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Autore: Gondolin    16/07/2008    5 recensioni
Non vi siete sempre chiesti cosa sarebbe successo se Efestione non fosse morto, lasciando Alessandro solo e disperato? Non vi è mai dispiaciuto che una vita così scintillante sia dovuta finire a soli 32 anni? E' la prima ff che pubblico...
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alessandro il Grande, Efestione
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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"Il mio nome è Aléxandros e sono il Re dei re.

Quando sono nato, quarantasette anni fa, a Pella, in Macedonia, nessuno avrebbe potuto immaginare quale futuro sfolgorante mi attendeva. Allora la potenza persiana sembrava impossibile da sconfiggere, e non era neppure certo che sarei salito al trono di Macedonia. Ero il primogenito maschio, è vero, ma quasi mai nella mia terra natale la successione aveva seguito un ordine preciso. Mio padre Filippo II ad esempio doveva essere solo il reggente in attesa che suo nipote Perdicca raggiungesse l'età adatta, ma siccome governava bene nessuno pensò più al giovane, il quale decise saggiamente di tenersi fuori dalla lotta per il potere. Ma il saper governare bene non salvò Filippo da una morte violenta. Una delle sue guardie del corpo lo pugnalò in mezzo all'arena dove si stava festeggiando il suo ultimo matrimonio e nessuno scoprì mail il perché. Proprio quel matrimonio poteva essere un rischio per me poiché la sposa era una nobile di sangue macedone e non una straniera come mia madre, Olympias, sorella del re d'Epiro, terra selvaggia e bella come lei. La sposa era già incinta. Anche se fosse nato un maschio sarebbe stato troppo piccolo per governare, ma il padre della ragazza, il potente Attalo avrebbe potuto mettere le mani sul trono. Ciò non accadde perché poco dopo il parto morirono sia la madre che il bambino. C'è chi dice che Olympias li avesse fatti uccidere, ma ella non mi confessò mai nulla. Fui quindi incoronato re, ma i pericoli per me non erano finiti. Due anni prima avevo combattuto al fianco di mio padre a Cheronea contro una lega di città greche: quattromila morti e il Battaglione Sacro dei Tebani, composto dai migliori combattenti della Grecia, distrutto. Il rullo dei tambuti di Cheronea echeggiava ancora come un'eco minacciosa, ma i Greci sono orgogliosi. Così fieramente indipendenti che non erano neppure stati capaci di alleanze durature tra loro, e le poleis erano quasi impossibili da governare. Avere il comando dei Greci non era comunque quello che io desideravo. Volevo solo che la loro lealtà fosse assicurata, per non rischiare di essere colpito alle spalle una volta partito per l'Asia. Ero re solo da poco tempo e già Tebe si rivoltava. Avevo mandato avanti Parmenione, e, una volta ricordato ai rivoltosi chi comandava, sarei partito per la mia più grande impresa. L'impero persiano, irriducibile nemico, dalle risorse apparentemente illimitate, quindi impossibile da sconfiggere. Con trentamila fanti e cinquemila cavalieri a mia disposizione avrei affrontato Dario, Gran Re di Persia. Granico, Mileto, Alicarnasso, Isso, Tiro, Gaugamela... Un'impressionante serie di vittorie che mi aveva reso una leggenda vivente, e aveva dato il via al culto dell'Alessandro invitto. Ricordo, e i miei pensieri seguono un filo confuso. Ero sempre in testa alla carica, sempre nel centro della mischia, dov'è più forte l'odore del sangue e il rumore delle armi, dov'è più grande il rischio, ma anche la gloria. All'inizio ero sembrato quasi un pazzo ad affrontare certe sfide, come quando decisi di far attraversare ai miei uomini il Granico, col rischio di essere bloccati sull'argine dal nemico. Scelsi di correre un rischio e il mio coraggio fu ricompensato; la Vittoria fu al nostro fianco..."

-Mio re?- un servitore interruppe il flusso dei miei pensieri -Il chiliarca è tornato dal suo viaggio e desidera parlarvi privatamente-

-Digli che sono pronto a riceverlo- Era ora! Già un messo mi aveva avvertito dell'imminente ritorno di Efestione dall'Egitto, ed io lo aspettavo con impazienza. Era consuetudine che il chiliarca riferisse al sovrano sull'amministrazione delle province in un'udienza ufficiale. Ovviamente non avrei atteso il giorno successivo per riabbracciarlo, poiché mi era mancato molto. E di certo Efestione avrebbe avuto molte cose da raccontarmi. Avevo amato molto l'Egitto, una terra splendida, ma non mi recavo lì da molto tempo. Avevo viaggiato per quasi tutto il mio impero, percorrendo distanze inimmaginabili. Dapprima conquistando e pacificando sempre nuove zone, poi visitando anche le regioni più remote. Poi mi ero fermato, o quasi: l'impero persiano aveva quattro capitali, ed io le avevo mantenute tutte; mi spostavo quindi fra Susa, Persepoli, Babilonia ed Ecbatana. Ritenevo però che presto sarei ripartito per accompagnare mio figlio Alessandro a visitare l'impero che un giorno sarebbe stato suo, e a mostrargli come si governa anche da lontano. Ormai aveva quindici anni, e aveva imparato molto; ero certo che quando avrebbe preso il mio posto sarebbe stato un grande sovrano. Mi somigliava molto, ma purtroppo aveva ereditato anche i lati negativi del mio carattere. Tutto il contrario di sua sorella Cleopatra, che d'aspetto era identica a sua madre, Roxane, ma caratterialmente era così diversa da tutto il resto della famiglia: calma e modesta; sin da quando era piccolissima non aveva mai fatto capricci o litigato con la sorellina Sisigambi. Sua madre Statira era morta dandola alla luce, sei anni prima, e morendo aveva chiesto di chiamare sua figlia Sisigambi, come la madre di Dario, morta da qualche anno. Mai nome fu più appropriato, poiché mia figlia si avviava a diventare una ragazza, e poi una donna, dignitosa, fiera, orgogliosa e affascinante come la sua bisnonna. Ovviamente però questa scelta provocò le ire di mia madre. Dopo la morte di Statira Roxane si era presa cura di Sisigambi come se fosse stata figlia sua, lasciandomi assolutamente stupito: era stata ferocemente gelosa della sua rivale, l'altra, come la chiamava sprezzantemente. Ma per quanto a volte fosse insopportabile la mia sposa era anche capace di strepitosi slanci d'affetto. Era anche per questo che un tempo l'avevo amata moltissimo. Eppure Roxane sapeva bene che avevo sposato Statira solo perché era la figlia di Dario; non era di lei che doveva essere gelosa.

Entrò Efestione, con un'aria così soddisfatta da farmi pentire di non averlo seguito in Egitto. Mi osservò per un momento con sguardo sornione, poi si inchinò in maniera esagerata -Come sta il Gran Re?-

-In questo momento è assente, c'è solo Aléxandros, che è molto felice di rivederti, vecchio mio- risposi, dandogli uno spintone -Eh, gli anni passano per tutti! Noto forse qualche ruga in più sul tuo volto?- sghignazzò

-Tu ridi, ma il governo di un impero pesa sulle mie spalle. Ma ora dimmi,- lo esortai mentre prendevamo posto su un divano -voglio sapere tutto dell'Egitto, e del nostro amico Tolomeo-

-Governa splendidamente una terra... più bella persino di quanto la ricordassi. E' inoltre un gradevolissimo ospite ed ha organizzato per me molti intrattenimenti-

-L'ho detto io che tu pensi solo a divertirti!- a quel punto Efestione notò le carte che avevo sparse sul mio tavolo da lavoro e si avvicinò per dare un'occhiata, lasciando cadere la mia provocazione -Interessante...- borbottò -Vuoi scrivere le tue memorie?-

-Era solo un abbozzo, qualche appunto. Da qualche tempo ho iniziato a pensare che non voglio rischiare di dimenticare tutti gli straordinari avvenimenti che ho vissuto-

-La trovo un'ottima idea! Anche Tolomeo stava lavorando a qualcosa di simile, ma è già a buon punto-

L'arrivo di uno schiavo che portava due coppe di vino e della frutta ci distrasse dai ricordi e per un po' discutemmo su quali vigneti producessero il vino migliore, tra la Grecia e l'Asia. Poi però il discorso tornò nuovamente sulle nostre imprese passate -Di certo gli dei ti amano molto:- sosteneva Efestione -eri sempre in prima fila e ti esponevi ad ogni sorta di pericoli... ed eccoti qua, ancora vivo e senza danni. Ti ricordi ad esempio quando combattemmo i Malli?-

-Un inverno di diciassette anni fa- annuii. Avevo conservato memoria perfetta di tutte le mie battaglie; anche la conclusione dell'assedio alla capitale dei Malli, potevo vederla con gli occhi della mente come se l'avessi avuta davanti. Ero salito per primo su una delle scale d'assedio ed ero giunto sulle mura. Dietro di me però talmente tanti soldati tentavano di arrampicarsi che la scala si spezzò ed io rimasi solo, fatta eccezione per il valoroso Peucesta. Eravamo circondati dai nemici e stavamo rischiando più di quanto non sarebbe stato opportuno. Infatti uno fra i difensori della città scagliò verso di me un giavellotto con mira perfetta. Mi avrebbe trapassato un polmone se Peucesta, che non se n'era accorto, non mi avesse dato inavvertitamente una spinta. Ricevetti invece una ferita non grave, dalla quale mi ripresi velocemente.

-Anche tu però non sei mai stato un codardo. E comunque,- aggiunsi scherzosamente -combattevi al mio fianco: ti tenevo d'occhio!- sbuffò -Non avevo certo bisogno di essere controllato da una balia per mostrare il mio valore! E anch'io sono certo di avere la mia dose di protezione divina. Ad esempio quando ad Ecbatana mi ammalai. Un oracolo ci avvertì di tenere d'occhio il nuovo medico, Glauco: mi credeva guarito e si allontanò, e poco dopo mi sentii male di nuovo. Per fortuna avevi fatto chiamare Filippo, che era molto più capace- a ripensarci sospiravo ancora di sollievo. Avevo... confesso di aver avuto paura in quei giorni. -A volte però sembrava che tu volessi sfidare il destino. Ora sono certo che sapevi quello che facevi-

-Ti riferisci per esempio a Gaugamela?- sbottai

-Erano tanti più di noi che non si potevano contare, e Parmenione ti aveva dato un saggio consiglio: attaccare a sorpresa, di notte- Parmenione era stato, è vero, un ottimo generale e le sue proposte derivavano dall'esperienza e non dalla vigliaccheria. Poi però suo figlio aveva tradito... -Aéxandros non ruba le sue vittorie- mi fece il verso con quel suo insopportabile irresistibile sorrisetto -E comunque anche tu eri preoccupato.- aggiunse -Dei dell'Olimpo che strana notte! E' stata la prima e l'ultima volta che hai sacrificato alla Paura-

-Non volevo che prendesse i cuori dei miei uomini, ma di quelli di Dario. Direi che è stata una vittoria splendida, epica. Quel giorno catturammo anche le spose e la madre di Dario, la sua tenda e molte ricchezze-

-Ma ora,- interruppe Efestione alzandosi -non stiamo qui a rimuginare sul passato come se fossimo decrepiti. Piuttosto, stasera non ci saranno le celebrazioni in onore di Eracle?-

-Ci sarà un banchetto strepitoso, te l'assicuro, e una processione grandiosa prima dei sacrifici. Verrà anche Clearco?-

-Lo costringerò. Mio figlio sta diventando un solitario, e la cosa non mi piace affatto. E poi non ama la vita di corte-

-Io credo di sapere perché: non va affatto d'accordo con Alessandro-

-Già...- assentì -E' un vero peccato che i nostri figli non abbiano un buon rapporto-

-Non si può essere amici di tutti, io non me ne preoccuperei. Ti ricordi quand'eravamo ragazzi noi? Io non sopportavo Clito, ma mio padre insisteva sempre perché rimanesse tra gli hetàiroi, poiché un re deve imparare ad essere diplomatico anche con chi gli è ostile-

"Così, conquistata l'Asia, e parte dell'India, regnavo su terre prospere e ricche. Avevo unito l'Est e l'Ovest e sconvolto i confini del mondo conosciuto. Dopo di me la Storia non sarebbe più stata la stessa".


P.S. Scusate lo spudoratissimo happy ending *_* ma non ho resistito all possibilità di donare un po' di pace ai nostri eroi...
  
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