Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Diavolo Bianco    20/04/2014    10 recensioni
L'amore si scopre in tanti modi. Il mio l'ho trovato in una stazione. E' una ragazza di poche parole, ma è incantevole e io sono pazza di lei. Ho passato un'intera settimana in sua compagnia e con lei ho visto molti treni e viaggiatori, ho condiviso momenti insensati e alcuni dolci. Vi dirò come in sette giorni mi sono innamorata di lei.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Fate T., Nanoha T.
Note: AU, Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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La ragazza della stazione

Giorno 1
Eccola lì, come sempre. Quella ragazza con i capelli dello stesso colore del sole e gli occhi di fuoco. Se ne sta seduta sulla panchina del binario 3. La stazione ne ha sette ma lei è sempre nello stesso. Mi siedo accanto a lei. Avrò ripetuto quel gesto per settimane intere. Non le ho mai parlato, ma ogni volta che ho voglia di vederla so dove trovarla. In stazione, al binario 3, su questa panchina. Oggi voglio cambiare le cose. Ho imparato a memoria il suo silenzio, il suo respiro e i suoi sospiri. Adesso voglio conoscere la sua voce.
“Treno in ritardo?” Domando osservandola, mi fissa con la coda dell’occhio.
“No.” Rimango ammaliata per un secondo. Ha una voce estremamente dolce. Voglio sentirla ancora.
“Ti vedo spesso qui.”
“Lo so. Anch’io ti vedo spesso.” Sono senza parole. Si è accorta di me.
“Ah… e perchè te ne stai sempre qua da sola?”
“Aspetto.”
“Cosa?” Un treno fa il suo ingresso in stazione, ma è solo in transito. Produce molto vento e mi scompiglia i capelli. La ragazza accanto a me rimane impassibile, nonostante i suoi lunghi fili dorati si muovano senza controllo.
“Mi piacciono i treni.” Mormora quando torna la calma. I suoi capelli sembrano di piombo, sono ritornati nella loro stessa e identica posizione di prima.
“Perché?”
“Mi fanno pensare alla vita. Così emozionate e breve.”

Giorno 2
E’ quasi ora di pranzo, ma i miei non sono in casa e la voglia di rivedere quella ragazza mi sta facendo impazzire. Esco e raggiungo la stazione. C’è molta gente, ma è facile riconoscere la sua chioma bionda. Mi siedo accanto a lei.
“Ciao.” Dico sorridendo.
“Ciao.” Risponde tranquillamente. Restiamo in silenzio per un po’. Ma è un’atmosfera tranquilla. Arriva un treno e il binario 3 si svuota completamente. Rimaniamo noi due.
“Nanoha.”
“Mn?” Chiede fissandomi leggermente.
“E’ il mio nome. Takamachi Nanoha.”
“Ah. E’ bello.”
“Grazie.”

Giorno 3
Piove. Tuona. Ci sono dei gran fulmini. Sono le prime piogge di primavera. Ho finito i compiti e sinceramente ho una gran voglia di sgranchirmi le gambe. Mi chiedo se lei sarà in stazione anche sotto questo diluvio. Afferro il cellulare e chiamo mia madre. Tornerà questa sera sul tardi. Sorrido mentre prendo l’ombrello ed esco. Sono in stazione e la fisso. I suoi vestiti sono leggeri, ma peggio ancora sono fradici. Mi avvicino e allungo l’ombrello sopra la sua testa. Le gocce di pioggia sbattono contro il tessuto azzurro e attirano la sua attenzione. Mi fissa e le sorrido.
“Ti prenderai un malanno così.” Le asciugo il viso con la manica della mia felpa.
“Anche tu.”
“Io sono vestita.”
“Anch’io.” Mi siedo accanto a lei, tenendo l’ombrello sulle nostre teste.
“Ma sei bagnata.”
“Un po’.”
“Ti piace la primavera?” Chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
“Preferisco l’inverno. Mi piace la neve.” Dichiara tranquillamente.
“Io preferisco il caldo.”

Giorno 4
E’ notte fonda. Il cielo è terso e io non riesco a dormire. Apro la finestra di camera mia e sento che l’aria è fresca. C’è un gran silenzio. Mamma ha il turno di notte in ospedale, probabilmente tornerà domani mattina. Mentre me ne sto appoggiata al davanzale penso alla bionda della stazione e in automatico mi viene voglia di vederla. Mi infilo velocemente le scarpe e afferro la giacca. Esco di casa e corro verso la mia meta. Non mi sorprendo di trovare la giovane seduta sulla panchina del binario 3. La raggiungo e mi accomodo accanto a lei.
“Non dormi mai?” Chiede piano.
“Non riesco a prendere sonno.” Mi giustifico.
“Capisco.”
“Perché te ne stai qui di notte?”
“Aspetto.” La fisso confusa.
“Ci sono treni anche a quest’ora?”
“Ci sono sempre treni.” Sospiro e alzo lo sguardo verso il cielo stellato.
“E’ una bella notte.” Dichiaro sorridendo. Vedo la ragazza accanto a me sollevare lo sguardo.
“Sai perché le stelle brillano?” Arriccio le labbra mentre ragiono sulla sua domanda.
“Perché glielo permette Dio… credo…”
“Dio dà alle stelle la possibilità di brillare, sta a loro scegliere se farlo o no. Per noi umani è la stessa cosa. Possiamo essere felici ma dipende da noi.” Ha una voce stranamente bassa. Le afferro la mano attirando la sua attenzione.
“Tu sei felice?” Non mi risponde.

Giorno 5
Le primule rosse nel giardino sono sbocciate e mamma è incredibilmente felice. Mi avvicino e colgo un fiore per ogni piantina. Mi siedo sui gradini e inizio a staccare i petali. Raggiungo la stazione in pochi minuti, non abito molto lontana. La ragazza bionda se ne sta nel suo solito posto. Ha gli occhi chiusi, il sole sul viso e il vento primaverile tra i capelli. Sembra una ninfa. Bellissima e incantevole. Mi avvicino lentamente e silenziosamente. Le sono davanti e sono consapevole di coprirle il sole. Le sue palpebre iniziano a muoversi. Apro le mani su di lei. Una pioggia di petali le cade addosso lentamente. Mi fissa con i suoi occhi magnetici. Sorrido leggermente.
“Sei bella.” Sussurro prima di chinarmi su di lei. Sento il suo respiro sulle labbra e la cosa mi sta facendo letteralmente impazzire. Ho una gran voglia di baciarla.
“Mi chiamo Fate.” Mi blocco osservandola.
“…Fate… chan…?” Annuisce piano. Mi tiro indietro e mi siedo accanto a lei.
“Ho diciassette anni.” Confesso dopo che il secondo treno attraversa il binario 3.
“Diciotto.”
“Wow, sei più grande di me.”
“Già.”
“Sei una ragazza interessante.” Dichiaro sorridendole leggermente imbarazzata.
“Anche tu.” Arrossisco completamente.

Giorno 6
Strano. Da quando conosco Fate-chan non l’ho mai vista cambiare panca, binario o posizione. Ma oggi se ne sta sdraiata orizzontalmente sulla panchina. Forse dorme, visto che ha gli occhi chiusi. La raggiungo e mi inginocchio dietro la sua testa. Mi allungo e i miei occhi finiscono direttamente davanti alle sue labbra. Le osservo. Sono dannatamente perfette. Tentatrici spietate. Mi tiro indietro e le sposto alcuni ciuffi biondi dietro l’orecchio, liberandole il viso.
“…Nanoha…” Mormora sospirando. Il mio cuore si blocca per un secondo poi riprendere a battere come un folle. Mi chino accanto al suo orecchio.
“Sono qui.” Le mie labbra sfiorano la sua pelle mentre le sussurro quelle due parole. Mi sollevo e vedo che i suoi occhi sono aperti e puntati direttamente sui miei. Rimango di sasso, come se fossi stata scoperta mentre rubo qualcosa in un negozio. Sorrido imbarazzata.
“Nanoha.” Ripete dolcemente. Resto imbambolata per qualche altro secondo. Quel tono di voce è talmente tenero che sospetto mi abbia fatta sciogliere sul pavimento del binario.
“E-ehi…” Si tira su e si siede come suo solito. Io però me ne resto inginocchiata accanto a lei.
“Cos’è?” Sta fissando il sacchetto di carta vicino a me. L’afferro e mi siedo velocemente accanto a lei. Mi tremano le gambe. Apro il pacchetto e tiro fuori un mandarino. Glielo porgo. Fate-chan alterna lo sguardo tra me e il frutto.
“Mangialo. E’ il primo della stagione… o almeno… è il primo del mio albero.” Lo afferra e inizia a sbucciarlo. Osservo il treno fermo davanti a noi. Alcuni passeggeri stanno scendendo accompagnati da valige, altri stanno salendo. Cinque minuti dopo il binario è di nuovo vuoto.
“Chiudi gli occhi.” Ordina Fate-chan. La fisso con aria interrogativa, ma il suo sguardo mi costringe ad obbedire. Sento un leggero spostamento d’aria. Qualcosa di fresco si appoggia alle mie labbra e il profumo mi aiuta a capire cos’è. Uno spicchio di mandarino. Apro leggermente la bocca e afferro il pezzetto di frutta. Tocco però qualcosa diverso. Morbido e sconosciuto. Mi avvicino con le labbra per capire cos’è. Non è un dito, troppo liscio. L’ultima parte del mandarino entra nella mia bocca, ma è umida e ha un sapore diverso. Apro gli occhi e mi trovo esattamente davanti al viso di Fate-chan.
“Co…cosa…?” Mi lecca lentamente le labbra.
“Sei dolce.” Sussurra prima di tornare a mangiare il mandarino, seduta come sempre. Lei è tranquilla. Io sono innamorata.

Giorno 7
Sorrido mentre attraverso l’entrata della stazione. Fate-chan è seduta e mi sta fissando attentamente. Cammino verso di lei velocemente e mi ci fermo esattamente davanti. Faccio un respiro profondo.
“Perché te ne stai sempre in stazione?”
“Aspetto.”
“Cosa?” Sorride e per qualche secondo perdo il filo dei miei pensieri. E’ come se qualcuno mi avesse appena dato un pugno nello stomaco lasciandomi senza fiato.
“Io aspetto.” Ripete.
“Devo dirti una cosa.” Iniziano a sudarmi le mani e in automatico comincio a giocare con le dita."…P-puoi alzarti…?” Lo fa e in quel momento scopro che è più alta di me di quasi mezza testa. Deglutisco mentre faccio un passo avanti.
“Allora?” Domanda tranquillamente.
“…Ecco… i-io credo di essermi…” Mi blocco e faccio un respiro profondo. Se non mi calmo concluderò ben poco. Punto i miei occhi viola sui suoi rossi. “Fin da quando ti ho vista la prima volta… mi sei piaciuta molto… e insomma… d-diciamo che…” Sbuffo frustrata. “Al diavolo!” Le butto le braccia al collo e la bacio. So già che dopo questo gesto mi ritroverò sotto il prossimo treno, ma voglio godermi il momento. Credo di essere già in paradiso. Sento le mani di Fate-chan stringermi la vita. Risponde al bacio. Ci stacchiamo per prendere fiato e ancora una volta i nostri occhi si incontrano. Non sembra arrabbiata, anzi, sorride felice. Unisce le nostre fronti senza rompere il contatto visivo.
“Ecco cosa aspettavo.”



-Parole Dovute-
Pura pazzia e follia, ecco cos'è questa fiction. Ma che ci volete fare? Mi diverto troppo a scrivere cose nonsense!
 
  
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