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Autore: Io_me stessa    21/04/2014    3 recensioni
Questa One-Shot è ambientata dopo la battaglia Hogwarts e racconta un evento piuttosto particolare di cui Harry sarà testimone e che sconvolgerà ciò di cui è sempre stato certo. Gli rivelerà come ogni persona abbia un mondo alle spalle, ben più complesso di quanto spesso pensiamo.
p.s. qualunque recensione è ben accetta
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Tom O. Riddle, Voldemort
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry attraversava i corridoi del castello come in un sogno. Le gambe si muovevano ma la mente era ancora nell’ufficio del preside, dove aveva preso la decisione di distruggere la bacchetta di sambuco. Quella scelta doveva mettere fine al terrore e al lutto degli ultimi mesi e eliminare per sempre la possibilità che qualcuno arrivasse a possedere il terribile potere di un manufatto tanto pericoloso. Non si era pentito delle proprie azioni: era l’unica possibilità per chiudere quel capitolo della sua vita. Eppure…si sentiva inquieto. Gli sembrava che mancasse ancora qualcosa, un ultimo sforzo prima che si potesse veramente dire “è tutto finito”. Inutile dire che ciò spaventava moltissimo.
Svoltò in un passaggio isolato per evitare un’altra famiglia in lacrime venuta a ringraziarlo. Non avrebbe sopportato la vista di altri caduti, i ricordi della battaglia e di coloro che in essa avevano perduto la vita erano ancora troppo vividi. “Ci siamo” pensò, arrivato di fronte alla minuscola porticina di uno sgabuzzino. Era lì che (una volta trovati con difficoltà dei volontari disposti a trasportarlo con la magia) era stato deposto il corpo di Lord Voldemort. Senza nessuno motivo apparente, Harry sentiva il bisogno di vederlo. Forse per colmare il desiderio di vendetta che lo aveva sinora divorato. O, più probabilmente, per assicurarsi che fosse tutto vero, che il giorno seguente non si sarebbe svegliato sollevando l’illusorio velo del sogno. Prese un profondo respiro e abbassò la maniglia.
Il guscio vuoto del suo peggior nemico era stato gettato, come un attrezzo vecchio e ormai inutile, sopra una fila di banchi, stranamente composto nella sua immobilità, il volto spaventoso rivolto verso l’alto. Un brivido di paura gli attraversò la spina dorsale sino a scaricarsi a terra. All’improvviso ebbe voglia di scappare il più lontano possibile da quella creatura che gli aveva causato tanto dolore. Ma represse l’istinto e fece qualche passo. I suoi occhi percepirono un movimento.
Un ondata di terrore allo stato puro lo travolse. Non si era sbagliato. Il petto di Lord Voldemort si alzava e si abbassava leggermente.
Si gettò contro il muro, incapace di fare alcunché, paralizzato dalle immagini insanguinate che gli scorrevano di fronte agli occhi. “Non è finita” era l’univa cosa che riusciva a pensare. Ci vollero diversi minuti perché trovasse il coraggio di voltarsi.
Il Signore Oscuro respirava, ma con fatica ed era evidente che la morte non avrebbe tardato ad arrivare. “Perché è ancora vivo?” si chiese Harry, stavolta con rabbia “perché lui è vivo mentre Remus, Tonks, Fred e tutti gli altri sono morti? Perché?”                                                              L’Avada Kedavra non lasciava alla vittima il tempo di morire con calma, la uccideva sul colpo. “Perché?” si domandò nuovamente. E fu allora che accadde. Harry perse completamente il filo dei pensieri, quando vide i tratti serpenteschi farsi sempre più umani, mentre le pupille verticali diventavano tonde e il rosso delle iridi si mutava in nero. Harry sbatté le palpebre, stupefatto. Di fronte a lui si trovava ora Tom Riddle, esattamente identico a come lo aveva visto nei ricordi. Il Prescelto non aveva idea di quello che stava succedendo. Optò per starsene semplicemente in piedi, in attesa che un’altra svolta imprevista (la terza in meno di mezz’ora) gli indicasse cosa fare. Il ragazzo appena comparso aprì gli occhi e, per la prima volta, Harry, guardandoli, non provò ira o disgusto, ma solo pietà. Non aveva più davanti l’assassino dei suoi genitori.
Sembrava volesse dire qualcosa. Il giovane Potter, come spinto da una forza maggiore, si avvicinò e tese le orecchie.
“Grazie” fu il flebile (troppo flebile) mormorio che sentì. Poi il respiro che poco prima lo aveva tanto allarmato si spense.
Passarono alcuni secondi prima che Harry riuscisse a formulare un pensiero coerente e, quando ci riuscì, questo fu: “Anche lui era più complicato di quanto credessi*”
Parecchie delle sue certezze si erano appena sgretolate: era sempre stato convinto che Voldemort fosse malvagio a prescindere, privo di sfumature e mezze misure. Adesso, invece, riconosceva di avere di fronte nient'altro che un essere umano, la cui anima spezzata era forse riuscita a ricomporsi nel momento di affrontare la morte. Non che lo avesse perdonato, no, non poteva, non voleva perdonarlo. Ma fu con cuore leggero che chiuse le palpebre di Tom Riddle, sussurrando: “Prego”.      


*Per chi l'ha letto...sì, è una frase di divergent. Mi dispiace era troppo adatta alla situazione per non metterla
  
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