Fanfic su attori > Robert Pattinson
Ricorda la storia  |      
Autore: Minima Immoralia    20/04/2014    0 recensioni
“Forse potremmo diventare amici. Ti andrebbe?” Fu il mio turno di bloccarmi. Cosa faceva? Mi chiedeva il permesso per diventare mio amico? “Ma ci conosciamo appena, Robert!” Esclamai. “Non so nulla di te!” dissi come a ripetere le sue stesse cose. A parte che sei un… “Sì, lo so. Sono antipatico!” E ... “ Uno spaccone!” Mi aveva levato le parole di bocca, accidenti!
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ehi voi, sono sempre io, Als!
Vi propongo una storia che ho in cantiere da parecchi anni. E’una storiucola in verità abbastanza divertente, ma anche romantica. Premetto subito che la nostra protagonista è una tipa assai buffa e fa davvero, ma davvero molte figuracce e capitomboli. Well, spero mi seguiate anche in questa avventura di un unico capitolo.
Happy Easter, guys.
Lots of love!!!



La mia vita era quasi perfetta. La scuola era finita, ero stata promossa. Con un mediocre voto ma non mi importava. Ero sempre stata repellente allo studio. Aprii piano un occhio e osservai la striscia di luce che entrava dalla finestra. Gatto, il mio gatto, saltò sul letto e cominciò a fare le fusa. Con un colpetto lo feci scendere, mi stiracchiai e mi decisi finalmente a mettere i piedi sul pavimento. Sbadigliai. Il telefono cominciò a squillare. “Pronto?” Chi rompeva di prima mattina? ma uffa, la mia libertà era appena iniziata e già veniva infranta? “Poltrona!” caddi per terra. “Martha?”
Avremmo dovuto incontrarci al parco. Mi sedetti su una panchina con il fiato corto per la corsa, con una mano mi asciugavo il sudore, con l’altra mi tenevo la pancia. Alzai gli occhi al cielo e pensai al mio Paul. Era partito per un viaggio-studio ottenuto grazie alla sua università.
Ormai era un anno che era fuori e io non mi davo pace. Avevo condiviso tutto con lui. C’ era sempre stato per me, quasi come un fratello. Cominciai a rimuginare su questo fatto quando “Ehm… Scusami, potresti alzarti? Sai, non è che tu sia una piuma!” Guardai il ragazzo sul quale - che vergogna non potevo averlo fatto - ero seduta, e sobbalzai. Quasi caddi ma lui mi afferrò all’istante. Avvampai. Mi ricomposi dandomi delle piccole pacchette sui jeans come per levare via la vergogna. “Perdonami! Ero sopra pensiero. Non ho visto dove mi son seduta!” risi nervosamente abbassando la testa. Il suo sguardo fisso su me mi metteva soggezione. Che avrebbe fatto? Avrebbe inveito contro di me? Una fragorosa risata mi costrinse ad alzare lo sguardo . “Sei così buffa!” e si passò una mano tra i capelli. Sgranai gli occhi. “ Ripeto, non sei leggera!” disse di nuovo.
Cosa? Stava dicendo a me? Ma come si permetteva! “Sei proprio un antipatico lo sai?”  “Calma, non intendevo offenderti!” E sorrise. “ah, no? Sei davvero un maleducato!” Urlai. “Io sarei il maleducato?” disse avvicinando il suo viso al mio. “Sei tu che ti sei seduta in braccio a me. Dico, ma dove hai la testa? Tra le nuvole?” E mi picchiettò il capo. Mi scansai rossa in viso. “Ciò non ti permette di insinuare che io sia grassa!” Ero livida. “Mmmh, vediamo quanto peserai… cinquantacinque chili, cinquantasette?” Serrai i pugni e continuai ad urlare puntandogli un dito contro. “Per tua informazione ne peso quarantacinque e sono pienamente nella norma capito?” Non era convinto. Alla fine abbassai il dito e lo osservai squadrarmi. Mi osservai anche io. “Mettimi giù! Ma come ti permetti? Gradasso che non sei altro!” La gente ci osservava divertita pensando fossimo una coppia.
Stavo per esplodere, e l’avrei fatto. “Sì, credo tu abbia ragione!” disse dopo avermi depositata a terra. Senza una parola, meravigliandomi del mio contegno e sistemandomi di nuovo, girai i tacchi e mi allontanai. “Ehi, ‘Scrocchiazeppi’?” Ce l’aveva con me? Mi girai d’istinto. “D’accordo pesi quarantacinque chili, contenta?” Stava scherzando? “Non ci vedevo più. In due passi da gigante mi trovai sotto di lui.
“Il mio nome è Alice, capito? Alice!” Scandii bene le parole. Rimase sorpreso dalla mia grinta. Sorrise, si infilò i suoi Ray-Ban e si allontanò. “Spero di incontrarti di nuovo ‘Scrocchiazeppi’ ! Ci si vede in giro!” E continuò a camminare.
Caddi inerme sulla panchina borbottando tra me e me. “Ma guarda tu questo!”
Imbronciata, pensavo alle peggiori torture da potergli infliggere quando.
“Sorpresa!” Caddi di nuovo. “Ma non puoi fare attenzione?”
Aveva anche il coraggio di venirmi a dire questo. “Mi hai spaventa, accidenti! Non ti ho vista arrivare!” Martha si batté una mano sulla fronte. “Chi non risica, non rosica!”
Alzai gli occhi al cielo. “Che cosa c’entra, ora?” Lei ridacchiò. “Chi la fa, l’aspetti, allora?” e mi punzecchiò un braccio. “Martha, in quel caso, davvero aspettati qualcosa! Ma, te lo dico da amica” e le battei una pacca sulla schiena, “piantala con questi proverbi!” Le urlai nell’orecchio.
Mangiavamo un gelato riparandoci con una mano dal sole cocente, accompagnate dal canto ininterrotto delle cicale. “Ti va di parlarne?” Improvvisamente mi voltai verso la mia amica. “Di cosa?” Abbassò lo sguardo. “So che soffri. Da quanto tempo non lo senti?” Cercai di tergiversare stiracchiandomi un po’. “Guarda che lo so che non risponde alle tue lettere. Ma, Als, Paul non ti farebbe mai una cosa del genere!” Fu il mio turno di abbassare lo sguardo. Mi risollevai subito. Avevo promesso a me stessa che non avrei pianto. Mai più. Fino al suo ritorno. Martha mi afferrò per una spalla “Ehi..” All’improvviso saltai su e le feci prendere un colpo. “Ecco! Chi la fa, l’aspetti!” Mi alzai ridacchiando e corsi via al contrario. SBAM!
“Ahi! Che testa dura che hai!” Mi girai al rallentatore. Avevo ancora il gelato in mano. Colava lungo il mio braccio provocandomi brividi di freddo. “Cosa c’è? Volevi fare il gambero?” Strinsi il cono fino a spappolarlo. Lo sentivo sbriciolarsi nella mia mano. SPAF! E glielo spiaccicai in testa. Era immobile. O meglio, come avrebbe potuto muoversi? Gli stavo letteralmente sopra. Mi resi conto troppo tardi della gravità della cosa e tentai di sollevarmi all’istante. Stavo per farlo quando “Eh no. Adesso resti qui!” Mi afferrò per un braccio e mise la mano sul gelato che colava. Oltre il danno, la beffa. Stavo per piangere. Sollevò la mano e la osservò . Poi me la spalmò in faccia, si soffermò sul naso, gli diede un colpetto e ne leccò ciò che ne rimaneva sul dito. Mi sorrise dolcemente ed io avvampai.
Venni avvolta da una strana sensazione di tepore. Perché mi faceva quell’effetto? “Als!” Schizzai come un petardo e lo trascinai con me. Mi girai e vidi Martha. “Che stai facendo?” Si era avvicinata a noi mandandoci frecciatine micidiali che attraversavano la mia nuca come fuoco incandescente. Alzai le mani per calmarla. Si avvicinava piano prima a me, poi a lui. “Tu!” Gli disse con un’occhiataccia. “Piacere, sono Martha. L’amica più carina e assolutamente single di Alice!” Aveva un sorriso a trentadue denti e gli tendeva la mano. Volevo sotterrarmi! Era troppo strana Martha! Cercavo di nascondermi il viso nelle mani. Sarei esplosa da un momento all’altro. “Piacere mio. Sono Robert!” E la strinse con entusiasmo.
Era pazza. Da legare. Che faceva? Fraternizzava col nemico? “Oh!” Poi con aria da cospiratrice si avvicinò di nuovo a me e mi sussurrò in un orecchio. “Ma dove lo tenevi nascosto questo fusto?” Avrei voluto strozzarla. “Non lo nascondevo. Non lo conosco proprio!” Battei un piede a terra. “Strano, sembravate molto intimi!” Continuò lei. “Macché intimi! E’ tutto il giorno che mi disturba!” Spalancai la bocca. Robert rise e fece di nuovo quel gesto che mi mandò in catalessi. “Scrocchiazeppi, dì alla tua amica che sei tu che non puoi fare a meno di me!” Ma che gran sfacciato! “Primo, non ti conosco. Secondo, non prenderti tutta questa confidenza! Non mi chiamo ‘Scrocchiazeppi’!” Rise nuovamente. “Okay, allora ti chiamerò ‘Als’. È il tuo nome, no?” e dicendo ciò allungò la mano. Aspettava che la stringessi. Incrociai le braccia e mi voltai. Martha mi diede una gomitata nelle costole. “Va bene!” Avevo capito. Il mio cuore accelerò. Avrei dovuto solo stringerla e… “Ops, si è fatto tardi!” Inciampai nello slancio di porgergli la mia, appena in tempo per vedere la sua infilarsi nei capelli. “alla prossima, ragazze. “Scrocchiazeppi, non cacciarti nei guai!” Stava per incorrere nel mia ira. “Antipatico!” Gli gridai a pieni polmoni.
Nei giorni seguenti mi barricai in casa. Aspettavo con ansia lettere che non arrivavano. Martha smise di chiamarmi per lasciarmi un po’ di intimità. Mentre ero avvolta dalle coperte fin sopra la testa, con il caldo torrido di luglio, non facevo altro che pensare a quello strano ragazzo che anche se per un breve momento, mi aveva fatto dimenticare il mio Paul. Non avevo lacrime da versare. Avevo fatto una promessa. Misi le mani sul viso e respirai affannosamente. Improvvisamente alzai la testa di botto ascoltando un ticchettio proveniente dalla finestra. Era la mia immaginazione. TIC, TIC. No, non lo era! Mi alzai. Spalancai il vetro e mi beccai un sassolino sulla gamba. “Ma che ca…!” dissi mentre mi massaggiavo il punto indolenzito.
“Scrocchiazeppi, ci sei?” No, non ci credevo! “Ancora tu?” Che cosa voleva? “Mi hai fatto male, sei impazzito?” Sussurrai verso di lui. “Perdonami, non volevo!” La faceva facile lui. “Che ci fai qui? Come facevi a sapere dove vivo?” Mi accucciai per sporgermi un po’ di più. “E’ stata la tua amica Martha a dirmi dove ti avrei trovata!” Mi sorrise. Sentii di nuovo un balzo in petto. “Allora, scendi?”Era davvero insistente! “Cosa? Dovrei uscire con te?”
“Non mordo mica, sai?” Rise di gusto. No, certo che no. “Dài, muoviti! Mi ordinò. Senza pensarci due volte afferrai le prime cose che trovai. Sapevo che me ne sarei pentita! Camminavo taciturna al suo fianco. Lui fischiettava una canzone. Si fermò e mi lasciò passare avanti. “Ehi, vuoi fermarti?” Mi afferrò per la maglia.
“Come scusa?” Non mi ero accorta che ora mi teneva per mano. La levai immediatamente con un gesto frenetico. “Ho sbagliato ancora, vero. Mi guardai le scarpe. Scossi la testa e mi ripresi “Ma no, Robert. Figurati!” E gli sorrisi per la prima volta “Non dovrei prendermi cosi confidenza con te” e si avviò per rompere il silenzio. “Non so nulla di te, Alice. Ma sei molto simpatica!” Si voltò “Forse potremmo diventare amici. Ti andrebbe?” Fu il mio turno di bloccarmi. Cosa faceva? Mi chiedeva il permesso per diventare mio amico? “Ma ci conosciamo appena, Robert!” Esclamai. “Non so nulla di te!” dissi come a ripetere le sue stesse cose. A parte che sei un… “Sì, lo so. Sono antipatico!” E ... “ Uno spaccone!” Mi aveva levato le parole di bocca, accidenti! Scoppiamo a ridere come bambini. Alla fine gli concessi “Sai, credo che si potrebbe fare, sì!” e continuammo la nostra passeggiata.
La mia vita cambiò radicalmente. Non mi sentivo più sola. Alle volte avevo delle fitte di dolore ma poi passavano grazie al sorriso di Robert. Martha ora non mi tormentava più e una volta, mentre aspettavamo Rob, mi chiese: “Come stai? Sono felice che tu stia meglio ma…” Ma? Cosa voleva dirmi? “Ecco, Als…” Si torceva le mani “Vai al sodo, Martha!” Sapevo cosa mi stava chiedendo. “Non è che ti stai innamorando di Robert?” Saltai. “Ma che razza di domanda scema è questa?” Arrossii violentemente. “No, certo che no!” NO. Non stava succedendo affatto! Avevo bisogno di lui. “ho solo..” mi squadrò.
“Cos’hai?” era lui. Nelle mani stringeva due grossi stecchi pieni di zucchero a velo. Me ne porse uno e lo afferrai. Martha era titubante ma poi lo accettò con un lieve sorriso. Il discorso venne troncato lì.
Robert veniva a prendermi tutti i giorni a casa. Insieme andavamo al Luna Park, in bici e mi costringeva a fare le cose più assurde, come giocare a Calcio, per esempio. “Dài, Scrocchiazeppi! Non è cosi difficile prendere una palla!” Inghiottii. Me la stavo facendo sotto. Ma come gli era venuto in mente di trascinare me in una partita? Respira Als, respira. Mi ripetevo tra me e me. Era solo il riscaldamento ma già mi sentivo un’idiota in pantaloncini e  maglia numerata ‘Scrocchiazeppi 1’. Sarei svenuta di certo in campo! “Tocca a noi, Als, che fai?” Volevo darmela a gambe. “Non vorrai ritirarti, vero?” Sì, è quello che stavo facendo! “Fifona!” Ridacchiò e afferrandomi a sacco di patate, mi portò in campo. Mi calmai all’istante tra le sue braccia. Ma che pensavo? Merda! Paul. Paul. Paul.
Ero davanti la porta. Volevo chiudere gli occhi. La palla era in campo. Non ce la faccio, non ce la faccio! “Ce la fai, Scrocchiazeppi!” Mi gridò Rob. E la presi. Mi trucidai il lato sinistro del corpo ma alzando trionfante le mani, mostrai ad un pubblico entusiasta, la mia vittoria. Rob mi sollevò e mi fece girare tra le sue braccia. Mi strinse al suo petto e mi sussurrò ad un orecchio: “Sei stata fenomenale!” e mi scompigliò i capelli. Il cuore martellava sotto il mio completino idiota.
Annusai la sua maglia. Sapeva di buono. Chiusi gli occhi e immaginai di poter rimanere con lui. Ahia! Mi aveva dato una schicchera sulla fronte. “Che fai, dormi?” Lo osservai per un po’. Poi gli sorrisi. “Abbiamo vinto?” Scoppiò a ridere. “Beh, direi di sì!” e si allontanò lasciandomi impalata lì. Si voltò. “Che fai? Non vieni a festeggiare?” Sorrisi di nuovo. Sì, pur di stare con te.
“Non la mangi quella?” Chiese Rob, indicando il mio pezzo di torta panna e fragola. Era l ultimo rimasto. La mia preferita. “Guarda lì. Cè la torta all’ananas!” mi voltai. “Dove, non la vedo!” No! Aveva ingoiato in un sol boccone la mia amata torta. “Ti uccido!” Con la bocca piena. “Non te la prendere. Era solo un po’ di torta” Gli pizzicai un braccio. “Si da il caso sia la mia preferita!” Adesso aveva paura. “Inizia a correre!” Si alzò di scatto e lo inseguii per tutti i tavoli della pasticceria.
Ansante si sedette su un muricciolo. “Ok, hai vinto. Mi arrendo!” Mi afferrò e mi abbracciò. Mi divincolai dalla sua stretta. “Scusami” poi, prendendomi alla sprovvista, disse: “se la memoria non mi inganna, tu sei fidanzata.” Con difficoltà mi arrampicai sul muretto accanto a lui e abbassai lo sguardo. “Sì. Ricordi bene.” mi girai dall’altra parte per nascondere il mio sguardo triste e incline al pianto. Mi asciugai il volto col dorso della mano e tirai su col naso. “Probabilmente è molto impegnato nello studio.” Tagliai. “Non è un tipo molto affettuoso. Sei sicura che non ti abbia dimenticata?” Soppesai le sue parole, poi dissi risoluta<< No, lui mi vuole bene. Io..ne sono sicura!” Il silenzio ci avvolse. “Perdonami!” Poi disse “ Ti va di andare in un posto?”
“Cosa? Dove vuoi andare?” Mi fece un sorriso malizioso e mi lasciai guidare.
 
“Accomodati!” Eravamo a casa sua. - Questa situazione non mi piace - pensai. Da sola in una stanza con lui. Mi sentivo imbarazzatissima. Improvvisamente si avvicinò a me. Mi rannicchiai sul pavimento, tremante.
“Che c’è? Volevo solo chiamare un mio amico…” Eh? Lo guardai sorpresa . Afferrò il telefono. Ah! Si accucciò anche lui al mio fianco. “Als, perché sei cosi nervosa?” Ridacchiai convulsamente.
 
Davanti al posto misterioso.
“E’ la prima volta che entri in una discoteca?”
“Non preoccuparti, ci penserò io a metterti a tuo agio.”
Perché, perché mi sento cosi a disagio?
Il cuore mi martellava incessantemente. Che intenzioni ha?
-E se dovesse.. se volesse baciarmi? - Fece per afferrare la mia mano.
“Su, andiamo!”
“Non pensavo volessi invitarmi a ballare!” Alzò un po’ la voce. “Cosa hai detto?” Si mise una mano accanto l’orecchio “Non ho sentito!” Sorrisi mentre mi muovevo come uno scoiattolo con le convulsioni. “Niente, non so se mi piace ballare!” La musica cessò all’istante. Divenne tutto scuro. E adesso? “Credo siano saltate le valvole generali” Sentii il suo braccio avvolgersi intorno le mie spalle e il mio viso premette contro il suo petto.
“Va tutto bene!” -Che strana sensazione, sento i battiti del suo cuore.- Un barlume e mi apparve il viso di Paul. Quanto mi mancava?
-Eppure Robert è cosi protettivo nei miei confronti.- Poi qualcuno mi diede una spinta e ci dividemmo.
Mi aggrappai al muro e riuscii a trovare l’uscita. Di lui nessuna traccia. Mi sedetti su uno scalino e abbassando gli occhi notai un piccolo peluche. Lo avevamo preso al Luna Park. Lo avevo supplicato di regalarmelo. Nulla. Ed ora eccolo tra le mie mani. Passò un bel po’. Stavo quasi per addormentarmi. La mano sul mento stava per scivolare. “Scrocchiazeppi?” Mi guardò. Menomale, stava bene. “Ma dove eri finito? Sono stata molto in pensiero per te.” Sembrava dispiaciuto. “Scusami.” Tornai amabile.
“Sai, Als. Puoi tenerlo!” Sussultai. “Cosa?” Mi indicò. “Il peluche che hai in mano.”>> gli sorrisi con tutto l’amore possibile. “Puoi tenerlo in ricordo di oggi!”
“Grazie.” Restò in silenzio. “Che cosa c’è?” Chiesi infine. Scosse la testa. “Nulla. Va tutto bene, Als.”  Arrossii. Ma che effetto mi faceva?
Diluviava. No, era una tromba d’aria.
Robert mi aveva dato appuntamento al solito posto. “Metti la maglia uguale alla mia, mi raccomando!” Cercavo di arrotolare le maniche. Era troppo grande. Feci un nodo al fianco e la stiracchiai. Sì, non era decisamente la mia taglia! Avevo il cappuccio del K-way che mi copriva il viso. Mi passai una mano sul naso: mi colava. “Tieni!” Tempismo perfetto. Mi allungava un Kleenex.  “Grazie!” Sorrisi di rimando. La mia mano restò nella sua. Sentivo un forte calore invadermi.  “Che tempaccio!”
“Perdonami, Als ma volevo dirti una cosa molto importante.” Strinse più la presa e si avvicinò al mio volto. Tum-tum. Tum-tum. Caspita!
In quello stesso istante un fulmine ci fece sobbalzare e la pioggia aumentò. “E’ meglio andare a ripararci!” annuii infreddolita. In macchina accese il riscaldamento e continuò a tenermi la mano per scaldarla. Il mio impermeabile era zuppo quindi lo sfilai pian piano.
“Credevo di essere ingrassato!” rise incontrollabilmente e  indicò la sua maglia. Era la mia! Sembravamo due ebeti. Senza dire una parola la sfilò e me la porse. Non avevo il coraggio di guardare. Abbassai la testa e fissai le mie Converse. I piedi ci sciacquavano dentro. “Potrei riavere la mia?” Era pazzo? Picchiettò la mia fronte. Merda! Cosa avrei dovuto fare? Lo guardai. Era bellissimo. Il suo braccio cinse i miei fianchi e mi strinse a se. “Sai di buono.” Annusava i miei capelli. Mi immobilizzai.
Sentivo il suo respiro sul mio collo. Chiusi gli occhi. Lo sentivo muoversi dolcemente lungo le mie spalle, poi la schiena. Lo sentivo a contatto col mio viso e alla fine posò le sue labbra sulle mie. Si staccò subito. Spalancai gli occhi pieni di lacrime. Mi posò un dito sulla bocca. Poi mi baciò di nuovo le labbra e lo lasciai fare adeguandomi al suo ritmo. Sapevo a cosa andavo incontro. Mi ritrovai su di lui. La pioggia batteva sul finestrino. Ora il mio respiro andava in sincrono col suo. Ogni carezza mi faceva sussultare. Sapevo che era sbagliato. Volevo solo un attimo con lui. Finalmente mi tolse la maglia e appoggiò la testa contro il mio seno. Continuai a piangere in silenzio per tutta la notte. Non volevo che finisse. Avevo paura del giorno. Era come se non fossi io. Se fossi un’altra Alice. Volevo amare Robert. Solo quello mi importava. Continuò a stringermi a sé. “Vorrei averti con me!” mi baciò di nuovo. Che mi succedeva? L’ennesimo fulmine illuminò l’auto ma io già dormivo e probabilmente avevo rimosso tutto.
Quando mi svegliai c’era il sole. Mi stiracchiai le ossa indolenzite per la scomodità del sedile. Feci un profondo respiro. Aprii piano lo sportello. Lui non c’era. Notai una grossa pozzanghera dove il cielo si rispecchiava dentro. Nuvole bianche vi si rincorrevano. D’impulso mi levai i calzini e le scarpe, arrotolai i jeans e cominciai a correre nello specchio d’acqua ridendo come una bimba. Felice di quel momento. “Als?” Le mie risate si spensero. Robert aveva una busta in mano. L’odore delizioso mi fece pensare a cornetti caldi. Mi avvicinai a lui e sfoderai di nuovo un sorriso. Era impassibile. Gli sfilai la busta e cominciai a masticare il cornetto. “Ti porto a casa” e nn disse più nulla per tutto il tragitto. Quando girò la chiave e vidi il quadro spegnersi, lui parlò. “Sto per partire” Come? Ero stupefatta. Spalancai la bocca per parlare. Nulla. “Mi mancherai,Scrocchiazeppi!” Ma tanto non serve a niente!” e sbatté il pugno sul volante. Feci per abbracciarlo. La mia mano si fermò a mezz’aria, quindi la strinsi sul mio cuore.
Scendemmo dalla macchina. “A proposito di ieri” Ruppe il silenzio. “sappi che dicevo sul serio”. Provai a rispondere con un flebile “Ecco…” mi spense le parole sul nascere “Ascolta! Tu mi vuoi bene.” annuii “ma io ti amo, Als!” Sussultai bloccandomi. Si avvicinò deciso e mi sussurrò teneramente ad un orecchio. “Ho deciso che stasera ti rapisco e ti porto via!” Mi scombussolò i pensieri. “Tranquilla, stavo scherzando!”
Avrei pianto sicuramente. Lo osservai. Poi con più decisione “ma ti giuro che lo farei sul serio!” Continuai a fissarlo.
“E’ stato bellissimo conoscerti, Als.”
“ascolta..”
“adesso dobbiamo salutarci. Spero che tu possa rivedere presto il tuo ragazzo.” Le lacrime sgorgarono prima che potessi rendermene conto. “mi dispiace, Robert!”
Era terribilmente struggente rimanere immobile e non poter abbracciarlo. Gli permisi di avvicinarsi di più e chiusi gli occhi senza voltarmi credendo volesse baciarmi. Non avrei fatto resistenza. Ma lui, teneramente, mi bacio la fronte.
“Vorrei soltanto averti conosciuto prima di lui!”
Aprii gli occhi di botto. Se ne era già andato. Oh Robert!
 
Aereoporto.
 
Sono appena sceso. Cammino solitario. Davanti a un distributore, mi fermo. Afferro una monetina e la faccio scivolare nella fessura. Sento il tintinnio della sua caduta. Pigio il bottone.CLANG. La mia bibita. Diet Coke. Al solito. La linguetta scorre tra le mie dita. Continuo a camminare. Come sarà questa nuova città? Chi parte e chi arriva.
infatti, mentre cammino osservo la gente. Sorpasso una ragazza a braccetto con un bel ragazzo. Alto, moro. Lei è carina. sembra una bambina però.
Mi fermo.
“Paul, non piangerò!”
“Oh Als. Puoi farlo se vuoi!” La abbraccia teneramente.
Lei scoppia come una fontana.
“Tornerò presto!”
La ragazza buffa si asciuga gli occhi con l’avambraccio e gli si butta addosso.
“Mi mancherai!”
Si tengono stretti per un po’.
“Devo andare!”
La ragazza – Als - tira su col naso.
“Ok…”
Vedo scivolare piano la mano di lei.
Il ragazzo si china. Tira fuori qualcosa dalla tracolla.
“per te!”
E’ un anello.
La ragazza continua a piangere mentre lo bacia.
Osserviamo tutti e due – la ragazza e me – l’aereo in partenza, dalla vetrata.
Si volta verso di me. Spalanco la bocca. Vorrei dirle qualcosa. Se ne va con un velo di tristezza sugli occhi. Occhi profondi come il mare.
Sì, Als. Non era la prima volta, quel giorno al parco, che ti incontrai.
Ma tanto non serve a niente, Scusa.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Robert Pattinson / Vai alla pagina dell'autore: Minima Immoralia