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Autore: Sebs    19/04/2014    2 recensioni
Finnick, il ragazzo più bello di tutta Panem, e Annie, una ragazza impazzita a causa degli Hunger Games.
Di loro sappiamo solo che si amavano, ma non di come tutto è iniziato, o di cosa è successo prima degli Hunger Games.
Questa è la storia di come sono conosciuti, cresciuti e innamorati contro il volere di tutti, gli amanti sventurati del Distretto 4.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annie Cresta, Finnick Odair, Mags
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Annie.
Aspetto seduta sul muretto che circonda casa mia.
Oggi è un giorno importante, almeno per noi ragazzi.
Tra una settimana ci sarà la Mietitura, e abbiamo solo una settimana per vivere liberamente. Le scuole sono chiuse perché fa troppo caldo per andarci, e riapriranno più o meno alla fine del Tour della Vittoria. Quindi, da questo sabato, ovvero oggi, abbiamo una settimana esatta per vivere una vita "normale".
Finn è in ritardo come al solito. Come fa ad essere sempre in ritardo? Mamma e papà sono usciti da dieci minuti per prendere posto. Papà non può ballare, perché il moncherino gli stringe ancora più del solito la gamba, con il caldo. Anche al negozio, per esempio, il suo posto è alla cassa, o a intrecciare reti. Così può stare seduto e slacciarsi il moncherino, e così la gamba non gli fa male.
Vedo i capelli ricci di Finn in lontananza, e scendo dal muretto.
-Scusa-, ansima. -Giuro che sarà…
-L'ultima volta. Certo. È iniziata la musica! Andiamo!
Lo prendo per il polso e scendiamo a riva, buttandoci nel centro della folla, alla fine della fila dei ballerini.
I vestiti delle ragazze sono quasi tutti uguali: bianchi con una cinta ricamata rossa e verde. Ma ognuno ha un particolare diverso. Il mio, ad esempio, ha le maniche corte a palloncino, il fiocco sulla schiena all'altezza della vita e il bordo della gonna ricamato come la cinta. Sono vestiti tradizionali, che si tramandano da madre in figlia.
Salutiamo con lo sguardo gli altri. Finn saluta quasi tutti, io ho solo un paio di amiche.
La spiaggia di sera è bellissima: hanno acceso alcune torce, così la luce cambia continuamente, dando nuove sfumature ai vestiti e un'abbronzatura alle persone.
La musica di anteprima finisce, e inizia la vera canzone da ballare.
Iniziamo a muoverci e a saltellare a tempo con gli altri ragazzi in fila, ma ad un certo punto, mi prende le mani e danziamo in due.
-Allora, come è stato l'ultimo giorno di scuola?
Alzo le spalle. -Niente di che. Una noia mortale. Io e un altro paio di ragazze abbiamo solo gironzolato per i corridoi.
Sorride. -Ovvero quello che facevo io tutti i giorni?
Ci riuniamo con gli altri in fila, così non posso ribattere. Odierebbe ammetterlo, ma non se la cavava male, a scuola. Lo so perché mi aiuta spesso, quando gli chiedo una mano con i compiti. Ha mollato a metà di quest'anno, per prepararsi all'Arena. Lo fanno in molti. Ma non mi piacciono, quei ragazzi. Vogliono solo una casa nel Villaggio dei Vincitori e soldi da fare schifo. Finn non è così. È solo un povero figlio di pescatori, e vorrebbe vedere Capitol City di persona, visto che, secondo i racconti dei vari Vincitori e le immagini alla tv, è davvero bellissima, piena di festa e di colori.
Le righe si rompono e applaudiamo alla canzone finita, rivolti verso la piccola banda. Non sono molti, quelli che sanno suonare, nel Distretto.
Finn mi chiede:-Perché non vai a cantare tu una canzone?
Mi giro e lo guardo. I suoi occhi scintillano. -Avanti! Che ti costa?
-Così puoi ballare con una di quelle che mi ammazzerebbero volentieri?
Lui guarda oltre la mia spalla. Quasi le vedo salutare e sbattere piano le ciglia.
-Perché no?
Alzo le sopracciglia, involontariamente.
-Gelosa! Sei gelosa di me!
-Non gridare!
Inizia un'altra canzone. È una che di solito ballavano quelli più grandi, quelli che hanno superato l'età da Mietitura.
-Avanti, andiamo. Forza!
Finn mi prende per mano e mi porta oltre la spiaggia, verso la vera città. -Vuoi imparare a ballarla?
È come se mi avesse chiesto di ballare nuda nell'Arena.
-Avanti, non fare quella faccia.
Mi prende per la vita e mi stringe a lui. L'altra mano prende la mia, tenendo il braccio piegato.
Man mano mi dice come muovermi.
Non è la prima volta che balliamo insieme. Ma questa è una di quelle canzoni "da ragazzi grandi".
Appena finisce la canzone mi stacco da lui, e improvviso battendo le mani.
Cerco di comportarmi nella maniera più normale possibile.
-Forse… Forse dovremmo tornare giù in spiaggia, non credi?-, chiedo, iniziando a correre verso la folla. Lascio che i capelli mi coprano la faccia, ormai totalmente in fiamme.
 
  
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