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Autore: La_Folie    21/04/2014    4 recensioni
Era il 5 Giugno 1832 e la battaglia per la libertà stava infuocando le strade parigine.
In seguito al funerale del General Lamarque, tenutosi quella stessa mattina lungo tutto il perimetro del quartiere dei mercati, le barricate erano state innalzate e con esse anche le bandiere della loro amata Patria, ma sulla barricata di Rue Chanvrerie non spiccava un tricolore, bensì una semplice bandiera monocolore rossa: era la barricata di Enjolras e degli Amis de l'ABC.
Questa è la mia prima storia e spero che vi piaccia!
Genere: Malinconico, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Enjolras, Eponine
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Contro le porte della notte
Reating: Verde
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Avvertimenti: La storia si basa sul capolavoro originale di Victor Hugo. Con questo racconto ho cercato di immaginare i sentimenti che potevano affliggere i poveri cuori di Éponine ed Enjolras durante la battaglia sulle barricate.
Genere: Romantico, Sentimentale, Storico.
Coppie trattate: Het
Note: OOC
Disclaimer: I personaggi non mi appartengono e questo mio scritto non è assolutamente a scopo di lucro.



 



















Contro le porte della notte

 

I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è soltanto la loro ombra
Che trema nel buio
Suscitando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo i loro risolini
La loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Loro sono ben altrove ben più lontano della notte
Ben più in alto del sole
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore.

[Jacques Prevet ~ I ragazzi che si amano]


Era il 5 Giugno 1832 e la battaglia per la libertà stava infuocando le strade parigine.
In seguito al funerale del General Lamarque, tenutosi quella stessa mattina lungo tutto il perimetro del quartiere dei mercati, le barricate erano state innalzate e con esse anche le bandiere della loro amata Patria, ma sulla barricata di Rue Chanvrerie non spiccava un tricolore, bensì una semplice bandiera monocolore rossa: era la barricata di Enjolras e degli Amis de l'ABC.
Il luogo dov'era stata innalzata la loro barricata era incredibilmente adatto: l'ingresso di Rue Chanvrerie era svasato e andava via via sempre più restringendosi fino a quando all'estremità della via non trovava il passaggio sbarrato, dalla parte dei mercati, da un'alta fila di case che si sarebbe potuto scambiare per un vicolo, se non vi si avesse scorto, a destra e a sinistra, due aperture buie, dalle quali si poteva facilmente scappare; era Rue Mondétour, che andava ad unirsi, da un lato, con Rue Prêcheurs e, dall'altro, con Rue du Cygne e con Rue Petite Truanderie. In fondo a quella specie di vicolo, all'angolo dell'apertura di destra, vi era una casa meno alta delle altre, che spiccava sulle altre abitazioni della via: era il Café Musain.
Qui i giovani studenti rivoluzionari stavano finendo di rinforzare la loro Barricata della Libertà con quei pochi oggetti che erano rimasti all'interno della locanda, quando la notte cominciò a calare sulle loro teste, sostituendosi alla luce del caldo sole pomeridiano.

Enjolras, allontanatosi dagli altri, se ne stava appoggiato ad uno stipite della porta d'ingresso della bettola, facendosi cogliere impreparato dalla nostalgia e osservava uno per uno i suoi amici che, seguendolo in questa sua idea, avevano messo a rischio la loro vita per sostenerlo: Courfeyrac, Combeferre, Jehan Prouvaire, Feuilly, Bahorel, Joly, Bossuet e persino Grantaire.
Tutti quanti sapevano perfettamente in quale situazione si erano messi e che andavano incontro a morte certa, perchè le guardie non avrebbero dato loro l'opportunità di poter scappare, eppure loro non lo avevano lasciato lì da solo e l'avevano seguito in quel massacro... se solo avesse dato ascolto ad Éponine.

L'aveva conosciuta non poco tempo prima, quando una sera era venuta in quello stesso café a chiamare Marius per portarlo dalla sua Ursule; la quale, poi, si era scoperto che si chiamava Cosette.
Éponine era una ragazza cresciuta troppo in fretta a causa del periodo storico in cui vivevano: fin da bambina era stata abituata a vivere per strada e ad essere sfruttata dai suoi genitori, soprattutto da suo padre, ma nonostante ciò era la ragazza più dignitosa, testarda e orgogliosa che avesse mai conosciuto e allo stesso tempo era una miserabile debole e fragile e forse erano proprio quelle sue qualità a renderla più vera.
Era costantemente ricoperta di sporco e polvere e solo i suoi stracci la ricoprivano durante il rigido freddo invernale.
Era una ragazza i cui occhi decantavano una bellezza passata, sfumata via con gli anni e un dolore dovuto ad un amore non corrisposto che le aveva procurato solamente molte pene.
Quella stessa ragazza era colei con cui lui, Enjolras, si era scontrato più volte a causa delle divergenze d'opinione... ed era sempre lei che ci aveva visto giusto in quella grande pazzia. Perchè era di pazzia che si trattava.

«Oh, Éponine, mia cara e dolce Éponine.
Mi avevi avvertito del fatto che i miei piani sarebbero potuti cambiare in meno d'un batter d'occhio e del fatto che il popolo non sarebbe mai insorto con noi, perchè troppo codardo.
Oh, Éponine, se solo ti avessi dato ascolto.
Se solo il mio orgoglio non fosse stato così prepotente da abbattere la mia razionalità, adesso non sarei qui con un piede nella fossa.
La scorsa notte, tra i sospiri che riempivano la camera della mia abitazione, ti avevo promesso che sarei tornato da te sano e salvo, ma tu dovrai perdonarmi se non sarò in grado di mantenere la mia parola e scusami se ti ho deluso.
Perdonami, per essermi deciso così tardi ad aprirti il mio cuore e per non essere riuscito a salvarti dalla miseria che da sempre ha caratterizzato la tua vita.
Perdonami, per non essere riuscito a darti una vita migliore.
Perdonami, per non essere riuscito a donarti un futuro più prospero.
Perdonami, se non sono riuscito a proteggerti.
Perdonami, per non essere riuscito a donarti una vita insieme.
Perdonami, per non aver compreso la tua preoccupazione nei miei confronti durante le nostre discussioni.
Perdonami, se ho deciso di morire in questo luogo, quest'oggi, e di non averti dato ascolto.
Perdonami.» Pensò il giovane, mentre qualcosa dalla parte del vicolo di Rue Mondétour attirava la sua attenzione: un'ombra misteriosa si muoveva attraverso l'oscurità.
Tutto ciò incuriosiva Enjolras e niente gli impedì di andare a controllare chi fosse quella misteriosa ombra che si era addentrata nella loro barricata.

Rue Mondétour era un vicoletto completamente oscurato dal buio della notte, poiché non vi era nessuna torcia ad illuminarla e quindi chiunque poteva essersi intrufolato tra di loro, persino una spia delle Guardie Nazionali.
Enjolras sorprese quella figura alle spalle, afferrandola per un braccio e coprendole la bocca con una mano, per impedirle di chiedere aiuto nel caso in cui fosse stata una spia.
Questo però, gli morse la mano, facendolo invenire dal dolore e riuscì a liberarsi dalla sua presa ferrea, rimanendogli però di fronte.
Il giovane che aveva catturato, si voltò nella sua direzione; ma, nel compiere quel gesto, gli cadde a terra il berretto che portava in capo, rivelando dei lunghissimi capelli neri e boccolosi che erano annidati sotto il cappello con la visiera che nascondeva anche i suoi meravigliosi ed impauriti occhi castano scuro che sembravano appartenere ad una cerbiatta.
«Éponine» fu l'unica cosa che Enjolras riuscì a mormorare, sorpreso.
La ragazza abbassò il capo verso il pavimento, sentendosi scoperta.
«Che diamine stai facendo qui dentro?» La sgridò severamente con il suo solito tono che non ammetteva repliche, riassumendo il suo ruolo di leader, sentendosi responsabile per un'altra vita. «Stai cercando la morte?» Continuò.
La ragazza si sentì invadere da un improvviso e strano coraggio che le permise di alzare lo sguardo dal pavimento e di puntarlo dritto in quello di Enjolras, il quale non potè fare ammeno di raddolcirsi un po', ritrovando in quello sguardo lo stesso fuoco della Rivoluzione che gli ribolliva nelle vene.
«Monsieur, ma chi volete prendere in giro? Sappiamo bene tutti e due che morirete tutti quanti se non scapperete adesso da questo inferno.»
«Il popolo insorgerà con noi!»
«Il popolo è troppo codardo per venire a farsi ammazzare!» Gli urlò, tentando di fargli comprendere la dura realtà che si presentava davanti ai loro occhi.
«Va' via di qui!» Le ordinò, Enjolras, ma in cuor suo sperava che la ragazza facesse di testa sua, disobbedendogli e imponendogli la sua presenza: aveva bisogno di lei in quei duri momenti.
La giovane lo guadò con aria di sfida e gli rispose con un secco «No», mentre si chinava a terra per raccogliere il suo berretto e rimetterselo in testa, nascondendovi nuovamente all'interno i suoi capelli. «Potete comandare a bacchetta, come dei soldatini, ognuno di loro, Monsieur; potete mandarli via, se la cosa vi aggrada; ma in quanto a me, io non muoverò un passo da questa barricata.»
Il ragazzo sospirò: «Éponine...» Provò a dire il giovane, ma la ragazza lo fermò nuovamente per continuare a parlare:
«No, Enjolras. Volevate vedere il popolo insorgere? Bhé, faccio parte anch'io del popolo ed insorgerò con voi, ma non aspettatevi di vedere di più, perchè ciò non accadrà mai.»
I due si fermarono per un momento a scrutarsi a vicenda, aspettando che la persona innanzi a sé facesse una qualche azione, ma nulla di tutto ciò accadde, poiché rimasero per una buona manciata di minuti a fissarsi negli occhi, mentre uno strano senso di paura e terrore cominciava a trascinarli verso un baratro infinito e oscuro: Éponine aveva paura che potesse succedere qualcosa a tutte le persone che aveva incontrato e che erano state amichevoli nei suoi confronti e verso quelli del suo caro fratellino, mentre Enjolras aveva mandato all'aria la sua preoccupazione per la barricata e l'unico suo interesse in quel momento era quella ragazza fragile che aveva deciso di seguirlo attraverso il massacro e che andava salvata ad ogni costo.
Lei era l'unico esempio di ciò che Enjolras voleva realmente fare.
Voleva portare il popolo alla ribellione, ma gli era sembrato che solo quella giovane avesse ascolto i suoi comizi che faceva all'interno delle piazze parigine e avesse voluto seguirlo.
Lei era la fiamma che l'aveva aiutato ad accrescere il suo desiderio di Rivoluzione.
Lei era la sua Rivoluzione personale.
Enjolras non voleva certamente la guerra, ma aveva dovuto servirsene per poter donare un futuro più prospero ai suoi concittadini, alle generazioni future, alla sua Éponine.
Quando l'aveva vista all'interno della barricata, ne era rimasto alquanto colpito e commosso, perchè sapeva che avrebbe tentato di salvarli fino all'ultimo suo respiro; al contempo ne era rimasto anche spiazzato e la paura aveva cominciato ad attanagliargli lo stomaco.

All'improvviso, l'incantesimo che si era venuto a creare tra i loro sguardi venne interrotta da una voce limpida, giovane e allegra, che li avvertiva che la battaglia stava per cominciare: era il giovane Gavroche che rientrava nella barricata, dopo essere stato ad ispezionare la situazione delle vie nei dintorni.
«Almeno sai usare una carabina?» Le domandò Enjolras, porgendole una rivoltella.
«Ma che domande Monsieur, sono una donna di strada io, è ovvio che io sappia utilizzare una carabina!» Disse Éponine, indignandosi, mentre prendeva l'arma dalle mani del ragazzo.
Enjolras abbozzò un piccolo sorriso a quella sua reazione, prima di lasciarla da sola nel vicolo e di correre dai suoi compagni per guidarli in quella folle impresa.
Enjorlas si andò a posizionare in cima alla barricata, seguito da Combeferre, Courfeyrac, Bossuet, Joly, Bahorel e Gavroche e tutti quanti si inginocchiarono nella grande barricata, con le canne dei fucili e delle carabine appoggiate sulle pietre e sul legno, attenti e muti, pronti a far fuoco. Altri, invece, si erano appostati alle finestre dei due piani del Café Musain, ed erano comandati da Feuilly, che riceveva ordini direttamente da Enjolras.
Trascorsero ancora pochi istanti; poi un rumore di passi, misurato, pesante, numeroso si fece sentire distintamente dalla parte di Saint-Leu; quel rumore, che da debole si era trasformato in preciso, pesante e sonoro, si avvicinava lento, senza fermata né interruzione, con una continuità tranquilla e terribile; fino a quando quel passo non si arrestò.
Si sentiva solamente una moltitudine di fili metallici che si scontravano tra di loro e ad un tratto, una voce gridò: «Chi va là?»
E nello stesso tempo si sentì il cozzare dei fucili che venivano puntati.
Enjolras rispose: «La Rivoluzione francese.»
«Fuoco!» fece la voce.
In quell'istante cominciò la battaglia per la Libertà contro il tiranno e, quando un lampo imporporò tutte le facciate della via, l'unico pensiero di Enjolras fu di tenere Éponine il più possibile al sicuro.

La battaglia andava avanti da ormai un bel po' di tempo e, poichè stavano finendo le munizioni a causa del continuo aumentare dei soldati, li avrebbero presi in poco tempo.
Per un secondo Enjolras si voltò verso Éponine e la vide combattere valorosamente al suo fianco, ma questa distrazione gli costò cara, poiché un soldato era riuscito a salire e ad arrivare quasi vicino la sua altezza per colpirlo; quando qualcosa, o meglio, qualcuno, si frappose tra di loro spingendo e lasciando cadere deliberatamente Enjolras all'interno della barricata.
Ma non fu l'unico a cadere.
Dopo lo sparo partito dalla canna del fucile di quella guardia, anche qualcun'altro cadde al suolo, finendo proprio accanto ad Enjolras: era Éponine.
Enjolras aveva visto la scena accadere davanti ai suoi occhi a rallentatore: si era accorto troppo tardi del fucile che gli era stato puntato contro e non aveva neanche fatto in tempo a rendersi conto che Éponine era sopraggiunta sul luogo, spostando la canna del fucile verso la sua direzione.
Vide il petto di Éponine venire trafitto e successivamente una pallottola attraversarle la mano e il busto e tutto ciò mentre lui veniva spinto verso la parte più bassa della barricata
Caddero entrambi al suolo.

La prima battaglia si era appena conclusa: Marius li aveva appena salvati tutti quanti, comparendo all'interno della barricata.
Enjolras si inginocchiò in fretta al suo fianco, voltandola lentamente, mentre fiotti di sangue sgorgavano dai punti in cui il proiettile l'aveva attraversata.
Il ragazzo non voleva lasciare che morisse e la voleva salvare; ma quando tentò di passarle il braccio sotto la sua figura, per sollevarla, urtò accidentalmente la mano di lei ed Éponine gettò un debole grido: allora, Enjolras capì che non c'era più niente da fare.
La prese dolcemente tra le sue braccia, cercando di non farle più male di quanto già non ne provasse ed Éponine, con le poche forze che le erano rimaste, alzo una mano, quella che non era stata bucata dalla palla di fucile, per poter accarezzare il volto di Enjolras che cominciava a rigarsi di lacrime.
Sapeva che avevano gli occhi di tutti quanti i presenti all'interno della barricata puntati su di loro, ma non se ne curò e continuò a pensare ad Éponine.
Com'era possibile che un giovane rivoluzionario, sempre serio, sdegnoso e austero, all'improvviso aveva cominciato a provare dei sentimenti?
Enjolras era una statua di marmo che amava solamente la Libertà, eppure in quel momento il ragazzo si era fatto sopraffare dai suoi sentimenti per una donna e aveva cominciato a piangere a causa del dolore che stava provando nel veder scivolare in un abisso senza fondo, la sua amata.
La stava perdendo per sempre.
Aveva cominciato a piovere e mai Enjolras avrebbe potuto credere che ci fosse tempo migliore.
Il cielo piangeva inseme a lui.
«Monsieur,» Provò a dire la fanciulla, tra gli spasmi della morte. «Mi dispiace.»
«Éponine, ma che cosa stai dicendo?» 
La ragazza tossì, buttando fuori quel po' di fumo che le era rimasto in corpo, insieme ad un po' di sangue.
«Mi avevate detto di non fare sciocchezze.»
Lui alzò gli occhi per incontrare quelli della ragazza, la quale lasciò ricadere il capo sulle ginocchia di Enjolras e i suoi occhi si chiusero. All'improvviso, aprì lentamente gli occhi e gli disse con una dolcezza che sembrava appartenesse ad un altro mondo: «Siete un grande capo.»
Tentò ancora di sorridere, ma le forze le stavano venendo meno...
«Sshh» Le sussurrò, mettendole due dita sulle sue labbra, mentre le poggiava sulla fronte un piccolo bacio salato.
Enjolras non si sentiva un grande capo, come l'aveva definito Éponine, ma un semplice adolescente alle prese con la sua prima cotta... una cotta che stava volando via.
«Devi resistere. Risparmia le forze.» Le mormorò, vedendo che la vita le stava scivolando via, come l'acqua le scorreva lungo tutto il perimetro della sua pelle.
Éponine sorrise dolcemente, ancora una volta.
«Non preoccupatevi, Monsieur, avete già le vostre pene, non aggiungetene delle altre. Io starò bene e sarò sempre qui con voi e, insieme, combatteremo contro le porte della notte.» sussurrò.
A quella sua frase, la mente di Enjolras ritorno alla sera precedente, quando ebbero quel piccolo scambio di battibecchi in cui la ragazza paragonò il governo francese alla notte.
«Monsieur...» Cominciò la ragazza, ma fu prontamente interrotta dal giovane
«Enjolras.»
«Enjolras...» Proseguì la fanciulla tra gli spasmi «Io... Io...»
La ragazza non riuscì più a continuare, perchè le forze le vennero improvvisamente meno ed esalò il suo ultimo respiro proprio in quel momento e, mentre la fredda mano della giovane lentamente cadeva per poi fermarsi sul braccio di Enjolras, il ragazzo la strinse forte al suo petto, mentre le lacrime continuavano ad uscire dai suoi occhi.
Nessuno dei suoi amici attorno a lui osò dire una sola parola.

«Lei è la prima , tra tutti noi, a cadere in questa barricata» cominciò a parlare Enjolras, verso tutti i suoi compagni, cercando in loro almeno un po' di conforto, ma l'unica cosa che realmente desiderava Enjolras era poter raggiungere Éponine il prima possibile.
«Il suo nome era Éponine. La sua vita è sempre stata fredda e buia. Eppure... nonostante ciò, lei non aveva paura del mondo che la circondava.» Disse loro, facendo comprendere a tutti coloro che erano rimasti lì dentro che bisognava prendere esempio da quella fragile ragazza e che bisognava combattere in suo nome.
I giovani intorno a loro annuirono mestamente, mentre Enjolras si rialzava cautamente con il corpo esanime di Éponine tra le sue braccia e la portava all'interno del Café, per poterla poggiare su un tavolo all'interno della sala al pian terreno.
Enjolras sentiva di aver fallito miseramente: stavano perdendo la loro Rivoluzione, aveva perso già un gran numero dei suoi amici in quella guerra e una guardia gli aveva strappato via l'unica donna di cui si era realmente innamorato.
Appoggiò lentamente e delicatamente la ragazza sul legno, come se stesse dormendo e avesse paura di svegliarla; poi prese una sedia e le si sedette affianco, prendendole una mano, quella che era stata bucata dal proiettile, e le lasciò sopra un dolce bacio.
Sembrava realmente come se stesse riposando. Sembraba un angelo. Aveva la stessa espressione serena e rilassata che aveva quando si era addormentata tra le sue braccia la sera che l'aveva baciata per la prima volta.

Quella sera aveva piovuto a dirotto ed Éponine, come al solito, era stata mandata da suo padre a fare del lavoro sporco per il suo conto ed Enjolras l'aveva seguita per le strade parigine, sotto la pioggia primaverile.
Quando lei si era accorta della sua presenza, gli era andata vicino per cominciare una lunga discussione; ma Enjolras, preso da un momento di rabbia e irritazione, l'aveva afferrata per le spalle, l'aveva sbattuta contro una colonna del porticato, dove si erano riparati per discutere, e l'aveva baciata violentemente per farla stare zitta.
Da quella sera erano rimasti sempre insieme: non c'era un comizio dove lei non fosse nascosta tra la gente, non c'era una parola che potevano scambiarsi tranquillamente che non emanava scintille per far iniziare una discussione e non c'era sera in cui Enjolras non la incontrava per strada, sotto il Café Musain, e non la invitava a passare la notte a casa sua per ripararla dal freddo.

Enjolras rimase lì con lei a vegliarla fino a tarda notte, quando dovette andare dai suoi uomini a dare le sue ultime disposizioni.
Prima di uscire dalla stanza, però, si fermò davanti alla porta e si voltò un'ultima volta verso la sua direzione: «Éponine, spero che il tuo sacrificio per me non sia stato vano.» Mormorò, mentre usciva dalla sala.

***


La morte era passata tra di loro e tutti le Amis de l'ABC se n'erano andati con essa e l'unico che era rimasto in piedi, senza cartucce, senza spade, riparato solamente da un tavolo da biliardo posto davanti alla finestra più grande della sala, con una bandiera rossa in mano, era Enjolras; il quale se ne stava in piedi fiero e a testa alta, ad aspettare con dignità e onore che la sua ora giungesse al termine.
Stava per morire, è vero, ma lui non aveva mai temuto la morte e, anzi, in quel momento la stava solamente ringraziando perchè sapeva che avrebbe potuto rivedere la sua Éponine.
Non gl'importava più della sua Francia e della sua Repubblica; sapeva di aver fallito e la morte era la giusta punizione per la sua mancanza. Il popolo non era insorto e questo gli aveva confermato ancora una volta che Éponine aveva sempre avuto ragione fin dall'inizio e che ne sapeva più di lui. Ma allora perchè l'aveva aiutato a finire la barricata e non se n'era andata via?
Perchè l'aveva salvato da quel proiettile se sapeva perfettamente che sarebbero morti tutti ugualmente?
Perchè gli aveva donato ancora una volta le sue preziose ore di vita?
Sperava, forse, che quella piccola ribellione fosse servita almeno a scatenare la scintilla di una Rivoluzione?
Enjolras non lo sapeva, ma sperava che quella rivolta non andasse dimenticata con gli anni a venire e che i loro visi rimanessero per sempre impressi in tutti quei soldati che, uno ad uno, li stavano uccidendo, tormentandoli senza pietà.
All'improvviso una voce si fece spazio in quell'assurdo silenzio che si era venuto a creare all'interno di quella sala del retrobottega del Café Musain: era Grantaire, a fianco dei soldati che urlava: «Viva la Repubblica! Ci sono anch'io.»
Grantaire era stato svegliato dal silenzio e si era alzato non appena aveva visto i gendarmi puntare i fucili contro il suo amato leader. 
Infondo, solo il silenzio può svegliare un ubriaco.
L'artista ripeté: «Viva la Repubblica!» e attraversò la sala con passo fermo per andarsi a collocare davanti ai fucili, ritto in piedi vicino ad Enjolras.
Enjolras sollevò la sua bandiera rossa, un ultimo gesto a mo' di sfida, mentre la sicura dei fucili dei soldati veniva lentamente abbassata.
Erano dei ragazzi giovani tanto quanto loro e, per quanto ne potessero sapere, avrebbero potuto anche essere i fratelli di alcuni di loro.
Era questo quello che Enjolras vedeva in quel momento: dei fratelli.
Nonostante le loro divise, erano dei ragazzi come loro.
Grantaire si volse verso il suo leader un'ultima volta e gli chiese: «Permets-tu?» Enjolras gli sorrise, stringendogli la mano, come fa un padre con il proprio figlio.
Quel sorriso non era ancor finito, che i soldati, premendo il grilletto, metterono la parola fine alla loro vita.
Enjolras, attraversato da otto pallottole, barcollò e cadde all'indietro, rimanendo appeso alla finestra del café, tenendo ancora stretta in pugno quella bandiera che aveva visto tutte le gioie, tutti i dolori e il sangue di quei giovani studenti.
Grantaire, invece, cadde fulminato ai suoi piedi.
Prima di perdere del tutto la coscienza, però, Enjolras vide nell'ombra un angelo ritto in piedi, con le ali spiegate, ad attendere la sua anima.

***


«Enjolras» Si sentì chiamare il giovane.
Il ragazzo aprì lentamente i suoi occhi, venendo abbagliato da una luce potente e penetrante che piano piano si andava attenuando e una figura si andava delineando proprio di fronte a lui.
La sua vista era ancora precaria e vedeva tutto sfocato, ma riconosceva perfettamente la forma di un paio di ali bianche, le stesse che aveva visto prima di morire e, mentre tutto cominciava a prendere forma, anche la figura davanti a lui diventava più nitida e poteva perfettamente riconoscere dei lunghi cappelli neri che poggiavano su una veste totalmente bianca.
I suoi occhi cominciarono ad abituarsi a quella luce e tutto intorno a lui si fece più chiaro, anche la figura che stava ritta in piedi avanti a lui: Éponine.
«Éponine?» Mormorò sorpreso, mettendosi lentamente seduto.
«Ciao, Enjolras.» Disse inginocchiandosi accanto a lui.
«Ma tu...» Cominciò, ma fu interrotto dalla ragazza, che tentò di risolvere il suo dubbio il più delicatamente possibile: «Siamo in Paradiso, Enjolras.»
«Quindi siamo...»
«Sì, Enjolras.»
Enjolras allungò, inconsciamente, la mano destra per portarla sulla guancia di Éponine, la quale aveva preso la sua mano tra le sue, mentre una lacrima le solcava il volto.
Credeva realmente che tutto ciò fosse un sogno?
Il ragazzo fu colto alla sprovvista da quel suo gesto: non si aspettava minimamente che quella ragazza così forte, potesse farsi sopraffare in quel modo dalle emozioni.
Enjolras le raccolse quella lacrima con il pollice della sua mano e lentamente l'attirò a sé, circondandole la vita con le sue braccia, mentre la ragazza affondava il volto nella sua spalla.
«Non piangere.» Le sussurrò.
«Grazie.» Disse staccandosi da lui e asciugandosi le lacrime, mentre provava a sorridere. «Grazie per avermi donato dei meravigliosi momenti...»
«Ma non ho mantenuto le mie promesse.» La bloccò Enjolras.
«No, ma hai fatto molto di più.» Disse sorridendogli dolcemente, mentre entrambi si alzavano dal candido suolo «hai cercato di salvarli tutti.» continuò, indicandogli i suoi amici che stavano chiacchierando tranquillamente dietro di loro.
«Ma io...» Provò nuovamente il giovane.
«Ora avrai tutto il tempo che vorrai per mantenere le tue promesse.» Gli disse sorridendo.
Enjolras rispose al suo sorriso, mentre i loro visi si avvicinavano lentamente, sempre di più.
Potevano sentire i loro respiri confondersi fino a quando Enjolras non posò le sue labbra su quelle di Éponine, per donarle un bacio che sigillava un patto eterno e che, questa volta, avrebbe sicuramente rispettato.

Nel frattempo, da qualche parte tra le strade parigine bagnate dalla pioggia, nascevano due piccoli angeli che presto si sarebbero incontrati e si sarebbero amati.


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Ciao a tutti, spero che questa piccola storiella vi sia piaciuta! È la prima volta che pubblico su questo sito, anche se questa OS era pronta già da un po'.
Avendo letto moltissime storie di questo fandom, spero di non essermi fatta influenzare dalle altre storie e di aver mantenute intatte le mie idee e di essere riuscita a trasmettere le emozioni che provavo mentre scrivevo questa storia.
Ringrazio la mia preziosa compagna di viaggio _Renesmee Cullen_ per avermi spinto a pubblicare e per darmi sempre dei meravigliosi consigli.
Che altro dire... ah, si certo: molti di voi mi conosceranno con il nome di _Nessie_Jonas_, bhe, sappiate che sono sempre io, solo che ho cambiato il nome in La_Folie perchè mi sembrava più adatto alla mia personalità.
Ultimo avviso e poi vi lascio liberi, promesso!
Ho una pagina facebook che potete seguire e dove potrete trovare news, curiosità e spoiler riguardanti le mie storie e i personaggi, così se avete delle domande da fare potrete scrivermele direttamente qui e non solo nelle recensioni: →
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Ora vi lascio liberi
A presto e Vive la France!
La_Folie




 

   
 
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