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Autore: Nocturnia    20/04/2014    5 recensioni
Quando sono scappato - quando siamo scappati - della mia casa non rimanevano altro che rovine fatiscenti e bruciate.
Quando sono scappato portavo tutta l'innocenza del Nord negli occhi e il suo odore ancora non mi si era attaccato addosso, pellame e freddo.

[Prima classificata al contest "Senza nome" indetto da Mad_Fool_Hatter sul forum di EFP]
Genere: Guerra, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cagnaccio, Osha, Rickon Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Rickon Stark, Osha e tutti gli altri personaggi appartengono a George R.R. Martin e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Quando si smette di crescere, si incomincia a morire."

- William Burroughs -



Lontano da casa


Se sono stato un bambino, non lo ricordo più.
Mi sono alzato con la bruma di una mattina di sangue e neve e ho scoperto di non ricordare altro che fatica e paura.
Mi sono riflesso negli occhi di una donna del popolo libero e ho scorto un adulto intrappolato in una pelle troppo stretta e troppo pallida - ancora innocente.
"Insegnami a combattere."
"Sei troppo piccolo."
"Insegnami a tenere in mano una spada."
"Non ne ho di così leggere."
"Allora lasciami qui, cosicché sia il prossimo pasto dei corvi."
"A tuo padre la spada non è servita."
"Perché le serpi non si tagliano, né si colpiscono: si schiacciano, come un insetto fastidioso e molesto."
Il vento aveva ruggito la sua risposta.

Non ricordo com'era essere bambino, ma la memoria ha richiamato indietro il volto dei miei fratelli e delle mie sorelle con un'intensità quasi dolorosa.
Li ha incisi sul tronco dell'albero degli dèi e ha lasciato che piangessero sangue, foglie rosse sotto le quali mia madre aveva chiesto una grazia mai concessa.
Annuso l'aria e lascio che la rabbia mi conquisti il cuore e la mente, una forza così primordiale e brutale da riflettersi nel mio lupo e nel suo cupo ululato.
"È tempo di andare."
"L'ho sognato."
"Chi?" mi chiede incuriosita, allacciandosi il mantello sulle spalle "Tuo fratello?"
"No." e rido quando il fiato caldo di Cagnaccio mi sfiora il palmo della mano "Mio padre."
L'alba pare essersi fatta di ghiaccio e vetro.

"Dove andremo adesso?"
"Via dalla terraferma; su una di queste isole." replica, indicando una rudimentale cartina "Potresti essere l'ultimo erede in vita; l'ultimo in grado di reclamare il suo posto nel Nord."
"Per il loro bene, spero di no."
Il suo sorriso non ha alcuna allegria.

Porto ancora i capelli lunghi, perché da quando il mio mondo si è spezzato non ho nient'altro a ricordarmi le mani di mia madre.
Si sono aggrovigliati sulle punte e assomigliano a quelli di mio padre, acciaio di valyria nello sguardo e tra le dita.
"Dovresti tagliarli."
"No."
"Sei testardo."
"E tu petulante."
Il mare scivola in silenzio sotto di noi.

Quando sono scappato - quando siamo scappati - della mia casa non rimanevano altro che rovine fatiscenti e bruciate.
Quando sono scappato portavo tutta l'innocenza del Nord negli occhi e il suo odore ancora non mi si era attaccato addosso, pellame e freddo.
Quando sono scappato, sapevo chi ero e, allo stesso tempo, non sapevo nulla.
"Torneremo."
"Lo so."
"Un giorno... "
"Una notte." mormoro "Arriverò con la notte e la neve, silenzioso come un lupo, impietoso come i loro vili cuori. Arriverò e il Nord si bagnerà con il loro sangue."
Quello che mi sfugge dalle labbra socchiuse è il primo vero sorriso che le regalo da allora.

Ho corso con i lupi e con la tenebra.
Ho corso sotto lune macilente e spettrali, un fantasma che si nascondeva tra alberi scheletrici e nomi bisbigliati a fior di labbra.
Ho corso fino a ricordami chi sono e perché lo sono, per sangue e per eredità.
"Credo sia giunto il momento di tornare."
"Lo penso anche io."
Ho smesso di scappare: da oggi, inizia la caccia.


   
 
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