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Quella mattina con Katniss è stata devastante.
Per noi può essere stata l’ultima giornata di caccia, l’ultima volta in cui il sole ci bacia coi suoi raggi.
La paura di essere sorteggiati alla mietitura è grande, grande abbastanza da farmi tremare le ginocchia come una foglia.
E’ circa l’una quando ci avviamo verso la piazza.
Io me ne sto zitto, tenendo lo sguardo fisso sulle mie scarpe, le mani in tasca.
Neanche mi accorgo che Katniss mi sta chiamando, sussurrando.
Mi metto in fila per registrarmi, facendo finta di nulla.
Non voglio farle vedere che sono debole, non intendo farla cadere ancora di più nella paura.
Registrandoci, la gente di Capitol City controlla la popolazione, che ha alti e bassi dovuti a eventuali carestie e malattie. Perché è così che va, qui al 12.
L’unica cosa di cui puoi essere certo è che se vuoi morire di fame, questo è il posto perfetto.
“Il prossimo” una donna mi squadra con fare minaccioso, armeggiando con quell’affare acuminato.
Sento una lieve scossa al dito, ma ormai ci sono abituato.
Il nome Gale Hawthorne compare sull’aggeggio.
Cerco Rory spostando lo sguardo da una parte all’altra, non badando particolarmente a dove metto i piedi.
Mi trascinano tra i ragazzi diciottenni, e vedo una testa castana spuntare dalle altre.
Devo dire che è sempre stato alto, per un dodicenne.
“Benvenuti, benvenuti, benvenuti! E che possa la fortuna essere sempre a vostro favore!” la voce squillante di Effie Trinket mi riporta alla realtà.
E’ vestita interamente di tulle rosa confetto, e una parrucca argentea le orna la testa.
Beh, sicuramente meglio degli anni precedenti, in cui le parrucche erano dei più svariati colori.
“Siamo qui per sorteggiare i tributi che avranno l’onore di rappresentare il Distretto 12 ai 74° Hunger Games! Prima di cominciare, abbiamo un video davvero importante che arriva a voi direttamente da Capitol City!” annuncia sicura, indicando uno schermo.
Evidentemente metà della gente qui in piazza, compresa Effie, conosce il discorso a memoria, e si preoccupa di tutt’altro. Io non l’ho mai guardato.
Sento l’inno di Panem e lo schermo si spegne.
“Bene, come sempre, prima le signore!”
Il cuore batte più veloce. La paura che Katniss o Prim vengano estratte mi chiude la gola.
Effie, con lentezza che sembra quasi letale, estrae il biglietto, spostando leggermente quelli vicini con le sue unghie colorate.
“Madge Undersee!” quel nome.
La figlia del sindaco si fa avanti, e non c’è nessuno che si offre volontario al suo posto.
Sale pallida sul palco, e si posiziona a fianco di Effie, tremante.
“E’ il turno degli uomini!” e sembra anche felice, la capitolina.
Il mio respiro si fa pesante. Le mie unghie fanno così tanta pressione nel palmo della mano che un rivolo di sangue cola a terra.
Tremo, tremo come una foglia. Katniss e Prim sono al sicuro, ma mio fratello? Io sono davvero al sicuro?
Effie si avvicina alla boccia e sembra che il tempo si sia fermato.
Estrae quel biglietto e quasi mi sento morire.
La sua bocca si apre, e io resto col fiato sospeso.
Ma non è il mio nome.
Il nome estratto è Rory Hawthorne.


Angolino autrice
Benvenuti, benvenuti, benvenuti! (cit.)
Questa è la mia prima storia su Hunger Games, la mia prima storia in generale xD
Perciò siate clementi!
Scusate per la cortosezza (?), è solo una piccola introduzione, vi giuro che ci saranno capitoli più lunghi :3
Se potete lasciarmi una recensione, anche negativa, per migliorare, mi farebbe molto piacere!
Con questo vi aspetto con il prossimo capitolo, baci,
Candyce