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Autore: LokiLove    21/04/2014    2 recensioni
Seguito di "La forza dell'amore", due anni dopo, dopo the avengers, dopo Thor The Dark World, Loki può finalmente rivedere i suoi figli.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Loki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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***UNA PROMESSA E' UNA PROMESSA***
 

Erano passati due anni quando finalmente Loki poté posare la sua mano sulla dura pietra dorata dell'immenso trono, il suo trono.

Aveva appena conferito con Thor, ormai chiunque conosceva la verità, non era suo fratello, anche se, nel profondo del cuore sapeva di volergli bene, non glie l'avrebbe mai confessato apertamente, come ora non gli aveva confessato di essere vivo. Era meglio che Thor lo credesse morto, stava per partire per Midgar, non c'era motivo di fargli sapere che aveva finto per l'ennesima volta la sua morte, era meglio così.

“Mi dispiace, fratello...” sussurrò quando Thor fu sparito dalla sua vista, sapeva che il dio del tuono stava soffrendo per la sua perdita, ma non poteva svelare la sua identità celata dietro al volto di Odino.

Si, Odino. Aveva preso le sue sembianze, ma il vero Odino era rinchiuso sotto metri e metri di terra, in una cella costruita appositamente per lui e dove Loki prevedeva di fargli scontare gli ultimi secoli della sua vita facendolo soffrire come lui aveva fatto con lui.

Una misera vendetta, forse anche infantile, ma per Loki valeva come l'oro.

Adempì per tutta la giornata ai suoi impegni di re, ascoltò i consiglieri, diede ordini per la ricostruzione della città, riorganizzò l'esercito. Nessuno si accorse che non era il vero Odino, ma solo un'illusione.

Era ormai scesa la sera quando si trovò solo, alcune serve gli comunicarono che la cena era servita, ma il falso Odino chiese che i pasti gli fossero sistemati in alcuni cesti e portati in camera, non aveva molta voglia di mangiare e lo avrebbe fatto più tardi mentre compilava alcuni documenti.

Le ancelle si inchinarono e adempirono immediatamente a quella richiesta.

Non destò alcun sospetto, spesso Odino si faceva servire il cibo nelle sue stanze mentre era ancora immerso nel lavoro.

La verità è che Loki smaniava di poter correre nella buia foresta e riabbracciare i suoi bambini.

Erano passati due anni, sarebbero sicuramente cresciuti, ormai vicini ai sette anni, quasi dei ragazzini.

Loki sorrise immaginandosi come avrebbe potuto trovare i suoi piccoli e poi sorrise di nuovo, un sorriso sincero, vero. Li avrebbe portati a palazzo, qualche giorno per poter organizzare le loro camere e li avrebbe avuti sempre vicini. Ancora non ci poteva credere, sette anni. Sette anni. Un nulla per un dio semi immortale, ma un'eternità per un padre.

La spropositata mole di cibo che le cuoche avevano preparato per Odino era posata sulla sua scrivania dentro a un paio di ceste, subito si avvicinò prendendole ed uscendo. Ormai sera quasi tutta la servitù si era ritirata lasciando solo alcune guardie a controllare il palazzo.

Seppur sotto le sembianze di Odino, Loki passò totalmente inosservato fino a giungere al limitare della foresta dove poté assumere le sue sembianze.

Camminò quasi correndo fino a quando non vide la casetta di fronte a lui e per poco non si inginocchiò per la felicità vedendo la luce al suo interno e alcune ombre muoversi.

Si lanciò alla porta bussando.

Uno dei bambini andò ad aprire richiamato dalla balia in apprensione.

“Papà!!!” urlò quando lo vide appena fuori dalla porta.

“Ciao, amore mio!” disse lasciando cadere le ceste prendendo subito in braccio Jormungand. Il suo bambino era cresciuto, ma era rimasto sempre il suo piccolo bambino indifeso.

Jormungand iniziò a piangere singhiozzando tenendosi stretto alle spalle del padre.

Pochi secondi e si sentì avvolgere da altre quattro braccine.

“Fenrir! Hela!” disse con le lacrime agli occhi “Sono qui! Sono qui, piccoli miei...” disse sorridendo fra le lacrime cercando di asciugare le loro passando le sue mani sui piccoli visini.

Jormungand teneva stretto a se il padre e non aveva ancora smesso di singhiozzare, quasi incredulo che suo padre fosse veramente li.

“Non...non...non te ne...vai più...vero?” chiese il bambino scosso dai singhiozzi non intendendo lasciare l'abbraccio del padre.

“No, piccolo mio. Non me ne vado più!” disse sprofondando la testa nel collo del bimbo accarezzandolo con una guancia “Calmati, sono qui...” disse stringendolo di più a se.

“I tuoi capelli...” disse Hela passandogli le piccole manine fra i capelli corvini “Sono lunghi!” Loki sorrise, non lo avevano mai visto coi capelli così lunghi.

“Loki...” lo chiamo Gertrud.

Il dio degli inganni alzò lo sguardo posandolo sulla governante.

“Gertrud...” la salutò cercando di liberare una mano per stringere quello della balia “Ti avevo promesso che sarei tornato per voi...” disse con le lacrime che gli bagnavano le guance, ma un sorriso sincero sulle labbra.

Fenrir se ne stava in silenzio abbracciato al padre.

“Fenrir, non parli?” sorrise Loki scompigliandogli i capelli che ormai assomigliavano in tutto a quelli del padre.

Solo allora il bambino rise e quella risata scaldò il freddo cuore di gigante di ghiaccio del dio degli inganni.

Molto era successo in quei due anni, un giorno forse lo avrebbe raccontato ai suoi figli, ma per ora voleva solo passare tutto il tempo possibile con loro, tutto quello che gli fosse dato, ogni minimo secondo.

Coccolò i suoi figli fino a quando, stremati, li coricò a letto, addormentati, portandoli in braccio dalla sala in cui si era si erano lasciati andare al sonno, fino alla camera da letto.

Era notte inoltrata, quando uscì dalla camera trovando Gertrud seduta in una poltrona. Era invecchiata in quei due anni.

Solo allora poté abbracciarla seriamente.

“Grazie di tutto Gertrud.” sorrise Loki tenendola stretta a se “Senza di te non so dove sarebbero ora i miei figli...”

“Il mio piccolo combina guai...” sorrise la donna tenendolo stretto “Credevo che non ti avremmo più rivisto...” disse seria “Due anni, Loki.”

“Lo so. Vi ho pensato ogni giorno, ogni singola ora, eravate sempre nei miei pensieri...”

“Jormungand ha sofferto molto più di Hela e Fenrir...”

“Lo so...” disse triste Loki avendo come l'impressione di sentire ancora il bambino addosso, singhiozzante “Ma diventerà forte. Ne sono certo...” sorrise Loki.

“E' come te. Lo diventerà...” lo confortò la balia “Raccontami cosa è successo...”

Loki si sedette di fronte a lei raccontando ogni cosa. Era il dio degli inganni, non abituato a dire la verità, ma con Gertrud si sentiva libero, come al sicuro.

“Oh Loki, la regina...”

Loki aveva gli occhi lucidi, trattenendo le lacrime.

“Già. Ero in cella, non ho potuto fare nulla...sono stato uno stupido!” disse passandosi le mani fra i capelli “Non avrei mai dovuto dire a quel mostro la strada!”

“Non darti una colpa di cui non sei responsabile...”

“Ma io gli ho detto la via, Gertrud! Sono stato io!!!”

“Non potevi sapere che tua madre fosse li!”

“Non è...”

“Si, Loki. E' tua madre, che ti abbia portato in grembo o no non toglie il legame che si è instaurato fra di voi. Io sono tua madre, Loki?”

“No...” disse sottovoce “Ma è come se lo fossi...” disse alzando gli occhi.

“Era questo che intendevo...”Gertrud sorrise “Cosa succederà ora?”

“Domani dovrò tornare ad essere Odino, ma entro sera fingerò il suo sonno e poi creerò l'illusione che dorma...” disse serio “Sarò qui per l'ora di cena...” sorrise guardando l'anziana balia.

“Sei sempre il solito...” sorrise Gertrud.

“Papà...” disse una flebile vocina dietro di lui che lo fece subito voltare, il bambino era sulla soglia della camera da letto, i piedini scalzi e una pugnetto a fregarsi gli occhi assonnati.

“Jormungand...è tardi, devi dormire...” disse teneramente alzandosi per inginocchiarsi davanti al bambino.

“Non riesco...” disse il piccolo.

“Vieni qui...” Loki lo prese fra le braccia tornando a sedersi sulla poltrona avvolgendo il bambino in una spessa coperta di lana, appoggiandolo poi al suo petto.

“Non sono gran che come cuscino...” scherzò Loki passando una mano sul braccino del piccolo scaldandolo. Jormungand bramava il caldo, come un piccolo serpentello che si crogiolava al sole.

“Posso dormire con te questa notte?” chiese il piccolino.

“Certo! Adesso andremo a dormire tutti insieme...” disse scostandogli i capelli dal viso portandoglieli dietro le orecchie “Dobbiamo tagliare un po' questi capelli...” disse Loki.

“Ma sono come i tuoi!” disse il bambino scrollando la testa facendo sorridere il padre.

“Ma non ci vedi più!” disse scompigliandoglieli tutti portandoglieli poi di fronte agli occhi.

“Hey!” rise il piccolo, se sue risate erano meglio di qualsiasi gemma preziosa, qualsiasi raro tesoro, l'unica sua ragione di vita assieme a quelle dei fratelli. Se Loki pensava di aver quasi perso quella vita, quando nacque, voleva solo stringerlo di più a se e non staccarsene mai.

Gli risistemò i capelli dietro le orecchie lasciandogli un tenero bacio sulla fronte.

“Dormi ora...” disse avvolgendolo ancora di più nella spessa coperta, evitando che prendesse freddo.

“Papà...”

“Papà...” Fecero due vocine quasi in coro.

Loki sorrise lasciando andare la testa indietro.

“Che ne dici andiamo tutti a letto?” chiese a Jormungand che annuì riuscendo appena a tenere aperti gli occhietti stanchi.

Loki si alzò tenendo in braccio Jormungand, avvicinandosi ai bambini che si lanciarono sul letto.

“Gertrud...” disse voltandosi prima di sparire nella camera “io non so veramente come ringraziarti...”

“Non mi devi ringraziare, sono io che lo devo fare. Non avevo nessuno e tu mi sei capitato come un miracolo, sono stata felice di poterti crescere e tu non sai che regalo mi hai fatto lasciandomi accudire i tuoi bambini. Sono anziana ormai e tu mi hai regalato una famiglia che non avrei mai potuto avere...” disse con le lacrime agli occhi.

Loki posò Jormungand che raggiunse i fratelli e si lanciò fra le braccia dell'anziana balia.

“Tra qualche giorno vi porterò tutti a palazzo e ti prometto che verrai trattata come una regina...”

“Loki, non mi serve nulla. Mi accontento di quello che ho, sarò felice di seguire questi bambini fino a quando non sarà la mia ora. Tutto qui, concedimi solo questo...”

Loki annuì abbracciandola ancora.

“Papà...” lo chiamò Jormungand, spaventato che potesse andarsene ancora.

“Vai da loro...” sorrise l'anziana “Anch'io devo riposare...” disse posando un bacio sulla guancia del dio.

 

  
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