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Autore: electra pascal    20/04/2014    1 recensioni
"La ragazza allora si rese conto che in effetti non ricordava il suo nome ma non voleva apparire troppo persa agli occhi di quello straniero che la intrigava così tanto, con quei lineamenti maturi e virili, con quel modo di fare fermo ma tuttavia gentile, che lasciava trasparire sicurezza e affidabilità".
Questa è la storia di una nuova vita, della rinascita di una ragazza e della sua ricerca della libertà.
(il titolo potrebbe cambiare se ne trovo uno migliore!)
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Di colpo si svegliò in mezzo ad un bosco, con un dolore lancinante alla testa. Non sapeva dove si trovava, né perché era lì; sapeva solo che aveva fame e doveva trovare un riparo al più presto perché la notte stava calando e non aveva intenzione di trovarsi di fronte una belva pronta a sbranarla. Quindi  si alzò e iniziò a camminare nella direzione che l’istinto le suggeriva e, proprio quando iniziava a perdere la speranza, intravvide delle case e un villaggio.

 Mentre camminava senza una meta nelle vie si rese conto che la gente la guardava in modo strano, “come se non avessero mai visto una ragazza!” pensò. Allora si guardò, per controllare di non avere niente di sbagliato, e notò che effettivamente era vestita in modo totalmente diverso dai paesani, che indossavano vestiti semplici di cotone e sandali o alla meno peggio scarpe di tela. Lei aveva dei vestiti diversissimi rispetto a loro: pantaloni stretti in uno strano tessuto blu, scarpe che sembravano avere la suola di gomma, una cosa bianca che assomigliava a una camicia a maniche corte ma senza bottoni e, la più strana di tutte, una giacca grigia di uno strano tessuto morbido e caldo con un cappuccio. Se voleva passare inosservata doveva immediatamente cambiarsi perciò iniziò a pensare a un modo per procurarsi nuovi abiti e l’unica cosa che le venne in mente fu quella di rubarli da uno stendino.
“Certo, è moralmente scorretto” si disse” ma d’altronde non ho altre possibilità”.
Scelse degli abiti anonimi, che la rendevano uguale a qualsiasi altro abitante, tuttavia si rifiutò di indossare quelle gonne che sembravano tanto scomode e optò per un paio di pantaloni morbidi. 

Mentre cercava un modo per procurarsi del cibo, notò un uomo alto, con un portamento fiero e degli occhi grigi che osservavano attenti ogni cosa intorno a loro. La ragazza rimase talmente colpita dallo straniero che decise di seguirlo mentre lasciava il villaggio e si addentrava sempre più nel bosco.
 
Ad un trattò l’uomo sparì e la giovane, spaesata, si sentì afferrare da dietro e  puntare una lama sul collo. Le sembrò che il tempo avesse smesso di scorrere, poteva percepire il freddo pungente del coltello e il respiro calmo dello straniero sul collo. Non sapeva cosa fare e proprio quando aveva deciso di tentare il tutto per tutto e pestare il piede dell’uomo, questi parlò e le disse” chi sei e perché mi stai seguendo?”. La giovane rispose affannata” mi sono svegliata nel bosco e non ricordo niente. Ti ho visto nel villaggio e ho deciso di seguirti perché sentivo che avresti potuto aiutarmi”. L’uomo allora la lasciò andare con un sospiro e si sedette su una roccia chiedendole “come ti chiami?”. La ragazza allora si rese conto che in effetti non ricordava il suo nome ma non voleva apparire troppo persa agli occhi di quello straniero che la intrigava così tanto, con quei lineamenti maturi e virili, con quel modo di fare fermo ma tuttavia gentile, che lasciava trasparire sicurezza e affidabilità.
Pensò quindi in fretta a un nome che sembrava bello e optò per Keyla. Sì, quello sarebbe stato il suo nome. “Mi chiamo Keyla” dichiarò, cercando di apparire il più possibile sicura e fiera. 
“che cosa hai intenzione di fare ora, Keyla?”. Non lo sapeva, non ci aveva nemmeno pensato, voleva solo seguire lo straniero perché sentiva che era la cosa giusta da fare. Decise quindi di dire la verità. “voglio venire con te, se me lo permetti. Non sono di queste parti e non ho né una casa né una famiglia. Non so chi sei né dove stai andando ma credo che con te potrei imparare molto”.
L’uomo rimase di sasso. Aveva viaggiato molto e incontrato molte persone ma questa ragazza non apparteneva a nessuna tipologia che aveva incontrato. Normalmente avrebbe cercato di sbrigarsela in fretta e ripartire immediatamente ma qualcosa nella voce, nel portamento, negli occhi di quella ragazza lo fermava. Era convinto che non fosse una spia del Nemico e che la sua storia fosse vera quindi decise di portarla con sé a Gran Burrone. Lì avrebbero certamente saputo occuparsene perché una cosa era certa: con lui non poteva restare, doveva affrontare ancora troppe fatiche e pericoli e doveva farlo da solo.
“Ti porterò a Gran Burrone; è l’ultima casa accogliente degli Elfi e Elrond saprà aiutarti. Il mio nome per ora è Grampasso. Partiamo domani mattina all’alba”.
  
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