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Autore: Iaiasdream    21/04/2014    2 recensioni
IN REVISIONE
I sogni, chi può vivere senza? Non riesco proprio ad immaginarmelo. Possono essere: dolci, lugubri, nascondigli per i tuoi più profondi pensieri, ma fanno sempre parte di te, rappresentano l’io di una persona, e anche se non si vuole credere, loro sono inevitabili... rieccolo lì, il mio passato. Arciere che scocca la freccia nel mio punto debole: l’inconscio. Di sicuro è lui che lo manovra. Lui, con quegli occhi taglienti e beffardi, con quel sorriso strafottente, disegnati su un viso irresistibilmente affascinante, è ritornato repentinamente a invadere la mia vita, lui artefice della sofferenza che mi aveva imprigionato per un po’ di tempo. Perché stava ricomparendo senza alcun pudore? Perché ricordarlo in quegli atteggiamenti? Che cosa vuole da me dopo tutti questi anni, che non sono molti ma, ancora oggi mi sembrano un’eternità?
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'A quel punto... mi sarei fermato '
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9.
LA VERITA’
 
Il materasso sobbalzò un paio di volte, non appena il mio corpo vi cadde sopra. Ero stanca morta. Ciò che aveva passato Ulisse nell’Odissea, non era niente in confronto a quello che quel dannato cane aveva fatto a me. Ero già confusa di mio per quello che era successo con Castiel, ma Kiki mi aveva spappolato l’ultimo lembo di cervello che era rimasto fedele alla ragione. Quella non era stata altro che una delle torture più abominevoli che quell’arpia maledetta avesse potuto esercitare sulla mia persona. Sapeva che odiavo il suo cane, per questo l’aveva sfruttato come escamotage per rovinarmi la giornata. E in quel momento mi trovavo lì, sul mio letto, come uno scheletro preistorico, dissotterrato dagli archeologi e pronto per essere ricomposto osso per osso, per dare un significato alla mia passata natura.
“Che fantasia! E pensare che avevi detto di essere confusa!”.
A parte gli scherzi, lo ero veramente. Continuavo a ripetermi nella mente l’ultima frase che Castiel mi aveva detto con freddezza: “Sei patetica”.
Perché? Che cosa voleva insinuare con quelle parole? Non ci capivo niente, avevo voglia di gridare, ma anche la mia voce era andata in sciopero, per via delle urla che avevo lanciato a quel “dolce” cagnolino, naturalmente, complice anche lui del gangster. Kiki era il fedelissimo picciotto mafioso e la preside era il suo padrino.
Chiusi gli occhi cercando di liberare la mente per prepararla ad addormentarsi, ma quando finalmente, dopo alcuni minuti ci riuscii, venni interrotta dalla fragorosa entrata di zia Agata. Mi spaventai, ma non riuscii neanche a trasalire.
<< Rea!!! Ma che fai dormi? >>
<< Stavo… zia… >> sibilai con fatica.
<< Ma che cos’hai? Non ti senti ancora bene? >>
<< Perché non lo chiedi alla tua amata zia Camille? Ahi! >> esclamai cercando di cambiare posizione << Ah! >> sospirai rumorosamente << Perché dovevano solo inventarlo Light Yagami, con il suo utilissimo Death Note? Perché non esiste per davvero? Perché?! >>
<< Ma che stai dicendo? >> chiese Agata indifferente.
<< Niente zia, niente… ho il corpo tutto indolenzito! >>
<< Vuoi un massaggio? >>
<< Magari… >> mormorai girandomi faticosamente di pancia sotto.
L’altra cosa che amavo di zia Agata, erano le sue mani. Delicate, lisce piume che facevano miracoli. Non volli esagerare, ma quel massaggio fu un toccasana per il mio povero corpo, iniziai a sentirmi meglio, ringraziai l’artefice baciandole le mani e mi misi a sedere sul letto.
<< Ora vuoi dirmi che cosa è successo? >>
<< Di che stai parlando? >> chiesi facendo finta di non capire.
<< Avanti, non mentire, e poi Rosalya mi ha detto di averti vista litigare con Castiel >>
<< Con il bastardo, vorrai dire! >> intervenni esclamando e alzandomi dal letto. Zia Agata mi guardò esterrefatta dalla mia precoce guarigione. << Guarda non mi va neanche di nominarlo con aggettivi che meriterebbe di sicuro! >> continuai camminando avanti e indietro, poi fermandomi aggiunsi << Sai che cosa ha fatto? Per vendicarsi della mia interruzione del concerto, mi ha diffamata in tutta la scuola, raccontando in giro che sono svenuta perché mi ero drogata! >>
<< E quale droga avresti preso? >>
<< Non lo… zia! Ma che cavolo dici? E io che le rispondo pure! >> esclamai scuotendo la testa e avvicinandomi alla finestra << ma che è oggi? Vi siete coalizzati tutti contro di me? Da quando ho messo piede in questo benedetto paese, non ho avuto altra compagna che la sfiga maledetta! >>, poi girandomi verso di lei le rimproverai << E tu che dovresti consolarmi, fai anche battutine di spirito! >>
<< Beh, se è questo che ti aspetti da me… >> rispose lei guardandosi vanitosa le unghie << ti annuncio che puoi sognartelo >>
<< Ché?! >> chiesi irritata.
<< E non fare quella faccia da ebete! Non ti consolerò semplicemente perché non voglio andare contro Castiel >>
<< Ah! Adesso te lo difendi pure? Tzé! Non riesco a crederci. Se fossi stata di fronte alla Corte Marziale, mia zia mi avrebbe facilmente mandato a morire. A che serve la parola “vittima” se poi non viene presa in considerazione? >>  
<< La smetti? >> mi chiese seria facendomi tacere << se mi dai il tempo ti spiego perché >>
<< E sarebbe? >> chiesi incrociando le braccia al petto e facendo una smorfia.
<< Castiel non ha detto un bel niente! È stato lui a interrompere il concerto, non tu. Se è per questo nessuno aveva fatto case a te! >>. A quelle parole sciolsi lentamente le braccia, facendole cadere lungo i fianchi. Zia Agata continuò con lo stesso tono.
<< È stato Castiel ad accorgersi del tuo mancamento. Mentre suonava ha visto da lontano che ti accasciavi a terra, prontamente ha lasciato cadere la sua chitarra e ti ha soccorsa, attirando l’attenzione degli altri e interrompendo così il concerto. È stato Castiel a portarti qui. Non l’hai visto solo perché gli avevo chiesto di andare di sotto a chiamare un’ambulanza nel caso non riuscivamo a svegliarti, ma fortunatamente non ce n’è stato bisogno. Ti sei svegliata pochi minuti dopo >>.
L’Urlo di Munch messo a confronto della mia espressione è solo uno sbadiglio. Mi sentii i dolori ritornare a soccombere il corpo. “Ma perché il mio quoziente intellettivo doveva essere al di sotto dello zero, ogni volta che si trattava di comprendere una situazione?”.
“Ma secondo te…” disse il mio avatar mentale “se Castiel ti avesse diffamato, saresti stata tanto convinta che nelle sue frecciatine non ti avrebbe fatto cenno a questo? Non ricordi che quando ha visto le tue belle mutandine di pizzo, non ha fatto altro che farci dei paragoni?”.
In quel momento tutto diventava chiaro nella mia mente.
<< E- e allora, chi è stato? >> chiesi a zia Agata.
<< Ah, non chiederlo a me! Certo non Castiel. Ti assicuro che non è il tipo. L’ho visto crescere e lo conosco molto bene. Può sembrare un bastardo come dici tu, ma non arriva a tanto… che so? Forse a tua insaputa, ti sei fatta un nemico >>
<< Non c’è altra spiegazione >> affermai guardando il vuoto. Di scatto mi diressi all’armadio e presi qualche indumento.
<< E adesso che fai? >> chiese Agata, curiosa.
Vestendomi le risposi << Devo andare a chiedergli scusa, altrimenti so che stanotte i rimorsi mi divoreranno l’anima, impedendomi di incontrare il mio amante >>
<< Il tuo amante? >> chiese scioccata.
<< Non fare quella faccia! >> risposi pettinandomi velocemente i capelli << è anche il tuo… Morfeo >>. Prima di andarmene, la vidi scuotere la testa scoppiando in una rumorosa risata.
Come aveva detto Lysandro, anche quella sera ci fu il concerto. Era iniziato da ore, non volli avvicinarmi a quel casino per non ricadere di nuovo nella tentazione di svenire e attirare attenzioni, anche perché ero ancora un po’ indolenzita. Rimasi seduta sulla panchina, testimone di quello che mi era successo la sera precedente.
Guardai attentamente il palco, cercando di trovare Castiel. Da quella posizione era impossibile distinguere le figure, ma lo trovai subito giacché era l’unico musicista a suonare la chitarra. Mi scusai nei pensieri, e mi diedi della stupida per tutta la durata del concerto.
Dopo qualche ora, il caos si placò e, quando vidi che le persone iniziavano a dissolversi, mi alzai dalla panchina e raggiunsi a passo lento il palco. A metà strada venni bloccata da tre pali della luce, per come erano vestite e per i tacchi che indossavano. Erano Ambra e le sue scagnozze.
<< E tu che ci fai qui? >> chiese la barbie uscita male.
<< Spostati Ambra, non ho voglia né di essere infastidita né di infastidire >> risposi seccata.
<< Abbassa le arie, poco di buono! >> esclamò lei << sei tu che devi spostarti, anzi, che dovresti ritornartene dalla fogna da cui vieni! Una come te non è degna di stare nel nostro paese! >>
<< Ambra, ti avviso… non ho mai perso la pazienza con nessuno, in maniera brusca, ma se non la smetti… >>
<< Sì, cosa farai? >> mi chiese beffarda avvicinandosi minacciosamente.
<< Ho detto spostati Ambra, devo vedere Castiel! >>
<< Che sfacciata! >> esclamò livida di rabbia << tu a Castiel lo devi lasciar perdere! Castiel è mio! >>
<< Non ho intenzione di toglierlo a nessuno! >> le risposi a tono iniziandomi a chiedere per quale motivo continuavo quella patetica discussione.
<< E poi Castiel non vuole vederti! Ieri, quando Lysandro ti soccorse, lui si arrabbiò molto per il tuo atto così depravato! >>
“È stata lei!” mi suggerì l’avatar mentale “Lei ha diffuso quella menzogna!”. Infatti, come mi aveva detto zia Agata, fu Castiel a soccorrermi, ed era ovvio che avrei creduto a mia zia e non a quella stronza.
<< Sei stata tu! >> mormorai guardandola male. La vidi trasalire e poi avvicinarsi di più intenta a tirarmi uno schiaffo, dicendo << Come ti permetti!? >>. Le sue gesta furono interrotte da qualcuno che le afferrò l’arma pronta per essere scagliata sul mio viso. Era Castiel.
<< Castiel >> mormorai, non capendo per quale motivo mi sentivo sollevata nel vederlo.
<< Castiel! Lasciami! >> esclamò Ambra cercando di liberarsi dalla presa.
<< Vieni con me! >> disse il rosso tirandola a sé e volgendomi lo stesso sguardo freddo che aveva rivelato far parte del suo “io”, quella mattina. Lo guardai non comprendendo le sue intenzioni.
<< Lasciami, Castiel! >> continuò Ambra, tramutando la sua voce in strilli eccitati.
Me ne accorsi perché la vidi arrossire dopo essere stata avvicinata dal ragazzo << lasciami, devo darle una lezione. Deve paga… >>. Ambra venne interrotta da un gesto che ebbe Castiel, lasciandomi sbalordita.
Mentre la biondona si dimenava, lui l’aveva afferrata dalle spalle, unendo spudoratamente le sue labbra a quelle di lei la quale, approfittando della situazione, si abbandonò a quel bacio.
Tutto intorno a me si svuotò, guardai quella scena con il cuore che palpitava tagliente in gola, impedendomi di ingoiare e di respirare. I miei occhi cercavano invano le lacrime che non uscirono, perché fu il mio orgoglio a impedirlo, e io gli fui grata, ché se solo una goccia fosse fuoriuscita, avrebbe dato solo fraintendimenti. “Non mi importa, non mi importa!”.
Stupida, e allora se non mi importava, perché mi ritrovai davanti al cancello di casa, con il fiatone e le labbra che sostituirono le lacrime, tremando?
 
   
 
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