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Autore: Princess Kurenai    21/04/2014    4 recensioni
Non era la prima volta che Bucky rinunciava ad un appuntamento per Steve. Per un motivo o per l'altro, Barnes era sempre disposto a mettere davanti ad ogni cosa il suo migliore amico.
Quella sera ad esempio, aveva cercato di divertirsi con quelle due ragazze, ma la sua mente aveva continuato a mostrargli il volto di Steve… tant'è che alla fine aveva compreso che era quello l’ultimo viso che voleva vedere prima di partire.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Steve Rogers
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Save the first dance for me
Fandom: Captain America (MCU)
Personaggi: Bucky Barnes, Steve Rogers
Pairing: Stucky
Genere: Introspettivo
Rating: SAFE
Avvertimenti: Pre-Slash, Missing Moment, OneShot
Conteggio Parole: 1080
Note: 1. Questa è la prima volta che scrivo su questa coppia YAY quindi, spero vi piaccia ù_ù
2. Il titolo viene dalla canzone di Michael Bublé, solo che al posto di “last” ho messo “first” ù_ù
3. Ispirata a questa bellissima fanart di Kaciart
4. Dedicata all’amore della mia vita che mi ha incoraggiata durante la scrittura di questa oneshot
5. Non betata =3=



Non era la prima volta che Bucky rinunciava ad un appuntamento per Steve. Per un motivo o per l'altro, Barnes era sempre disposto a mettere davanti ad ogni cosa il suo migliore amico.

Quella sera ad esempio, aveva cercato di divertirsi con quelle due ragazze, ma la sua mente aveva continuato a mostrargli il volto di Steve… tant'è che alla fine aveva compreso che era quello l’ultimo viso che voleva vedere prima di partire.

Per quel motivo aveva lasciato le ragazze dicendo che ‘doveva svegliarsi presto’ per la partenza ed aveva raggiunto Rogers nel suo appartamento, distendendosi poi con lui per terra, sui cuscini, come avevano sempre fatto.

Avevano bevuto e chiacchierato come se non fosse cambiato niente nelle loro vite, come se quella non fosse la loro ultima serata insieme. Ma alla fine, il peso di quella situazione li aveva schiacciati fino a costringerli ad un’innaturale silenzio, spezzato solo dal leggero rumore della matita di Steve sul suo blocchetto da disegno e da quello metallico delle piastrine che Bucky rigirava distrattamente tra le dita.

Barnes, ormai faccia a faccia con l’imminente partenza, iniziava a rendersi conto che lasciare Steve sarebbe stato più complicato del previsto. Erano cresciuti insieme, si erano ubriacati per la prima volta sempre insieme. C’erano sempre l’uno per l’altro e, all’alba di quel radicale cambiamento della sua vita, si stava rendendo conto che quel ragazzino asmatico era il suo mondo - significava tutto per lui.

E, ovviamente nel suo stile, voleva rendere quella serata indimenticabile - voleva avere un bel ricordo per non lasciarsi distruggere dalla guerra.

« Basta», sbottò infatti, rompendo improvvisamente la quiete che si era creata nel salotto, « Non posso partire sapendo che non hai mai ballato con nessuno».

Steve sussultò nel sentire la voce del suo migliore amico, distogliendo lo sguardo dal suo blocchetto da disegno. Non aveva detto niente riguardo al suo ultimo tentativo con l’esercito, ma sicuramente l’ennesimo rifiuto lo aveva costretto definitivamente a rinunciare… e Bucky non poteva che esserne sollevato.

« Che intendi dire?»

« Che devi ballare! Diamine Steve, siamo in guerra e si vive una volta sola!»

« Nessuna ragazza fa la fila per ballare con me, poi... dove pensi di trovarla a quest’ora?»

« Non vedo il problema visto che ballerai con me», sorrise Bucky, osservando il viso pallido del suo migliore amico diventare un poco più rosso.

« Bucks... quanto hai bevuto?»

« Oh, andiamo», ridacchiò Barnes tendendogli la mano, « Aspetti la ragazza giusta, lo so. Ma se non fai pratica farai una brutta figura, e di conseguenza io non potrò più dire cose belle sul tuo conto quando ti presento qualcuno», precisò con tono furbo e vagamente malizioso.

« Sei proprio un cretino», commentò Steve, accettando suo malgrado quell'offerta.

« E tu un imbecille», ribatté Bucky senza smettere di sorridere.

« Non abbiamo la musica», gli fece subito presente Rogers, lasciandosi trascinare verso il centro del salotto.

« Prima impara a ballare», rispose, costringendo Steve a mettergli una mano spalla, per poi posare la sua sul fianco dell’amico.

« Perché lo sto facendo?», bofonchiò il più basso, scuotendo il capo per poi puntare lo sguardo sui suoi piedi.

« Ti ricordi i passi?», chiese Bucky.

« Certo», dichiarò Steve, teso e nervoso in attesa della prima mossa del suo amico.

« Stai facendo la donna», gli ricordò Barnes, « Ma alla fine i passi sono gli stessi… l’unica differenza è che la donna parte con un passo indietro e l’uomo in avanti», aggiunse, accennando un primo movimento.

Steve, impreparato oltre che imbarazzato, per poco non incespicò sui suoi stessi piedi, ma sorretto da Bucky riuscì a recuperare. Si mosse meccanico, stringendo la mano sulla spalla dell’amico, iniziò a contare a bassa voce i passi.

Barnes lo osservava incapace di smettere di sorridere, continuando a sorreggerlo e a guidarlo quando lo vedeva in difficoltà.

« Lo sai, Stevie… quando balli con una ragazza, non dovresti guardarti i piedi», commentò d’un tratto costringendo Rogers, rosso in volto - sia per la concentrazione che per l’imbarazzo -, ad alzare lo sguardo verso di lui.

« Ma non dovrei neanche pestarle i piedi», dichiarò.

« Puoi anche pestarmeli», rispose Bucky, scrollando un poco le spalle, « Non sono una ragazza».

« Questo lo so», assentì Steve, riuscendo finalmente a donargli un vago sorriso che rubò all’altro un’espressione ben più seria e leggermente più triste.

In quel momento Bucky si sentì quasi sul punto di fare una follia - era l’ultima serata con Steve d’altro canto -, ma… era complicato. Perché alla tensione per la partenza si aggiungevano ben altri sentimenti che Barnes non era certo di poter controllare.

« Va tutto bene?», domandò subito Rogers.

Bucky esitò per un istante poi cercò di nuovo di sorridere.

« Cerca solo di non cacciarti nei guai mentre sarò via».

« Non mi caccio nei guai».

« Sono loro a venire a cercare te, lo so», concluse Barnes per lui, « Ma… cerca di stare ugualmente attento. Non riuscirei ad essere tranquillo sapendo che potresti essere in pericolo», rivelò, smettendo improvvisamente di ballare, senza però allontanarsi dal corpo dell’amico.

« Bucks…»

« Devi promettermelo Steve», insistette, « Starai attento? Nessun’altra follia?»

« Nessun’altra follia», assentì Rogers dopo aver esitato a sua volta per qualche momento, cercando di sorridere senza però riuscirci per davvero.

Bucky allora scosse il capo, attirandolo improvvisamente a sé per un abbraccio.

« Sei un pessimo bugiardo, Stevie», mormorò, sospirando quando anche l’altro ricambiò quel gesto.

« Lo so», ammise.

« Siamo sempre io e te», dichiarò qualche attimo dopo Bucky, allontanandosi un poco per guardare Steve in viso.

« Io e te contro il mondo», confermò Rogers con sicurezza, piegando le labbra in un sorriso carico di speranza che ebbe il potere di rassicurare l’animo dell’altro.

« Sì», annuì ridacchiando Barnes, sciogliendo a malincuore l’abbraccio, « E ballando sei terribile», aggiunse.

« O forse sei tu un pessimo insegnante!», esclamò Steve, mostrandosi a sua volta più rilassato e tranquillo.

« Ah si? Prova a ripeterlo», dichiarò Bucky, afferrando uno dei cuscini.

« Non farlo», ribatté Rogers, prendendone uno a sua volta per utilizzarlo come scudo.

« Mi hai appena dato del 'pessimo insegnante'», ghignò Barnes lanciandosi subito dopo in una piccola schermaglia che si sarebbe conclusa - come ogni volta d’altro canto -, con la sconfitta di Steve e le risate di entrambi.

La situazione era ovviamente rimasta immutata - la partenza non poteva essere né rinviata o annullata -, tuttavia Bucky non riusciva a non sentirsi quasi più sicuro di sé in quel momento. Perché non solo aveva ottenuto il 'primo ballo' di Steve, ma anche perché aveva la certezza che nonostante tutto niente sarebbe cambiato nel loro rapporto. Quel piccoletto di Brooklyn sarebbe rimasto con lui fino alla fine.

   
 
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