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Autore: amu hinamori    20/04/2014    6 recensioni
Dal capitolo 1:
Ikuto pensò subito che la ragazza non poteva conoscere il giapponese, così iniziò a parlare in inglese: -My name is Ikuto and I’m 17 years old, on your right you can fin..- poi venne interrotto dalla voce della ragazza.
-Non c’è bisogno che tu mi parli in inglese, conosco il giapponese come lo conosci tu- affermò lei con modo retorico.
Genere: Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Amu Hinamori, Ikuto Tsukiyomi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il mattino dopo mi svegliai di buon ora, mi vestii e scesi a fare colazione. La tavola era già apparecchiata da mia madre e Utau stava già facendo colazione, il che era alquanto strano.
-Buongiorno- dissi io sedendomi a tavola.
-Ikuto sei in ritardo- affermò mia sorella bevendo un sorso di the.
-Che? ma se sono appena le sei e mezza- dissi io.
-Sì, ma ci dobbiamo sbrigare- disse frettolosa Utau.
-E perché?- chiesi io curioso.
-Perché dobbiamo arrivare a scuola alle sette- affermò lei finendo il the.
-Perché proprio alle sette?- chiesi io prendendo il latte da mettere nella tazza.
-FERMO!!!!- urlò mia sorella.
-E adesso che ho fatto?- chiesi io.
Ma siamo sicuri che questa è mia sorella?
-Non devi bere il latte è troppo pesante- disse lei.
-Pesante per cosa?- domandai io appoggiando la brocca con dentro il latte.
-Se forse non l’hai ancora capito tu e gli altri maschi della classe non avete mai ballato, tu poi non hai mai cantato, non ti puoi permettere di bere il latte che è difficile da digerire durante le prove- sbraitò lei.
-Ok, ok, calmati- dissi io.
-Bevi il the e mangia qualcosa di leggero- disse lei alzandosi da tavola per poi andare di sopra.
-Che cosa le è successo sta notte?- mi chiesi. Finii di fare colazione e poi uscii di casa con Utau alle sette. Beh diciamo che eravamo un po’ in ritardo sulla tabella di marcia di Utau, infatti arrivammo a scuola per le sette e mezza.
Entrammo in teatro e c’erano già gli Youki, Kaito, Shane e Amu già li con davanti dei fogli, appoggiai la borsa su una poltrona e mi avvicinai a loro.
-Ah siete arrivati- esclamò Ryan.
-Già- risposi io sbadigliando.
-Sonno?- chiese Kyle.
-Non me ne parlare- affermai io stiracchiandomi.
-Che state facendo?- chiese mia sorella piena di energie.

Come farà ad essere così 24 ore su 24 non lo capirò mai.

-Stiamo controllando le canzoni con spartiti e testi per vedere quali sono ballabili- rispose Kyle.
-E…- dissi io perché sapevo che c’era un seguito, dalla voce di Kyle si può capire tutto.
-Siamo a un punto morto- rispose svogliato, -Amu è qui dalle sei e mezza ed è riuscita solo ad esaminare gli spartiti e i testi, è quasi da venti minuti che ci sta pensando- concluse poi guardando la ragazza dai capelli rosa quasi sommersa dai vari spartiti che non si era neanche accorta che ero arrivato.
-Invece ci sono appena arrivata a una svolta- disse Amu alzando la testa.
-Davvero?- chiese Shane.
-Certo, ora andiamo tutti in aula di danza, c’è una piccola sorpresa che vi aspetta, soprattutto per i ragazzi- affermò Amu andando verso la porta seguita da tutti noi.
Arrivammo in aula di danza e chi ci trovammo dentro? I fratelli di Amu, che avrà i mente quella ragazza proprio non lo so.
-Ragazzi vi presento i miei fratelli: Pierre e Heiji- disse Amu presentando i fratelli ai ragazzi e alle ragazze che ci avevano raggiunto, -visto che qui nessuno ha mai ballato ho chiesto ai miei gentilissimi fratelli di insegnarvi le coreografie, questo solo per i ragazzi, alle ragazze ci penserò io- concluse Amu.
-Che bello! Amu sarà la nostra insegnante- esclamò Utau tutta eccitata.
-Bene ragazzi, vi lascio in pessime mani- disse Amu uscendo dalla stanza con le ragazze.
-Ma di solito non si dice “in buone mani”?- chiese Kaito.
-Sì, ma in questo caso io inizierei ad avere paura di quei due, non sapete proprio cosa vi aspetta, buona fortuna- disse le sparendo giù per le scale.

Pov. Amu
-Secondo te i ragazzi avranno dei problemi?- mi chiese Britney.
-Non credo, quelle mine vaganti dei miei fratelli sanno fare dei miracoli, dopotutto sono degli ottimi ballerini- affermai convinta di quello che stavo dicendo. Quando ero piccola, Pierre mi insegnò a ballare, e quando avevo tredici anni Heiji mi costrinse a fare una gara di ballo da sala con lui, io che sono una schiappa nei balli di coppia, lui riuscì a farci vincere il primo premio, sono dei maghi. Ritornammo in teatro con molta calma, erano circa le otto così iniziai a legarmi i capelli.
-Ragazze, abbiamo preparato tutte le coreografie, le canzoni che balleremo saranno otto delle undici previste dal concorso, altre due saranno solo cantate e per l’ultima pensavo a un duetto- affermai io.
-Un duetto? Che bello- si esaltò Utau.
-Ma chi duetterà?- mi chiese Britney curiosa, ma qualcosa mi diceva che sapeva già la risposta.
-Io dico che dovrebbero farlo Amu e Ikuto- ammise Joanne.

Ma questa è andata di cervello????

-Dai si vede lontano un miglio che vi piacete… e poi avevamo deciso già da prima che voi due avreste duettato- aggiunse Maria sorridente.
-MARIA- urlai io.
-Se lo vuoi sapere lo abbiamo deciso ieri sera durante una video chiamata di gruppo, sia con i ragazzi che con le ragazze- esclamò Utau vincente e soddisfatta.
-Credo di non avere voce in capitolo- ammisi io, tutte quante annuirono. Mi arresi, appoggiai gli spartiti e poi esclamai: -Forza ragazze, andiamo a cambiarci! Le prove iniziano- tutte andammo nei camerini e ci mettemmo a nostro agio, togliendoci bracciali, collane, orecchini rendendoci più libere. Ritornammo in teatro, e iniziammo a riscaldarci la voce e il corpo.
-Okay ragazze, da dove partiamo? Inglese o spagnolo?- chiesi io tanto per capire da dove dovevamo incominciare.
-Inglese- dissero insieme.

Mi stupisco da quanto sono sincronizzate!

-Bene. Noi ragazze partiamo con l’assolo femminile, quindi una canzone fatta da sole femmine. Neanche un maschio- affermai io. Iniziammo a provare i passi, passarono le ore e per mia grande sorpresa, le ragazze impararono tutti i passi in meno di quattro ore. Strabiliante!
Poi ci fermammo per fare una pausa, quando il professor Nikaido entrò dalla porta tutto pimpante e felice.

Cosa ci sarà di così divertente per essere così felici proprio non lo so… mi chiedo ancora come questo uomo sia riuscito ad ottenere la cattedra di insegnate, a guardarlo così sembra un comico.

-Buongiorno ragazze, come ve la passate?- ci chiese sorridente.

COS’è TUTTA QUESTA CONFIDENZA?????

-Bene- risposero in coro.
-Amu è un’ottima insegnate- esclamò Utau.
-Già, abbiamo già imparato un’intera coreografia- urlarono Britney e Joanne felici.
-Lo so, la signorina Hinamori fa magie. Ma ora abbiamo un grosso problema: sono arrivati gli alunni inglesi per la sfida- ci annunciò con tono trionfale. Ed ecco che il mio mondo cadde sulla mia povera testolina.
-Andiamo ad accoglierli- ci ordinò il prof, -i ragazzi sono già all’entrata, forza- e noi ci incamminammo verso l’entrata. Raggiungemmo Ikuto e gli altri che parlottavano.

Pov.Ikuto
E così sono loro i famosi allievi della scuola d’arte inglese…

-Senti Pierre, chi di loro è Diego?- chiesi sottovoce al fratello di Amu che mi era accanto.
-Diego è il ragazzo alto con i capelli castani vicino a quella ragazza bionda con le punte rosa- mi rispose mettendosi la mano davanti alla bocca per evitare qualsiasi possibile decifrazione della frase.
Guardai l’ex-ragazzo di Amu. Era un ragazzo alto, capelli castani e occhi blu, aveva l’aria del solito ragazzo popolare. Già mi veniva il voltastomaco per il racconto di Amu su quello che le aveva fatto passare.
-Sono arrivati- disse una voce femminile vicino a me, mi voltai e Amu era accanto a me con le braccia conserte. Li osservava con disprezzo e ripugno.
-Amu l’hai notato?- chiese Heiji.

Notato cosa?

-Già, i ragazzi non ci sono. Sono arrivati a questo punto per assicurarsi la vittoria- affermò lei abbassando lo sguardo, -ragazzi tornate in teatro, voi due compresi- disse riferendosi prima a noi poi ai suoi fratelli.
-D’accordo- e tutti si diressero verso il teatro senza battere ciglio. Io, invece rimasi accanto ad Amu, volevo proprio vedere cosa succedeva.
La ragazza dai capelli biondi con le ciocche rosa e l’ex di Amu si avvicinarono a noi con fare altezzoso e irritante. Si fermarono davanti a noi e iniziarono a fissarci.
-Che piacere rivederti Amu- esordì Diego. Amu esitò a rispondere.
-Pensavo che i traditori bruciassero all’inferno… a te hanno riservato un trattamento speciale?- disse Amu con gli occhi pieni di sfida.
-Vedo che i tuoi adorabili capelli rosa non sono cambiati di una virgola- esclamò la ragazza.
-Io, invece ho letto che hai preso il mio posto nella classe d’arte, per farti rispettare ti sei pure tinta le ciocche dei tuoi capelli dello stesso colore dei miei. Sinceramente non so se essere onorata oppure compatirti- rispose per le rime Amu.
-Dimmi Amu- disse  Diego fissandomi, -è il tuo nuovo ragazzo?-
-Non ti deve interessare questo argomento, Diego- disse la ragazza bionda, -che lo sia o non, non credo che si possa stare vicino a una perdente come Amu, almeno non per tanto tempo. E poi credo che Amu non vorrà che un’altra persona perda la sua popolarità a scuola per colpa sua, non è vero, Alice?- con voce perfida.

Alice? Che cosa mi sono perso nelle ultime ore?

Stavo per aprire bocca, ma la voce di Amu mi fermò: -Vedo che voi non vi fate mai gli affari vostri. Sono felice che tu non sia ancora riuscita a prendere il mio posto nello show di fine anno, perciò posso dedurre che la tua mediocrità non accenna a sparire. E comunque risparmiate i commenti sgradevoli per dopo la sfida, credo che non avrete il fiato neanche per respirare- e così dicendo io e Amu ce ne andammo via. Ritornammo in teatro e il prof ci disse che per oggi potevamo anche andare a casa, tutti se ne andarono, tranne noi due.

Dopo essere entrati nel corridoio e dopo che le porte si chiusero dietro di noi, l’aria diventò subito più leggera e respirabile.
-Adesso conosci anche la sua faccia- disse Amu  camminando.
-Non che io avessi voglia di conoscerlo- risposi senza dare troppa importanza al discorso.
-Come ti è sembrato? Diego, intendo- mi chiese lei specificando di chi stavamo parlando.
-Credo che la faccia sia inversamente proporzionale al carattere- risposi io.
-E pensare che io un tempo amavo quella persona… che gioco stupido è l’amore, ti chiede tutto, ma, molto spesso ti da delusioni- affermò lei con tono amaro.
-Io preferisco giocare con l’amore, almeno le delusioni le ricevono gli altri e non io, però c’è da dire che tutti conoscono i miei metodi- affermai vantandomene.
-Magari accettano questo tipo di trattamento perché magari essere amati da te è bello- ipotizzò lei.
-Io, con tutte quelle ragazze con cui sono stato non ne ho mai amata una veramente- risposi facendo spallucce.
-Certo che sei strano- disse Amu ridendo.
***
La settimana passò senza incombenze. Amu il lunedì dopo non si presentò, e neanche il martedì. Utau, era andata a casa sua e aveva trovato Amu a letto con la febbre. Il dottore le aveva detto di rimanere a letto fino a venerdì per riprendere le forze.
Solo che quel venerdì successe qualcosa che non doveva succedere
***

Ikuto camminava per il corridoio della scuola, era già passato l’orario delle lezioni da un pezzo, quando svoltando l’angolo Ikuto vide Diego e un gruppo dei suoi compagni appoggiati al muro.
-L’orario di lezione è già passato da un pezzo Ikuto- esordì Diego guardandolo.
-Potrei dire lo stesso  a te- rispose lui.
-Senti, ti volevo chiedere in che rapporti sei con la mia Amu- esclamò Diego sottolineando l’aggettivo possessivo “mia”.
-Da quando Amu è tua?- domandò Ikuto insospettito.
-Da sempre, lo è sempre stata e lo sarà per sempre. Tu sei quella pedina sbagliata che si intromette nel mio piano perfetto- continuò lui.
-Amu non è di nessuno- esclamò Ikuto innervosendosi, -e poi quale sarebbe il tuo piano perfetto?-
-Oh, nulla di che, io voglio solo giocare con quel giocattolino di Amu- rispose Diego sorridendo, Ikuto aveva già capito a cosa si riferisse.
-Non oserete- urlò Ikuto.
-Oh, io oserò- rispose Diego dando un pugno in pancia a Ikuto, -credevi veramente che quella ragazza potesse essere la tua ragazza, ma fammi il piacere- così Ikuto venne messo a terra con calci e pugni da parte di Diego. Dopo una manciata di minuti Ikuto era lì disteso per terra con il labbro che gli sanguinava, vari lividi sul corpo e un dolore lancinante alla pancia. Diego e i suoi amichetti lo lasciarono lì senza fare niente, uscirono dalla scuola e sparirono dalla zona.

Amu, che si era ripresa dalla febbre stava andando a scuola, quando intravide Diego e i suoi compagni parlare. Amu si avvicinò per sentire il loro discorso quando le suonò il cellulare. Lo estrasse e rispose.
-Pronto?- disse lei.
-Amu sono Angelique- rispose la voce femminile.
-Cos’hai da dirmi di così cattivo per chiamarmi?- domandò Amu spazientita.
-Niente di cattivo, almeno non su di te. Devi andare a scuola. Ora! Diego ha fatto una cosa spaventosa!!!- le urlò la ragazza.
-Cos’ha fatto Diego?- chiese Amu.
-Ikuto…- bastò quella parola che Amu chiuse subito la chiamata e corse verso la scuola. Entrò nello stabile e lo ribaltò da cima a fondo quando poi trovò Ikuto disteso a terra non cosciente.
-Ikuto- urlò lei cercando di svegliarlo.
Non ebbe nessuna risposta dal ragazzo così chiamò i suoi due fratelli facendoli venire a scuola con una macchina dell’azienda e portò Ikuto a casa sua e lo fece distendere sul suo letto e lo medicò dalle ferite che tempestavano il suo corpo.
 
Ikuto aprì lentamente gli occhi e vide il viso sconvolto di Amu. Notò il rossore degli occhi della ragazza e la visibile paura che li tempestava.
-Amu..- disse Ikuto chiamandola a bassa voce.
-Ikuto ti sei svegliato grazie al cielo- esclamò lei sollevata.
- Dove mi trovo?- domandò lui sentendosi spaesato.
-Sei a casa mia, nella mia stanza. Ti ho portato qui perché ti ho trovato privo di sensi a scuola con una marea di ferite- rispose lei.
-Ferite?- disse lui, -Amu ti devo dire una cosa importante su Diego- esclamò lui ricordando alcuni pezzi dell’accaduto.
-So già tutto, non ti devi preoccupare- rispose lei mettendogli l’indice destro sulle labbra per fargli chiudere la  bocca.
-Come “sai già tutto”?- chiese Ikuto.
-Per fortuna la scuola è dotata di telecamere e grazie ad esse abbiamo scoperto tutto- spiegò Amu, -sono stata io a fare la denuncia, così Diego e i suoi amici e il resto della scuola inglese se ne sono tornati a Londra, si sono ritirati dalla sfida per evitare complicazioni varie- concluse Amu. Ikuto sospirò.
-C’è qualcosa che non va Ikuto?- chiese Amu.
-Tu come stai?- le domandò il ragazzo.
-Io sto bene Ikuto- rispose lei alzandosi in piedi sapendo già dove il ragazzo voleva andare a parare. Ikuto con uno scatto afferrò il braccio di Amu e la fece sedere sul letto, avvicinò il suo viso a quello della ragazza in modo pericoloso.
-Ti ho chiesto come stai, Amu, non ti ho chiesto come dovresti stare se tutto questo non fosse successo- disse lui con tono autoritario.
-Io…io…io…- balbettò Amu su l’orlo di un altro pianto, -ho avuto paura- esclamò lei appoggiando la testa al petto del ragazzo iniziando a piangere, di nuovo.
-Per quello che hai sentito?- domandò Ikuto accarezzando i capelli della ragazza.
-No, per quello che ti hanno fatto, poi quello che ho sentito ha solo rincarato la dose- disse lei mentre le lacrime scendevano copiosamente sulle gote del suo viso. Ikuto si alzò e si sedette contro la testiera del letto facendo alzare il viso di Amu, non l’aveva mai vista piangere prima d’ora e questo gli faceva sentire una strana sensazione.
-Sai- iniziò lui, -le ragazze quando piangono diventano più carine perché si vede il loro lato sentimentale, ma tu invece, sei più bella quando sorridi- continuò Ikuto asciugandole le lacrime che le rigavano il viso. Ma quella scia di acqua e sale non accennava a smettere.
-Però se vuoi sfogarti continua pure- le disse per rassicurarla.
-No, credo che per ora possa bastare, e poi non ho più fazzoletti per asciugarmi le lacrime- rispose lei ironica, -ti cambio le bende- affermò poi lei iniziando a staccare la benda che c’era attorno alla testa di Ikuto. Gliela cambiò senza che lui sentisse un minimo di dolore, e poi gli cambiò tutte le bende. Ad un certo punto, Ikuto sentì che Amu si era fermata nel suo lavoro. Lo sguardo di Ikuto iniziò a guardarla: la ragazza fissava con gli occhi la ferita che c’era sul petto di Ikuto, aveva in mano un panno imbevuto di acqua fredda per disinfettarla, ma la mano non accennava a muoversi.
-Amu, è tutto a posto?- domandò lui rompendo il silenzio che si era creato.
-Mi dispiace Ikuto, è stata tutta colpa mia- disse lei.
-Colpa tua per cosa?- chiese lui cercando di capire le scuse della ragazza.
-Tutte queste ferite e lividi, sono a causa mia, perdonami- disse la ragazza abbassando il capo.
-Non sei stata tu a ferirmi Amu- disse lui alzandole il viso con la mano destra, -sono felice che queste mie ferite ti hanno protetta da quello lì- continuò Ikuto spostandole la ciocca di capelli dietro l’orecchio, -sai, credo che lui ti abbia amata, a suo modo, forse ti voleva fare sua solo per costringerti a stare con lui. Credo amasse il modo in cui tu lo amavi, si vede che essere amati da te è una cosa bellissima- concluse Ikuto accarezzandole la guancia con la mano.
-Non faccio niente di speciale- rispose lei imbarazzata.
-Beh, se tu sai amare come curi le persone, le tue attenzioni possono diventare una droga per chi le riceve…-
  
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