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Autore: Clarobell    15/07/2008    10 recensioni
Dopo uno scontro in mare, l'intera personalità di Rufy cambia. I ragazzi di Cappello di Paglia vorrebbero aiutarlo a riprendersi, ma come possono, se non sanno ciò che è accaduto? Dopotutto, loro dormivano mentre il loro capitano veniva torturato...
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara
Note: Traduzione | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Violenza
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Capitolo 1: Rottura

Rufy sogghignò malignamente, muovendosi furtivo nella cambusa buia. Avendo evitato tutte le trappole di Sanji, si trovava ora davanti al frigorifero, le dita contratte al pensiero di ottenere del cibo. Un tonfo risuonò da dietro, rompendo quel silenzio quasi surreale, e lui si voltò a destra e a sinistra. Sanji l'aveva scoperto? ...no. Non c'era nessuno.

Con un'alzata di spalle, si rivolse nuovamente al frigorifero, ma il suo sorriso non ritornò. Le ombre nella cambusa si mossero lievemente, e lui restrinse gli occhi; chiunque ci fosse, era bravo a nascondersi.

Una risatina soffocata risuonò attraverso la stanza, e dovette resistere alla tentazione di rabbrividire, mentre rimbalzava sui muri riecheggiando attorno a lui. In qualche maniera, la risata sembrava familiare, ma ancora non riusciva a riconoscerla. Girandosi per osservare la stanza vuota, i suoi occhi si strinsero maggiormente.

Suona come... Pensò. No. Non può essere.

Prima che potesse sbattere le palpebre, si ritrovò immobilizzato contro il frigo, con una spada premuta sufficientemente vicina al suo collo da ferirlo, con una sottile striscia di sangue che scivolava sulla pelle, che appariva innaturalmente pallida alla luce della luna che filtrava dall'oblò della porta. Gli occhi neri del ragazzo di gomma si abbassarono verso il suo carceriere e si spalancarono, riconoscendolo; ma prima che avesse la possibilità di dire una parola, una mano rude fu premuta sulla sua bocca e l'uomo davanti a lui scosse la testa lentamente in segno di diniego.

"Ora vedremo che uomo sei veramente, Capitano."

---

Zoro sospirò, osservando le acque scure che la Merry stava fendendo. La nave era silenziosa, a parte qualche sporadica e tranquilla conversazione fra chi passava. Niente risate, niente rumori, niente caos. Non era normale. L'espressione dello spadaccino si ammorbidì mentre scoccava un'occhiata preoccupata al suo capitano. Il ragazzo però non la notò o l'ignorò; lui suppose la seconda. Non era più stato lo stesso da quando avevano attraversato quelle acque, ma probabilmente sarebbe migliorato; si dice che il tempo guarisca ogni cosa.

Rilasciando un altro sospiro silenzioso, alzò lo sguardo al cielo, osservando le nuvole nere sovrastanti. Sembrava che il mondo stesse riflettendo l'umore del loro capitano. Ancora una volta Zoro lo osservò, al suo fianco, appoggiato contro il parapetto della nave, socchiudendo gli occhi mentre notava che le fasciature avevano iniziato ad allentarsi.

"Oi, Rufy" chiamò.

Il ragazzo si rivolse a lui con uno sguardo scuro.

"Non pensi sia ora che tu vada da Chopper a cambiare quelle bende?"

Rufy abbassò lo sguardo sul suo corpo, prima di ritornare verso lo spadaccino con la stessa espressione scura, annuendo. Quindi si avviò verso le cabine sottocoperta senza una parola. A Zoro iniziava a mancare la sua irritante vocina. Non aveva più parlato da quando l'avevano trovato. Non riusciva a capire. Chopper aveva già esaminato la sua gola e confermato che fisicamente non c'era nulla che non andasse, il che poteva solo significare che il suo silenzio difosse volontario.

Con un sospiro, Zoro scese dal parapetto ed iniziò a cercare il navigatore della ciurma per scoprire quando avrebbero attraccato. Normalmente l'avrebbe fatto Rufy ma… Be', Rufy non aveva più fatto molte delle cose che faceva di solito, in realtà.

Attraversando il ponte, quasi avvertì la necessità di camminare con più leggerezza perché i suoi passi risultavano troppo pesanti e troppo rumorosi su quella nave stranamente calma. Si fermò vedendo Usop seduto sul parapetto dalla parte opposta del veliero e rifletté se andare a vedere se stesse bene; dopotutto, era sua responsabilità come primo compagno, quando il suo capitano non poteva farlo. Guardò ancora per qualche secondo, prima di scuotere la testa. Il cecchino sembrava immerso nei suoi pensieri. Avrebbe trovato il tempo di parlargli più tardi, ma ora doveva rintracciare Nami, e immaginava che l'avrebbe trovata nella cambusa.

Mentre saliva le scale verso la stanza, vide che la testa di Usop si era alzata e si era guardata attorno, notando la scarsità di compagni presenti, prima di affrettarsi verso il ponte sottostante. Zoro non poteva biasimarlo, dopo quello che era successo al loro capitano.

Proseguendo, entrò nella cambusa, rilasciando un respiro quando l'aria calda di vapore lo colpì, facendogli realizzare quanto era rimasto all'esterno, mentre la sua pelle fumava leggermente per il cambio di temperatura. Il suo stomaco brontolò, ma, ignorandolo, rivolse il suo sguardo a Nami, soddisfatto che alla fine fosse veramente nella stanza. Sedendosi al tavolo sul lato opposto a lei, Zoro aprì la bocca per chiedere quanto mancava al loro arrivo alla prossima isola, ma lei lo precedette.

"Altre otto ore circa e potrai avvistare l'isola, Zoro," mormorò stancamente. "Potremo toccare terra dopo altre due ore."

Lui annuì, anche se la navigatrice non poteva vederlo, dato che teneva la testa fra le mani.

"Vuoi qualcosa da mangiare, Zoro?" chiese Sanji con tranquillità, i suoi movimenti lenti e quasi pigri, nessuna presenza del suo solito entusiasmo in cucina. Non l'aveva nemmeno annoiato osteggiandosi per Nami. Non c'era stata una possibilità di iniziare una lotta, utile a distrarlo in quella situazione, cosa che peggiorava solo la situazione.

"Sto bene."

"Non mangi da tre giorni, idiota," ribatté il cuoco debolmente. "Non sai mai cosa può succedere nella Rotta Maggiore - almeno prendi un sandwich."

Un grugnito affermativo fu la sua risposta ed il cuoco si mise velocemente al lavoro, impiattando il poco cibo davanti allo spadaccino. Zoro lentamente morsicò il soffice pane fino a riempire la bocca, pulendola da una briciola prima di iniziare a masticare fiaccamente. Sembrava che la sua mente fosse concentrata in altre cose; la stessa cosa valeva sia per il cuoco che per la navigatrice. Pochi minuti passarono prima che la porta si aprisse cigolando leggermente e si chiudesse mentre Usop si univa al piccolo gruppo. Si sedette al tavolo e Zoro gli passò la seconda parte del suo sandwich. Senza una parola il cecchino lo prese, mangiando nella sua medesima maniera.

Sanji si accigliò un istante vedendo che non aveva terminato nemmeno quel piccolo sandwich. Continuando così si sarebbe ammalato. E quella era l'ultima cosa di cui avevano bisogno, avevano già Rufy di cui preoccuparsi.

"Sei riuscito a fargli mangiare qualcosa oggi?" chiese Zoro pacato.

"Non molto, ma alla fine era sempre qualcosa." Replicò Sanji accendendosi una sigaretta.

"Pensi che non lo vomiterà stavolta?"

"Non ne ho proprio idea."

Un sospiro leggerlo sfuggì dalle labbra di Usop, mentre guardava i due ragazzi più grandi.

"Lui… Migliorerà?"

Nessuno ebbe la possibilità di rispondere perché il silenzio fu rotto dalla piagnucolante richiesta di aiuto del loro dottore. La ciurma balzò giù dalle sedie e fu nella cabina in un lampo. Nel frattempo che arrivavano, Chopper aveva assunto l'Heavy Point per cercare di controllare il suo capitano in preda alle convulsioni.

"E' un altro attacco?" chiese Sanji mentre lo aiutava a tenerlo, sistemando le sue braccia attorno alla parte superiore del corpo di Rufy.

"Non penso!" replicò Chopper stringendo la presa sul suo capitano. "Sta delirando - deve essere un altro flashback!"

"Merda!" sbottò Zoro mentre si dirigeva dietro il capitano, avvolgendo le braccia attorno al centro del busto, trattenendolo mentre Chopper concentrava la sua energia sulle gambe di Rufy. "Non è stato già abbastanza terribile affrontarlo una volta?! Perché deve riviverlo ancora?!"

"Si farà del male se non lo blocchiamo in fretta!" grugnì Sanji, rafforzando la presa sulle braccia del ragazzo.

Come se Rufy l'avesse sentito, le sue convulsioni cessarono e si abbandonò nelle braccia della ciurma. Lentamente lo adagiarono sul pavimento in posizione seduta e si spostarono per guardarlo in viso. Zoro fu il primo: i suoi occhi si spalancarono mentre lo fissava.

Rufy apriva e chiudeva la bocca, come se non riuscisse a respirare. La sua mano si alzò all'altezza del petto, che iniziò a lacerare con le unghie. Zoro gli afferrò le braccia, forzandole a rimanere al loro posto, mentre Chopper abbaiava a Sanji l'ordine di prendere una borsa di qualche tipo dicendo qualcosa sull'iperventilazione di Rufy. Il dottore si sistemò dietro il ragazzo ed iniziò a massaggiare sia il suo petto che la sua schiena. Lentamente ma con sicurezza il respiri disperati si calmarono finché finalmente non respirò anche se con affannosi soffi.

Zoro gli liberò le braccia e con uno stanco mormorio gli scivolò contro le spalle chiudendo gli occhi, ma meno di un secondo dopo si tirò indietro con un sospiro aspro e guardò in basso, le mani nel suo grembo. Zoro cercò di non indietreggiare al fatto; sapeva che Rufy non intendeva farlo, ma la verità era che il ragazzo non riusciva più a toccare lui, o chiunque altro. Tanto quanto odiava ammetterlo, faceva male.

"E' tutto a posto, Rufy," mormorò con un po' d'esitazione, non esattamente famoso per la sua capacità di consolare gli altri. "Non preoccuparti, sei al sicuro."

Dopo pochi altri minuti, Rufy si alzò in piedi e si avviò verso il giaciglio prima di salirvi sopra e sdraiarvisi. Sanji, ritornato dopo averlo sentito calmo, afferrò la coperta più vicina e lo coprì. La ciurma si fissò, ma Robin fu quella che rispose alla domanda non espressa.

"Lo controllerò io stanotte," disse semplicemente, seguendo la ciurma fuori dalla cabina per lasciar riposare il loro capitano, facendo fiorire un paio d'occhi sul muro per guardare Rufy.

Tutti loro giunsero alla fine nella cambusa; presto sarebbero arrivate le tenebre e avrebbero dovuto affrontare un'altra notte d'orrori. Da quando era stato attaccato, Rufy non aveva ancora avuto un sonno tranquillo, ma costantemente addolorato da incubi e dal rivivere qualunque tragedia avesse affrontato quella notte.

Nami tirò su con il naso mentre si asciugava l'ultima delle sue lacrime. Ogni volta che Rufy aveva uno dei suoi attacchi, lei finiva per piangere. La indeboliva troppo vedere il suo capitano, che era sempre sembrato invincibile, soffrire in quella maniera. Non era giusto che questo fosse capitato a qualcuno come Rufy. Non se lo meritava.

"Ha parlato oggi?" chiese Sanji, intanto che serviva ai suoi compagni le loro vivande.

"Non una parola," replicò Zoro solennemente. "Ora quant'è? Due settimane?"

"Tredici giorni," corresse Nami, assente mentre fissava la porta della cambusa. "E' solo troppo calmo."

"In fondo non è morto," mormorò Sanji.

"Non dire certe cose!" saltò su Usop immediatamente.

"E' vero," replicò calmo il biondo. "Lo abbiamo quasi perso."

"Quasi," ribatté l'altro. "Ha solo bisogno di qualche tempo per riprendersi."

"Non so se il tempo sarà sufficiente con tutti quei merdosi accidenti che gli sono capitati," mormorò Zoro seriamente. "Non possiamo nemmeno aiutarlo."

Sanji sospirò e ritornò verso il fornello, mescolando il rimanente della zuppa per Robin. Non avevano ancora scoperto chi gli avesse fatto quelle ferite, dato che il ragazzo non aveva ancora detto una parola dall'attacco. Chopper era preoccupato sugli effetti psicologici che avrebbe potuto avere su di lui. Ovviamente l'accaduto lo aveva colpito terribilmente, ma quanto profondamente non lo sapevano. Il suo appetito era totalmente scomparso, e quando riuscivano a fargli mangiare qualcosa, solitamente lo vomitava; il suo sorriso era svanito ed era diventato quieto e isolato dalla ciurma, indietreggiando ad ogni minimo tocco come se bruciasse.

"Il signor capitano è in piedi," annunciò Robin tranquillamente.

Nessuno si mosse o parlò, aspettando di sentire ciò che avrebbe detto sul loro capitano. Zoro alzò gli occhi quando un sottile suono di conati di vomito venne dalle cabine e Sanji crollò su una delle sedie con la testa fra le mani.

"Merda," mormorò, pur attutendo la parola con le mani. "Se non trattiene qualcosa al più presto, non riuscirà aa arrivare alla prossima isola."

Le mani di Zoro si racchiusero in pugni, si alzò ed immediatamente colpì il cuoco senza aggiungere altro.

"Che diavolo?!" gridò Sanji, risistemandosi in una posizione seduta sul pavimento dov'era precipitato, una mano stretta al petto per calmare i battiti.

"Non dirlo," Zoro parlò in un tono mortale che uccise qualunque rabbia il biondo avesse. "Qualunque cosa succeda, è ancora il nostro capitano e noi dobbiamo ancora credere il lui. Io vado a controllare."

La porta della cambusa fu chiusa tranquillamente dietro allo spadaccino. Robin lo seguì subito dopo. Sanji si alzò in piedi e Chopper si affannò attorno a lui per pochi secondi, ma dopo aver visto che non voleva lasciarsi visitare, rinunciò e scivolò di nuovo al tavolo.

Nami terse altre lacrime che rifiutavano di fermarsi e guardò in alto verso Sanji, che la stava fissando preoccupato. Gli riservò un sorriso che chiaramente significava 'starò bene', ma se il cuoco ci credesse oppure no era un'altra faccenda.

"Nami-san?"

Lei serrò i suoi occhi. Non si sentiva in vena di parlare ora. Allungando le braccia sul tavolo ed adagiando la fronte su di loro, replicò, "Sì, Sanji-kun?"

La replica fu soffocata ma comprensibile.

"Sembri stanca… Non pensi che dovresti dormire un po'?"

"Sto bene Sanji… E' solo… Gli incubi di Rufy e…"

Troncò la frase e Sanji non ebbe veramente bisogno di ascoltarne la fine per sapere di cosa stesse parlando. Dopotutto Nami era la persona che aveva trovato Rufy.

Nami sbadigliò e si stirò scendendo dal letto. Era prima del solito per lei e guardando l'orologio dietro il suo letto notò che nemmeno Sanji sarebbe già stato in piedi. Con un sorriso uscì dalla cabina con l'intenzione di prepararsi un po' di caffè per un tranquillo e spensierato mattino prima che i ragazzi si alzassero.

Andando verso la cambusa con nient'altro addosso che il suo pigiama ed una giacca per resistere alla fresca aria mattutina, incontrò Robin, che stava scendendo dalla postazione di vedetta, essendo stata di guardia la notte precedente.

"Nottata tranquilla?" le chiese.

Robin annuì con un sorriso prima di raggiungere la cabina delle ragazze. Nami sbadigliò leggermente e proseguì la sua strada. Aprì la porta della cambusa e al primo passo all'interno congelò sulla soglia per ciò che le stava di fronte.

Il sangue allargato sul pavimento non poteva essere… Era impossibile…

Le sue mani iniziarono a tremare mentre faceva un passo in avanti per gettare uno sguardo migliore, e poi le sue mani si alzarono fino al viso mentre notava il cappello di paglia schizzato di sangue, schiacciato dal suo stesso corpo.

"RUFY!"

Sanji soffiò fuori una nuvola di fumo da una nuova sigaretta appena accesa e si risedette al tavolo con un sospiro. Non aveva idea di quanto quello l'avesse ferita, anche se i suoi singhiozzi notturni erano un'indicazione della sua insonnia. Ma non c'era nulla che potesse fare: nessuno di loro poteva. Ciò che era accaduto era passato e non si poteva cambiare. Rufy ne sarebbe uscito oppure si sarebbe spento, anche se lui sperava con ogni fibra del suo essere che non fosse la seconda ipotesi ad avverarsi. Poteva non essere il capitano migliore, spesso infantile, che più di una volta li aveva trascinati in avventure azzardate per qualche stupido capriccio, ma era l'unico che avrebbe voluto seguire. Sanji era un pirata di Cappello di Paglia fino alla morte.

"Merda," mormorò mentre rimaneva con la testa sul tavolo.

Nella cabina degli uomini, Rufy aveva finalmente smesso di rigettare e stava sdraiato nel freddo legno del pavimento, apparendo assolutamente esausto. I suoi occhi stanchi passarono prima su Zoro e poi su Robin prima di chiudersi lentamente. Il primosi mosse verso di lui con l'intenzione di alzarlo, pensando che si fosse addormentato, ma non appena le sue dita toccarono la pelle umida di Rufy, lui spalancò gli occhi lucidi e sfocati, ruggendo debolmente prima di lasciarli chiudere nuovamente, desiderando poter allontanare le improvvise vertigini che lo rendevano poco cosciente. Robin si accovacciò dietro i due senza parlare e rialzò rapidamente il secchio che il ragazzo aveva lanciato via, lasciando disperdere il suo contenuto.

"Rufy…" sussurrò Zoro, non sicuro di cosa tentare per aiutarlo e per non farlo spaventare. "Avanti, amico, non puoi lasciare che ti sconfigga… Lascia che ti aiuti."

Si avvicinò ancora, ma Rufy si mosse solamente indietro, cercando di diventare una cosa sola con la parete. Zoro indietreggiò cercando di non apparire troppo depresso e l'altro si rialzò in piedi tremando. Barcollò fuori dal bagno e sembrò dirigersi verso il divano, ma si fermò improvvisamente. Zoro fece un passo in avanti, attento a mantenere una distanza sufficiente a confortare il suo capitano.

"Tutto a posto, Rufy?" chiese piano.

Gli arti del ragazzo iniziarono a tremare, e Zoro abbassò la testa quando un singhiozzo soffocato eruttò dalla gola del capitano.

"Samurai-san," chiamò Robin ferma sulla soglia dopo aver terminato il suo lavoro, il tono della sua voce basso ma urgente.

Zoro rialzò lo sguardo e spalancò gli occhi ritrovandosi a pochi millimetri da Rufy, che lo fissava, stringendo i denti e singhiozzando. Era ovvio che non volesse mostrarsi così debole di fronte a lui, viste le macchie rosse sulle sue guance pallide. Gli si era avvicinato mentre lo spadaccino guardava a terra.

Improvvisamente il ragazzo si scagliò su di lui, aggrappando le braccia intorno al collo dello spadaccino alzandosi sulla punta dei piedi e seppellendo il viso nelle spalle di Zoro, il quale esitò per meno di un secondo prima di avvolgere le sue stesse braccia attorno all'altro, ma non appena l'ebbe fatto iniziò a tremare violentemente come se il fatto lo terrificasse. Iniziò a ritirare le braccia prima che Rufy scuotesse la testa in segno di diniego e stringesse la sua presa. Gli occhi di Zoro si addolcirono ed un sorriso toccò le sue labbra mentre ricambiava la stretta.

Rufy era terrorizzato dal contatto, poteva notarlo, ma lo stava affrontando come era solito fare. Quella era una cosa positiva; forse l'inizio della sua ripresa. Gentilmente lo alzò e lo adagiò sul divano. Ora aveva smesso di piangere e sbatteva le palpebre debolmente verso di lui, ancora tremando leggermente.

"Pensi di poter mangiare anche un poco per me?"

Rufy pensò per un secondo prima di annuire un poco. Zoro rifletté se dargli un vasetto di yogurt che era avanzato da un precedente pasto ma lasciò perdere, non volendo che Rufy rigettasse.

"Okay," bisbigliò. "Pronto per dormire un po'?"

Rufy scosse velocemente la testa, i capelli selvaggi che volavano a destra e a sinistra mentre lo faceva. Zoro, che era accovacciato davanti al ragazzo, sospirò.

"E se rimanessi con te? Ti sveglierò se arriveranno gli incubi."

Dopo pochi secondi la sua risposta fu un altro lieve cenno col capo e Zoro si mosse per sistemarsi scoprendo che Rufy non voleva lasciarlo. Il ragazzo di gomma aveva una gentile, ma ferma presa sulla sua mano, e nonostante il suo corpo stesse ancora tremando, non sembrava intenzionato a mollarlo. Con un sorriso si posizionò in maniera che Rufy non dovesse lasciarlo e si preparò per la lunga notte che aveva davanti. Uno sguardo in direzione di Robin le disse che era libera e l'archeologa annuì, lasciando il capitano ed il primo compagno soli.

"Non preoccuparti, Rufy," mormorò Zoro mentre le palpebre del ragazzo si muovevano come se lui stesse combattendo contro il sonno. "Ti proteggerò io."

Se fosse stata la mano che correva dolcemente attraverso i suoi capelli o la stanchezza che l'aveva preso alla fine Rufy non lo sapeva, ma si ritrovò caduto in un sonno profondo ed in un'altra notte piena di memorie.

Zoro sospirò piano, scoccando un'occhiata al ragazzo addormentato vicino a lui prima di spostare lo sguardo su Robin, alzando gli occhi al piccolo sorriso sul suo volto. Nessun altra parola venne detta mentre Robin rilasciava il capitano al suo riposo.

---

Note di Akemichan:
Ho scelto di tradurre questa storia per tre motivi essenziali. Per prima cosa, ho apprezzato l'idea che per una volta fosse Rufy quello ad aver bisogno di aiuto, in maniera così da mettere per bene in luce l'affetto che la sua ciurma prova per lui. Infine, mi è piaciuta l'idea di base a questa storia, ma che non posso anticiparvi. L'autrice ha per il momento scritto tre capitoli e si sta dedicando al quarto e sostiene di poterla finire al massimo in sei capitoli. Quindi gli aggiornamenti non saranno rapidissimi ma la storia dovrebbe concludersi.
Per quanto riguarda la traduzione in sé, ho preferito mantenere il titolo nella lingua originale perché la traduzione italiana "oscure verità" non mi soddisfava del tutto. Ho invece tradotto il titolo del capitolo "Broken" con "Rottura" al posto di "Rotto" perché in italiano suona meglio e a mio parere rende comunque l'idea della situazione. Per i nomi, ho deciso di usare quelli italiani, perciò "Rufy" invece di "Luffy" e "Usop" anziché "Usopp" (non che ci sia molta differenza in questo caso!). Se verranno invece usati dei termini giapponesi presenti nella versione originale li lascerò uguali, così come ho lasciato eventuali "san" e "kun".
Che altro dire..? Spero che apprezziate anche voi ^^

  
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