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Autore: choppy_choppy    21/04/2014    9 recensioni
Un assassino dal volto angelico.. ci si potrebbe mai innamorare del proprio nemico?
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- Aspetterò il giorno in cui ci rincontremo, il giorno in cui mi cercherai per vendicare la morte di tua madre. E quando sarà il momento io sarò lì, pronto a battermi lealmente con te. -
[..]
- Non mi scorderò di te, Katsurou. -
- Oh lo so.. ma chiamami.. Inuyasha. -
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Spero di avervi un po' incuriosito.. Buona Lettura :D
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Miroku, Sango | Coppie: Inuyasha/Kagome, Miroku/Sango
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1 Capitolo – Memorie perdute.


<< Kagome, per piacere smettila di startene con le mani in mano e aiutami! >>

Una signora, dai tratti gentili, cercava in tutti i modi di attirare l'attenzione della figlia, per farsi aiutare con la legna che stava raccogliendo qua e là.

A fianco a lei, una giovane ragazza dai capelli corvini, osservava costantemente il fitto bosco che poco le distanziava.

Percepiva qualcosa, qualcosa di cui sentiva doveva averne paura, ma non capiva perchè. .

Non c'era niente che non andava, quella era una giornata come le altre, eppure qualcosa non la convinceva. Se lo sentiva.

L'inverno era arrivato molto in anticipo, una cosa davvero strana. Di solito nemmeno lo si sentiva dato che la loro regione era abbastanza soleggiata.

Si chiese se questo non dipendesse da qualcosa che aveva cambiato le sorti climatiche.

Ma alla fine, non era molto importante se facesse caldo o meno, non le faceva differenza.

Lanciò un ultima occhiata a quella boscaglia, prima di rispondere alla donna, che attendeva che la mora le prestasse attenzione.

<< Certo mamma.. ti aiuto con la legna? >>

La donna annuì grata.

Oramai non era più giovane come una volta, l'età avanzava, e purtroppo non riusciva a stare al passo di tutto quello che la circondava.

I dolori alla schiena e la stanchezza, si facevano sentire. Non poteva di certo evitarli.

Anche se, non dimostrava per niente la sua “vecchiaia”. La statura nella media, gli occhi color verde pastello, e i capelli bruni. Sul suo volto, non vi era traccia di rughe o imperfezioni. Una bella donna, insomma.

Guardò la figlia prendere il resto del raccolto, per poi incamminarsi verso il villaggio di Kiito.

Era un sentiero abbastanza spianato quello che conduceva al villaggio. Non c'era niente nel mezzo, o meglio, niente che potesse ostacolare il loro cammino.

La mora proseguiva a passo veloce, ignara di aver lasciato la madre indietro, stanca e col fiatone.

Le mani le sudavano, così come la fronte. Era certa che le stava succedendo qualcosa. Forse, le stava venendo la febbre.

Ultimamente si trovava spesso fuori dal villaggio, magari il cambio repentino di ambiente le aveva fatto male.font>

Cercò di non pensarci, ma un dolore improvviso alla spalla destra, arrestò di punto in bianco il suo passo. Si toccò nel punto preciso, stringendo convulsamente la stoffa della sua veste.

<< Ma cosa.. >> si disse confusa.

Ritrasse velocemente la mano, quando sentì che era bagnata. Sangue.

Si guardò stupita le dita coperte di un liquido rosso scuro, cercando di capire come e quando, si era provocata quella ferita.

Non capiva nemmeno perchè, le avesse incominciato a far male solo ora.

Pizzicava, come se qualcuno le stasse disinfettando un ginocchio sbucciato.

Non riuscì neanche a completare il pensiero, che il dolore era già sparito. Ora era sicura. C'era qualcosa che non andava.

Lanciò un'occhiata veloce alla madre, che l'aveva quasi raggiunta, e riprese a camminare.

Voleva sbrigarsi a tornare, voleva vedere prima di tutto cosa le era successo alla spalla, e poi magari, andare a controllare la situazione in giro.

Ormai, era fermamente convinta, che in questa giornata ci sarebbero stati dei grossi problemi. Proveniente da chi, o da cosa, non lo sapeva.

Poteva solo contare sul suo sesto senso, che la maggior parte delle volte, non sbagliava mai. Certo, c'erano quelle minime eccezioni, ma alla fine erano scarse le possibilità che poteva andare in errore.

Era una sacerdotessa no? L'intuito era importante.

Raggiunsero il villaggio dopo pochi minuti, con la stessa identica sensazione, che a quanto pare non voleva lasciarla stare.

Sospirò.

Era inutile pensarci, non sarebbe arrivata a grandi conclusioni, rimuginando sempre sulla stessa cosa.

<< Venerabile Kagome! >> la richiamò un anziano.

Si girò di scatto verso la voce dell'uomo, così velocemente che la spalla le bruciò di nuovo, facendole perdere l'equilibrio.

Si toccò leggermente là dove aveva sentito dolore, ma ritirò subito la mano, come scottata. Di nuovo, si disse. Che cosa si trovava in quel punto?

Cercò di riacquistare un po' di compostezza, rispondendo cordiale << A vostra disposizione. >>

Le piaceva essere una sacerdotessa, ma quel ruolo a volte era davvero faticoso. Spesso l'allontanava da casa per parecchie settimane.. se non addirittura mesi.

<< Ci sono dei feriti nel villaggio vicino, e stamani alcuni uomini la sono venuti a cercare.. hanno detto che torneranno al tramonto. >> spiegò, stropicciandosi leggermente le mani.

A..allontanarsi dal villaggio? Proprio oggi?

Kagome si girò intorno, indecisa sul da farsi.. pensierosa.

Quella sensazione che le attanagliava la gola, le gambe molli, gli occhi attenti.. erano dovuti a qualcosa. Qualcosa di molto potente.

La spalla le bruciò ancora.

Sembrava che qualcuno le stesse lanciando palline infuocate, tanto era il calore che la circondava.

Non sapeva cosa pensare.. che fosse un segno per non allontanarsi? Oppure c'era davvero qualcosa in lei, che non andava?

Sperò in cuor suo che si stesse sbagliando, e che tutto quello che provava era dovuto alla stanchezza.

Accettò, sorridendo falsamente, mentre il signore tirò un sospiro di sollievo.. ma sollievo di cosa?

Lo guardò dubbiosa, ma non disse niente.

Forse si stava lasciando prendere la mano.. o forse stava completamente impazzendo. Difficile a dirsi.

Anche se effettivamente, quell'anziano signore, le aveva già dato una brutta impressione, quando era arrivato la prima volta qui. Sei anni fa.

Lo ricordava bene, aveva più o meno quattordici anni, a quel tempo stava ancora prendendo i voti di sacerdotessa, e aveva smarrito la strada dopo il suo solito allenamento spirituale.

Si era ritrovata così a vagare per la foresta.. e fu allora che lo incontrò.

Era steso a terra. Il kimono nero strappato in più parti, il viso coperto da del sangue secco.

Si era subito preoccupata di andarlo a vedere. Le ferite non erano gravi, aveva pensato subito di curarle, e per poi sarebbe andata a cercare la via di casa.

Ma i suoi piani erano andati a farsi benedire, quando lui aveva aperto gli occhi. Neri come il carbone. E le aveva sorriso. Un sorriso gelido.. raccapricciante.

Tuttavia, lasciarlo in quel posto, da solo e ferito, non le andava molto a genio, e così aveva deciso di portarlo con sè.

Naraku, aveva detto di chiamarsi.

Il cognome? Non era dato saperlo a quanto pareva. Forse era proprio per quello che non riusciva a fidarsi al cento per cento di quell'uomo.

Infondo, cosa sapeva di lui? Niente.

Solo il nome, che poteva benissimo essere una copertura. Magari era un criminale.. o ancora peggio un kaishakunin(*).

Scacciò via quel pensiero. Perchè mai doveva essere responsabile del suo malumore.

E' la stanchezza!” si ripetè tra sé e sé.

Doveva farsi un bagno, era davvero stanca, magri rilassandosi un po' avrebbe ragionato meglio.

Così, si dileguò, non prima di aver comunicato che ci avrebbe messo meno di un ora, e che quindi, sarebbe tornata prima di quegl'uomini.


*O*O*O*O*






<< Razza di imbecille vuoi stare attento? Ti ha quasi scoperto! >>

L'anziano signore si girò, lanciando un occhiata di fuoco all'ultimo arrivato.

<< Non credo proprio! E' una tale demente che non si accorgerà mai di niente. E poi, non dovresti andare a chiamare Katsurou.. Miroku? >> gli domandò spavaldo, sapendo che lo infastidiva essere chiamato col suo vero nome da lui.

<<Per te, sono Akihiro(*), Atsushi(*). >> dichiarò voltandosi << e.. Inuyasha è già in azione, pronto per tornare a casa vittorioso. >>

Sparì, così com'era apparso, lasciando un Naraku contrariato e arrabbiato.

Odiava Miroku, anzi odiava tutti i Taisho, anche se lui ne faceva parte. Era il braccio destro del Grande Inuno Taisho, e lo rispettava certo, ma odiava in egual modo tutti i suoi discendenti.

Inutili bambini viziati che pensavano di avere tutto tra le loro mani.. il potere, che a lui era stato negato, perchè era un mezzodemone, un ibrido, nato da una madre demone e un padre umano.

Ancora si chiedeva cosa la madre ci avesse trovato in uomo così fallito come il padre. Era un falegname, povero. I genitori l'avevano ripudiato, la sorella quasi ucciso. Ma nonostante tutto, la madre si era perdutamente innamorata.

Strano vero? Erano rari i casi in cui demoni e umani si trovassero in accordo.. figurarsi se potevano pensare all'amore.

L'amore poi.. uno dei sentimenti più inutili al mondo. Lui non amava nessuno e odiava tutti. Voleva sterminare questo mondo. Voleva che tutti soffrissero come aveva sofferto lui.

Perchè sì.. lui aveva sofferto. Il padre un povero disgraziato, aveva lasciato la madre quando scoprì ch'era incinta di un mezzodemone.

Poi la morte prematura di lei..

Era solo. Inutile. Senza forze.

Qualche tempo dopo, incontrò Inuno: lo accolse dopo aver ascoltato la sua storia e gli promise che sarebbe diventato più forte.

Era assetato di sangue come lui, voleva una vendetta. Voleva ritrovare quel dannato di un falegname e farlo fuori.

Tuttavia i suoi propositi non potevano essere compiuti. Doveva portare a termine il piano che gli era stato affidato sette anni fa.

Se ci pensava, ancora non capiva il perchè di quella scelta:


<< Perchè hai lasciato che fuggisse?! Lo sai che se diventa come sua madre potrebbe essere un pericolo?! >> lo rimproverò il padre.

<< So quello che faccio. Uccidere una ragazzina non mi da per niente soddisfazione. Voglio vederla combattere fino all'ultimo, accesa dalla vendetta che prova nei confronti della morte prematura della madre. Solo allora la ucciderò. Mi rifiuto di farlo prima. >> setenziò con aria annoiata ed incrociando le braccia al petto.

<< Non vuoi Inuyasha? Allora manderò Eiji(*). A te la scelta. >> ribattè Inuno.

<< Mi dispice dirtelo, papà, ma Sesshomaru non può farle niente. >> disse sicuro.

<< E perchè mai? >>

Inuno era sempre più nervoso, se il figlio avesse detto ancora una parola storta, era sicuro che non avrebbe risposto di se stesso.

<< L'ho marchiata. E sai cosa vuol dire quando un demone marchia un'umana no? Significa che è di sua proprietà e che perciò i membri della famiglia non possono minimamente sfiorarla. Voglio avere io il piacere di trafiggerle la gola. Quindi ora, lasciatemi riposare in pace. >>

Si allontanò con un ghigno soddisfatto, sicuro che nessuno avrebbe provato a contraddirlo. Infondo erano quelle le regole dei demoni.


Scacciò subito via quella scena. Era sicuro che tutto quello che aveva detto Inuyasha fosse solo una scusa. E lui, doveva capirne il motivo.


*O*O*O*O*



Kagome si trovava al di fuori del villaggio, pronta ad accogliere quegl'uomini venuti in mattinata, dato che il tramonto era ormai giunto.

Era un po' nervosa, trovarsi da sola, fuori dai margini della propria casa, la metteva abbastanza soggezione.

Fortunatamente, dopo qualche minuto, erano già lì, pronti a trattare con lei.

<< Lei è la sacerdotessa di questo villaggio? >> domandò un uomo.

Era alto, molto alto, le spalle larghe e le braccia muscolose. Portava una divisa da soldato, e Kagome si chiese come mai, dei soldati fossero interessati alla vita dei cittadini comuni.

Di solito venivano considerati di un ceto più basso, e quindi meno importanti.

<< Sono io. >> confermò << come mai avete bisogno del mio aiuto.. buon uomo? >> domandò incespicando sulla parola 'buon'.

Tutto gli pareva tranne che buono, ma questo commento lo tenne per sé.

L'uomo alzò un sopracciglio, scrutandola bene << Ma siete sicura di essere veramente una sacerdotessa? >> domandò ancora.

La ragazza si indispettì.

Di certo non era come le sacerdotesse del passato, alte, belle e con un bel corpo, ma questo non importava no?

<< Dubitate della mia parola, signore? >> la voce le uscì talmente gelida, che Kagome se ne sorprese.

Non era solita arrabbiarsi, e sicuramente, neanche rispondere male.

Anche se quell'uomo le avrebbe sfilato i peggiori insulti, se avesse dubitato ancora sulla persona che rappresentava.

<< No di certo, volevo solo accertarmene.. >> sorrise << Il mio signore vorrebbe conoscervi. >> disse infine.

<< Conoscermi? Ma non c'erano degli uomini feriti? >> domandò irritata.

L'uomo emise un ghigno, avvicinandosi a Kagome.

<< Era solo una scusa per tornare qui. >>

Kagome era scioccata. Perchè non avevano detto subito la verità? Così almeno si sarebbe presa la briga di andare a riposare, rifiutando subito.

<< Non mi interessa. >> dichiarò voltandosi.

Non fece in tempo neanche a fare un passo che si ritrovoò stretta nella morsa di quell'uomo.

Urlò spaventata, e colta di sorpresa. Inoltre, se prima quelle braccia le erano sembrate muscolose, ora le parevano fatte di vero acciaio.

<< Lasciatemi! Subito! >>

Scalciò, nel vano tentativo di allontanarlo da lei, ma con scarsi risultati.

<< Ho detto che dovete venire con me.. chiaro donna? >>

Kagome stava già per rispondergli per le rime, quando una voce, fin troppo conosciuta, andò in suo aiuto.

<< Lasciatela stare voi. >> disse strattonando l'uomo, e facendo allentare la presa su Kagome.

La ragazza ne approfittò, e con un calcio ben assestato, riuscì a scivolare via, andando a rifuggiarsi subito dietro al suo salvatore.

<< Koga.. >> disse preoccupata.

<< Perchè non mi hai aspettato stupida? Sarei venuto con te! >> la sgridò, spingendola delicatamente dietro di sé in modo che fosse al sicuro.

Kagome stava per ribattere, ma la voce dell'uomo glielo impedì.

<< Ma che strano.. cosa ci fa un demone in un villaggio umano? >> domandò sorridendo apertamente.

<< Non sono di certo affari che ti riguardano. >> sputò Koga.

L'uomo storse la bocca in una smorfia ironica << virile.. >>

<< Tutti i demoni possono restare nel nostro villaggio, purchè non abbiamo cattive intenzioni. >> si sentì di chiarire Kagome, ignorando la smorfia di disapprovazione di Koga.

<< Ah bene.. quindi gli fate la carità. >> sorrise nuovamente l'uomo.

Questione di pochi secondi e si ritrovò steso a terra, la mano a coprirsi il naso, mentre un rivolo di sangue fuoriusciva lentamente.

<< Bastardo, come hai osato tu.. >> minacciò pronto a controbattere.

<< Basta voi. >>

Una voce del tutto sconosciuta, risuonò in quello spazio vuoto, di assoluta vegetazione.

Kagome si voltò incuriosita. Chi aveva fermato con due semplici parole una 'rissa'?

Un demone. Si rispose riuscendo finalmente a vederlo.

Era alto, carnagione chiara e fisico mozzafiato, evidenziato in parte, da quello strano kimono rosso che indossava. Per non parlare di quei lunghi capelli color pece, lasciati liberi che gli conferivano un'aria davvero.. sexy..

<< Ma voi chi.. >> le parole le morirono in gola, quando i suoi occhi, neri come il carbone, incontrarono i suoi.

Come una scarica elettrica, la spalle le bruciò ancora una volta in quella giornata.

Che le stava succedendo? Aveva anche controllato, non aveva niente, nemmeno un graffio o una piccola incisione. Zero.

Cadde a terra, contorcendosi dal dolore. Questa volta le aveva fatto più male del solito.

Annaspò alla ricerca d'aria, mentre Koga, si era già precipitato in suo soccorso.

<< Allontanati. >> dichiarò lo sconosciuto avvicinandosi.

Koga le fu subito davanti, sbarrando la strada al nuovo arrivato << nessuno mi dice cosa devo fare. E tu, stai lontano da lei. >>

La rabbia era tanta, ma cercò di contentersi.

<< Io so come fermare il dolore, ma se vuoi che continui così.. bene. Ma non dire poi che io non mi sono offerto di aiutarla. >>

Il demone lupo emise un ringhio basso, e sebbene non si fidasse di lui, decise di metterlo alla prova. Si spostò, facendolo passare.

Lo sconosciuto s'inginocchiò davanti a lei, sorridendo. Le passò la mano artigliata sulla spalla, toccandola in un punto preciso.

<< Ecco, ora non sentirai più dolore per il momento. >>

Era davvero come diceva. In un attimo, era sparito tutto, anche quella sensazione che l'aveva accompagnata da tutto il giorno.

Non si seppe spiegare il motivo, ma in quell'istante si sentì davvero protetta, al sicuro, nelle mani di quel demone che non aveva mai visto.

Alzò lo sguardo, incrociando nuovamente quegl'occhi scuri. Il demone si alzò, per poi porgerle la mano, aiutandola così, a rimettersi in posizione eretta.

Kagome biascicò uno specie di 'grazie', mentre un dubbio prendeva forma nella sua mente: lo conosceva?

<< Vi ho già visto da qualche parte? >> domandò allora, dando voce alla sua curiosità.

Il demone si prese qualche minuto dal risponderle e la scrutò per bene.

Era cresciuta non vi era dubbio. Quella piccola bambina, aveva lasciato spazio ad una giovane donna, molto più bella.

Oramai, i suoi capelli color pece, erano arrivati fino ai fianchi, morbidi e lisci. Gli occhi erano gli stessi di allora, ma vi lesse qualcosa di strano, come se fossero.. vuoti.

Fece poi scorrere lo sguardo scuro, sul suo esile corpo, trovandola davvero più affascinante e.. matura.

Quel viso paffutello che aveva da bambina, era dimagrito, mentre dolci forme avevano preso il posto giusto.

<< Ma come.. non ti ricordi di me piccina? >> domandò sorridendo divertito.

La ragazza lo fissò dubbiosa. Che la stesse prendendo in giro?

Era quasi sicura di non conoscerlo.. insomma, si sarebbe ricordata di un giovane angelo così bello.

Arrossì quando si rese conto del pensiero che aveva fatto. Non lo conosceva nemmeno da dieci minuti che già aveva la bava alla bocca.

Bhè ma alla fine, non gli si poteva dire di certo che non era un bel ragazzo, anche se era un demone completo.

<< No, cioè.. non lo so.. dovrei? >> farfugliò confusa.

Il demone sorrise, stava andando tutto secondo i suoi piani.

Kagome era sempre più confusa, non riusciva davvero a capire chi fosse, e non capiva nemmeno il perchè di tutta quella confidenza nei suoi confronti.

Che si fosse dimenticata di un suo lontano parente?

No, impossibile. Lei conosceva tutti, ed era certa che lui non fosse incluso nella lista di quel gigantesco albero genealogico.

<< Senti, Kagome non ti conosce, o comunque non ricorda di te. Se vuoi dirci chi sei, te ne saremmo grati, altrimenti puoi anche andartene. >> s'intromise Koga, che era restato tutto il tempo indietro a guardare la scena sconvolto. Chi si credeva d'essere quello lì?

<< Koga non fare il maleducato! >> lo rimproverò.

Koga la ignorò, aspettando la risposta di quel.. quel.. botolo ringhioso, ecco.

Ma la risposta non arrivò, dato che fu interrotta da un'altra persona, attirando così, l'attenzione di tutti.

<< Kagome! E' tardi, che aspetti a venire?! >>

La corvina chiamata in causa si girò, dando le spalle a quel ragazzo di cui, in effetti, non ne conosceva nemmeno il nome.

<< Arrivo subito mamma! >> rispose.

Ritornò a fissare il ragazzo davanti a lei, indecisa sul da farsi.

Poteva anche condurlo all'interno del villaggio, infondo cosa avrebbe mai potuto fare un demone, con una così scarsa aura demoniaca?

Inoltre sembrava conoscerla, perciò non doveva averne di cattive intenzioni. Almeno credeva.. sperava.

A rompere il silenzio fu lui << Credo che tua madre, ti stia chiamando. >> sottolineò.

La ragazza lo guardò interrogativa.

Aveva capito benissimo, non c'era bisogno di ricordarglielo.

Sbuffò. Infondo nemmeno lo conosceva, poteva anche essere un tizio che non stava bene con la testa.

<< Ma tu.. come ti chiami? >> domandò improvvisamente.

Il ragazzo si fece pallido, colto di sorpresa, reazione che, non sfuggì all'occhio accusatore di Koga.

Rivelarle il suo soprannome forse non sarebbe stata una buona idea, magari aveva già sentito quel nome.

Così decise di dirgli la verità.. infondo nessun'altro lo conosceva.

Fece spalluce: << Inuyasha, piccina. >>

Sorrise, mostrando quei denti perfettamente bianchi.

E non si seppe spiegare il motivo, ma a Kagome, parve il sorriso più bello che avesse mai visto.



*Angolo di quella degenerata ritardataria autrice.*

Allora, ormai l'avrete capito che sono sempre in ritardo, ma la cosa putroppo non dipende da me :(

Sto cercando di mettercela tutta, e spero di riuscire ad aggiornare anche le altre storie che ho in corso, durante questa settimana.

Ma vabbè andiamo avanti.. XD

All'inizio, ero indecisa se continuare o meno questa storia, ma dato che molte lettrici mi avevano incoraggiata a scriverla, ho deciso di portarla avanti :)

E qui vi devo fare alcuni chiarimenti, sia per lo scorso capitolo (sbadta come sono mi sono dimenticata XD), sia per questo :D

Molte di voi, nello scorso capitolo hanno frainteso il gesto di Inuyasha nei confronti di Kagome XD Quel bacio, ( detta da voi: alla-sono-un-pedofilo XD) in realtà serviva. Serviva perchè come avete potuto notare Kagome non si ricorda di Inuyasha, e quel bacio serviva per completare il tutto.. ora non posso e non so, come spiegarlo, ma durante lo svolgimento della storia, tutto si spiegherà XD

Mentre in questo capitolo devo fare un po' di chiarezza obbligatoria XD Allora, Inuyasha non è un mezzodemone, bensì un demone, con l'aspetto di un umano (che cosa complicata hahaha XD).

Come avete potuto notare, nel villaggio, ci sono degli alleati di Inuyasha e Co., tra cui Naraku.. strano eh XD

Chissà se se ne starà buono, buono XD

Poi, tutti quelli che fanno parte della famiglia di Inuyasha hanno dei soprannomi, perchè altrimenti la cosa sarebbe stata troppo facile XD qui ci sono le definizioni se vi interessano:

(Miroku) Akihiro(*) :

(大 畠): "Immensa gloria."

(Naraku) Atsushi(*) :

(): "Laborioso."

(Sesshomaru) Eiji(*) :

(永 次): “Eternità, prossimo.”

Ultima cosa XD Ho utilizzato l'espressione kaishakunin(*), che in realtà non è proprio appropriata, ma vi spiegherò in breve cosa sia, tante volte vogliate saperlo XD:

Un kaishakunin (giapponese: 介 錯人) è una persona incaricata di fare da secondo durante il seppuku, il suicidio rituale giapponese: è suo compito, nella fattispecie, il kaishaku, ovvero la decapitazione del suicida durante l'agonia.

Il seppuku è anche conosciuto come harakiri (腹切り, "taglio del ventre").

Questo, veniva eseguito, secondo un rituale rigidamente codificato, come espiazione di una colpa commessa o come mezzo per sfuggire ad una morte disonorevole per mano dei nemici. Si riteneva che il ventre fosse la sede dell'anima, e pertanto il significato simbolico era quello di mostrare agli astanti la propria anima priva di colpe in tutta la sua purezza.


Spero non vi abbia annoiato troppo con tutte queste spiegazioni XD

Spero che il capitolo, vi sia piaciuto, e come al solito lascio a voi il giudizio. :)

Ringrazio intanto chi ha inserito la storia in una delle tre categorie.. Grazie! *-*

E grazie anche ai bellissimi 14 commenti che ho riscontrato solo nel prologo.. davvero, grazie infinite *____*

Spero di non deludervi! <3

Ora vi lascio XD

Un bacione, e tantissimi auguri (anche se un po' in ritardo XD) di buona Pasqua, Marty<3<3<3<3



P.s Il capitolo non è ancora stato corretto, perciò scusatemi eventuali errori, li correggerò appena posso :)

  
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