mentre sto seduta su un’Harley Davidson, nera e lucida, dietro l’uomo che mi rende felice, e il vento soffia violento sulla mia faccia, e mi difendo chiudendo gli occhi mentre alzo le mani al cielo per farmi catturare da questo tanto atteso sentimento.
Il sudore provocato dal caldo della stagione, si asciuga piano piano grazie al vento che lo spazza via e che nel frattempo scompiglia i miei capelli scuri e lunghissimi, che ondeggiano e quasi sembrano volare insieme a me, in quel panorama che è il bruno deserto dell’Arizona. Intanto, sorrido. Sorrido prima dolcemente, come cullata dal ruggito delle moto e dalla luce del giallo sole che mi avvolge, poi sorrido più spensieratamente, scoprendo i denti. Non mi sono mai sentita libera come in quel momento, mai così felice. Sentimenti dei quali avevo quasi scordato la loro esistenza.
Bere tutto il giorno e morire giovani, è questo il modo in cui essi trasformano la loro vita in arte. Un’arte poco compresa, ma affascinante. Corri fino a tardi, senza impedimenti, ecco ciò che dicono i road dogs.
Ci fermiamo quando inizia a scendere la mite notte di mezza estate sulle nostre teste. Il cielo all’orizzonte si fa ancora ad un azzurro chiaro, mentre sopra di noi è di un blu elettrico: avvolge la luna piena che sembra guardarci e che ci illumina con la sua luce fredda, di ghiaccio. Il vento inizia a farsi sentire più forte, come è solito essere nelle sere d’estate. Mi copro dal suo freddo con una gigante bandiera americana contornata di frange d’oro, mentre sto in piedi su una roccia e loro sono intenti ad accendere un fuoco.
Passo il tempo ad osservare la notte che lentamente scende, a pensare come la vita trascorra così veloce, e come possa essere così imprevedibile, ogni giorno di più. Alcune cose accadono per caso, senza che tu le decida o le preveda, e queste cose quasi sempre ti cambiano la vita, il tuo modo di pensare, te stessa.
Mi è capitato una sera di febbraio, seduta in un pub con degli amici di vecchia data, che sinceramente non morivo dalla voglia di rincontrarli. Dopo vari discorsi pensavo di tornarmene a casa, era così noioso.
Un uomo però, sedutosi al bancone accanto a me, ordinò dei whisky, mi offrì un bicchiere.
Iniziò a parlarmi; sei molto carina, diceva. Già dalle sue prime parole avevo capito che era un uomo speciale, un uomo che aveva capito come ragionavo, come agivo, come parlarmi. Non credevo fosse possibile. Era impensabile anche il fatto di uscire con uomini più vecchi. Una bella ragazza come me, di vent’anni, insieme ad un uomo di cinquanta. Eppure quell’uomo mi stupiva, era forse la persona che meglio riuscivo ad ascoltare, sopportare e soprattutto a cui parlare. Da quel momento ho passato le giornate con lui e la sua compagnia di riders; ora mi trovo qui.
Mi siedo quindi su una moto, e osservo il fuoco che mentre ero assorta nei miei pensieri ha raggiunto un’altezza notevole. Le fiamme si dimenano qua e là, grazie al vento che soffia contro di loro. Sembra una continua battaglia: il vento vuole uccidere le fiamme che però sono immortali, e si rialzano ogni volta che esso le spinge verso il basso. Adesso riesco a paragonarmi alle fiamme: in quest’ultimo periodo ho imparato a non buttarmi mai giù. Ogni volta mi rialzo e combatto. Solo così sopravvivo, solo così mi libero dai vincoli, solo così esco dall’abisso che è l’infelicità. E vivo. Sono viva.
Mi distendo sulla terra, percependo vivamente il calore del fuoco acceso e il ruggito di una moto. Mi abbandono a questo attimo di felicità e di orgoglio di trovarmi qui, in mezzo a persone che mi rendono unica. E vivo.
Sono fottutamente pazza, ma sono libera.

 
  
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