Il cuore gli martellava nel petto, sembrava un prigioniero che implora di uscire dalla sua gabbia, ma lui lo ignorava, continuava a correre, mentre le forze gli mancavano. Provava un forte dolore ai piedi, e dietro sentiva i passi del nemico, l'avversario che lo inseguiva, con una spada in mano, seguito dai suoi alleati, ognuno armato di tutto punto. Non poteva voltarsi, non poteva fermarsi, è finita, pensò, ma non si arrese, non abbandonò l'impresa, continuò a correre, cercò di accelerare mentre loro si avvicinavano sempre di più. La scarpa sinistra era slacciata, minacciando di liberare il piede, rallentandolo ulteriormente, mentre le stringhe rischiavano di farlo procombere da un momento all'altro, ma non poteva fermarsi per sistemare le calzature. La milza era dolorante, ma dietro di lui nessuno sembrava accusare alcun tipo di strazio o pena. Improvvisamente, accadde: incespicò sui lacci, piombando sulla sporca strada, e quasi sentiva il colpo di cannone che avrebbe scandito la sua morte, mentre i loro passi si avvicinavano, e si facevano più lenti: ormai la loro preda era lì, non sarebbe scappata.

È morto col sorriso sulle labbra. Altrui.
[Roberto Gervaso; La volpe e l'uva]
 

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L'angolo insano dell'autore insano
Tralasciando le "ottime" idee che mi vengono in mente per i titoli e il nome dell'angolo dell'autore - perché non un semplice "NdA", chiederete voi. Ebbene, lo chiedo anch'io. In ogni caso, dicevo, prima di divagare, tralasciando eccetera eccetera, questo è il mio primo esperimento di storia, eccetera eccetera, insomma, trattatemi con clemenza, ma dite ogni errore che trovate. Se proprio volete non ogni, poiché conoscendomi ce ne saranno anche troppi. In ogni caso, non ho nient'altro da dire, non saprei proprio cosa aggiungere, lo ammetto. Insomma, cosa dovrei aggiungere? Non mi sembra ci sia qualcosa da spiegare - credo che il prologo parli da solo.