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Autore: Mitsuki91    21/04/2014    2 recensioni
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[Draco/Hermione con accenni di Harry/Hermione]
***
Harry era tutto. Tutto quello che era rimasto; tutto quello che era segreto e tutto quello che doveva proteggere.
E non sarebbe stata lei a buttare alle ortiche quell’opportunità solo perché nella sua testa una voce gridava “non è giusto che io lo debba fare per forza!”.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Nickname sul forum: Mitsuki91
Nickname su EFP: Mitsuki91
Titolo della storia: Solo per Harry, solo per Draco
Citazione: 1) "Ogni volta che ti guardo è come vestirmi di spine." - Faraway, Salmo.
Coppia: Draco/Hermione con accenni di Harry/Hermione
Rating: arancione
Contesto: generale, vago, comunque con un what if di mezzo (e direi dopo l’ultimo libro, ma con il what if della battaglia finale)
Genere: introspettivo, drammatico
Note/avvertimenti: what if
Note dell'Autore: a fine storia.


Solo per Harry, solo per Draco

Fare la cosa giusta o fare la cosa accettabile?
Hermione se l’era chiesto spesso, in quel periodo. Hermione aveva da poco sotterrato i suoi principi; la sua moralità; il suo senso dell’etica.
Hermione aveva tanto da perdonarsi e niente per cui esitare.
Dopotutto, lo stava facendo per Harry. Doveva credere che quella fosse una motivazione sufficiente – più importante che vincere la seconda guerra magica, in effetti.
Harry era tutto. Tutto quello che era rimasto; tutto quello che era segreto e tutto quello che doveva proteggere.
E non sarebbe stata lei a buttare alle ortiche quell’opportunità solo perché nella sua testa una voce gridava “non è giusto che io lo debba fare per forza!”.
Si era ricordata che Draco Malfoy aveva – o aveva avuto – una qualche passione per lei. Una passione forse assolutamente superficiale e sicuramente non ricambiata, ma era una speranza.
E lei era l’unica Occlumante che si fosse esercitata abbastanza da resistere ad un’ispezione attenta – aveva iniziato ad esercitarsi in quell’arte abbastanza precocemente, in effetti, e Kingsley stesso l’aveva messa alla prova e aveva dichiarato che, se non era un’Occlumante perfetta, allora era un’imitazione che si avvicinava particolarmente bene.
Non c’era modo perché qualcun altro potesse prendere il suo posto, in fin dei conti. E loro non avevano più spie fra i Mangiamorte da tanto, troppo tempo.
Erano in netto svantaggio numerico. Harry era vivo per miracolo ed era la loro unica risorsa – Voldemort aveva creduto di averlo ucciso, ma Harry aveva preso una pozione simile al Distillato della Morte Vivente ad azione differita prima di affrontarlo, e allora loro erano riusciti a riportarne indietro il ‘corpo’ lasciando credere a Voldemort tutto quello che gli pareva – e fra poco non sarebbe stato sufficiente per vincere.
Ogni giorno che passava era un giorno in cui Voldemort poteva decidere di creare un nuovo Horcrux.
E lei, lei sapeva di dover fare qualcosa; lo sapeva e si era agitata per questo e infine aveva sentito che necessitavano di una spia e Harry aveva guardato lei, e allora non aveva avuto altra scelta.
Non che Harry l’avesse fatto intenzionalmente. Non che Harry la volesse lontana, là fuori, in mezzo ai pericoli.
Ma Hermione aveva già combattuto e ucciso e aveva abbandonato da tempo la sua moralità; aveva perso ogni cosa che un tempo l’avevano resa Hermione Granger, fondatrice di cose stupide come il C.R.E.P.A.
E Harry sapeva – lui era il suo migliore amico; lui sapeva – che Draco Malfoy una volta aveva provato a baciarla, e che lei aveva reagito con uno schiaffo e si era allontanata schifata.
E ora quel bacio poteva rappresentare una speranza.
Hermione Granger non si sarebbe tirata indietro, no, ma faceva male, male oltre l’indicibile. In qualche modo era peggio che uccidere – non c’era nulla di falso nell’uccidere; uccidere cancellava una vita con un colpo di spugna e o eri vivo o eri morto; non c’erano intermezzi validi; non c’erano inganni.
Ma non si vince una guerra con i buoni propositi.
Si vince una guerra con una buona strategia in mancanza di forza numerica e con le bugie e gli inganni e con le spie e i complotti.
Così Hermione aveva detto addio ad Harry sulla soglia di Grimmauld Place, mentre gli altri erano rimasti indietro, dentro – avevano ritenuto di doverle almeno questo; di doverle permettere di salutare il suo migliore amico in solitudine, non importava in quel momento che il suo migliore amico fosse parte di una profezia e un’arma cruciale contro Voldemort.
Harry l’aveva fissata con quegli occhi verdi da cucciolo chiedendole scusa silenziosamente e Hermione aveva cercato di deglutire il groppo che si sentiva in gola.
Poteva essere l’ultima volta che si vedevano vivi.
“Beh, allora… Ciao.” disse infine Harry, prendendo coraggio.
“Ciao, Harry.” rispose lei, e lui annuì, e poi fece un sorriso triste e tornò dentro e chiuse la porta. Hermione sentì un tonfo come se si fosse accasciato al suolo lì, con la schiena appoggiata al legno duro.
Sapeva che era ingiusto, che era difficile per lui come per lei, che per entrambi la perdita di Ron bruciava ancora nel petto come una ferita marcescente.
Sapeva che era ingiusto, ma, per un momento, desiderò che Harry si alzasse ed aprisse la porta e la trascinasse di nuovo dentro, di nuovo al sicuro – sebbene non sarebbero mai stati al sicuro, arrivati a questo punto.
Così Hermione aspettò ancora qualche secondo, e poi asciugò la lacrima silenziosa che le era colata lungo la guancia, e poi ancora si girò e si smaterializzò, come se non guardare direttamente la porta nel momento della scomparsa avesse dimezzato in qualche modo il dolore – e si ripeté che lo stava facendo per Harry, perché Harry era il suo migliore amico e doveva trovare un modo che lo salvasse a tutti i costi, alla fine della guerra.
Dato che doveva iniziare a mentire, censurò automaticamente qualsiasi altro pensiero compromettente, e in lei rimase solo l’assoluta determinazione di dover fare ciò che era giusto.

***

Guardarlo era stato come vestirsi di spine.
Hermione l’aveva pensato la prima volta che lui l’aveva chiamata Sanguemarcio, e lo pensava anche ora, anche se per motivi differenti.
Sua madre le aveva sempre detto che se qualcuno faceva il prepotente con lei, lei allora avrebbe dovuto pungere di più e non permettere mai a quella persona di ferirla. Lei era rimasta un po’ perplessa perché la cosa le sembrava un po’ malvagia, e così all’inizio aveva pianto ed era stata fragile, ma poi la mamma le aveva detto che in quel modo le persone si sarebbero approfittate di lei e basta e che era lei a dover decidere con chi essere gentile.
Una rosa è un bellissimo fiore, ma ha le spine per proteggersi.
Questo le aveva detto. E lei solo ad Hogwarts aveva imparato la lezione; solo quando quel bambino biondo l’aveva chiamata così e l’aveva fatta sentire così male da piangere, e lei si era promessa che quella sarebbe stata l’ultima volta.
E siccome lei era la fanciulla della sua storia – era la Principessa Rose, e difatti aveva un vero Eroe come migliore amico – allora quel bambino biondo era indiscutibilmente il Cattivo che doveva essere fermato. Hermione decise di vestirsi di spine così, la prima volta, quel giorno: se la Principessa si fosse dimostrate debole, il Cattivo avrebbe distrutto il suo Regno. Perché era normale in una Fiaba che con i buoni propositi e l’amore e la lealtà e tutte le belle cose si vincesse.
Se così doveva essere allora lei si sarebbe vestita di spine sempre e mostrata indifferente al Cattivo mentre lui si feriva da solo, provando a piegarla.
Ora le cose erano leggermente diverse. Se quella fosse stata una Fiaba vera, la Principessa Rose non sarebbe mai andata in missione come doppiogiochista. Non avrebbe mai avvicinato il Cattivo in un bar malfamato facendosi riconoscere con la reale minaccia di poter essere uccisa – perché, lo sapeva anche lei, se il Cattivo aveva il fuoco, non importava che lei fosse vestita di spine.
Nessun Regno si sarebbe privato della sua Principessa solo per una speranza, che non era neppure una profezia. Ma lei era intelligente – lei sapeva che poteva ancora scorgere qualcosa in Draco Malfoy perché aveva visto Draco Malfoy guardarla ancora da lontano, nei corridoi, l’ultima volta che avevano frequentato Hogwarts insieme. Sperava solo che tutto quel tempo non l’avesse cambiato.
E Draco Malfoy sembrò sorpreso, sì, e sprezzante, pure, e lei recitò bene la parte della povera e innocente vittima colta in fallo, che aveva fatto un passo falso di cui si era accorta troppo tardi.
“Granger.” disse Draco, alzandosi e puntandole la bacchetta alla gola. C’era disprezzo nella sua voce ma quel disprezzo non raggiungeva gli occhi – lasciava un certo margine di sollievo, e lei non era riuscita a capirne il perché ma ci aveva fatto affidamento “Vieni con me.”
Scoprì poi che l’aveva portata in una tenuta Black.
Prima pensò che fosse una trappola, dopo solo un’immensa villa. Ma fu solo quando Draco pensò di aver portato a termine il piano, e che quindi Hermione si fosse innamorata di lui, che lui le confessò tutta la verità: un Black Manor isolato, a cui solo lui poteva accedere, e da dove lei non sarebbe potuta fuggire neppure volendo.
Per Hermione fingere era costato molto.
Aveva calibrato i tempi, calcolato le mosse e ridefinito le mosse successive secondo le contromosse di lui. Aveva studiato uno schema e l’aveva variato in base ad ogni singolo, piccolo cambiamento.
Aveva passato buona parte del suo tempo nelle serre, davanti ad una pianta di rose selvatiche, meditando su ciò che era giusto e ciò che era accettabile.
E aveva pensato che era tutto per Harry – lo faceva per lui, lui era l’Eroe e il suo migliore amico e forse anche qualcosa che non voleva e non riusciva ad ammettere.
Draco le aveva rivelato di averla salvata solo per poterla amare. Le aveva rivelato che l’aveva portata lì solo perché fosse al sicuro – e c’erano voluti giorni e mesi e forse anni per farglielo ammettere, e Hermione dovette constatare come Draco si fosse dimostrato dolce, dopotutto, quando aveva pensato di potersi fidare di lei.
Ma ovviamente questo non poteva bastare. Lei aveva un compito – solo per Harry; aveva un compito che aveva trasformato la Principessa Rose in una spia, e non avrebbe potuto spiare nelle protette mura del castello nemico.
Così aveva convinto Draco a fare qualcosa. E lui aveva preparato una pozione che le confuse i tratti e la lasciò più o meno se stessa, sì, con la differenza che non si riconosceva più come Hermione Granger quando si guardava allo specchio. Era una pozione permanente – sarebbe stato troppo rischioso, altrimenti – e questo fu un sacrificio tutto sommato piccolo, ma fu lo stesso doloroso – e chissà se Harry l’avesse riconosciuta lo stesso, poi; chissà se l’avrebbe amata.
Poi Draco l’aveva presentata come una Purosangue francese che era stata scelta per diventare la sua sposa. E, nel giorno del suo matrimonio con Draco Malfoy, colei che era stata Hermione Granger e che ora rispondeva al nome di Rose Malfoy pianse pensando che anche questo fosse per forza un sacrificio necessario – solo per Harry.

***

Non sapeva dire esattamente quando fosse iniziata.
Le sue spine erano lì, al suo posto, e difendevano chiunque dall’entrare in contatto con la vera se stessa, ma in un certo senso Draco le stava scansando.
Hermione aveva mentito e ingannato e fatto la spia e si era trovata al cospetto di Lord Voldemort senza nemmeno tremare. Aveva trovato il modo di comunicare con l’Ordine e di passar loro informazioni importanti, anche se non decisive, e il cuore le si era alleggerito sentendo che Harry era ancora vivo.
Eppure.
Draco era indubbiamente il Cattivo.
Draco forse non era malvagio di per sé; lei lo sapeva perché anche lei aveva ucciso, e dopotutto lo sapeva perché lui l’aveva sposata pur di proteggerla. Ma Draco non rispettava i Sanguemarcio e i Babbani e rimaneva delle sue idee e considerava lei come l’unica eccezione.
Così all’inizio aveva finto.
E poi si era ritrovata un giorno a baciare le mani di suo marito senza più pensare se si fossero insozzate del sangue di innocenti.
Apparentemente non c’era alcuna differenza nel suo comportamento – intimamente Hermione si rese conto troppo tardi di quel passaggio mancato.
Aveva camminato con Narcissa fino al roseto con quella strana sensazione di sbagliato la mattina dopo, ma solo davanti ai fiori aveva compreso davvero.
Le mani di Draco erano state sul suo corpo, quella notte. Le mani di Draco l’avevano accarezzata in modo così assurdamente dolce da non essere comprensibile per Hermione, ma Rose ci aveva fatto l’abitudine. E lei aveva ricambiato quella scia di carezze e quei baci e poi si era abbandonata all’oblio. Draco era entrato in lei e aveva spinto – aveva spinto e corso verso il paradiso. Hermione l’aveva semplicemente seguito senza domande e senza freni – la prima volta che aveva raggiunto l’orgasmo facendo l’amore con lui si era sentita in colpa, ma poi aveva pensato che non dover fingere almeno quello sarebbe stato un vantaggio, e comunque era tutto per Harry.
Solo che quella notte non aveva solo raggiunto l’apice del piacere, no; quella notte si era scordata che le mani di Draco erano lorde di sangue.
Si era scordata che lui era il Cattivo e che lei portava una maschera. Si era abbandonata ed era stata bene ed era tutto così assurdamente sbagliato.
Per un momento, ripensandoci, temette di aver perso tutte le sue spine.
Ma poi comprese che no, non era vero, una rosa era sempre una rosa e anzi cresceva meglio e con più spine se qualcuno la bagnava dolcemente.
Non aveva neppure il sapore del tradimento, aveva il sapore di lacrime – perché lei non aveva tradito, anche se aver fatto tutto quello che aveva fatto per Harry non era più una motivazione sufficiente.

***

Esiste un momento in cui anche una Fiaba deve aver fine.
E lei si era sempre immaginata qualcosa di diverso, perché era stata stupida, perché non si era ricordata.
Aveva violato il significato di una fiaba in modo plateale, vero – perché una Principessa non scende in guerra; una principessa non mente e inganna e diventa una spia e si innamora del Cattivo.
Aveva violato un modello precostituito ma credeva che non facesse poi tutta quella differenza, perché non aveva veramente tradito l’Eroe; l’Eroe era infine giunto al tramonto della battaglia che lei stessa aveva reso possibile.
E aveva ucciso il nemico, proprio come doveva essere.
Lord Voldemort giaceva a terra scomposto, mentre attorno a loro il caos imperversava e i Buoni finalmente prevalevano sui Cattivi.
Hermione si era lanciata verso Harry – lei era la Principessa, lei doveva abbracciare e ringraziare l’Eroe – e quello era stato il suo errore, in fin dei conti.
Perché se c’era una cosa che aveva imparato e poi dimenticato, era che le Fiabe non erano a lieto fine. Le Principesse forse non si innamoravano dei Cattivi oltre che degli Eroi, ma innanzitutto le principesse non venivano comunque salvate – sarebbero state violentate in un bosco da un principe, mentre dormivano un sonno eterno.
La versione per i bambini era una bugia. Hermione era stata intelligente abbastanza da documentarsi, una volta cresciuta, sull’esito vero delle Fiabe.
E poi era stata così stupida da dimenticarsene.
Le spine proteggono una rosa e le rose crescono bene se sono bagnate – di lacrime, poco importa – ma, così come il fuoco se ne frega delle spine, lo fa anche un paio di cesoie.
Il Sectusempra la colpì in pieno prima che lei potesse raggiungere Harry e lei sentì due urli disumani simili e contrapposti al tempo stesso – perché l’Eroe bramava vendetta, ma solo il Cattivo avrebbe potuto avere l’opportunità di attuarla, una volta conclusa la battaglia.
E Hermione, mentre chiudeva gli occhi sul mondo, mentre bagnava di petali rosso sangue il terreno, si disse che alla fine non era stato tutto inutile; che, anche se la sua morte era una tragedia per lei, forse non lo sarebbe stata per altri, dopo un po’ di tempo.
Avrebbe voluto solo poter dire a Harry di fidarsi, di valutare Cattivo per Cattivo prima di ogni condanna, di lasciarne libero uno in particolare – e questo l’avrebbe fatto per Draco, e solo per lui.
Se solo fosse stato ancora possibile.




Note finali: allora… Volevi una fiaba dal finale tragico e sono sicura di non averci azzeccato quasi per niente XD sono andata ad informarmi ed in genere c’è una netta divisione fra bene e male; però qui Hermione è divisa… Anche se alla fine prende la decisione giusta e resta comunque dalla parte del bene. Ho lasciato il contesto vago ma comunque è ambientata nel post-guerra, per forza (e credo che la battaglia ad Hogwarts sia andata diversamente ma non ti saprei dire esattamente come; solo che non è stato possibile far avvenire lo scontro finale lì). Quanto all’inverosimiglianza e ai dettagli magici, beh, siamo nel mondo di Harry Potter… Verosimile, ok, però pur sempre magico ^^”
Sul “lieto fine” dico solo che tempo fa ho scoperto che la Bella Addormentata finisce DAVVERO con il principe che la trova e la violenta (altro che risveglio con un bacio!) e che quindi ho pensato che fosse sensato, beh, tutto.
E quanto alla Fiaba… Ho piuttosto raccontato una fiaba nella storia, e non scritto una storia come una fiaba (nonostante i parallelismi), quindi siccome non ho ben capito cosa volevi e come la volevi mi rimetto alla tua clemenza u.u
La citazione… Spero di averla usata bene e che sia valsa come prompt, non una frase a caso e basta XD se vedi ho impostato tutta la seconda parte della storia basandomi sul “vestirsi di spine” u.u
Poi non credo di aver molto altro da dire. Ah, già, lo stile. E’ fatto così apposta; un po’ confusionario e frammentato. Ho pensato che stesse bene in una pseudo-fiaba(-che-poi-non-lo-è). Insomma è stato un esperimento come un altro e quindi puoi anche mettermi zero nel parametro e io saprò che non devo mai più scrivere una cosa simile e amen u.u
Quanto a una cosa della storia stessa… Narcissa non sa che Rose è Hermione. Credo che Draco non si sia fidato della sua famiglia neppure per questo, perché tiene troppo ad Hermione per metterla in pericolo. E, ovviamente, Draco ha sempre amato Hermione in silenzio cercando di soffocare quel sentimento (anche se qui ovviamente non si è vista tutta la sua lotta interiore e blablabla); dopo che la guerra è proseguita con molte vittime da entrambe le parti, però, ha iniziato ad avere seriamente paura per lei (sì, ho fatto un parallelismo con Piton) e non ha visto la trappola quando Hermione ha finto di essere stata sorpresa da lui, ma era solo sollevato di essere riuscito a trovarla (per salvarla e metterla al sicuro, secondo il suo punto di vista). Che poi non si veda tutto il corteggiamento (ricorda il suo essere diviso a metà fra ciò che vuole e ciò che dovrebbe avere; insomma non è stato tutto rose e fiori, soprattutto all’inizio, e sospetto che abbia combattuto con il suo stesso impulso di corteggiarla) va beh, non ci sarei state nelle parole e comunque essendo il punto di vista di Hermione… Beh. Ho inserito uno pseudo lemon, poi, che non è una lemon vera e propria perché è un ricordo descritto ridotto ai minimi termini, spero che tu non me ne voglia troppo XD
Direi… Fine! XD
Buon lavoro, giudiciA u.u


   
 
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